La sospensione da parte dell’AIFA dell’utilizzo dell’idrossiclorochina per i malati Covid, se non all’interno di studi clinici, ha creato preoccupazione tra i malati reumatici che lo usano da molti anni. “L’allarme sui possibili gravi effetti collaterali in campo reumatologico è del tutto ingiustificato e non confermato dalla mia lunghissima esperienza clinica”, dice il reumatologo Antonio Marchetta
Fin dall’inizio della pandemia da Coronavirus, si è parlato molto di Clorochina e Idrossiclorochina per il loro utilizzo nel trattamento dei pazienti affetti da Covid-19. E’ di pochi giorni fa la notizia delle sospensione di tutti gli studi promossi dall’OMS che prevedono l’impiego a scopo terapeutico delle molecole, seguita dalla decisione di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) di bloccare ogni uso, sia a scopo terapeutico sia preventivo, se non all’interno di sperimentazioni cliniche. Secondo la nota AIFA, la motivazione è dovuta all’esito di alcuni studi clinici che non avrebbero confermato la sua efficacia nel trattamento della infezione da Covid-19 e da un riportato aumento degli effetti collaterali, talora anche gravi. Studi pubblicati da riviste scientifiche prestigiose, come Lancet e New England Journal of Medicine, sui quali pesano dei grossi dubbi, tanto che l’OMS ha annunciato di voler riprende gli studi sull’idrossiclorochina.
Questa notizia ha creato non poco allarme tra i pazienti reumatici generando anche una certa loro diffidenza nei confronti dell’efficacia del farmaco e una allerta circa nuovi effetti indesiderati.
E’ quindi fondamentale, in questo momento di confusione mediatica, rasserenare e rassicurare i pazienti reumatici affetti da artrite reumatoide, Lupus eritematoso, sindrome di Sjogren e connettiviti varie sull’efficacia e sicurezza del Plaquenil con l’invito a non sospendere assolutamente il farmaco che è stato loro prescritto dal Reumatologo di fiducia.
Che cos’è l’Idrossiclorochina ovvero il Plaquenil
Il Plaquenil è un vecchio farmaco nato per il trattamento e la profilassi della malaria, oggi sempre meno utilizzato per questa indicazione. Viceversa in Reumatologia, pur essendo impiegato da moltissimi anni, è attualmente ancora uno dei farmaci essenziali nella terapia di patologia autoimmuni, come l’artrite reumatoide, il Lupus eritematoso sistemico e cutaneo e di numerose altre forme di connettivite come la Sindrome di Sjogren, la Sclerodermia cutanea e sistemica, quando vi sono aspetti di impegno articolare. E’ infatti un farmaco immunomodulante in grado cioè di modulare la risposta immunitaria quando questa diviene esuberante e fuori controllo come accade appunto nelle malattie reumatiche.
Perché l’uso off-label per i malati Covid
Alcuni studi in vitro hanno evidenziato che l’Idrossiclorochina possiede un’attività antivirale anche sul virus SARS-CoV-2 (oltre agli altri Coronavirus) attraverso un meccanismo in grado di bloccare la replicazione virale e di concentrarsi in maniera significativa a livello delle cellule polmonari dove è maggiormente presente il patogeno.
Dal momento in cui AIFA (agli inizi di marzo) ne aveva autorizzato l’uso off-label (fuori indicazione da scheda tecnica) nell’ambito di studi clinici vi è stato un susseguirsi continuo di conferme e smentite circa efficacia e sicurezza dell’Idrossiclorochina nel trattamento della infezione da Covid-19.
Nelle fasi iniziali della pandemia i pazienti reumatici hanno avuto non poche difficoltà a reperire il Plaquenil, poiché tante persone ne hanno fatto un uso indiscriminato e la produzione del farmaco da parte della Azienda Farmaceutica era stata destinata in gran parte per le Farmacie Ospedaliere che lo distribuivano direttamente ai pazienti affetti dal Covid per la cura a domicilio.
Perché i malati reumatologici non devono temere
Nel corso della mia lunga attività clinica, ho prescritto il Plaquenil a moltissimi pazienti reumatologici e tanti di loro continuano ad assumerlo da parecchi anni ininterrottamente. Raramente mi è capitato di doverlo sospendere per effetti collaterali, sempre reversibili e di modesta entità.
Ovviamente tutti i farmaci, in generale, e gli antireumatici, in particolare, possono dare luogo ad effetti collaterali più o meno importanti e specifici. Compito del reumatologo è conoscerli, condividerli e prevenirli con una attenta raccolta dei dati anamnestici e delle patologie pregresse o in atto nel paziente. Nella relazione di visita consegnata al paziente e rivolta al medico di famiglia, accanto alla prescrizione del farmaco e al suo dosaggio, viene riportato un promemoria sugli effetti collaterali e la necessità di sospendere il trattamento stesso e sul monitoraggio bioumorale e strumentale.
L’allarme creato in questi giorni sui possibili gravi effetti collaterali legati all’utilizzo del Plaquenil è, a mio modesto avviso, del tutto ingiustificato e non confermato dalla mia lunghissima esperienza. Gli effetti collaterali registrati negli studi sull’impiego in pazienti Covid sono da ricondurre alla prescrizione del farmaco a dosaggi molto più alti di quelli che utilizziamo di norma in reumatologia, spesso in associazione con altri farmaci che ne potenziano gli effetti collaterali e verosimilmente senza una adeguata indagine anamnestica sulle patologie del paziente.
In sintesi le problematiche principali legati alla assunzione del Plaquenil sono rappresentate dalla sua potenziale tossicità a livello oculare, dove può depositarsi nella retina formando accumuli di idrossiclorochina, e all’aumento della pressione dell’occhio (fattore di rischio per il glaucoma). Anche la comparsa di sindrome pruriginosa e dermatite possono portare alla sospensione del farmaco. E’ controindicato in pazienti affetti da favismo (condizione rara legata ad un deficit congenito di un enzima) che possono andare incontro ad una emolisi e in pazienti con alterazioni del ritmo cardiaco (allungamento del Q-T) o recente fatto ischemico miocardico.
Quindi esorto ancora i pazienti reumatici a non abbandonare la terapia con il Plaquenil e a rivolgersi sempre al proprio reumatologo di fiducia con cui hanno condiviso la scelta terapeutica.
Dottor Antonio Marchetta
responsabile del Servizio di Reumatologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria