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Interventi mininvasivi per lo stomaco “in fiamme” e l’obesità grazie al robot chirurgico “Da Vinci Xi”: se ne parla in sala Perez sabato 12 dicembre

Sono le cattive abitudini alimentari, il filo rosso del terzo aggiornamento in Gastroenterologia che si terrà sabato 12 dicembre a partire dalle 8.30 nella sala convegni Perez dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Temi della giornata di formazione il reflusso gastroesofageo e l’obesità: una patologia, la prima, molto diffusa, mentre la seconda è in rapido incremento anche nella patria della “dieta mediterranea”. Entrambe sono legate a stili di vita sbagliati, senza contare che chi soffre di sovrappeso molto spesso è tormentato da “uno stomaco in fiamme”. Inoltre quando un’alimentazione più sana, una vita meno sedentaria e i farmaci non bastano, sia per il reflusso gastroesofageo che per l’obesità può intervenire la terapia chirurgica. Non a caso la giornata di aggiornamento è organizzata dall’Unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, diretta dal dottor Paolo Bocus, dalla Chirurgia generale, diretta dal dottor Giacomo Ruffo, e dal Centro per le malattie colon-rettali, guidato dal dottor Andrea Geccherle.

Ma cos’è il reflusso gastroesofageo, di cui, secondo le stime, soffre il 20% della popolazione dei Paesi occidentali? “La patologia si verifica quando i succhi gastrici dello stomaco, risalendo, vengo a contatto con la parete dell’esofago provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido, i sintomi più comunemente riferiti dai pazienti”, spiega il dottor Bocus. Il reflusso è provocato dal rilassamento dello sfintere esofageo inferiore, cioè la “valvola” che si apre per far passare il cibo dall’esofago allo stomaco e, in condizioni normali, si chiude una volta ingerito il bolo. A volte alla base del reflusso vi è l’ernia iatale, cioè lo scivolamento dello stomaco in torace attraverso il diaframma.

Il reflusso può essere favorito innanzitutto dal sovrappeso e dall’obesità (in particolare dall’ampiezza del girovita), e in genere dalla cattiva alimentazione con una dieta ricca di grassi animali che rallentano lo svuotamento gastrico, pasti abbondanti prima di coricarsi, abuso di alcol, caffè, tè, cioccolato, menta, bevande fortemente acide. Il fumo è un altro fattore, insieme ai farmaci che “infiammano” l’esofago, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS). “E’ una patologia molto diffusa che impegna notevolmente sia i medici di medicina generale sia gli specialisti – prosegue Bocus – in quanto il reflusso esofageo ha una sintomatologia atipica come mal di gola ricorrente, tosse, bronchiti croniche e asma bronchiale, fino alle tachiaritmie, con dolori così forti al petto da far pensare a un sospetto infarto”. L’importante è non sottovalutare i sintomi, perché un reflusso cronico può causare l’esofagite che può svilupparsi in cancro all’esofago.

La terapia è soprattutto farmacologica per ridurre la secrezione acida dello stomaco, ma quando i farmaci non bastano, in pazienti selezionati, è possibile procedere chirurgicamente. Al Sacro Cuore Don Calabria l’intervento viene eseguito tramite il Robot “Da Vinci Xi” (foto 1). La fundoplicatio gastrica (questo è il nome dell’intervento, foto 2) consisteste nel creare attorno alla valvola che separa l’esofago dallo stomaco una sorta di manicotto, ricavato dallo stomaco stesso, che rinforza la continenza della valvola e impedisce la risalita dei succhi gastrici dallo stomaco. “L’intervento veniva prima praticato in laparoscopia ora possiamo avvalerci del robot, che permette un approccio ancora meno invasivo – spiega il dottor Ruffo -. L’intervento ha la durata di circa un’ora e mezza e dopo circa tre giorni il paziente viene dimesso. In un anno sono stati trattati chirurgicamente una trentina di pazienti”.

Sono sempre i bracci del robot, guidati dalla consolle del chirurgo, ad intervenire nei pazienti obesi, quando un regime alimentare ipocalorico e l’attività fisica non danno i risultati sperati e il peso compromette la salute della persona stessa. “Il bypass gastrico (foto 3) consiste nella creazione di una piccola sacca gastrica collegata direttamente al piccolo intestino – spiega il dottor Roberto Rossini, chirurgo bariatrico -. Riducendosi drasticamente l’ampiezza dello stomaco, il paziente avverte subito una sensazione di sazietà e contemporaneamente viene ridotto anche l’assorbimento del cibo”. In laparoscopia viene invece eseguito l’altro intervento di chirurgia bariatrica, la sleeve gastrectomy (foto 4). “Si procede all’asportazione di gran parte dello stomaco, che assume la forma di un tubo collegato al duodeno. Anche la sleeve gastrectomy ha come risultato maggior senso di sazietà, non solo per la riduzione dello spazio di contenimento del cibo, ma anche perché viene esportata quella parte dello stomaco che produce un ormone che favorisce l’appetito”, conclude il chirurgo. Entrambi gli interventi sono indicati per pazienti con Indice di Massa Corporea (BMI, il rapporto tra peso e altezza) superiore a 40, ma anche per le persone con BMI superiore a 35 in presenza di altre patologie.

“Tuttavia non è solo il peso a determinare la candidatura – sottolinea Rossini -. L’intervento non è la soluzione all’obesità, ma l’inizio di un percorso per curarla. Coloro che si sottopongono all’intervento devono essere quindi persone preparate a un cambiamento drastico del loro stile di vita e dell’immagine che loro (e gli altri) hanno di se stessi”. Per questo i pazienti sono valutati precedentemente da un team multidisciplinare, coordinato dal dottor Andrea Geccherle, e composto dal dottor Rossini, dalla dottoressa Eleonora Geccherle, psicologa, e dalla dietista Federica Scali, con cui collaborano gli specialisti inerenti alle varie patologie che il possibile candidato all’intervento può presentare. “Il team nasce per la valutazione dei pazienti obesi – precisa il dottor Geccherle – ma la sua vocazione futura sarà quella di occuparsi di salute alimentare in generale, dai problemi legati all’alimentazione (bulimia e anoressia) all’educazione alimentare, cioè al cibo come salute”.

elena.zuppini@sacrocuore.i