In un convegno al “Sacro Cuore Don Calabria” il confronto tra gli specialisti sul trattamento dell’obesità, per cui può essere indicata una terapia medica o chirurgica. L’attività del team di Chirurgia bariatrica di Negrar

A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanitàoltre 1,9 miliardi di adulti sono in sovrappeso (dati 2016) di cui oltre 650 milioni obesi. Il 39% degli uomini e il 40% delle donne in tutto il mondo deve fare i conti con l’obesità, sebbene con percentuali variabili da Paese a Paese: in Italia più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre il 13% è obeso, percentuale quest’ultima che nel Veneto scende al 10%.

 

Un quadro preoccupante, aggravato dall’aumento progressivo delle persone coinvolte nel problema, soprattutto i più giovani: sempre l’Oms stima che la prevalenza di sovrappeso e obesità nel mondo tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra i 5 e i 19 anni è aumentata dal 4% nel 1975 al 18% nel 2016.

 

Da più parti si parla di vera e propria epidemia, per quella che veniva considerata un fattore di rischio e che invece oggi è definita dalla comunità scientifica una malattia. L’obesità ha infatti a sua volta dei fattori di rischio e una terapia medica o chirurgica. Si parlerà infatti dell’evoluzione del trattamento dell’obesità mercoledì 4 aprile al “Sacro Cuore Don Calabria” in un convegno (rispervato a medici, infermieri, psicologi e dietisti dell’ospedale) organizzato dal dottor Roberto Rossini, chirurgo bariatrico della Chirurgia generale, diretta dal dottor Giacomo Ruffo. Il tema sarà affrontato con un approccio multidisciplinare attraverso gli interventi di neurologi, ortopedici, internisti, diabetologici, psicologici, psichiatrici, dietologi, anestesisti, chirurghi generali e plastici.

 

E’ la malattia a richiedere una presa in carico multispecialistica –sottolinea il dottor Rossini -. L’alimentazione ipercalorica e la sedentarietà rappresentano le cause principali dell’obesità, stili di vita influenzati anche dall’ambiente. Capita spesso che bambini in sovrappeso siano figli di genitori obesi e che l’obesità abbia un’incidenza maggiore nella popolazione economicamente svantaggiata, per l’assunzione di ‘cibo spazzatura’, notoriamente meno costoso”.

 

Ma a questi fattori di rischio si affiancano altri più strettamente medici. “L’assetto ormonale è un fattore di rischio – prosegue -. Per esempio la grelina, definito l’ormone dell’appetito, aumenta prima dei pasti per stimolare la fame, e diminuisce rapidamente dopo il consumo di cibo. Nel paziente obeso si osserva una ridotta soppressione della grelina una volta mangiato. Non solo. Anche l’artrosi può essere un fattore di rischio dell’obesità. E le apnee notturne sono una conseguenza dell’obesità, ma nello stesso tempo fattore di rischio in quanto è ormai provato scientificamente che chi dorme male poi cerca come compensazione cibi dall’elevato indice calorico”.

 

Presso l’ospedale di Negrar da tre anni opera un gruppo multispecialistico per la terapia chirurgica del paziente obeso, che comprende il dottor Rossini e la collega chirurgo, Irene Gentile, e le dottoresse Federica Scali (dietista), Eleonora Geccherle (psicologa), Maria Paola Brunori ed Emanuela Fortuna (gastroenterologhe). Ai quali si affiancano altri specialisti, in caso di particolari problemi da parte del paziente. L’équipe collabora anche con l’Unità funzionale di Riabilitazione Nutrizionale della Casa di Cura Villa Garda dove il paziente può svolgere un percorso psicologico e di educazione alimentare (in regime di ricovero o in day hospital) di tre settimane prima di accedere all’intervento. Il dottor Riccardo Dalle Grave, responsabile dell’Unità, interverrà al convegno.

Il tipo di intervento bariatrico effettuato a Negrar è la sleeve gastrectomy che consiste nell’asportazione di gran parte dello stomaco, che assume la forma di un tubo collegato al duodeno. Questo comporta maggior senso di sazietà, non solo per la riduzione dello spazio di contenimento del cibo, ma anche perché viene asportata quella parte dello stomaco deputata alla produzione della grelina.

I pazienti bariatici richiedono particolari cure – sottolinea il chirurgo – sia nella fase di preparazione dell’intervento, sia dal punto di vista anestesiologico e tecnico, a causa del dell’elevato indice di massa corporea (superiore a 30) e della ingente quantità di grasso viscerale. Sia, infine, durante il follow up”. La chirurgia, infatti, è una terapia definitiva dell’obesità solo se accompagnata da un radicale cambiamento degli stili di vita. “Da qui l’importanza della presenza dello psicologo nel team la cui diagnosi è fondamentale per l’indicazione all’intervento – conclude Rossini – Come è fondamentale seguire questi pazienti nel tempo per evitare che riprendano peso o al contrario non si alimentino in modo adeguato, andando incontro all’anoressia”.