La malaria uccide ogni anno quasi mezzo milione di persone, ma si vedono segnali di speranza nella battaglia contro questa malattia. Ce li spiega il dott. Andrea Angheben, infettivologo del Centro per le Malattie Tropicali

Ogni anno la malaria uccide quasi mezzo milione di persone nel mondo, di cui il 70% sono bambini con meno di 5 anni. Si tratta della terza causa di mortalità dovuta a malattie infettive, superata solo da TBC e HIV (vedi alcuni dati). Anche in Italia, ogni anno, vengono segnalati e curati centinaia di casi di malaria. Tra questi, una media di 40 casi all’anno vengono trattati presso il Centro per le Malattie Tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal dott. Zeno Bisoffi, che è centro di riferimento regionale per le malattie tropicali ed è una delle realtà più importanti a livello nazionale per questo tipo di patologie. Tra l’altro per l’ospedale di Negrar è in corso l’iter per il riconoscimento di IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) relativamente proprio all’ambito delle Malattie tropicali e della Medicina delle migrazioni.

In occasione della giornata mondiale della malaria, che si celebra il 25 aprile, abbiamo parlato dei progressi nella lotta a questa malattia con il dott. Andrea Angheben, medico infettivologo del Centro per le Malattie Tropicali del Sacro Cuore.

Dott. Angheben, a che punto siamo nella lotta alla malaria?

I dati relativi alla diffusione e alla mortalità sono ancora molto elevati. Tuttavia sono numeri in forte calo rispetto al recente passato, perchè negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi.

Quali progressi?

C’è una combinazione di più interventi che hanno permesso di aggredire la malaria sotto vari aspetti. Ad esempio sono stati fatti investimenti importanti per diffondere l’uso di zanzariere da lettoimpregnate con permetrina, una sostanza che tiene lontane le zanzare. Questo rappresenta una modalità efficace di prevenzione della malaria soprattutto per i bambini. Ma anche nel campo delle cure sono stati fatti grandi progressi.

Si riferisce alle cure contro le patologie parassitarie che hanno fruttato il premio Nobel per la Medicina a tre ricercatori nel 2015?

Sì, e in particolare mi riferisco alla dott.ssa Youyou Tu che ha ricevuto il Nobel per aver scoperto e sviluppato il principio attivo dell’artemisinina. I farmaci sviluppati da questo principio sono usati da qualche anno contro la malaria e hanno un’efficacia molto elevata.

Perché questi farmaci sono così efficaci?

Anzitutto perché l’artemisinina è molto rapida nel ridurre la carica di parassiti della malaria presenti nel sangue della persona malata, agendo come una sorta di “antibiotico veloce”. Inoltre ha la proprietà di uccidere i gametociti del parassita, che sono il veicolo attraverso il quale le zanzare si infettano pungendo un soggetto malato.

Riguardo ai farmaci anti-parassitari che hanno portato al Nobel per la Medicina, anche il Centro per le Malattie Tropicali di Negrar è coinvolto in alcuni progetti di studio, vero?

Sì, il nostro Centro coordina uno studio europeo multicentrico per stabilire il dosaggio appropriato di ivermectina per la cura della strongiloidosi, una malattia parassitaria riemergente anche in Italia (l’ivermectina è un antiparassitario derivato dall’avermectina, agente bioattivo scoperto da Omura e Campbell, premiati con il Nobel nel 2015 insieme a Youyou Tu). Riguardo alla malaria, invece, il CMT è impegnato in uno studio di sorveglianza post-marketing di un farmaco basato sull’associazione tra di-idro-artemisinina e piperachina, attualmente usato per trattare i pazienti affetti dalla malattia e dell’artesunato, usato nei casi di malaria grave

Sul fronte di un eventuale vaccino cosa possiamo dire?

Esiste un vaccino che si trova nella fase finale della sperimentazione. La sua efficacia è compresa fra il 30 e il 40% nei bambini. Non molto, apparentemente, ma se lo pensiamo in combinazione con gli altri interventi già citati, può dare un’ulteriore sostanziale contributo nel ridurre la diffusione e la mortalità della malaria.

Parliamo del Centro per le Malattie Tropicali di Negrar. Trattate molti casi di malaria?

Da quando è nato il nostro centro, nel 1989, abbiamo preso in carico più di 1500 casi di malaria. Attualmente la media è di 40 casi all’anno.

Ma quindi la malaria è presente in Italia?

Nella quasi totalità dei casi si tratta di persone che si ammalano durante un viaggio in zone a rischio e sviluppano la malattia al loro rientro. Questo vale per i turisti e per i migranti che tornano in patria a trovare parenti e amici senza fare una profilassi contro la malattia. Poi ci sono alcuni migranti che arrivano in Italia già malati dalla loro terra d’origine.

Quali sono le zone più a rischio?

Sicuramente l’Africa sub-sahariana soprattutto occidentale è l’area dove c’è maggior diffusione della malattia. Altre aree con una certa presenza della malaria sono il Sud-Est Asiatico, in particolare il “triangolo” Cambogia-Thailandia-Vietnam, e l’Amazzonia, per le americhe.

Quali sono i servizi del Centro riguardo alla malattia?

Anzitutto abbiamo un ambulatorio di consulenze pre-viaggio per chi si deve recare in zone a rischio. Per accedervi bisogna rivolgersi alla segreteria del reparto. Si tratta di un servizio fondamentale, perché per certi tipi di viaggio non basta informarsi su Internet ma c’è bisogno di una vera e propria consulenza personalizzata alla luce del tipo di viaggio e delle condizioni di salute del soggetto. Ad esempio nel caso della malaria diamo una serie di consigli da seguire per ridurre i rischi e, se è il caso, indichiamo la profilassi più corretta.. Inoltre, se è il caso, già nella visita di consulenza possiamo procedere con le vaccinazioni più indicate.

E se qualcuno si presenta da voi con sintomi sospetti dopo un viaggio?

Siamo attrezzati per fare il test della malaria 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Infatti nel caso della malaria la diagnosi tempestiva è assolutamente fondamentale. Qualora il test sia positivo o in caso di sintomi acuti procediamo al ricovero nel reparto dove abbiamo 14 posti letto. In generale noi consigliamo a qualunque viaggiatore di fare un controllo in caso di comparsa di febbre elevata nel periodo successivo ad un viaggio in zone a rischio.

matteo.cavejari@sacrocuore.it