La Famiglia Calabriana si riunisce in assemblea a Roma

Dall’1 al 7 giugno 38 religiosi, religiose e laici dell’Opera Don Calabria sono riuniti al Collegino di Primavalle (Roma) per l’assemblea di metà sessennio. L’incontro serve per verificare il cammino fatto a tre anni di distanza dal Capitolo Generale e definire il percorso del prossimo triennio che coinvolgerà tutte le Case e le attività calabriane, tra cui la Cittadella della Carità di Negrar.

Si sta svolgendo in questi giorni a Roma l’assemblea di metà sessennio della Famiglia Calabriana, di cui fa parte anche la Cittadella della Carità di Negrar. L’incontro, che si svolge presso il Collegino di Primavalle, è cominciato domenica e proseguirà fino a sabato 7 giugno, con l’obiettivo di fare il punto sul cammino percorso dall’Opera Don Calabria nei tre anni trascorsi dall’ultimo Capitolo Generale (Maguzzano, 2022). Sono 38 i partecipanti tra religiosi, religiose e laici provenienti da tutti i territori nei quali è presente la Famiglia Calabriana nel mondo.  Tra loro anche fratel Gedovar Nazzari e don Miguel Tofful, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria.

I Paesi dove è presente l'Opera Don Calabria

L’assemblea è iniziata domenica 1 giugno con la benedizione delle 15 bandiere dei Paesi dove è presente l’Opera, effettuata dal Casante don Massimiliano Parrella insieme alla Madre Generale delle Povere Serve della Divina Provvidenza, Sor. Lucia Bressan. A seguire, dopo una giornata di ritiro spirituale e una toccante mattinata dedicata alla condivisione delle attività, dei colori e dei sapori di ogni territorio, nel pomeriggio di martedì è iniziato il lavoro di riflessione sul documento intitolato “Ego dixi”, nel quale sono raccolti gli obiettivi del Capitolo Generale e i dati delle verifiche effettuate nelle varie Case e comunità calabriane. La riflessione e il confronto proseguiranno fino a giovedì 5 giugno, mentre il venerdì è previsto per i partecipanti il pellegrinaggio giubilare con il passaggio della Porta Santa.


Il fumo di sigaretta le blocca l’intestino: salvata grazie a un delicato intervento chirurgico

31 maggio – Giornata mondiale senza tabacco.  La storia di Angela che ha rischiato di morire per un’ischemia intestinale. Le 40 sigarette al giorno le avevano chiuso quasi del tutto i vasi principali che portano il sangue all’intestino. Forti dolori e conati di vomito ad ogni pasto e in pochi mesi aveva perso 20 chili.  Il dottor Luca Garriboli, direttore della Chirurgia Vascolare: “Un bypass complesso perché il fumo crea una rigidità tale che l’arteria assume la consistenza di un guscio d’uovo. La prevenzione? Non fumare e condurre una vita sana. Dopo i 60 anni è raccomandabile controllare la salute delle nostre arterie perché le occlusioni all’inizio non danno sintomi”

Angela (il nome è di fantasia) oggi sta bene. Grazie ai medici della Chirurgia Vascolare dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che le hanno salvato la vita con un complicato intervento chirurgico di bypass. E grazie alla decisione della sua vita: dire basta alle sigarette. Nella Giornata mondiale senza tabacco, che ricorre il 31 maggio, la storia di questa signora di 70 anni, lombarda, è l’esempio di come il fumo possa colpire gravemente non solo i polmoni e il cuore ma ogni organo del nostro corpo. Compreso l’intestino.

In pochi mesi aveva perso 20 chili

Angela in pochi mesi ha perso 20 chili. Mangiare per lei era diventato un supplizio, perché ad ogni pasto erano dolori e conati di vomito. La causa: un’ischemia intestinale, provocata da un tabagismo di lunga data che la portava a fumare quasi 40 sigarette al giorno.

