L’estate 2023 non si prospetta “calda” sul fronte West Nile Virus, presente in Italia fin dal lontano 1998. Per ora non sono disponibili per contrastrare l’infezione né terapie specifiche né vaccini. L’unica arma è la prevenzione dalle punture delle zanzare, soprattutto per le persone immunodepresse, come gli anziani e coloro che sono affetti da patologie. L’IRCCS di Negrar effettua tutti gli esami diagnostici per l’accertamento della malattia e sul fronte della ricerca sono in corso degli studi sulla patogenesi dell’infezione.

Puntuale come il caldo, anche in questa estate rovente è arrivata l’emergenza West Nile Virus. Anche se, almeno fino a questo momento, emergenza non è. E molto probabilmente non lo sarà, visto che il primo caso di infezione umana da virus del Nilo Occidentale della stagione è stato registrato in Emilia-Romagna nel mese di luglio in provincia di Parma. A stagione estiva inoltrata. Il confronto è con il 2018 e il 2022, anni caratterizzati da numerosi casi di malattia neuro-invasiva e di decessi, quando le prime infezioni sono state segnalate all’inizio di giugno. Tuttavia la cautela è d’obbligo: il virus, scoperto nel 1937 in Uganda ed endemico in Italia dal 1998, è soggetto a continue mutazione che ne aumentano la contagiosità. Questo, unitamente al fatto che si serve come vettore di zanzare e come serbatoio di uccelli migratori, fa del West Nile un virus estremamente imprevedibile.

Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (17 agosto 2023) finora sono stati confermati 94 casi di infezione da West Nile Virus, di cui 52 con sintomi neuro-invasivi (meningiti, encefaliti e meningoecefaliti), i decessi notificati sono stati 3. L’anno scorso, nello stesso periodo, i casi accertati erano 440 di cui 216 neuroinvasivi e i morti 24.

Solo nell’1% dei casi il virus è neuro-invasivo

Naturalmente il numero complessivo delle infezioni è sottostimato in quanto nell’80% dei casi sono asintomatiche, il 20% si manifesta con sintomi simil-influenzali, mentre solo nell’1% dei casi viene interessato il sistema nervoso centrale. Nella percentuale di 1 su mille le complicanze dell’infezione possono portare al decesso. Le forme più gravi (meningiti e meningoencefaliti) colpiscono in genere persone immunodepresse come gli anziani o coloro che sono affetti da alcune patologie.

Non esiste terapia né vaccino

Attenzione quindi ai sintomi. Quelli più gravi sono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi. La diagnosi viene effettuata mediante la ricerca diretta del virus in diversi fluidi biologici (sangue, urine e Liquor) e tramite la ricerca di anticorpi specifici IgM ed IgG su sangue, e quando indicato, su fluido cerebrospinale. Tutti esami effettuati presso il Laboratorio di Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, dove si svolge anche attività di ricerca che riguarda alcuni aspetti di patogenesi dell’infezione da virus West Nile, per il quale non sono ancora disponibili una terapia specifica ed un vaccino.

L’unica difesa è la prevenzione: evitare le punture di zanzare

In attesa che gli studi scientifici in generale diano dei risultati, resta fondamentale, soprattutto per i soggetti a rischio, mettere in atto tutte le protezioni necessarie contro le punture della zanzara comune (culex pipiens) che agisce alla sera e durante la notte. Quindi repellenti per pelle contenenti dietiltoluamide-DEET in una concentrazione possibilmente del 50% per una protezione che dura dalle 4 alle 6 ore: più è elevata la concentrazione più la protezione è duratura nel tempo. Ma anche repellenti per l’ambiente. Le zanzariere possono essere cosparse di permetrina, così come gli abiti, chiari e coprenti, che però devono essere lasciati ad asciugare prima di indossarli. Inoltre per impedire che le zanzare si riproducano facilmente, bisogna evitare che si formino piccole o grandi raccolte di acqua stagnante (pozze, bocche di lupo, sottovasi…). Nel caso fosse inevitabile, è necessario trattarle fin dall’autunno con appositi larvicidi.

Non si trasmette da uomo a uomo

La buona notizia è che il virus West Nile non si trasmette da uomo a uomo, se non attraverso trasfusioni di sangue e trapianti di organi – sui quali viene esercitata una stretta sorveglianza – e tra madre e feto. La presenza in natura del virus è garantita da un ciclo primario (ciclo endemico) di trasmissione: zanzara-uccello infetto-zanzara. Esiste poi un ciclo secondario (ciclo epidemico) che si verifica quando le zanzare adulte diventano capaci di trasmette il virus a uomo, equini e ad altri mammiferi. Si tratta di ospiti accidentali definiti a fondo cieco in quanto seppur infetti, la concentrazione di virus nel sangue non è sufficiente da poter infettare eventuali zanzare.

In Italia è presente un ottimo sistema di sorveglianza attiva integrata che vede coinvolti diverse autorità competenti (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Istituti Zooprofilattici Sperimentali). La sorveglianza riguarda non solo i virus autoctoni, ma anche quelli trasmessi da vettori già presenti sul territorio (come la “zanzara tigre”) potrebbero essere importati (Dengue, Zika e Chikungunya).

In collaborazione 
con la dottoressa Concetta Castilletti, resposabile dell’UOS di Virologia e patogeni emergenti