L’Unione Medico Missionaria Italiana è capofila di un progetto triennale che vede come partner anche il “Sacro Cuore”, il cui obiettivo è rafforzare i servizi di prevenzione e cura degli ammalati di AIDS a Kilamba Kiaxi, vicino alla capitale Luanda

67.500 persone alle quali somministrare il test per l’HIV, 10mila pazienti da trattare con i farmaci antiretrovirali, 35mila visite domiciliari da effettuare ad ammalati di AIDS che hanno abbandonato la terapia. Tutti nel municipio di Kilamba Kiaxi, agglomerato di quasi un milione e mezzo di abitanti a pochi chilometri dalla capitale angolana Luanda, dove l’Opera Don Calabria è presente da più di 20 anni con l’ospedale Divina Providência (foto 1) e una rete di 5 posti di salute periferici.

 

Sono numeri importanti quelli del Progetto triennale per la Protezione Integrale del Paziente Sieropositivo in Angola (PIPSA),avviato nel luglio 2018 e co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione con un importo complessivo di oltre due milioni. Capofila del progetto è l’Unione Medico Missionaria Italiana – UMMI,organizzazione non governativa che dal 1940 ha la propria sede presso l’ospedale di Negrar. Proprio il “Sacro Cuore Don Calabria”, IRCCS per le Malattie Infettive e Tropicali, è tra gli enti partner del progetto insieme alla Delegazione angolana dei Poveri Servi della Divina Provvidenza e ad altre importanti organizzazioni quali il CUAMM di Padova, l’Università degli Studi di Trieste e varie realtà angolane.

 

Ma al di là dei numeri, l’iniziativa promossa dall’UMMI ha un obiettivo molto ambizioso: rafforzare la qualità dei servizi per la prevenzione e la cura dell’HIV a Kilamba Kiaxi, accompagnando i pazienti in modo integrale, sia a livello fisico che psicologico, e agendo sul contesto sociale per combattere i pregiudizi che tuttora permangono in Angola sul tema dell’AIDS. Per questo motivo il progetto agisce in tre diversi ambiti: area clinica, implementando un maggior numero di test diagnostici per l’HIV e potenziando le cure per chi risulta positivo; area formativa, con la realizzazione di corsi rivolti al personale sanitario del Distretto; area comunitaria, con iniziative di sensibilizzazione e prevenzione territoriale.

 

Negli ultimi mesi del 2018 sono stati messi in atto i primi interventi soprattutto in campo formativo. Ad esempio è partito un corso per formare dieci agenti comunitari che dovranno essere veri e propri attivisti sanitari, promuovendo incontri di sensibilizzazione sull’HIV negli ambienti sociali più frequentati del quartiere. In particolare dovranno aiutare le persone a capire l’importanza di fare il test e conoscere la propria situazione sierologica. Una questione cruciale, visto che nei primi nove mesi del 2018 solo 8.205 persone hanno fatto il test presso l’ospedale Divina Providência, pari ad un misero 0,54% della popolazione del quartiere. Un numero davvero piccolo a fronte di un tasso di sieropositività che tra gli adulti angolani si aggira sul 2,38% dell’intera popolazione (dati 2014). Altra questione centrale su cui si intende agire è quella dei pazienti che abbandonano la terapia. Infatti dall’analisi effettuata emerge che solo il 38% dei sieropositivi che iniziano la terapia all’ospedale Divina Providência la portano avanti in modo continuativo.

 

Come visto, molte delle azioni previste si svolgono con la fondamentale collaborazione dell’ospedale Divina Providência, che tra i suoi vari servizi gestisce anche un Centro per il trattamento dell’HIV e della tubercolosi (foto 2). L’ospedale, nato proprio dalla collaborazione tra Opera Don Calabria e UMMI, è attivo fin dal 1994 e collabora con il Sistema Nazionale di Salute Pubblica angolano. Oltre all’ospedale, gli interventi del Progetto PIPSA coinvolgeranno i cinque posti di salute periferici gestiti dall’Opera Don Calabria nel quartiere e altri tre posti di salute pubblici, in virtù del fatto che anche le autorità sanitarie locali sono partner.

 

Con questo progetto l’UMMI consolida il suo lavoro in Angola, dove è presente da molti anni operando in modo particolare nell’ambito della tutela delle mamme e dei bambini denutriti. Oltre all’Angola, l’organizzazione opera in molti altri Paesi con tre tipi di attività: elaborazione di “Progetti di sviluppo” nell’ambito della cooperazione internazionale, invio di aiuti medico-sanitari e Fondo Infanzia Bisognosa. I progetti, in particolare, spaziano dal campo sanitario e socio-sanitario a quello della formazione, dallo sviluppo agricolo a quello socio-economico.

 

matteo.cavejari@sacrocuore.it

 

Sull’argomento si veda anche: “Da Negrar a Luanda: 25 anni di cooperazione sanitaria in Angola”