La stenosi era quasi totale per tutte e tre le arterie addominali

“La grande capacità di compensazione del nostro sistema circolatorio consente un sufficiente apporto di sangue all’intestino anche con un solo vaso aperto, ma questo non era il caso della signora che presentava una chiusura quasi totale di tutte e tre le arterie: il tronco celiaco, l’arteria mesenterica superiore e quella inferiore”, spiega il dottor Luca Garriboli, direttore della Chirurgia Vascolare del “Sacro Cuore Don Calabria” che con la sua équipe ha realizzato l’intervento. “Di conseguenza l’attività motoria e funzionale del sistema intestinale necessaria per la digestione, momento che richiede la massima irrorazione di sangue, era quasi del tutto compromessa, provocando dolori ed episodi di vomito che costringevano Angela a non mangiare”.

Intervento delicato: con il fumo la consistenza delle arterie è simile a un guscio d’uvo

I vari tentativi effettuati dai medici di aprire un vaso alla volta attraverso procedure endovascolari (il cosiddetto palloncino) sortivano solo un effetto momentaneo sia per la complessità del caso, sia perché, nonostante tutto, la signora continuava a fumare. “Eravamo arrivati a una situazione limite: la paziente rischiava la vita – prosegue il dottor Garriboli -. Abbiamo, pertanto, deciso di intervenire chirurgicamente, dopo aver prelevato un segmento della vena safena della gamba della paziente. Questa è stata poi collegata all’aorta addominale e all’arteria mesenterica superiore in modo tale da creare un bypass che superasse l’occlusione. Si tratta di un intervento complesso che richiede un’elevata competenza chirurgica, soprattutto perché il fumo provoca una rigidità della parete arteriosa tale che l’arteria assume la consistenza di un guscio d’uovo, rendendo proibitiva la sutura. La difficoltà consiste proprio nel creare una zona pulita dalle calcificazioni aterosclerotiche e nella delicatezza e precisione tecnica durante il confezionamento dell’anastomosi”.

La malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo ed il fumo è uno dei maggiori responsabili

Ora Angela ha ripreso ad alimentarsi regolarmente e, soprattutto, ha smesso di fumare. “Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo e il fumo è una delle principali ragioni – riprende il medico –. La nicotina, contenuta a vari dosaggi anche nelle sigarette elettroniche, ha un effetto irritante sull’endotelio delle arterie, il ‘pavimento’ dei vasi dove ‘scivola’ il sangue. Il nostro sistema immunitario ha la capacità di riparare questo tessuto, ma si vanno a creare delle zone di rigidità, le cosiddette placche aterosclerotiche. Queste nel tempo evolvono con l’accumulo dei componenti del sangue, generando così stenosi ed occlusioni responsabili della diminuzione dell’afflusso di sangue agli organi”.

Le conseguenze, a seconda della zona colpita, sono ictus, aneurismi, problemi agli arti inferiori (che possono portare anche all’amputazione) ed infarti intestinali come nel caso di Angela.

La prevenzione: non fumare e stili di vita salutari

Cosa prevenire tutto questo? “Innanzitutto, se si fuma, smettere immediatamente – sottolinea il dottor Garriboli -: eliminando questo fattore di rischio il nostro organismo, attivando meccanismi di compenso, come la generazione di importanti circoli collaterali, può superare naturalmente le occlusioni. Inoltre, è fondamentale una dieta povera di grassi animali e un’attività sportiva costante. Poiché queste stenosi sono all’inizio asintomatiche, dopo i 60 anni è raccomandabile sottoporsi ad un ecocolordoppler dei vasi del collo (carotidi), dell’aorta e degli arti inferiori. In questo modo, in caso di malattia, possiamo intervenire precocemente e con le tecniche più adeguate”.

