L’annuale appuntamento tra specialisti e l’Associazione malattie infiammatorie croniche dell’intestino si terrà questo sabato 16 aprile nella sala convegni Perez. Al centro della mattinata il ruolo dell’anatomopatologo
Come da tradizione, anche quest’anno, si rinnova l’incontro promosso dal Centro multispecialistico per le malattie retto-intestinali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, il cui responsabile è il dottor Andrea Geccherle, e l’Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Amici). Un appuntamento creato per fornire ai pazienti notizie e novità sulla patologia e sulle nuove strategie terapeutiche. L’incontro si terrà sabato 16 aprile a partire dalle 9.30 nella sala convegni del nosocomio calabriano. Il programma in allegato.
Sono circa 200mila le persone che in Italia soffrono di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, in particolare di colite ulcerosa e del morbo di Cronh. Duemila solo nel Veronese, con un’incidenza annua di 80 nuovi casi ogni milione di abitanti. Ad essere colpiti sono soprattutto soggetti giovani con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana, lavorativa ed affettiva.
La maggior parte dei pazienti impiega un tempo variabile da 1 a 10 anni prima di avere una diagnosi appropriata. Questo comporta un ritardo nel trattamento con farmaci di ultima generazione, quelli biologici, in grado di controllare la terapia, evitare le complicazioni chirurgiche e in alcuni casi portare alla guarigione.
Ma oltre ai farmaci, l’approccio vincente per la cura delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, rimane quello multispecialistico. Il Centro di Negrar – che segue circa 1.500 pazienti, con un circa 80 nuovi casi all’anno – comprende un team di specialisti per il trattamento delle complicanze su più organi e apparati che derivano dalla colite ulcerosa e dal morbo di Crohn. Tra questi anche l’anatomopatologo, il cui ruolo ha poca visibilità anche agli occhi del paziente.
L’esame istologico rappresenta ancora oggi uno dei momenti fondamentali per la diagnosi della malattia di Crohn e della colite ulcerosa nonché nell’escludere altre forme di colite e nell’individuazione di lesioni pre-cancerose.
Un primo punto fondamentale da considerare è che la diagnosi iniziale viene effettuata su materiale bioptico, ossia su frammenti di mucosa colica o intestinale che vengono prelevati nel corso dell’esame endoscopico; altro elemento importante è il vasto campionamento dei tratti esplorati in modo da fornire il maggior numero di biopsie possibili da esaminare compatibilmente con le condizioni del paziente e dello stato dei tratti esaminati.
L’esame istologico fornisce inoltre indicazioni sullo stato di malattia. La condizione patologica, infatti, è suddivisibile in tre fasi morfologiche e cliniche: una fase attiva, una fase di risoluzione e una di remissione o quiescenza in cui da una condizione di severa infiammazione si passa ad un ritorno verso la normalità. Tuttavia anche in questa terza fase permane un severo disturbo architetturale del tessuto pur in presenza di un ritorno ad una normale attività mucipara da parte degli elementi ghiandolari.
Fondamentale è il riscontro istologico di “displasia” una condizione suscettibile di evoluzione in senso neoplastico ossia tumorale. È da sottolineare che l’individuazione sicura della displasia è estremamente difficile, talora soggettiva e non va mai posta nelle fasi attive della malattia, molto è basato sull’esperienza del patologo.