Era il 26 dicembre di sette anni fa quando il bimbo arrivò in Pediatria in gravissime condizioni a causa della malaria contratta in Costa D’Avorio. Tutti gli anni ritorna a Negrar per abbracciare il sui “angeli in camice bianco”

Lui era un fagottino di due mesi e non ricorda nulla di quel terribile Santo Stefano di sette anni fa, quando arrivò a Negrar in preda alla malaria. Ma per i suoi genitori e per i medici e gli infermieri della Pediatria del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dal dottor Antonio Deganello, Piercarlo Bertolini rimane un “miracolo di Natale”. E come accade spesso, quando le storie hanno un lieto fine, è bello ritrovarsi periodicamente per ricordare i brutti momenti, ma anche per rinnovare la gratitudine di averli superati assieme.

Un “amarcord” che si è ripetuto anche quest’anno con la visita di Piercarlo e dei suoi genitori, Lorenzo e Cynthia, agli “angeli in camice bianco”, che il 26 dicembre del 2010 soccorsero il piccolo in gravi condizioni (nella foto di copertina Piercarlo è il bambino con la maglia gialla accanto al dottor Zavarise).

“Il bambino arrivò a mezzogiorno da Modena – racconta il dottor Zavarise -. Eravamo stati allertati dallo zio medico da cui i genitori, con i cinque figli, si erano recati per le feste natalizie. Secondo il parere del fratello di Lorenzo Bertolini (che ora vive con la famiglia negli Stati Uniti) era malaria e aveva ragione perché il piccolo accolto dal medico di guardia, la dottoressa Daniela Benini, presentava febbre molto alta, e una compromissione fisica generale: non mangiava e non beveva più. Fu il laboratorio del Centro per le Malattie Tropicali a confermare in brevissimo tempo la diagnosi“.

Piercarlo aveva contratto la malattia in Costa d’Avorio dove i genitori, funzionari della Banca Mondiale, si erano trasferiti da Washington per lavoro. “Le condizioni del bambino erano molto gravi – prosegue Zavarise – e decidemmo di trattarlo con l’Artesunato, un farmaco che in Italia (ma anche nel resto d’Europa) ancora oggi non è registrato ed è necessario acquistarlo in CinaGrazie al Centro per le Malattie Tropicali avevamo utilizzato il farmaco per altri casi, ma mai per pazienti in così tenera età. L’alternativa è il Chinino, che però è meno efficace in caso di malaria grave e fa effetto dopo un lasso di tempo che Piercarlo non poteva permettersi“.

La scelta si dimostrò quella giusta, perché già la mattina del 27 dicembre la febbre era sparita. Una settimana dopo Piercarlo era già tornato a casa senza nessuna conseguenza (in Photo Gallery il momento delle dimissioni).

“E’ una vicenda che ricordiamo tutti con grande emozione – sottolinea il pediatra -. La storia di Piercarlo rimane un “Christmas miracle”, come ama ripetere la mamma Cynthia. I suoi genitori sono molto credenti e quel 26 dicembre chiesero le preghiere dei gruppi che frequentano la loro chiesa a Washington”.

La malaria provoca nei Paesi in cui è endemica mezzo milione di morti all’annoIn Africa è tra le prime cause di morte, soprattutto per i bambini, insieme alle infezioni del tratto respiratorio, le diarree, la tubercolosi e il morbillo. Questo dovrebbe far riflettere in un momento di acceso dibattito, non sempre razionale, sui vaccini.

“Ogni anno vediamo una decina di piccoli pazienti affetti da di malaria – dice il dottor Zavarise -. Sono bambini nati in Italia che si recano nel Paese di origine dei genitori, viaggi oggi facilitati dal costo contenuto dei voli low cost. Rispetto a qualche anno fa il numero dei casi è diminuito in quanto si sta diffondendo anche tra i migranti la cultura della profilassi. Per quanto riguarda i bambini italiani viaggiatori, abbiamo avuto un solo caso l’anno scorso“.

La malaria è una malattia infettiva, ma non contagiosa ed è causata dal parassita Plasmodium (la forma mortale è provocata dal Plasmodium falciparum). La malattia si trasmette attraverso le punture di zanzare infette della specie Anopheles, zanzare che non sono presenti in Italia, ma vivono in Africa, in America Centrale e del Sud ed in Asia. La malattia può essere trasmessa anche per via ematica (puntura accidentale di ago infetto o trasfusione) o da madre a figlio durante la gestazione.

elena. zuppini@sacrocuore.it

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