Nella foto l’équipe di Chirurgia Vascolare: Luca Garriboli, Edoardo Forcella, Eleonora Gasparini, Michele Bedetti, Chiara De Massari, Davide Mastrorilli e Mattia Nicolis. Fanno parte dell’équipe anche Laura Invernizzi, Tommaso Miccoli, Gianguido Pruner e Paolo Tamellini


L'AD Claudio Cracco nominato Ambassador della Sanità Italiana

A margine del meeting di Grandi Ospedali che si è tenuto a Torino, l’Amministratore Delegato dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, dottor Claudio Cracco, è stato insignito del titolo di “Ambassador della Sanità italiana”. La Community degli Ambassador è composta da 35 manager, tra cui direttori generali o amministratori delegati delle grandi strutture ospedaliere che dal 2022 ad oggi sono state inserite tra i migliori ospedali italiani (classifica Newsweek – Statista).

Il 28 maggio, a margine del meeting di Grandi Ospedali che si è tenuto a Torino, l’Amministratore Delegato dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, dottor Claudio Cracco, è stato insignito del titolo di “Ambassador della Sanità italiana”, un riconoscimento che viene attribuito “a quei leader del settore sanitario che si contraddistinguono per il loro impegno nell’innovazione, nella collaborazione e nel creare sinergie all’interno del sistema sanitario con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficacia dell’assistenza sanitaria e di elevare la capacità della ricerca, rispecchiando così i valori e lo spirito del progetto Grandi Ospedali

La Community degli Ambassador è composta da 35 manager, tra cui direttori generali o amministratori delegati delle grandi strutture ospedaliere che dal 2022 ad oggi sono state inserite tra i migliori ospedali italiani (classifica Newsweek – Statista). Nel 2023 lo stesso titolo era stato conferito anche al dottor Mario Piccinini.

Sono onorato di questo prestigioso riconoscimento che mi è stato assegnato in quanto Amministratore Delegato di un Grande Ospedale. Ma se l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria è considerato tale è grazie alla professionalità, alla passione e all’abnegazione di tutti i Collaboratori che ogni giorno sono a sevizio del paziente. ‘Ambassador della Sanità italiana’ è un titolo personale ma nello stesso tempo un riconoscimento collettivo che ci sprona a migliorare sempre, consapevoli delle sfide attuali e di quelle che ci attendono”, commenta il dottor Claudio Cracco.


Laboratorio di Ecocardiografia: “certificato” in Europa per i casi più complessi. E’ l’unico in Italia

Il Laboratorio di Ecocardiografia dell’IRCCS di Negrar ha ottenuto, unico centro italiano, la certificazione europea “avanzata” per l’ecocardiogramma transtoracico e transesofageo. “Un’ulteriore conferma del livello di expertise raggiunto dagli operatori e di conseguenza una garanzia di qualità e di sicurezza per il paziente”, afferma il direttore della Cardiologia, dottor Giulio Molon. La dottoressa Laura Lanzoni, responsabile del Laboratorio: “La certificazione dell’EACVI ci qualifica come Centro specializzato nella valutazione ecocardiografica dei casi più critici e complessi, come i pazienti candidabili a procedure cardiologiche interventistiche percutanee o ad interventi cardiochirurgici”

Prestigioso riconoscimento per la Cardiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dottor Giulio Molon. Il Laboratorio di Ecocardiografia ha ottenuto la certificazione europea “avanzata” in ecocardiogramma transtoracico ed in ecocardiogramma transesofageo. 

Quello di Negrar è lunico Laboratorio italiano ad aver ricevuto l’attestazione dall’EACVI, la più importante Società    scientifica europea di imaging cardiovascolare, che certifica la competenza nella valutazione ecocardiografica dei pazienti. “Un’ulteriore conferma del livello di expertise raggiunto dagli operatori e di conseguenza una garanzia di qualità e di sicurezza per il paziente”, sottolinea il dottor Molon.

L’ecocardiogramma è un esame di primo o secondo livello che utilizza gli ultrasuoni per visualizzare il cuore e le sue strutture, indicato per tutte le patologie cardiologiche e ogniqualvolta malattie, interventi o terapie farmacologiche possono influire sulla salute cardiaca.

