E' scomparso il prof. Muzzio, primo Direttore Scientifico dell'IRCCS Sacro Cuore Don Calabria

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria piange la scomparsa del professor Pier Carlo Muzzio, che con il suo contributo determinante ha portato l’Ospedale di Negrar al riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le Malattie Infettive e Tropicali di cui è stato il primo Direttore Scientifico
Mercoledì 12 novembre ci ha lasciato il professor Piercarlo Muzzio, già Direttore Scientifico dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria dal 2018 al 2022. I funerali si terranno lunedì 17 novembre alle 10.30 presso la chiesa di Noventa Padovana.
La Direzione e tutti i Collaboratori che in questi anni hanno avuto il privilegio di lavorare con lui, sono vicini in questo momento di dolore alla famiglia, sicuri che il ricordo dell’uomo e del professionista rimarrà vivo in quanti lo hanno conosciuto.
Nato a Padova il 22 aprile del 1946, il prof. Muzzio è stato Ordinario di Radiologia dell’Università patavina e Direttore del Dipartimento di Scienze Medico Diagnostiche e Terapie speciali, nonché Direttore della scuola di specializzazione in Radiodiagnostica. Aveva fatto parte anche del Consiglio superiore della Sanità. Nominato Commissario straordinario dell’Istituto Oncologico Veneto nel 2005, ne è diventato nel 2009 Direttore Generale, lasciando l’incarico nel 2013.
Dal 2014 ha iniziato la sua collaborazione con l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Collaborazione che ha portato, nel 2018, al riconoscimento di IRCCS per le Malattie Infettive e Tropicali di cui è stato il primo Direttore Scientifico fino a giugno del 2022. Attualmente membro del Comitato scientifico dell’IRCCS, aveva anche l’incarico di Coordinatore per lo sviluppo dell’attività scientifica in ambito oncologico e delle malattie cronico-degenerative.
“La scomparsa del prof. Muzzio è una perdita umana e professionale per il nostro Ospedale. Nonostante i problemi di salute, non ha mai rinunciato al suo impegno, tenendo fede al suo incarico fino all’ultimo. Come era tenace nel raggiungere gli obiettivi, così è stato nella vita. Un esempio”, afferma l’Amministratore Delegato, Claudio Cracco.
Il "grazie" del cardinale Parolin e del ministro Tajani all'Opera Don Calabria di Marituba

Il segretario di stato vaticano card. Pietro Parolin e il ministro degli esteri Antonio Tajani hanno visitato l’ospedale e le attività sociali dei Poveri Servi della Divina Provvidenza in Amazzonia. L’incontro a margine della Conferenza Mondiale sul clima (COP30) che si aprirà il 10 novembre nella vicina Belém. Anche una delegazione dell’Opera prenderà parte ai lavori partecipando ad un evento su “clima e salute” e presentando il docu-film “Senza lasciare nessuno indietro” dedicato proprio alla realtà di Marituba.
Prendersi cura dell’ambiente vuol dire prima di tutto prendersi cura delle persone e in particolare dei più vulnerabili. E’ questo il messaggio fondamentale emerso nella giornata di giovedì 6 novembre quando il Segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, e il Ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani hanno visitato la missione di Marituba dell’Opera Don Calabria, in Amazzonia, nell’area dove sorgeva un antico lebbrosario. L’incontro è avvenuto a margine dei lavori per la Conferenza Mondiale sul Cambiamento Climatico (la COP30) che inizierà il 10 novembre a Belém. Erano presenti anche l’ambasciatore italiano in Brasile, Alessandro Cortese, e l’arcivescovo di Belém mons. Júlio Endi Akamine.
Le due delegazioni hanno visitato l’ospedale Divina Provvidenza, che fa parte della rete sanitaria dei Poveri Servi della Divina Provvidenza insieme all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e agli ospedali di Luanda (Angola) e Manila (Filippine). Il legame con il “Sacro Cuore”, in particolare, è molto profondo e consolidato grazie a progetti di scambio formativo e di sviluppo che vengono portati avanti da tempo.
Il cardinale Parolin inviato speciale di Papa Leone per la Cop, ha parlato anche a nome del Pontefice: “Il Santo Padre segue con attenzione il lavoro della Chiesa e delle Congregazioni religiose che servono con dedizione i più poveri e i malati. Porto a tutti la sua preghiera e il suo apprezzamento per la testimonianza di amore alla vita”, ha detto. Il ministro Tajani ha ringraziato i missionari e i collaboratori dell’Opera di Marituba, sottolineando che sono “sentinelle fondamentali, costruttori di ponti di pace e di dialogo, sempre al fianco dei più deboli e dei bambini”.
A nome della Congregazione ha parlato don Jaime Bernardi, Delegato dell’Opera in Brasile, che ha portato il saluto del Casante don Massimiliano Parrella, affermando che “oggi questa visita ricorda a tutti noi che la diplomazia, la politica e la fede possono e devono incontrarsi nel servizio al bene comune, nella promozione della dignità umana e nella custodia del creato”.
Nel pomeriggio la delegazione vaticana ha visitato anche la Fazendinha Esperança, un progetto di educazione ambientale gestito sempre dai Poveri Servi per oltre 300 minori nel quartiere più problematico della città.
Nei prossimi giorni una delegazione dell’Opera calabriana parteciperà ai lavori della COP proponendo la missione di Marituba come esempio di ecologia integrale, in cui la collaborazione tra istituzioni, organismi internazionali e società civile ha permesso di promuovere lo sviluppo sostenibile per la comunità locale, superando l’emarginazione cui erano originariamente sottoposti i malati di hanseniasi (o lebbra, com’era chiamata al tempo) che vivevano qui.
Per questo la congregazione porterà alla Cop un docu-film intitolato “Senza lasciare nessuno indietro. Una storia di sviluppo per il bene comune” realizzato dall’agenzia veronese “Luci nel mondo” e che è stato proiettato anche durante la visita del cardinale e del ministro. Inoltre il 20 novembre la delegazione calabriana interverrà ad un evento nel padiglione Italia della Cop sul rapporto tra salute, clima e sostenibilità.
Open day per la prevenzione delle arteriopatie ostruttive croniche delle gambe

