E’ un sintomo comune nell’infanzia. Quando persiste è necessario effettuare esami specifici per verificare la presenza di intolleranze o allergie ma anche per non eliminare inutilmente dalla dieta alimenti preziosi per la crescita

Il mal di pancia accompagna spesso la giornata dei bambini, allarmando, quando persiste, i genitori, preoccupati di eventuali allergie o intolleranze. O di patologie ben più gravi. “I disturbi intestinali sono frequenti in età pediatrica: non solo dolori addominali, ma anche vomito, rigurgito, inappetenza, meteorismo intestinale, senso di fastidio a livello gastrico, intestino che alterna periodi di stipsi a periodi di diarrea”, conferma il dottor Antonio Deganello, direttore della Pediatria. Spesso sono fenomeni che si risolvono da soli o con la prescrizione di una terapia, ma “quando, superate eventuali cause acute (enterite o infezioni virali), questi sintomi persistono per settimane è consigliabile rivolgersi al pediatra per effettuare accertamenti specifici al fine di escludere o confermare la presenza di intolleranze o di allergie alimentari. Questo anche per evitare diete fai da te, eliminando inutilmente cibi preziosi per la crescita del bambino, come il pane o il latte”.

 

Quali sono le intolleranze più frequenti?

L’intolleranza al lattosio (lo zucchero contenuto nel latte), alle proteine del latte vaccino, la celiachia e la gluten sensivity sono sicuramente le intolleranze che diagnostichiamo più spesso nei bambini con sintomi gastrointestinali.

 

Cosa differenzia la celiachia dalla gluten sensivity?

Le accomunano solo i sintomi. La celiachia è legata a una progressiva infiammazione della mucosa dell’intestino causata dalla gliadina, proteina presente nel glutine del frumento e di altri cereali. Si tratta di una patologia autoimmune che si diagnostica rilevando precisi markers nel sangue e in un secondo momento con la biopsia intestinale. “L’ipersensibilità al glutine” si manifesta con gli stessi sintomi della celiachia, ma non comporta nessun danno alla mucosa e l’unica diagnosi possibile è quella clinica. Si procede eliminando per un certo periodo dalla dieta prodotti con il glutine. Una volta verificata la scomparsa dei sintomi, si reintroducono gli alimenti ‘sotto accusa’. Se i sintomi ritornano, significa che la causa scatenante dei disturbi a livello gastrico è proprio il glutine. Si chiama prova di eliminazione e scatenamento e viene effettuata anche per altri cibi.

 

Spesso si confondono le intolleranze con le allergie

Sono due tipi differenti di reazioni avverse a determinati cibi. Le intolleranze sono legate spesso alla carenza di enzimi. Come l’intolleranza al lattosio, che è causata dalla carenza o dalla mancanza dell’enzima lattasi che non consente la corretta digeribilità dello zucchero contenuto nel latte. Oppure a patologie autoimmuni come la celiachia. E ancora le intolleranze possono essere dovute all’ipersensibilità ad un cibo, come la gluten sensitivity, ma non solo questa. Le allergie, invece, possono essere ben codificate con le prove allergiche cutanee o con la determinazione nel sangue delle immunoglobuline E per vari alimenti: allergia al latte, all’uovo, al grano… Quando abbiamo di fronte un bambino con determinati problemi avviamo una serie di indagini per escludere intolleranze e allergie, ma non sempre è possibile stabilire con certezza se siamo in presenza delle une o delle altre. Bisogna talvolta eliminare dalla dieta il cibo che si nota “storicamente” fastidioso ma si deve tener presente che nella maggior parte dei casi i dolori addominali ricorrenti sono di natura funzionale.

 

Cosa significa?

Sono causati da irritabilità colica costituzionale. Crampi improvvisi, spasmi, diarrea dopo mangiato o dopo una forte emozione non hanno nulla a che fare con patologie specifiche (esofagite o gastriti), intolleranze e allergie, ma sono reazioni funzionali di quel colon.

 

Registra un aumento di intolleranze o allergie?

Negli anni son cresciuti numericamente i casi di celiachia e di gluten sensivity. Il motivo probabilmente è dovuto ad una maggiore assunzione di glutine. Infatti i grani attualmente in commercio sono più ricchi di glutine rispetto a quelli di 30 anni fa. Inoltre il glutine viene introdotto con dosi maggiori nella panificazione perché rende l’alimento più buono e perché favorisce la lievitazione. Questo aumento della presenza del glutine può scatenare la malattia in soggetti geneticamente predisposti.

 

E per l’intolleranza al lattosio?

Aumenta fisiologicamente con l’età, in quanto la funzione della lattasi viene meno progressivamente. Soprattutto se si interrompe o si riduce drasticamente l’assunzione di latte e dei suoi derivati. Infatti l’enzima che digerisce il lattosio si trova sulla superficie dei villi intestinali ed è substrato dipendente. Se introduciamo lattosio, la lattasi si attiva, si produce e si mantiene stabile. Se non beviamo più latte o non mangiamo più formaggio avviene il contrario e quando li riprendiamo si scatena la diarrea.

 

Spesso si sente dire che il glutine fa male sempre, anche quando non si è celiaci, e il latte è un alimento per soli neonati

ualsiasi età, assunto naturalmente nelle giuste dosi in una dieta equiChe il glutine faccia male in qualunque caso è una leggenda metropolitana, non è provato da studi scientifici. Il latte è un alimento completo, ricco di calcio, e ben bilanciato tra carboidrati, proteine e lipidi. Fa bene a qlibrata.

(da L’Altro Giornale-Febbraio 2019)