Il riconoscimento tempestivo di queste patologie permette di iniziare la corretta terapia prima di avere conseguenze gravemente invalidanti per il paziente. Se ne parla venerdì 13 settembre in un convegno organizzato dalla IBD Unit del “Sacro Cuore”

Aumentano in tutta Europa i casi di malattie infiammatorie croniche dell’intestino. L’Italia – con circa 150mila pazienti – è un Paese a media incidenza. Sotto accusa i fattori ambientali (alimentazione ed inquinamento), che in persone già predisposte geneticamente scatenano una reazione abnorme del sistema immunitario, causando un’infiammazione cronica dell’intestino. Poiché la causa di questo processo è sconosciuta, rendendo impossibile qualsiasi forma di prevenzione, diventa cruciale la fase diagnostica al fine di una scelta anticipata e corretta di alcuni tipi di terapie (come i farmaci biologici) che in passato venivano riservati solo a fasi avanzate e irreversibili di malattia con conseguenze gravemente invalidanti per il paziente.

 

IL CONVEGNO

Proprio la diagnostica endoscopica e radiologica sarà al centro del terzo focus annuale sulle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa) organizzato dall’IBD Unit (Inflammatory Bowel Disease) dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle. L’appuntamento scientifico si terrà venerdì 13 settembre all’Hotel Leon D’Oro (viale Piave, 5-Verona) ed è rivolto a radiologi, endoscopisti, gastroenterologi, chirurghi e anatomopatologi, tutti specialisti coinvolti in una logica multidisciplinare nel trattamento delle IBD.

 

IL GRUPPO MULTI-SPECIALISTICO DEL “SACRO CUORE DON CALABRIA”

Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino colpiscono tutto il tratto gastro-intestinale (malattia di Crohn) o solamente il retto o il colon (rettocolite ulcerosa). Sono caratterizzate principalmente da dolori addominali e diarrea, con perdita di sangue nel caso della rettocolite ulcerosa. Grazie ai farmaci biologici la qualità di vita dei pazienti è notevolmente migliorata, ma essendo patologie croniche alternano momenti di remissione a fasi di riacutizzazione. Per questo è importante che il paziente sia preso in carico da un gruppo multispecialistico in grado di rivalutare la terapia (con il passaggio da medica a chirurgica e viceversa) in base all’evoluzione della malattia. Come accade all’Ospedale di Negrar, la cui IBD Unit segue circa 2mila pazienti con una trentina di prime visite al mese. Il 12-13% dei pazienti è affetto da malattia moderata-severa che richiedono cure immunomodulatrici (farmaci immunologici e immunosoppressori).

 

L’IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE

“Nel nostro Centro arrivano ancora troppe persone in fase avanzata di malattia”, afferma la gastroenterologa Angela Variola che con i chirurghi Giuliano Barugola e Nicola Cracco, compone la segreteria scientifica del convegno. “Dai dati raccolti dalla rete provinciale dedicata allo studio di queste patologie emerge che in media la diagnosi di morbo di Crohn arriva dopo due anni e quella di rettocolite ulcerosa dopo 6-12 mesi. Questo riguarda in particolare i pazienti con meno di 50 anni per i quali, non essendo in un’età a rischio di tumore al colon-retto, anche in presenza di diarrea persistente accompagnata da perdita di sangue vengono procrastinati gli accertamento o scelti percorsi fuorvianti come quello della valutazione proctologica”.

 

Per questo diventa importante da un lato che i medici di medicina generale siano formati a riconoscere all’esordio i sintomi della malattia e dall’altro che siano effettuati precocemente gli esami diagnostici più appropriati, come la colonscopia o quando si parla di malattia di Crohn l’enterorisonanza magnetica e l’ecografia delle anse intestinali, che permettono di studiare anche tratti non raggiungibili con la comune endoscopia.

 

Ma questi esami non sono utili solo alla diagnosi, sono determinanti anche per la scelta della migliore terapia (medica o chirurgica) nel corso dell’evoluzione della malattia. “Grazie al perfezionarsi della tecnica radiologica – sottolinea la dottoressa Variola – ci stiamo dirigendo sempre più verso diagnostiche efficaci senza mezzi di contrasto a rischio per pazienti allergici e senza esposizione a radiazioni”.

 

“IBD NURSE”: UN’INFERMIERA SPECIALIZZATA NELLA PATOLOGIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO

Al congresso si parlerà anche di malattia perianale, complicanza che si verifica spesso nei pazienti con IBD, grazie alla presenza del dottor Janindra Warusavitarne del St. Mark’s Hospital di Londra. Lo specialista di fama internazionale illustrerà quanto la realizzazione di modelli in 3D dell’anatomia del paziente consenta trattamenti chirurgici personalizzati per la cura delle fistole anali. Inoltre verrà illustrata – con l’intervento di Susanna Jaghult del Karolinska Istitutet di Stoccolma – la figura dell’ IBD nurse, un’infermiera, che grazie a una specifica formazione, all’interno del gruppo multidisciplinare diventa punto di riferimento del paziente. Quello di Negrar sarà uno dei primi centri italiani ad avvalersi di questo tipo di figura con le prerogative previste dalla ECCO (European Crohn Colitis Organisation).