“Si tratta di una procedura “operatore dipendente”, pertanto è fondamentale la preparazione teorica e pratica di chi lo esegue –  spiega la dottoressa Laura Lanzoni, responsabile del Laboratorio -. All’IRCCS di Negrar possiamo contare su grandi volumi: nel 2024 il nostro Laboratorio ha effettuato 9.100 ecocardiogrammi su adulti, di cui 320 transesofagei. Quelli pediatrici sono stati 620 e 120 gli esami fetali”.

“Nel 2014 avevamo ottenuto la certificazione base dalla stessa società scientifica europea per l’ecocardiogramma più comune, quello transtoracico – prosegue la cardiologa – Potevamo ottenere lo stesso riconoscimento per l’ecocardiogramma transesofageo (che viene effettuato inserendo la sonda ecocardiografica nell’esofago, la cui posizione favorisce uno studio più dettagliato del cuore ndr), ma abbiamo voluto alzare l’asticella”. Questo è stato possibile grazie alle precedenti certificazioni europee e italiane conseguite da tutti i sei medici ecocardiografisti e dalle due sonographer, cioè tecnici di ecocardiografia; al numero delle pubblicazioni scientifiche e a quello degli operatori formati nell’ultimo triennio.

“La certificazione dell’EACVI ci qualifica come Centro specializzato nella valutazione ecocardiografica dei casi più critici e complessi” spiega ancora Lanzoni. “Mi riferisco per esempio ai pazienti candidabili a procedure cardiologiche interventistiche percutanee, come la sostituzione della valvola aortica o la correzione della valvola mitrale, o ad interventi cardiochirurgici per i quali l’ecocardiogramma è un esame decisivo. Oppure ai pazienti oncologici che essendo sottoposti a terapie potenzialmente cardiotossiche necessitano di uno studio periodico della condizione del cuore. Inoltre l’ecocardiogramma – conclude la cardiologa – è fondamentale per decidere la strategia di intervento su pazienti infartuati in cui è necessario stabilire con precisione quale parte del muscolo cardiaco è ancora viva e funzionale. Si tratta di una certificazione di qualità a tutto vantaggio del paziente”.

Nella foto da sinistra: i dottori Giulio Molon, Stefano Bonapace, Laura Lanzoni, Andrea Chiampan e Anna Anselmi. Di seguito lo sonographer Sara Bulgari e Nicoletta Andreassi Dal Ben. Fanno parte del Laboratorio anche la dott.ssa Clementina Dugo e il dottor Luca Ghiselli


Settimana mondiale della tiroide: colloqui telefonici con i medici dell'IRCCS di Negrar

In occasione della Settimana Mondiale della Tiroide i medici dell’Unità Operativa di Endocrinologia dell’IRCCS di Negrar, sono a disposizione dei cittadini giovedì 22 e venerdì 23 maggio per brevi colloqui telefonici informativi rivolti a coloro che non hanno mai avuto una diagnosi di patologia della tiroide, ma nutrono dubbi sui sintomi o sono interessati alla prevenzione. Il numero da chiamare dalle 14 alle 15 è lo 045. 6013750.

“Tiroide e intelligenza artificiale” è il focus della Settimana Mondiale (dal 19 al 25 maggio) dedicata alla sensibilizzazione sui temi inerenti alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie della tiroide. L’iniziativa è rivolta alla popolazione generale, affinché assuma un ruolo attivo nell’informarsi, da fonti qualificate, su ciò che riguarda la salute. La “buona informazione”, infatti, è parte degli stili di vita raccomandati al pari della corretta alimentazione e del movimento.

Colloqui telefonici informativi

Dr.ssa Maria Pia Iagulli

Per questo i medici dell’Unità Operativa di Endocrinologia dell’IRCCS di Negrar, diretta dalla dottoressa Maria Pina Iagulli, aderiscono alla Settimana Mondiale della Tiroide, mettendosi a disposizione dei cittadini giovedì 22 e venerdì 23 maggio per brevi colloqui telefonici informativi rivolti a coloro che non hanno mai avuto una diagnosi di patologia della tiroide, ma nutrono dubbi sui sintomi o sono interessati alla prevenzione. Il numero da chiamare dalle 14 alle 15 è lo 045. 6013750.

