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Venerdì 15 aprile in Sala Perez oltre 140 esperti provenienti da tutto il Triveneto si confrontano sulle problematiche connesse ai morsi di zecca. L’incontro è organizzato dal Centro per le Malattie Tropicali

Quali malattie può portare un morso di zecca? Come si fa ad individuarle? E come va gestito un paziente con una problematica di tal genere? Sono questi alcuni dei temi che verranno affrontati venerdì 15 aprile al Sacro Cuore, in occasione del convegno intitolato “Le malattie trasmesse dalle zecche in area locale e tropicale” (vedi programma allegato).
L’incontro, organizzato dal Centro per le Malattie Tropicali diretto dal dott. Zeno Bisoffi, vedrà la partecipazione di oltre 140 esperti del settore provenienti da diverse strutture sanitarie del Triveneto. Proprio il reparto di Malattie Tropicali del Sacro Cuore, insieme all’ospedale di Belluno, è centro regionale accreditato per le malattie rare infettive, tra cui quelle trasmesse dalle zecche.

Un problema in crescita
I morsi di zecca, e le malattie correlate, rappresentano un problema sempre più frequente per due motivi. Da un lato il cambiamento del clima sta favorendo una maggiore proliferazione di questo insetto, da sempre presente soprattutto nelle zone montane e rurali del Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige. Dall’altro lato aumenta il numero di viaggiatori che si recano in Paesi tropicali dove sono endemiche alcune malattie trasmesse dalle zecche.
Le zecche portano malattie diverse a seconda della zona in cui si trovano – dice la dott.ssa Anna Beltrame, responsabile scientifica del convegno – in genere si tratta di malattie rare che presentano sintomi molto variabili, il che ne rende difficile l’individuazione specialmente se il paziente non viene seguito in modo adeguato. Per questo è fondamentale individuare un protocollo condiviso e uniforme per la gestione di questi casi“.

Quali malattie?
Le zecche possono trasmettere batteri, virus e parassiti responsabili di vari tipi di malattia. Tra le infezioni più frequenti causate dal loro morso in Italia ci sono la malattia di Lyme e la infezione da TBE (Tick-Borne Encephalitis) virus che in alcuni casi può avere delle gravi complicanze neurologiche. Riguardo alla malattia di Lyme, in Veneto sono stati segnalati 46 casi nel 2015, concentrati soprattutto in provincia di Belluno. Per la TBE i dati epidemiologici parlano invece di 159 casi in Italia tra il 2001 e il 2010 (dati riportati da European Centre for desease prevention and control, 2012). Per entrambe le malattie gli esperti sono concordi nell’affermare che i dati sono sottostimati. Dai Paesi tropicali i turisti possono invece importare patologie come la rickettsiosi, la tularemia e altre.

I sintomi e la gestione medica
Quando un paziente arriva dal medico in seguito a un morso di zecca, la prima cosa da fare è rimuovere la zecca. “Questa operazione va fatta senza usare nessun tipo di sostanza, perché così è meno probabile che la zecca rigurgiti i suoi germi infettando il paziente“, dice la dott.ssa Beltrame.
Successivamente è necessario fare un periodo di osservazione clinica, per valutare se l’infezione c’è stata o no. I principali sintomi da valutare: la comparsa di un’eruzione cutanea nella zona del morso (entro 7 giorni), probabile segnale di Lyme; la presenza di altri disturbi quali febbre, malessere, dolori articolari; l’accentuarsi di sintomi neurologici che possono indicare TBE (entro un mese dal morso).
Il passo seguente, nella gestione medica del morso di zecca, è l’invio del paziente a fare indagini sierologiche dopo 4-6 settimane per accertarsi che non ci sia stata infezione. Nel caso di morsi di zecca avvenuti in zone tropicali, inoltre, è fondamentale che gli esami siano effettuati presso centri di riferimento per le malattie tropicali.

Il convegno
Nel convegno la tematica verrà affrontata con un approccio multidisciplinare. Dopo un’introduzione sulle caratteristiche delle zecche e le modalità di estrazione delle stesse, si effettuerà l’aggiornamento dei dati epidemiologici delle varie patologie correlate, con un approfondimento delle loro manifestazioni cliniche, delle indagini e delle terapie disponibili. La parte finale sarà dedicata alla prevenzione e alla proposta di uno schema uniforme di gestione dei pazienti affetti da questa problematica.

matteo.cavejari@sacrocuore.it