L’artrosi che colpisce l’articolazione del pollice può diventare assai “invalidante”, rendendo difficoltose anche le più normali attività quotidiane. L’ortopedico Michele Pavoni spiega quali sono i sintomi e le terapie più indicate, chirurgiche e non, per affrontare questa patologia.

Si chiama rizoartrosi, dal greco ‘riza’ che significa radice. Infatti è un’artrosi che si sviluppa alla radice del pollice, coinvolgendo l’articolazione trapezio-metacarpale. “Si manifesta con dolore e difficoltà a svolgere semplici gesti quotidiani come aprire un barattolo, la portiera dell’auto o girare una chiave. Nei casi più avanzati, quando l’usura meccanica della cartilagine comporta un conflitto anatomico tra metacarpo e trapezio, la patologia può diventare veramente invalidante”, spiega il dottor Michele Pavoni, ortopedico specialista della chirurgia della mano e dell’avambraccio presso l’Ortopedia e la Traumatologia, diretta dal dottor Claudio Zorzi (vedi foto in fondo).

Dottor Pavoni, quali sono i soggetti più a rischio di sviluppare questa patologia?

La rizoatrosi ha un’incidenza maggiore nella popolazione femminile, soprattutto nella fascia di età post-menopausale, in particolare se è presente l’osteoporosi. Ma di fatto non è un evento raro nemmeno tra i pazienti giovani, soprattutto lavoratori manuali o pazienti con lassità legamentosa. Anche se nelle persone dopo i 60 anni tutte le radiografie evidenziano una struttura più severa a carico di questa articolazione.

Perché l’articolazione del pollice è più soggetta ad artrosi rispetto alle altre della mano?

L’articolazione trapezio-metacarpale subisce dal punto di vista meccanico una sollecitazione più severa rispetto alle altre, proprio per la sua funzione di opponibilità. La sua conformazione a ‘sella’ è unica nel nostro corpo ed è strutturata in modo tale per cui ogni chilo di pressione esercitata sul polpastrello del pollice corrisponde a 13 chili sull’articolazione trapezio-metacarpale.

Si sviluppa principalmente nella mano dominante?

Nella grande maggioranza dei casi il problema si manifesta prima nella mano dominante, ma non è una regola assoluta. Ho trattato situazioni in cui l’usura della cartilagine era più accentuata nella mano controlaterale. Inoltre non sempre esiste una correlazione tra il grado di degenerazione e il grado di dolore. In altre parole la radiografia può mostrare una degenerazione veramente severa, ma il paziente lamenta un dolore accettabile. Viceversa, ci sono situazioni in cui lo stadio di usura non è elevato ma la sintomatologia è invalidante.

Può manifestarsi in entrambe le mani?

E’ quasi sempre bilaterale e questo è dovuto al fatto che alcuni morfotipi costituzionali sono più soggetti a sviluppare la patologia rispetto ad altri.

Una volta diagnosticata quali sono le terapie?

L’approccio è conforme al grado di usura della cartilagine. Negli stadi precoci, sono indicate le terapie fisiche, in particolare le diverse forme di elettroterapia antalgica come Tecar, laserterapia e ultrasuoni. Inoltre è indicato l’utilizzo di un tutore specifico che ha come obiettivo quello di ridurre al massimo la frizione articolare. Sempre nell’ambito delle cure conservative possiamo avvalerci di terapie infiltrative.

In cosa consistono?

Si tratta di una o più iniezioni di un farmaco a livello dell’articolazione. Inizialmente, in fase preliminare, può essere impiegato l’acido ialuronico, ma poi si può procedere con il gel piastrinico (PRP) o con il lipogems, una procedura di nuova generazione estremamente promettente che si serve delle cellule mesenchimali contenute nel tessuto adiposo al fine di ridurre l’infiammazione e rallentare il processo degenerativo dell’articolazione. Sono terapie efficaci, ma con un limite. Mentre per le grandi articolazioni, come il ginocchio o l’anca, si ha un volume articolare tale da poter iniettare una quantità di farmaco adeguata al difetto della cartilagine, per quanto riguarda l’articolazione trapezio-metacarpica, soprattutto nelle fasi di artrosi più avanzate, il volume articolare è talora virtuale.

Quando si ricorre alla chirurgia?

Nel momento in cui le terapie conservative non siano più efficaci e la situazione diventi veramente invalidante sia dal punto di vista sintomatico sia per quanto riguarda l’uso dell’articolazione.

Quali sono gli approcci chirurgici?

La soluzione chirurgica descritta per prima, ma che in casi selezionati è ancora attuale, è l’artrodesi. Cioè la “fusione” dell’articolazione in modo tale che il trapezio e il metacarpo diventino un unico segmento. E’ una procedura indicata negli stadi di usura abbastanza precoci e in particolare nei lavoratori manuali. La tecnica chirurgica prevede che le estremità del metacarpo e del trapezio vengano regolarizzate, in modo da potersi accoppiare anatomicamente e in una posizione funzionale. L’accoppiamento così ottenuto va quindi stabilizzato con mezzi di sintesi – fili, cambre, viti – per consentire la ‘fusione’ delle ossa. Questa procedura ha però un limite: andando a sacrificare la mobilità dell’articolazione trapezio-carpale, il dolore scompare, ma vengono sovraccaricate le articolazioni adiacenti. Quindi nel tempo può essere necessario un nuovo intervento. Tutte le altre soluzioni chirurgiche prevedono invece l’eliminazione dell’interfaccia trapezio-metacarpale. Nel nostro ospedale oltre all’artrodesi effettuiamo l’artroplastica in sospensione o la sostituzione protesica dell’articolazione.

Artoplastica

L’intervento consiste nella rimozione parziale o totale del trapezio e attraverso una plastica tendinea si garantisce stabilità al metacarpo. Mentre l’impianto di protesi prevede invece la sostituzione dell’articolazione, come avviene per esempio per il ginocchio, l’anca e la spalla. Sono comunque tutte tecniche chirurgiche mininvasive e gli interventi vengono tutti effettuati in anestesia generale o in anestesia del plesso, in pratica viene ‘addormentato’ il braccio. Dal punto di vista estetico normalmente si ottiene un buon risultato.

E’ necessaria la riabilitazione?

Al fine di un buon recupero funzionale, la fisioterapia post operatoria riveste un ruolo molto importante e deve essere fatta.