Lo studio coordinato dalla Psicologia clinica del “Sacro Cuore Don Calabria” rileva la presenza di sintomi da stress post traumatico anche severo, nei pazienti no Covid che disdicono autonomamente visite ed esami. La necessità di un presa in carico psicologica

Dopo gli specialisti a lanciare l’allarme sono gli psicologi: i pazienti che cancellano autonomamente visite e terapie ospedaliere per paura di contrarre il Covid, sono ad alto rischio di aggravamento non solo della loro patologia, ma anche della loro salute psicologica. La fragilità emotiva di molti di questi pazienti, dovuta alla malattia, rende necessaria una presa in carico psicologica, perché la probabilità di un peggioramento in scenari come quelli dell’epidemia da SARS COV2 è rilevante, con conseguenze non trascurabili anche dal punto di vista della sostenibilità economica.

A dirlo è uno studio multicentrico ImpACT-COVID 19, pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health e coordinato dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) con la partecipazione di altri 11 ospedali distribuiti sul territorio italiano, tra cui il Besta e il Sacco di Milano e il San Martino di Genova.

La ricerca è stata condotta in due fasi diverse, tuttavia non sono emerse sostanziali differenze tra i 758 questionari somministrati durante il lockdown e i 698 distribuiti a maggio, in contemporanea con le prime aperture. Come non esiste difformità di comportamento tra le tante tipologie di pazienti: oncologici, reumatologici, cardiologici…. Il dato complessivo ha infatti rilevato che il 33% dei pazienti con patologie preesistenti ha manifestato una sintomatologia da stress post traumatico nelle forme più gravi. Percentuale che tocca il 66% includendo soggetti con sintomi lievi o medi.

Un condizione psicologica fatta di ansia, insonnia, depressione, calo di attenzione, disorientamento, tipica dei grandi traumi, che ha avuto una diretta ricaduta sulla storia clinica del paziente: il 35% di questi soggetti ha dichiarato di aver annullato autonomamente visite, esami e terapie già programmati.

“Lo studio non individua la pandemia come causa della sintomatologia psicologica più o meno grave emersa dalle risposte date nei questionari – spiega il dottor Giuseppe Deledda, direttore della Psicologia Clinica di Negrar e coordinatore dello studio -. Bensì che in situazioni di emergenza come un’epidemia può essere utile investire maggiormente nella gestione psicologica di pazienti già provati da patologie preesistenti al fine di evitare aggravamenti clinici e psicologici che hanno una diretta conseguenza sulla loro qualità di vita e sulla sostenibilità economica del sistema sanitario. Di fronte alla chiamata di un paziente che annulla un appuntamento, il semplice prendere nota della sua decisione senza capire le reali motivazioni potrebbe restituirci in un futuro prossimo una persona con un quadro clinico aggravato, nei casi più complessi con problematiche psichiatriche e bisognoso di cure più costose”.

Il telefono e i collegamenti video possono essere i mezzi per un supporto psicologico a distanza per un paziente “che rifiuta di venire in ospedale non perché individua in esso la fonte di un possibile contagio, come ci ha abituato la narrazione di questi mesi. Ma perché, come emerge dalle risposte dei questionari, teme di non essere assistito adeguatamente a causa dell’impegno dei sanitari sul fronte Covid, convinzione probabilmente nata da informazioni distorte” prosegue il dottor Deledda. L’analisi dei dati fornisce agli operatori anche un indicatore attraverso il quale individuare i pazienti più ansiosi ed emotivamente più in difficoltà. “Paradossalmente sono coloro che cercano più volte il medico per essere rassicurati. Un grido di aiuto che dobbiamo cogliere”.

STUDIO ImpACT-COVID 19