Lunedì 17 novembre al Centro Diagnostico Terapeutico (via San Marco 121 a Verona), Il dottor Paolo Tamellini, responsabile della Chirurgia Flebologia dell’IRCCS di Negrar e membro del direttivo nazionale della SIF-Società Italiana di Flebologia, sarà a disposizione della cittadinanza dalle 8 alle 13 per visite specialistiche ad accesso libero. L’inziativa rientra nella campagna di prevenzione delle AOCP, le arteriopatie ostruttive croniche degli arti inferiori promossa per il mese di novembre dalla Consulta delle Società Scientifiche e delle Associazioni pazienti per le malattie vascolari. Posti limitati. E’ obbligatoria la prenotazione telefonando al numero 045.6013257 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18.
In occasione del mese di novembre dedicato alla prevenzione vascolare, la Consulta delle Società Scientifiche e delle Associazioni pazienti per le malattie vascolari promuove una campagna di prevenzione delle AOCP, le arteriopatie ostruttive croniche degli arti inferiori, patologie caratterizzate da un restringimento progressivo, fino all’ostruzione, delle arterie delle gambe, di solito per aterosclerosi. Malattie che, se trascurate, possono portare a conseguenze invalidanti.

Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce a questa campagna con un open day, rivolto a coloro che non hanno mai avuto una diagnosi di AOCP, ma presentano sintomi che potrebbero essere ricondotti a queste patologie. “La diagnosi precoce è fondamentale: correggendo i fattori di rischio o le patologie associate, si può rallentare il decorso della malattia”, afferma il dottor Paolo Tamellini, responsabile della Chirurgia Flebologia dell’IRCCS di Negrar e membro del direttivo nazionale della SIF-Società Italiana di Flebologia.
L’iniziativa si terrà lunedì 17 novembre al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 a Verona. Il dottor Tamellini sarà a disposizione della cittadinanza dalle 8 alle 13 per visite specialistiche a libero accesso. Nel caso in cui il medico lo ritenesse necessario sarà effettuato anche l’esame diagnostico EcoColorDoppler. I posti sono limitati. E’ obbligatoria la prenotazione telefonando al numero 045.6013257 dalle ore 8 alle ore 18.
Dottor Tamellini, cosa accade quando si verifica un ridotto apporto di sangue ai tessuti (ischemia) degli arti inferiori, come avviene nelle AOCP?Dipende dell’entità del restringimento e dalle sedi colpite: si va da quadri asintomatici (stadio I), a dolore durante lo sforzo (stadio II), a dolore a riposo (stadio III), sino alle lesioni trofiche, ossia necrosi dei tessuti con ulcera e gangrena (stadio IV). La malattia può esordire in modo acuto o, più spesso, in modo lento e progressivo arrivando a una condizione di ischemia cronica. Si tratta in ogni caso di una patologia evolutiva che tende a peggiorare
progressivamente, ma spesso con riacutizzazioni successive.
Sono malattie diffuse?
Sono malattie piuttosto diffuse, specie sopra i 60 anni: la prevalenza nella popolazione generale adulta è intorno al 3-10%, ma sale oltre il 20% negli over 70. Spesso sono sotto diagnosticate perché molti pazienti sono asintomatici nelle fasi iniziali.
Le arteriopatie ostruttiva degli arti inferiori vanno inquadrate nel grande capitolo delle patologie vascolari arteriose: trattandosi di una malattia generalizzata, sono di regola associate a patologie vascolari di altri distretti (cuore, reni, encefalo). Globalmente le patologie vascolari arteriose rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali.
Colpiscono più le donne o gli uomini?
