Il 3 marzo è la Giornata internazionale dell’orecchio e dell’udito. Una delle cause più frequenti di sordità è l’otite durante l’infanzia: come riconoscerla quando non si manifesta con dolore e febbre e come intervenire

E’ una delle malattie più comuni dell’infanzia, che, se non curata tempestivamente, può essere causa di danni permanenti al timpano. Si tratta dell’otite, un’infiammazione dell’orecchio medio provocata essenzialmente da batteri nasali, che persistono, per esempio, dopo un raffreddore.

 


La forma più frequente è quella catarrale, che si presenta senza sintomi, se non quello della sordità a un orecchio o ad entrambi
. Una condizione difficile da esprimere soprattutto quando il bambino è molto piccolo. “Quindi è fondamentale che i genitori prestino molta attenzione alla risposta del loro figli agli stimoli uditivi e alla respirazione. Sarebbe anche auspicabile che nelle scuole primarie si ritornasse ad effettuare gli screening audiometrici per intercettare precocemente il problema”, afferma il dottor Sergio Albanese, direttore dell’Otorinolaringoiatria, in occasione della Giornata internazionale dell’udito e dell’orecchio che si celebra ogni anno il 3 marzo.

 

Sono infatti due le forme con cui si manifesta l’otite. La forma violenta, che provoca dolore, febbre anche alta e perforazione del timpano accompagnata da fuoriuscita di pus. E la forma catarrale. il cui unico sintomo è appunto la sordità. “Entrambe sono pericolose – sottolinea il dottor Albanese -. La prima perché le continue perforazioni del timpano possono portare a danni permanenti alla meccanica dell’orecchio. Nella forma catarrale, invece, il muco può ristagnare fino a solidificarsi con timpanosclerosi (irrigidimento della membrana timpanica con conseguente indebolimento dell’udito, ndr) non più correggibile chirurgicamente”.

 

“Oltre a porre attenzione alla capacità uditiva del bambino, è importante osservare come respira perché il più delle volte i problemi dell’orecchio derivano da quelli del naso, come adenoidi o riniti, virali o batteriche “, afferma il dottor Alberto Fraccaroli, responsabile dell’Orl pediatrica. “Il primo approccio terapeutico dell’otite è la terapia medica con la somministrazione di antibiotici e decongestionanti, accompagnata da lavaggi per mantenere il naso libero dal muco – prosegue -. Se tale terapia non è sufficiente si interviene chirurgicamente“.

 

La terapia chirurgica consiste nell’asportazione delle adenoidi e nella miringotomia con drenaggio trans timpanico. “Si effettua una piccola incisione del timpano, si aspira il muco e si inserisce un tubicino di ventilazione che permette il riassorbimento del muco. “Il tutto avviene in sala operatoria e in anestesia generale”, precisa il dottor Albanese.

 

“L’approccio combinato di terapia medica e chirurgica, quando necessaria, porta ad ottimi risultati – conclude il dottor Fraccaroli – Un nostro studio su 100 bambini trattati ha rilevato che solo in un caso il bimbo non ha recuperato completamente l’udito”.

elena.zuppini@sacrocuore.it