Una delegazione dell’ospedale nelle zone più colpite dalla guerra per rilevare i bisogni sanitari più urgenti e stabilire i criteri di selezione dei progetti che saranno finanziati da papa Francesco

L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria a fianco della Nunziatura di Kiev per la realizzazione di una serie di interventi umanitari a carattere sanitario voluti e finanziati con i fondi messi a disposizione da papa Francesco in favore della popolazione dell’Ucraina orientale drammaticamente provata dalla guerra.

Il nuovo progetto di cooperazione internazionale della struttura di Negrar rientra nell’iniziativa “Il Papa per l’Ucrania” per la quale lo scorso 24 aprile è stata indetta una colletta in tutte le parrocchie d’Europa.

La richiesta di consulenza è arrivata direttamente da mons. Claudio Gugerotti, il vescovo veronese, “ambasciatore” della Santa Sede nell’ex Repubblica Sovietica. La risposta della direzione dell’ospedale di Negrar non si è fatta attendere, con l’invio in Ucraina dal 23 al 27 ottobre scorsi di un’équipe, formata dai medici Claudio Bianconi, direttore della Neurologia, Zeno Bisoffi, direttore del Centro per la Malattie Tropicali, Carlo Lorenzi, del Pronto Soccorso, e dalla dottoressa Teresa Zuppini, direttore della Farmacia dell’ospedale. Ad accompagnarli don Ivo Pasa, delegato per l’Europa dell’Opera Don Calabria.

Il compito degli operatori sanitari è stato quello in primo luogo di acquisire informazioni sulla situazione sanitaria ucraina e in particolare della regione del Donbass dove dall’aprile del 2014 è in corso una guerra che ha provocato 10mila vittime e circa un milione di rifugiati, fuggiti dalle Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhamsk, sotto controllo dei separatisti.

Nella zona sud-orientale del Paese hanno in particolare visitato le strutture sanitarie e ospedaliere presenti a Zaporizha e a Mariupol, toccando con mano i bisogni della popolazione stremata dal conflitto.“Durante la nostra permanenza – proseguono – abbiamo potuto confrontarci con il Comitato locale individuato dal Papa con il compito di raccogliere e valutare i progetti presentati, rispondendo a un apposito bando, dalle organizzazioni umanitarie che lavorano sul posto.

A questo proposito abbiamo incontrato i rappresentanti dell’Unicef, di Medici Senza Frontiere, dell’Association International de Cooperation Medicale (solo per citarne alcune) e di istituzioni come l’Organizzazione mondiale della Sanità e dell’OCHA Ukraine (Office for Coordination of Humanitarian Affairs). Al termine della missione abbiamo consegnato al Nunzio una relazione, poi sottoposta al Santo Padre, come contributo per l’elaborazione di criteri di valutazione dei progetti. Abbiamo dato poi la disponibilità a collaborare per la realizzazione di quelli che verranno scelti”.

Particolarmente significativo è stato l’incontro con vescovo ausiliare di Zaporizha, città a 230 km dalla “zona grigia” dove si sono riversati moltissimi rifugiati. Mons. Jan Sobilo, presidente del Comitato nominato dal Papa, porta avanti con la sua comunità e con fondi autonomi una mensa nella sede vescovile che ogni giorno prepara pasti per 150 rifugiati. Inoltre ha dato la possibilità alla Caritas di attivare un piccolo ambulatorio, che fornisce assistenza medica e farmaceutica ai più poveri e tiene continui contatti con le zone di guerra.

Infatti ad essere particolarmente drammatica è la condizione dei rifugiati. Coloro che si sono allontanati dalle aree di guerra e si sono riversati nelle città ucraine limitrofe, sono degli “invisibili”, privi cioè di qualsiasi copertura sociale e sanitaria. Un destino che li accomuna a chi è rimasto nella “zona grigia”, in quanto le autorità ucraine per frenare il contagio separatista hanno introdotto un rigido sistema di permessi di entrata e di uscita dalle Repubbliche autoproclamate, dove il governo di Poroshenko ha sospeso l’erogazione di tutti i servizi sociali e sanitari. Così gli anziani ogni mese per ritirare la magra pensione sono costretti a recarsi nelle zone controllate dagli ucraini, andando ad allungare così le file ai check point insieme a coloro che si recano “dall’altra parte” in cerca di lavoro.

“La situazione sanitaria è molto complessa – raccontano – perché dal punto di vista organizzativo sono rimasti ospedali dell’ex Unione Sovietica, ma sostenuti con limitati finanziamenti da parte dello Stato. Nelle città sono presenti alcuni grandi strutture ospedaliere con tanti medici ed infermieri malpagati e le cure mediche e farmacologiche sono quasi totalmente a carico dei pazienti.

Le dotazioni tecnologiche sono limitate ed obsolete. Abbiamo visitato una Terapia Intensiva Neurochirurgica con il pavimento e la porta in legno, dove la sacca del catetere urinario è una bottiglia di plastica e i letti formati da materassini di gomma piuma”.

Una delle emergenze sanitarie maggiori è quella legata alla tubercolosi: l’Ucraina è uno dei cinque Paesi al mondo con il più alto numero di casi di TBC farmaco-resistente. Esistono gravi limiti nell’identificazione della malattia e nella gestione terapeutica. E pure dove si riscontrano livelli di eccellenza ci sono grosse difficoltà a dare continuità ai metodi di diagnosi e cura più moderni. Anche AIDS è molto diffuso, ma non è meno impellente la necessità di un supporto psicologico per i casi di stress post bellico e per gli sfollati, soprattutto bambini e anziani.

Nella “zona grigia”, anche ucraina, è particolarmente deficitaria l’attività di soccorso dei feriti di guerra: le ambulanze sono poche, anche perché per entrare nell’area sono necessari i permessi dell’esercito.

“Il Comitato locale sta valutando i tanti progetti – concludono gli operatori -. Noi analizzeremo e valuteremo quelli più complessi, alcuni dei quali sono già arrivati. L’obiettivo è quello di realizzare iniziative che abbiano una durata nel tempo. Per esempio per mancanza di finanziamenti, l’Oms è stata costretta a sospendere una rete di ambulatori mobili che con medici e infermieri a bordo portavano assistenza e farmaci nelle città e nei villaggi della “zona grigia”. Tutti i soggetti incontrati durante la visita hanno ribadito l’urgenza di riattivare questo servizio”.

elena.zuppini@sacrocuore.it

FOTO:

In copertina: la delegazione del “Sacro Cuore Don Calabria” con il nunzio apostolico, il veronese Claudio Gugerotti (il terzo da sinistra) e il suo staff.

Photo Gallery:

1. La delegazione a colloquio nella città di Mariupol con le organizzazioni non governative

2-3-4 Un distretto sanitario e alcune stanze dello stesso nella zona grigia

5. Vicino a un check-point