Storicamente le AOCP sono più frequenti negli uomini, in quanto le donne sembrano meno soggette ad ammalarsi durante l’età fertile, verosimilmente per ragioni ormonali. Tuttavia con l’aumentare dell’età e la presenza di fattori di rischio, come diabete e fumo, anche le donne sono sempre più spesso coinvolte. Non è infrequente inoltre che nel sesso femminile, quando si manifesta la malattia, il decorso sia più sfavorevole.
Quali sono i fattori di rischio?
Il fattore di rischio più importante è il fumo di sigaretta. Incidono nello sviluppo di questa patologia anche diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, le dislipidemie (alterazione dei livelli di grasso nel sangue), l’età avanzata e la familiarità per malattie cardiovascolari.
Quali sono i sintomi che devono preoccupare?
La cosiddetta claudicatio intermittens, cioè un dolore crampiforme ai muscoli delle gambe dopo una camminata, che regredisce con il riposo. Nelle forme più avanzate il dolore può manifestarsi anche senza movimento. Inoltre attenzione alla cute pallida o cianotica, alla riduzione dei peli, a ulcere o ferite che non guariscono. Infine nei quadri di malattia avanzata si verifica la diminuzione o l’assenza dei polsi periferici (le pulsazioni delle arterie che si avvertono in determinati punti del corpo ndr).
Come vengono diagnosticate?
Molto spesso per diagnosticare le AOCP sono sufficienti l’anamnesi e l’esame obiettivo, cioè la palpazione dei polsi periferici, la valutazione cutanea e del trofismo muscolare. Quando è necessario si procede con l’EcoColorDoppler arterioso, un esame semplice e non invasivo. Per la valutazione prima dell’intervento viene eseguita un’Angio-TC o Angio-RM. E in casi selezionati un’arteriografia.
Quali sono le terapie?
Per gli stadi iniziali si può procedere con il controllo dei fattori di rischio tramite la prescrizione di antiaggreganti, statine e esercizio fisico strutturato. Nei casi più gravi o refrattari alle terapie conservative si procede chirurgicamente (attraverso accesso mini-invasivo endovascolare) con l’angioplastica (con o senza stent), con l’endoarteriectomia e il bypass arterioso.
L'Ottobre in Rosa si conclude all'IRCCS di Negrar con i "Ciclamini dell'ANDOS"

Il mese di ottobre, dedicato tradizionalmente alla prevenzione e alla diagnosi precoce del tumore del seno, si concluderà all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria con la vendita da parte dell’ANDOS -Associazione nazionale donne operate al seno (Comitato di Verona) dei ciclamini, la cui offerta libera andrà a sostegno dell’attività dell’Associazione. Venerdì 31 ottobre le volontarie saranno presenti in mattinata all’ingresso dell’ospedale: è un’occasione anche per informarsi sui progetti di questa organizzazione di volontariato che storicamente lavora a supporto delle pazienti oncologiche.
La collaborazione tra l’IRCCS di Negrar e l’ANDOS ha preso avvio proprio in occasione dell’Ottobre in Rosa: periodicamente una volontaria sarà presente nel reparto di Oncologia Medica (quinto piano dell’Ospedale Don Calabria) a disposizione di tutti pazienti. L’ANDOS, inoltre, ha promosso insieme al Sacro Cuore Don Calabria e il Comune di Negrar una serata di sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore del seno e di spettacolo con ErsiliaDanza a Villa Rizzardi, che per l’occasione si è accesa di rosa come l’ingresso dell’ospedale. Dopo lo spettacolo, la Direzione dell’IRCCS, l’équipe della Breast Unit, le volotarie ANDOS, i rappresentanti del Comune di Negrar e i responsabili di Villa Rizzardi si sono recati davanti al “Sacro Cuore Don Calabria” per la foto di rito.
Incontro dei medici "neoassunti" della Cittadella della Carità

