Al Sacro Cuore si è parlato dei sintomi che aiutano il personale sanitario a riconoscere casi di maltrattamento nei bambini più piccoli
Trauma cranico, fratture costali, ecchimosi sul collo o in altri punti “protetti” del corpo, ustioni, emorragia della retina. Ma anche racconti confusi da parte dei genitori, magari non coerenti con il reale quadro clinico del minore. Sono tanti i segnali che dovrebbero indurre particolare attenzione nel personale sanitario chiamato a soccorrere un bambino, specie se in tenera età. “Spie” di una possibile situazione di maltrattamento. Proprio questi segnali sono stati al centro di un incontro di formazione svoltosi il 22 giugno presso l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. L’appuntamento scientifico, promosso dal direttore del Dipartimento di Diagnostica per immagini, Giovanni Carbognin, ha visto la partecipazione di numerosi specialisti.
La prima parte è stata dedicata all’approfondimento della cosiddetta “sindrome da scuotimento”, ovvero una varietà di segni e sintomi, in bambini sotto l’anno di età, dovuti allo scuotimento o altri traumi, che possono portare alla rottura di vasi sanguigni del cervello e della retina.
In realtà, come emerso nell’intervento iniziale della dottoressa Barbara Parolini (Istituto Clinico Sant’Anna), nessuno in Italia sa esattamente quanti bambini piccoli vengano maltrattati. Infatti non risultano dati ufficiali né archivi omogenei su questo tema, almeno per quanto riguarda l’età compresa fra zero e tre anni. Eppure il maltrattamento è riconosciuto come la seconda causa di lesione o di morte entro i primi sei mesi di vita dei bambini, dopo la sindrome della morte in culla. Ed è la seconda causa di morte anche tra i bambini da 1 a 5 anni, dopo gli incidenti.
L’estrema difficoltà ad avere dati precisi deriva dal fatto che in molti casi è problematico accertare la violenza, proprio in ragione della tenera età della vittima, il che fa pensare che moltissimi casi restino sommersi. Tuttavia spesso ci sono dei segnali di maltrattamento ben riconoscibili soprattutto nel quadro clinico del bambino. E questo pone il personale sanitario in prima linea nella lotta al fenomeno, come sottolineato nel suo intervento dal direttore del Pronto Soccorso negrarese, dottor Maurizio Pozzani.
Si tratta di una grande responsabilità per medici e infermieri, tanto più che alcune ricerche condotte negli Stati Uniti attestano che il 20% dei bambini morti per maltrattamenti sono stati visti da personale sanitario nel mese precedente il decesso. Per quanto riguarda il Pronto Soccorso del Sacro Cuore, nel 2013 sono stati 3 i minori vittime di maltrattamento, su un totale di 27, mentre nel 2014 il numero è salito a 5 su un totale di 22. Sono stati invece undici i ragazzi con meno di 18 anni vittime di violenza assistita, cioè “spettatori” di maltrattamenti ai danni di familiari perpetrati da altri congiunti.
A seguire, la pediatra Carla Pizzini (Sacro Cuore Don Calabria) ha delineato un preciso inquadramento clinico dei casi di maltrattamento, ampliando il discorso alle varie forme di violenza riscontrabili a danno di bambini: maltrattamento fisico, trascuratezza, maltrattamento emotivo e psicologico, abusi sessuali. Giuliano Stramare, oculista dello stesso ospedale ha evidenziato come alcuni traumi oculari siano indicativi di violenza sui bambini, specie a seguito di scuotimento.
Particolarmente apprezzato è stato l’intervento del dottor Giulio Zuccoli, direttore della Neuroradiologia al Children Hospital di Pittsburgh (Usa), che ha aggiornato i presenti sulle più moderne tecniche radiologiche per individuare i segnali della sindrome del bambino maltrattato.
La seconda parte dell’incontro ha visto il contributo del neurochirurgo Carlo Mazza, seguito da una discussione sugli aspetti medico-legali e giurisprudenziali della questione, con interventi del medico legale Elisabetta Zaglia (Ulss 20) e del giudice del Tribunale di Verona, Sandro Sperandio. In particolare il magistrato ha sottolineato l’esigenza di una maggior collaborazione fra tutti gli attori coinvolti tale da far emergere i casi di violenza.