Sono oltre 3 milioni e 600mila le persone in Italia che hanno avuto una precedente diagnosi di cancro. Questo numero aumenta del 3% l’anno. Si stima che circa un milione di persone possano essere considerate guarite perché hanno raggiunto, dopo un certo numero di anni dalla diagnosi, la stessa aspettativa di vita delle persone di pari età e sesso che non hanno avuto un cancro. Ma una volta raggiunta la guarigione, queste persone, che vorrebbero e dovrebbero tornare alle loro vite senza incontrare ostacoli, ne trovano invece molti e, per la realizzazione di nuovi progetti, possono avere difficoltà ad accedere a servizi finanziari, come mutui e assicurazioni. Un problema che si somma ad anni di vita difficili, di grande sofferenza, anche economica, e che finisce con mettere in discussione il diritto di riprendersi la propria vita. Questo diritto si chiama diritto all’oblio, e nasce con l’obiettivo di evitare qualsiasi discriminazione nei confronti di pazienti guariti dal tumore. Un diritto garantito, ad oggi, solo in Francia, Lussemburgo, Belgio e Olanda. Il Portogallo, dopo un lungo dibattito, ha appena approvato una legge che entrerà in vigore nel 2022. In Italia al momento tutto tace. Per questo ROPI, la Rete Oncologica Pazienti Italia, ha deciso di iniziare una campagna di sensibilizzazione delle Istituzioni con una serie di iniziative.
Le spiega la dottoressa Stefania Gori, presidente ROPI e direttore del Dipartimento Oncologico dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria a Elisir, la trasmissione di medicina che va in onda su Rai3.