Dopo 15 anni da direttore del Laboratorio di Analisi e di Medicina Trasfusionale, il dottor Stefano Ciaffoni va in pensione: “Lascio un Ospedale e un Laboratorio radicalmente trasformati. Se penso a come erano quando sono arrivato… mi sembra preistoria”

Verona è la sua città adottiva da quarant’anni, ma l’accento laziale il dottor Stefano Ciaffoni se lo tiene ben stretto. “Sono nato 67 anni fa a Frascati, terra del vino bianco, ma il destino ha voluto che finissi a Negrar, terra del vino rosso”, dice sorridendo.

 

Se a Verona ci è rimasto per amore – “ho conosciuto mia moglie Patrizia mentre facevo la naja alla caserma Duca di Montorio” – all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ci è giunto nell’agosto del 2003 come direttore del Laboratorio di Analisi e di Medicina Trasfusionale, rimanendovi per 15 anni: il 31 dicembre è l’ultimo giorno da camice bianco in servizio e il primo di una nuova vita. “Mi dedicherò a tante altre cose – racconta – ma principalmente farò il nonno di Arianna, la mia adorabile nipotina di sei mesi”. Sarà un nonno con la valigia in mano, perché Arianna abita in Gran Bretagna, dove il papà Luca, primogenito del dottor Ciaffoni, insegna chimica all’Università di Oxford. L’altro figlio, Nicola, è attore di teatro al “Piccolo” di Milano.

“Quando fu il momento di specializzarmi ero incerto se entrare nella scuola di Pediatria o di Ematologia – prosegue – . Alla fine non dovetti nemmeno fare la fatica di decidere: decise l’Università per me, perché non fui preso a Pediatria. Ma l’ematologia non fu un ripiego: il mondo delle cellule ematiche mi ha sempre affascinato e poi avevo una motivazione in più per esercitare la mia professione di medico in questo ambito avendo perso una cugina per leucemia di soli 15 anni”.

 

Il primo impiego del dottor Ciaffoni fu all’Ospedale di Borgo Trento dove rimase 12 anni, per trasferirsi poi in quello di Bussolengo, come responsabile della Medicina Trasfusionale. “Sentivo parlare del “Sacro Cuore Don Calabria” ma non avevo mai avuto l’occasione di andarvi – sottolinea – Fino al 1993 quando ricevetti l’invito a un incontro di pediatri come esperto di malattie ematologiche infantili, in particolare di piastrinopenia dei neonati prematuri”.

 

A volerlo a Negrar dieci anni dopo fu l’allora direttore sanitario, Gastone Orio. “Il nostro primo incontro è stato più uno scontro – scherza Ciaffoni -. Quando ero a Bussolengo abbiamo avuto, diciamo così, una divergenza di opinioni ma probabilmente, come accade spesso, questo ha rafforzato la stima reciproca”.

 

Come è cambiato il Laboratorio di Analisi in quindici anni? “Avrei voluto fare una foto quando sono arrivato per poterla confrontare con la realtà attuale – risponde -. In questo lasso di tempo la medicina in generale ha fatto passi da gigante e anche il nostro Ospedale si è radicalmente modificato, subendo una trasformazione incredibile. Così è stato anche per il Laboratorio. L’informatizzazione è stata la scelta decisiva. Basti pensare che quando sono arrivato i medici dei reparti compilavano a mano la richiesta di esami per ogni paziente e i dati venivano inseriti dalle nostre segretarie con gli inevitabili errori umani. Tutto questo adesso è preistoria”.

 

Oggi il dottor Ciaffoni lascia un Laboratorio con tecnologie di ultima generazione e un team di 50 persone tra cui quattro medici e 2 biologi. A prenderne il testimone sarà dal 1° gennaio 2019 il dottor Antonio Conti, già direttore del Laboratorio di Analisi Cliniche del “Mater Salutis” di Legnago.

 

“Non faccio nomi per non dimenticare nessuno, ma ringrazio proprio tutti coloro che hanno collaborato con me a realizzare progetti importanti e stimolanti – conclude il dottor Ciaffoni -. E‘ stata veramente una bella avventura. Ho svolto il lavoro che ho sempre desiderato fare in un ambiente che mi ha dato fiducia. Ma c’è un tempo per ogni cosa. Adesso è tempo di fare altro”.

 

 

elena.zuppini@sacrocuore.it