Sono 21 i medici “neoassunti” della Cittadella della Carità che hanno partecipato a un incontro formativo dedicato loro lo scorso sabato 18 ottobre a San Zeno in Monte, nella splendida cornice della Casa Madre dell’Istituto Don Calabria.
In un clima cordiale e informale, i partecipanti durante la mattinata hanno potuto conoscere meglio la figura di san Giovanni Calabria e le radici dell’ospedale dove ora svolgono la loro professione. Dopo le presentazioni e il saluto del presidente della Cittadella, fratel Gedovar Nazzari, è stato don Giacomo Cordioli, rettore del Santuario dedicato a don Calabria, a fare gli onori di casa raccontando la storia della Casa Madre e incuriosendo i presenti con tanti aneddoti sulla vita del fondatore.
A seguire don Miguel Tofful, vicepresidente dell’ospedale, ha parlato dell’impegno di don Calabria a favore degli ammalati e del grande rispetto che egli aveva per la figura del medico, al punto da dire che “Cristo ha nel medico la mano potente che protrae la vita, il dito divino che ridona la salute” (Messaggio di don Calabria ai medici, 1949). Il direttore sanitario, dottor Fabrizio Nicolis, ha ripercorso l’evoluzione dell’ospedale dalla nascita del ricovero nel 1922 fino ai più recenti sviluppi, offrendo un quadro molto preciso di come si presenta oggi la Cittadella della Carità.
Infine il dottor Claudio Bianconi, responsabile dei progetti sanitari internazionali dell’Opera Don Calabria, ha presentato la rete degli ospedali calabriani nel mondo, che oltre a Negrar comprendono Marituba, Luanda e Manila.
La giornata si è conclusa con la foto di rito dalla magnifica terrazza di San Zeno in Monte e con il pranzo. Un secondo gruppo di medici assunti di recente alla Cittadella della Carità farà l’incontro con le stesse modalità il prossimo 15 novembre.
L'importanza della nutrizione per la prevenzione e la cura delle malattie croniche dell'intestino

La nutrizione come prevenzione e terapia affiancata ai trattamenti convenzionali. E’ il tema dell’ottava edizione del congresso annuale del Centro malattie infiammatorie croniche dell’intestino -IBD Unit, che si tiene venerdì 17 ottobre a Verona Ormai molti studi documentano il ruolo dell’alimentazione sia come con-causa dell’esordio della malattia e efficace fattore del controllo dei sintomi nella fase acuta della patologia.
Nella foto di copertina l’équipe dell’IBD Unit dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Da sinistra dr. Giuliano Barugola, dr. Andrea Geccherle, dr. Alberto Zorzi. dr.ssa Alessia Todeschini, dr.ssa Angela Variola e dr.ssa Anna Burelli
E’ la nutrizione il tema scelto per il tradizionale convegno autunnale del Centro IBD dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Un appuntamento arrivato all’ottava edizione e ogni anno dedicato a un argomento di rilievo inerente alle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn e colite ulcerosa).

