Federico Ferrari ed Elisabetta Verzini

L’attività dell’Ambulatorio di gestione della spasticità, un fenomeno che subentra dopo l’ictus e che al “Sacro Cuore” viene affrontato con l’infiltrazione di tossina botulinica o di un farmaco galenico chiamato fenolo

La paralisi o plegia degli arti causata da ictus, ma anche da traumi cranici e midollari, può comportare il fenomeno della spasticità, cioè l’aumento anomalo del tono muscolare determinato dalla lesione del sistema nervoso centrale. Questo costituisce una forte limitazione al recupero funzionale degli arti.

Nell’ambito del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa, diretto dalla dottoressa Elena Rossato, opera l’Ambulatorio di gestione della spasticità, condotto dalla dottoressa Elisabetta Verzini e dal dottor Federico Ferrari (nella foto), a cui hanno accesso sia pazienti ricoverati che ambulatoriali. La maggior parte presenta esiti di ictus.

“La presa in carico del paziente con spasticità prevede un percorso a step determinato dalla condizione del paziente stesso – spiegano i due medici fisiatri – Tralasciando la spasticità generalizzata, per la quale si rende spesso necessaria la somministrazione di farmaci per bocca o per via intratecale (cioè direttamente nel liquor spinale), nella spasticità focale, cioè localizzata ad esempio a una gamba o a una mano, ci si avvale della terapia infiltrativa eco-guidata con tossina botulinica a livello intra-muscolare”.

Come è noto il botulino ha un effetto paralizzante, “ma in questo caso agiamo su muscoli che hanno già perso la loro funzione, o comunque la svolgono in modo anomalo”. Lo scopo è quello di rilassare tali muscoli o tentare, nel caso di residua attività motoria, di “ripristinare l’equilibrio tra gruppi muscolari che normalmente svolgono attività opposte, riducendo così il rischio di sviluppare rigidità articolari”.

Le infiltrazioni muscolari con tossina hanno tuttavia dei limiti: l’effetto del farmaco è di circa 3-6 mesi; per problemi di tossicità non è possibile superare determinati dosaggi; la tossina inoltre non ha efficacia nel caso si sia sviluppata una retrazione muscolare.

“In questi casi si ricorre ad un iter diagnostico che consiste nell’inoculazione sotto guida ecografica ed elettrostimolatoria di un anestetico locale a livello del nervo che controlla i muscoli spastici – proseguono i medici -. Nel caso di risposta al test, viene utilizza la tossina botulinica a un dosaggio più alto (se è possibile) o il fenolo, un farmaco prodotto dalla nostra Farmacia ospedaliera il cui effetto ha una durata fino a 9-12 mesi”, spiegano ancora la dottoressa Verzini e il dottor Ferrari. “Il fenolo viene iniettato a livello peri-nervoso e determina una riduzione della spasticità in tutti i muscoli afferenti a quel nervo. Così facendo si ottiene spesso una risposta molto ‘netta’ sul fenomeno spastico che permette di ottenere per esempio a livello dell’arto inferiore il cambiamento delle caratteristiche del cammino o a livello dell’arto superiore l’estensione del gomito. Importante in questi pazienti associare un training riabilitativo post-trattamento farmacologico.

Se il test invece è negativo, invece, è necessario il consulto con l’ortopedico per valutare interventi di chirurgia funzionale. L’intervento farmacologico è invece previsto quando verifica una riduzione dei segni clinici di spasticità.

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