Con le parole di San Giovanni Calabria, vogliamo esprimere la vicinanza a tutti i pazienti della Cittadella della Carità e a tutte le persone sofferenti in occasione della XXVI Giornata Mondiale del Malato che si celebra oggi

Oggi si celebra la XXVI Giornata Mondiale del malato, evento istituito per la prima volta da papa Giovanni Paolo II nel 1992 nella ricorrenza della Beata Vergine di Lourdes. Quest’anno il tema è la vocazione materna della Chiesa verso le persone bisognose e gli ammalati (vedi discorso di papa Francesco).

 

Una vocazione verso i bisognosi e gli ammalati che anche don Calabria sentì durante tutta la sua vita, fin da quando nel 1895, durante il servizio militare, fu assegnato come assistente all’ospedale militare di Verona. Ecco come parlava degli ammalati in una lettera del 1947, che rappresenta ancora oggi un manifesto programmatico per un ospedale calabriano come il “Sacro Cuore”. Ed è con le parole del santo fondatore che vogliamo dedicare un pensiero a tutti gli ammalati presenti alla Cittadella della Carità in questo giorno a loro dedicato:

 

Fin dalla mia lontana gioventù i malati sono stati sempre la pupilla dei miei occhi, e la bella provvidenziale opera dell’Apostolato degli Infermi ha occupato sempre un posto di privilegio nel mio cuore.La Casa di Negrar: cellula divina, destinata a diventare grande, per accogliere nei suoi padiglioni tanti fratelli ammalati… per valorizzare così, il più possibile… la carità cristiana, unico mezzo per riportare nostro Signore Gesù Cristo nella società di oggi, così turbata e sconvolta“.

 

E se da una parte il santo aveva questo particolare amore per gli ammalati, dall’altra aveva una vera e propria ammirazione per chi era chiamato a prendersi cura dei sofferenti. Nel testo qui sotto, ripreso da un’altra lettera di don Calabria, egli parla del ruolo del medico, attribuendo a questa professione una dignità quasi “divina”. Lo pubblichiamo a beneficio di tutti gli operatori sanitari, affinchè trovino in queste parole rinnovata motivazione per prendersi cura dei fratelli sofferenti:

 

Come voi sapete, sento in me una esuberanza di amore, di stima e di affetto, direi quasi di venerazione, per i Medici; fin dai primi anni del mio ministero sacerdotale ho avuto frequenti occasioni di vedere da vicino, e apprezzare l’opera pietosa del Medico. Non dubito di affermare che, dopo la missione divina del Sacerdote, quella del Medico sia la professione più nobile che il Creatore possa affidare ad un uomo sulla terra. Che cosa è infatti un Medico? E’ diretto collaboratore di Dio autore e conservatore della vita.

[…] Oh, quale merito per il Sanitario, soccorrere il fratello! E quale nobilitazione della scienza e dello studio! Forse mai come nel Medico la scienza ha un ideale più alto e sublime di questo: salvare la vita. Il Medico, allora, appare ed è il ministro di Colui, che disse “Io sono la vita”. Cristo non intendeva solamente la vita dell’anima, che più conta; ma anche quella del corpo, che è tanto preziosa; infatti il corpo è strumento essenziale dell’anima nel servire ed amare l’Autore della vita“.

* Vedi video con la voce di don Calabria che parla della malattia e della sofferenza