L’IRCCS di Negrar è partner di un progetto selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR), che ha avrà come focus le malattie infettive emergenti al fine di mettere a punto strategie per affrontare possibili pandemie future. Al progetto, coordinato dall’Università di Pavia, aderiscono 25 realtà pubbliche e private, come l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, 13 Atenei e 3 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
L’IRCCS di Negrar è partner di un progetto selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR), che ha avrà come focus le malattie infettive emergenti al fine di mettere a punto strategie per affrontare possibili pandemie future.
Il finanziamento ha dato vita alla Fondazione INF-ACT, di cui fanno parte, oltre al Sacro Cuore Don Calabria, altre 24 tra realtà pubbliche e private, come l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, 13 Atenei e 3 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
“Lo scopo è unire le competenze in una logica di “One Health”, ossia integrando aspetti di salute umana, animale e ambientale”, afferma la dottoressa Concetta Castilletti, virologa e coordinatrice del progetto per l’IRCCS di Negrar. “Come è accaduto per il SARS-CoV-2, l’interazione tra uomo e fauna selvatica è stata all’origine, con il fenomeno del salto di specie, della comparsa di un nuovo virus. Allo stesso modo i cambiamenti climatici e ambientali stanno aumentando il rischio di malattie trasmesse da vettori prosegue -. Non a caso al progetto aderiscono anche il CNR e l’Associazione degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali”.
Al centro della sinergia operativa messa in campo dalla Fondazione INF-ACT e coordinata dall’Università di Pavia ci sono cinque tematiche principali, tre delle quali vedono l’IRCCS di Negrar parte attiva con ricerca di base e clinica.
“La prima tematica riguarda i virus emergenti e riemergenti – spiega Castilletti -. Non solo quelli respiratori (SARS-CoV-2), ma anche, per esempio, gli enterovirus (come la polio che ultimamente sta destando una certa preoccupazione a causa di alcuni casi emersi in Paesi in cui era scomparsa da anni) e gli orthopoxvirus, di cui fa parte il cosiddetto “vaiolo delle scimmie”. Il nostro compito sarà quello di studiare questi virus, sviluppare nuovi test diagnostici, monitorare la circolazione e la comparsa di nuove varianti”.
La seconda tematica riguarda lo studio degli insetti, che veicolano agenti patogeni, e delle malattie correlate. “Forti della nostra esperienza decennale sulle arbovirosi, cioè le infezioni trasmesse da vettori come le zanzare e le zecche – prosegue la virologa – in questo ambito siamo co-leader con l’Università di Bologna, cioè avremo il compito di coordinare l’attività di tutti gli altri centri di ricerca impegnati in questa tematica. Ci occuperemo di West Nile fever (la febbre del Nilo Occidentale) autoctona nel nostro Paese, ma anche di Dengue e Chikungunya, di cui, ricordiamo, si sono verificate già epidemie in Italia. Saranno oggetto di ricerca anche parassiti che causano patologie come la Leishmaniosi”.
Infine il “Sacro Cuore Don Calabria” parteciperà alla terza tematica per lo sviluppo modelli matematici utili nell’identificazione di potenziali fattori di rischio e nella valutazione dell’impatto e dell’efficacia delle azioni di salute pubblica (come per esempio la vaccinazione). Le altre due tematiche hanno per oggetto l’antibioticoresistenza e lo sviluppo di nuove molecole ad attività antinfettiva.
“Si tratta di un progetto importante e ambizioso che avrà un reale impatto scientifico. con ricadute operative e organizzative – conclude la dottoressa Castilletti –. Questo progetto mette in sinergia ricercatori e strutture con competenze differenti al fine di creare una strategia comune che ci permetta di affrontare con maggiore sicurezza e conoscenza le sfide future”.