Giovedì 5 ottobre il “Sacro Cuore Don Calabria” ospita un convegno sugli sviluppi clinici futuri della protonterapia, una particolare terapia che usa i protoni per “colpire” il cancro. Interverranno i maggiori esperti italiani del settore

Si parlerà di protonterapia, giovedì 5 ottobre (dalle 15) all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, in un convegno che vedrà la partecipazione di alcuni fra i maggiori esperti di questa forma particolare di radioterapia per la cura dei tumori, presente ancora in pochi centri in Italia.

Interverranno infatti specialisti provenienti dall’Istituto Nazionale dei Tumori e dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, dal Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica-CNAO di Pavia e dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova. Tra i relatori anche Adriano Garonna, fisico e ricercatore del CERN di Ginevra e Roberto Orecchia, Direttore Scientifico Fondazione CNAO e Direttore Scientifico dello IEO.

L’appuntamento scientifico è promosso dalla dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale di Negrar e presidente eletto dell’Aiom (Associazione italiana oncologi medici).

“La protonterapia rappresenta una forma di radioterapia che utilizza particelle pesanti, nello specifico protoni, per la cura dei tumori”, spiega il professor Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria e professore associato di Radioterapia all’Università di Brescia.

“Specificamente, rispetto ai fotoni utilizzati nella radioterapia tradizionale, i protoni presentano caratteristiche ‘balistiche e biologiche’ diverse – prosegue -. Dal punto di vista del potere di penetrazione dei tessuti, i protoni hanno la capacità di raggiungere la massa tumorale e cedere gran parte della loro energia distruttiva antitumorale ad una specifica profondità, come un proiettile che esplode esclusivamente quando arriva dentro il bersaglio. Con poche possibilità di errore, sopratutto se il bersaglio è immobile. Dal punto di vista biologico, inoltre, i protoni, a parità di dose erogata presentano rispetto ai fotoni della radioterapia a raggi X, un’efficacia maggiore nel danneggiare le cellule tumorali“.

I protoni sono infatti utilizzati per i tumori pediatrici dove, grazie alla possibilità balistica selettiva di risparmiare gli organi sani, possono ridurre le problematiche di sviluppo dei tessuti in crescita o il rischio di secondi tumori. La protonterapia viene inoltre proposta per i tumori radioresistenti e nei ritrattamenti per escludere il più possibile i tessuti già irradiati.

“Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati oltre mille casi di tumore maligno – spiega la dottoressa Gori – ma grazie ai miglioramenti diagnostici e terapeutici è comunque aumentata negli ultimi decenni la sopravvivenza a 5 anni. Inoltre oggi in Italia vivono 3.300mila persone che hanno avuto nella loro vita una diagnosi di cancro e molte delle quali possono essere considerate guarite. Questi “numeri” indicano i progressi ottenuti nella lotta al cancro, ma sottolineano anche la necessità di utilizzare nel prossimo futuro trattamenti molto efficaci e tuttavia associati a minor tossicità, anche a lungo termine, al fine di salvaguardare la qualità di vita dei pazienti oncologici. Tra questi c’è anche la protonterapia”.

L’impiego clinico dei protoni è limitato alla presenza di pochi centri al mondo anche a causa dei costi, in passato proibitivi, per la costruzione e la manutenzione dei Centri. In Italia sono attive tre strutture dedicate: CNAO di Pavia, il Centro di Protonterapia di Trento ed una terza, a Catania, dedicata alle patologie dell’occhio, disponibile tuttavia solo per pochi mesi all’anno, perché riservata alla ricerca della fisica delle particelle.

“La recente evoluzione tecnologica e ingegneristica dei macchinari oggi consente la realizzazione di Centri di protonterapia con costi meno onerosi – conclude il professor Alongi – tanto da rendere plausibile la creazione di nuove strutture anche in Italia, non dimenticando che i trattamenti di protonterapia sono stati inseriti dal ministero della Salute nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza“.