Venerdì 17 ottobre al Crowne Plaza Hotel a Verona (clicca qui per il programma) medici di differenti specialità si confronteranno sull’importanza della nutrizione dal punto di vista preventivo e terapeutico. “Affronteremo questo tema attraverso un’ottica multidisciplinare, perché la gestione del paziente con IBD richiede, dalla diagnosi alla cura, l’intervento in team di più specialisti”, sottolinea la dottoressa Angela Variola responsabile dell’IBD Unit, Centro che segue circa 4mila pazienti con 300 nuovi casi all’anno. “Vogliamo anche ‘andare oltre ai farmaci’ per una valutazione olistica del paziente”.
Dottoressa Variola, il termine nutrizione in ambito sanitario non ha un solo significato…
Il linguaggio comune associa il termine nutrizione alla dieta e con dieta un regime ipocalorico che ha come obiettivo la perdita di peso. Ma nutrizione significa innanzitutto un regime alimentare sano: sono innumerevoli gli studi che dimostrano che quella mediterranea è l’unica dieta in grado di prevenire moltissime patologie, tra cui le IBD. Al contrario, la malnutrizione è un introito di nutrienti non adeguato e questo non vale solo per il difetto (denutrizione) ma anche per l’eccesso (obesità).
Perché l’alimentazione viene considerata una con-causa delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino?
L’eziologia di queste patologie non è stata ancora scoperta e comunque rimane ad oggi multifattoriale. L’ipotesi più accreditata è quella di una reazione abnorme del sistema immunitario dell’intestino (sono infatti malattie autoimmuni) nei confronti di agenti esterni. Questo squilibrio immunologico può accadere solo quando si verifica un’alterata interazione tra i fattori genetici dell’individuo e il cosiddetto esposoma (l’insieme di tutti i fattori ambientali, chimici, sociali e biologici a cui un individuo è esposto nel corso della vita, fin dal concepimento, ndr) che ha un ruolo fondamentale nella composizione del nostro microbiota. Da qui l’importanza di ciò che mangiamo. Naturalmente uno stile di vita sano non comprende solo l’alimentazione…”
Attività fisica costante, poco alcol e niente fumo
Il fumo è un fattore di rischio ben documentato per quanto riguarda la malattia di Crohn, perché corresponsabile dell’infiammazione intestinale e fattore limitante l’efficacia delle terapia. E per fumo intendo anche il fumo da sigaretta elettronica. Ci sono molti studi riguardo a un possibile impiego di questi dispositivi nel percorso di disassuefazione dal fumo di sigaretta, che hanno rilevato che anche la sigaretta elettronica “alimenta” l’infiammazione e con questa i sintomi.
Nutrizione come prevenzione e nutrizione come terapia
La nutrizione è uno strumento preventivo, ma anche terapeutico per il controllo dei sintomi, in affiancamento ai trattamenti convenzionali. Ai nostri pazienti consigliamo una dieta sana in generale, con particolari indicazioni in specifiche fasi di malattia. Per esempio nella fase acuta – quando i sintomi come dolore addominale e diarrea peggiorano – consigliamo una dieta povera di scorie per non stimolare la peristalsi intestinale o per poter affrontare la presenza di stenosi intestinali in alcuni casi di complicanze di malattia. Sono in corso diversi studi, alcuni dei quali al centro anche del nostro congresso, che valutano l’efficacia di alcuni specifici regimi dietetici anche dal punto di vista antinfiammatorio.
Durante il convegno si parlerà anche di chirurgia
Affronteremo, per esempio, il ruolo della nutrizione nella prevenzione e nel trattamento della pouchite, la complicanza che si verifica in una piccola percentuale di pazienti con colite ulcerosa sottoposti a rimozione del colon e del retto. Ma parleremo anche del protocollo ERAS, che nel percorso di ottimizzazione del paziente prima dell’intervento chirurgico valorizza in modo particolare l’aspetto nutrizionale, alla luce delle forti evidenze sulla correlazione tra un ottimale stato nutrizionale e la riduzione delle complicanze post-operatorie. Il protocollo ERAS è applicato dal 2018 dalla nostra chirurgia colorettale, tanto da aver ottenuto nel 2024 da ERAS Society la Certificazione di Centro formatore, l’unico in Italia.
Per la Festa di Don Calabria premiati oltre 90 collaboratori “storici”

In occasione della tradizionale ricorrenza è stato dato un riconoscimento al personale con 35, e oltre, anni di lavoro. Quattro i riconoscimenti “speciali” ad altrettante persone che hanno lasciato un’impronta tangibile nello sviluppo della Cittadella della Carità. L’AD Cracco: “I collaboratori, come diceva don Calabria, sono la prima Provvidenza, e la vera eccellenza di questo ospedale”.
E’ stata una festa di San Giovanni Calabria dedicata esclusivamente ai collaboratori, quella che si è celebrata come da tradizione mercoledì 8 ottobre all’IRCCS di Negrar, nel giorno in cui ricorre la nascita del sacerdote veronese.

“Non dipendenti, ma collaboratori – ha sottolineato il presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari -. Così don Calabria ha voluto che venissero chiamati tutti coloro che lavorano nelle varie case calabriane, in quanto ciascuno, con le sue specificità, collabora alla realizzazione dell’Opera, espressione dell’amore di Dio verso gli ultimi”.
Nelle strutture che compongono la Cittadella della Carità – IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, case di riposo, Rsa, hospice, ospedale di Comunità – lavorano 2.300 collaboratori, di cui circa 300 medici e 700 infermieri. Il 65% è rappresentato da personale femminile.

La Festa patronale è stata l’occasione per ringraziare in particolare i collaboratori con 35, o oltre, anni di servizio, nel corso di una cerimonia dove non sono mancati momenti di commozione. Dopo la Messa, celebrata nei giardini della struttura e presieduta dal Casante dell’Opera, don Massimiliano Parella (clicca qui per leggere l’omelia) una novantina tra medici, infermieri, amministrativi, tecnici e operatori socio-sanitari, sono stati chiamati uno ad uno per ricevere dalla Direzione e dal Casante un segno di riconoscenza per la professionalità e la dedizione esercitate nel loro lavoro.
Un particolare riconoscimento è stato conferito a quattro “persone speciali che hanno lasciato un’impronta tangibile nello sviluppo della Cittadella della Carità”. Sono fratel Carlo Desiderati, religioso dell’Opera Don Calabria e infermiere, entrato all’Ospedale di Negrar nel 1962, caposala in vari reparti; il confratello Mario Bonora, presidente della Cittadella della Carità per 24 anni, dal 1990 al 2014; Mario Piccinini, assunto al Sacro Cuore Don Calabria nel 1975 come impiegato di concetto, e diventato nel corso di 50 anni direttore del personale, direttore amministrativo e amministratore delegato fino al 2024 quando gli è stato conferito l’incarico di direttore generale per la ricerca e i rapporti con l’Università. Infine Gastone Orio, scomparso il 7 aprile di quest’anno, anche lui presenza costante in ospedale per 50 anni, durante i quali è stato primario di Anestesia e Direttore sanitario.


“La speciale relazione tra personale e paziente è l’aspetto più rilevante che viene sottolineato dalle persone ricoverate nei questionari di gradimento – ha sottolineato l’amministratore delegato Claudio Cracco – Questo è un tratto distintivo che ci caratterizza e deve continuare a caratterizzarci”. In un contesto nazionale che presenta varie criticità, ha proseguito, “il Sacro Cuore Don Calabria vuole rimanere all’altezza dei tempi attraverso una strategia di crescita. Questo comprende investimenti tecnologici e strutturali, ma anche in professionalità, competenza e formazione. I collaboratori, come diceva don Calabria sono la prima Provvidenza e la vera eccellenza di questo ospedale“.
Ottobre Rosa: l'IRCCS di Negrar e l'ANDOS insieme per le donne colpite dal tumore del seno

Periodicamente una volontarie dell’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno sarà presente presso il reparto di Oncologia Medica per incontrare le donne colpite da tumore al seno, e in generale tutti i pazienti. Un sostegno e un aiuto anche per problemi di carattere pratico che la malattia porta con sè
Nella foto: da sinistra le oncologhe Monica Turazza e Stefania Gori, Wally Grandi, Maria Stella Laveneziana e Paola Schiro rispettivamente volontaria, presidente e vicepresidente dell’ANDOS Comitato di Verona
In occasione del mese di ottobre dedicato tradizionalmente alla prevenzione e alla diagnosi precoce del tumore alla mammella, l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria si accende di rosa e avvia la collaborazione con l’ANDOS- Associazione Nazionale Donne Operate al Seno (comitato di Verona): una volontaria sarà presente periodicamente presso l’Oncologia Medica (quinto piano dell’Ospedale Don Calabria) per incontrare le pazienti e offrire loro un supporto anche per la soluzione di problemi di vita pratica che porta con sé la malattia.
Sono più di mille le pazienti che transitano ogni anno dalla Breast Unit dell’Ospedale di Negrar composta da Oncologia Medica, Chirurgia Senologica, Radiologia, Radioterapia, Chirurgia Plastica, Genetica Medica, Anatomia Patologica e Biologia Molecolare, Medicina Nucleare e Riabilitazione.
“Per l’ANDOS di Verona è motivo di soddisfazione aggiungere alle realtà sanitarie in cui siamo già attive anche l’Ospedale di Negrar”, afferma la presidente Maria Stella Laveneziana accompagnata dalla vicepresidente Paola Schiro. “La nostra mission come organizzazione di volontariato è quella di essere fisicamente tra le donne – sottolinea – Innanzitutto per invitarle alla prevenzione, per accompagnarle e aiutarle sulle questioni pratiche, come per esempio i loro diritti di lavoratrici, durante il percorso di cura e successivamente nel periodo di follow-up”, prosegue. “Vorrei inoltre sottolineare che noi ci rivolgiamo anche agli uomini che sono affetti da patologia mammaria, sebbene i casi maschili di questo tumore in Italia siano una piccola parte, circa 600 su un totale di 52mila. Ed essendo quello dell’ANDOS un servizio per la popolazione, stiamo cercando di allargare il nostro contributo a tutti i pazienti, non solo a quelli con malattia oncologica. Noi crediamo fermamente che insieme è sempre meglio”.
“Con molto piacere iniziamo questa collaborazione con l’ANDOS, un’associazione storica da sempre impegnata a dare risposte alle pazienti con carcinoma mammario affinché possano affrontare in maniera più serena e adeguata il loro percorso di cura”, sottolinea la dottoressa Stefania Gori direttrice del Dipartimento Oncologico e dell’Oncologia Medica di Negrar. “Auspichiamo che questa collaborazione sia la prima di tante altre: le associazioni dei pazienti sono molto importanti perché con il loro impegno rendono consapevoli i pazienti stessi delle loro esigenze e delle modalità attraverso le quali possono soddisfarle”.
La prima volontaria ANDOS che ha “preso servizio” presso l’Oncologia Medica è la signora Wally Grandi, che lo scorso mercoledì ha incontrato le pazienti nell’area relax del reparto. “Sono una fisioterapista in pensione – racconta – Nel mio lavoro, mi sono sempre occupata di donne operate al seno, trattando per esempio le complicanze chirurgiche come il linfedema. Ora metto a disposizione come volontaria le mie conoscenze a chi ne ha bisogno”.
L’ANDOS offre alle associate (sono circa 600 quelle a Verona) un ampio ventaglio di opportunità. Come il “Progetto benessere” con la possibilità di avere un contributo per l’acquisto della parrucca o del bracciale elastocompressivo per il trattamento del linfedema. Oppure iniziative anche di svago come le proposte culturali. Inoltre nella sede di via Santa Chiara 14 a Verona è disponibile un medico legale per la domanda di invalidità, per l’ottenimento dei benefici della legge 104 o per avere informazioni sui diritti del paziente oncologico in ambito lavorativo. “Sul fronte della prevenzione, grazie alla disponibilità delle strutture sanitarie, tra cui l’IRCCS di Negrar, durante l’Ottobre rosa offriamo la possibilità di prenotare presso i nostri gazebo esami mammografici con l’impegnativa medica”.
Nuova ricerca del prof. Targher sulla malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD)

Il professor Giovanni Targher, direttore dell’UOC di Malattie del Metabolismo dell’IRCCS di Negrar, è primo autore di una review sulla steatosi epatica a genesi dismetabolica (Metabolic Dysfunction-associated Steatotic Liver Disease, MASLD) pubblicata recentemente dal New England Journal of Medicine. La MASLD è la malattia del fegato più diffusa al mondo e la sua diffusione è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Ecco di cosa si tratta e le terapie per curarla.
New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, ha pubblicato recentemente una rassegna (review) sulla steatosi epatica a genesi dismetabolica (nota con il termine inglese di Metabolic Dysfunction-associated Steatotic Liver Disease, MASLD), la malattia cronica del fegato più diffusa al mondo.
Lo studio porta la firma di Giovanni Targher, professore ordinario di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina e Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università di Verona, e direttore dell’UOC di Malattie Metaboliche dell’IRCCS di Negrar. Targher è primo autore e autore corrispondente della pubblicazione, insieme a Luca Valenti dell’Università di Milano e Christopher D. Byrne dell’Università di Southampton (Regno Unito).
La Masld colpisce oltre un terzo della popolazione adulta mondiale e, secondo le stime, la sua frequenza è destinata ad aumentare nei prossimi anni, trainata dall’incremento di obesità, diabete e sindrome metabolica. In Italia si calcola che circa un adulto su cinque sia già interessato dalla patologia, con un impatto economico stimato in 7,7 miliardi di euro annui. Nei pazienti con diabete di tipo 2, la prevalenza può superare il 60%.
La review fornisce un quadro aggiornato su epidemiologia, diagnosi, prognosi e trattamento della Masld, sottolineando come la malattia non solo aumenti il rischio di cirrosi, insufficienza epatica ed epatocarcinoma, ma rappresenti anche un importante fattore di rischio sistemico per complicanze cardiometaboliche, tra cui infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica e diabete di tipo 2, oltre che per lo sviluppo di altre neoplasie extraepatiche, come il cancro del colon e della mammella.
“La Masld rappresenta la più comune epatopatia cronica al mondo e la sua diffusione è destinata a crescere ulteriormente – spiega il professor Targher –. È una patologia che richiede grande attenzione da parte della comunità scientifica e clinica, perché coinvolge milioni di persone e ha ricadute importanti sulla salute pubblica”.
Prof. Targher quali sono i sintomi di questa patologia?
Purtroppo la MASLD è spesso asintomatica. Quando i sintomi si manifestano possono includere affaticamento e fastidio o dolenzia nella parte superiore destra dell’addome. In alcuni casi, si può notare un aumento del volume del fegato (epatomegalia).
Come viene effettuata la diagnosi?
La diagnosi della MASLD si basa sulla combinazione di fattori di rischio cardiometabolico (come obesità, diabete tipo 2, ipertensione arteriosa e dislipidemia), l’evidenza di steatosi epatica (accumulo di grasso nel fegato) attraverso esami di imaging come l’ecografia epatica, e l’esclusione di altre cause di steatosi epatica, quali l’eccessivo consumo di alcol e altre epatopatie.
Come viene curata?
La terapia della MASLD è un approccio multimodale che include interventi sullo stile di vita come il controllo del peso e una dieta sana, oltre a farmaci specifici. In particolare, due farmaci, il Resmetirom e la Semaglutide, sono stati recentemente approvati per il trattamento della steatoepatite (la forma infiammatoria della MASLD) negli USA ed Europa, agendo sulla riduzione di lipidi nel fegato.
Non succedeva da tempo all'IRCCS di Negrar: nascita di due gemellini con parto naturale

Un parto gemellare naturale non capita spesso, perché è possibile solo in determinate condizioni, ma presenta sempre dei vantaggi rispetto al cesareo. Noemi e Noah, questi i nomi dei due gemellni stanno bene, ed è in piena forma anche la mamma Mariana, che è stata seguita fin dall’inizio della gravidanza dall’Ambulatorio Gemelli. L’evento ha richiesto un’équipe numerosa per garantire la sicurezza della mamma e dei bambini
Nella notte tra martedì 24 e mercoledì 25 settembre la cicogna all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha fatto gli straordinari. Era da tempo che nel reparto di Ginecologia e Ostetricia, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, non si assisteva a un parto gemellare per via naturale.

Dopo una gravidanza a termine e più di 5 ore di travaglio, alle 2.40 del 25 settembre è nata Noemi di 2 chili e 250 grammi, seguita 10 minuti dopo dal fratellino Noah, di 2 chili e 700 grammi. Entrambi stanno bene, tanto che non si è reso necessario alcun supporto respiratorio e dormono indisturbati stretti uno all’altra, come nel grembo materno, accanto al letto della mamma.
Anche lei, la signora Mariana Ghemis, 29 anni, è in buona forma: a poche ore dal lieto evento si muove in tutta agilità, stupendo perfino il personale sanitario che l’ha assistita durante la notte. Papà Gregorii Poghirca, 36 anni, al momento della foto di rito era tornato nella loro casa di Borgo Roma per accudire gli altri due figli, Andreea di 6 anni, e Leonardo di 2 e mezzo. La famiglia è di origine moldava con cittadinanza rumena e sono a Verona dal 2016.
“Sono bellissimi”, afferma con orgoglio mamma Mariana guardando i suoi bimbi. che indossano due completini realizzati a mano dall’associazione “Mani di mamma“. “E’ andato tutto bene e anche in tempi abbastanza rapidi. Ringrazio tutti coloro che erano con me durante la notte, in particolare le ostetriche che non mi hanno mai lasciato nemmeno per un momento”.

“La signora è stata seguita fin dall’inizio della gravidanza nel nostro “Ambulatorio Gemelli” ed ha manifestato da subito il desiderio, se non ci fossero state controindicazioni, di avere un parto vaginale e non cesareo, come per i figli precedenti”, spiega la dottoressa Alessandra Ghidini, responsabile dell’Ostetricia, che ha assistito Mariana durante le nascite insieme al collega Francesco Cracco.

Il lieto evento ha richiesto una numerosa équipe per la sicurezza della mamma e dei bambini. Oltre ai due ginecologi, erano presenti le ostetriche Giorgia Baietta, Nicole Marconi, Chiara Renoffio e Claudia Rossi. Sono anche intervenuti il dottor Paolo Bonetti, direttore della Pediatria, e la collega Erica Dal Bon, l’anestesista Enrico Mantovani con l’infermiera Cristina Sona e l’operatrice del nido Cristina Aggio.
“Il parto naturale anche quando ci sono dei gemelli presenta vantaggi rispetto a quello cesareo, in termini di ripresa più rapida, con meno rischi di infezioni e di perdita di sangue. Il cesareo è a tutti gli effetti un intervento chirurgico”, prosegue la dottoressa Ghidini. “Tuttavia non è sempre possibile, ma solo in determinate condizioni. Innanzitutto quando durante il travaglio non sorgono particolari complicanze e il primo bambino sia in posizione cefalica. Se anche il secondo gemello si presenta a testa in giù o può essere ruotato in posizione favorevole, si può procedere per via vaginale, altrimenti si interviene con il cesareo. Fondamentale inoltre è che la futura mamma sia molto motivata, come è stata Mariana, perché la fatica, non trascurabile, è doppia”, conclude la dottoressa Ghidini.

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