In Italia 6 milioni soffrono di malattie tiroidee

In Italia sono circa 6 milioni le persone che soffrono di patologie della tiroide (in particolare ipo e ipertiroidismo), soprattutto donne. Nella maggior parte dei casi si tratta di malattie non gravi e ben curabili, se correttamente diagnosticate e trattate.

I noduli: diffusi, ma pochissimi sono maligni

I noduli tiroidei sono molto diffusi: colpiscono fino al 5% della popolazione, ma solo una piccola frazione di questi sono di natura maligna ed hanno bisogno di essere rimossi insieme a tutta o parte della ghiandola.

L’Unità Operativa di Endocrinologia

Presso l’Endocrinologia dell’IRCCS di Negrar vengono eseguite regolarmente visite endocrinologiche di primo e secondo livello per problematiche tiroidee ed ecografie endocrine del collo per tiroide e linfonodi (circa 2.800 nel 2024). Sono attivi diversi ambulatori di presa in carico, in particolare dedicati all’agoaspirato tiroideo (circa 500 nel 2024), alle neoplasie tiroidee, alle patologie tiroidee in gravidanza, all’iperfunzione della tiroide con associata patologia oculare e alla presa in carico postchirurgica.

Un percorso multidisciplinare per il paziente oncologico

“Nel caso di patologia tumorale della tiroide il “Sacro Cuore Don Calabria” ha sviluppato un percorso multidisciplinare di presa in carico del paziente dalla diagnosi alla terapia fino al follow up”, spiega la dottoressa Iagulli. “Questo gruppo di avvale della collaborazione di professioni dell’Endocrinologia, dell’Endocrinochirurgia, della Medicina Nucleare e Terapia Radiometabolica, della Radiologia, della Radioterapia, dell’Oncologia e dell’Anatomia Patologica anche con la Biologia molecolare e della Genetica Clinica – sottolinea -. L’approccio multidisciplinare e la diagnosi precoce favoriscono il trattamento adeguato di queste patologie e di conseguenza una prognosi favorevole per il paziente”.

Tiroide ed intelligenza artificiale

L’IA – tema della Settimana Mondiale della Tiroide –  rappresenta una rivoluzione in campo medico, con applicazioni che vanno dalla diagnosi precoce alla personalizzazione delle cure, fino al monitoraggio continuo della salute. “Sebbene queste tecnologie non sostituiscano il ruolo del medico – precisa la dottoressa Iagulli – potrebbero fungere da strumenti potenti per migliorare l’efficienza, la precisione e l’accessibilità dell’assistenza sanitaria anche in ambito endocrinologico ed in particolare in ambito tiroideo. Da non sottovalutare i rischi ad essa correlati che richiedono un’attenta considerazione per garantire l’implementazione responsabile e sicura dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario”.


Il “Calabrese-Levi” vincitore di Bio-Hackathon la competizione di invenzioni per la disabilità

La prima edizione dell’iniziativa rivolta alle scuole superiori, promossa dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi e l’IRCCS Saverio De Bellis. La 4ESA ha vinto con un’App di supporto ai malati di Alzheimer il premio “Migliore invenzione” e con un progetto per l’uso autonomo dei mezzi pubblici da parte delle persone non vedenti il premio “Migliore presentazione”. “Bio-Hackathon rientra nelle attività del network PerfeTTO, la rete italiana di centri di trasferimento tecnologico nell’ambito delle Scienze della Vita

Un’applicazione digitale progettata per supportare i malati di Alzheimer in grado di stimolare la mente, organizzare le informazioni personali e favorire l’autonomia della persona. E’ questa l’invenzione vincitrice della prima edizione della competizione Bio-Hackathon, l’iniziativa rivolta alle scuole superiori e promossa dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, in collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS di Milano e l’IRCCS Saverio De Bellis di Castellana Grotte (Bari).

Le premiazioni si sono tenute venerdì scorso nella sala convegni dell’Ospedale di Negrar, con la presenza di circa 80 ragazzi, e i loro insegnanti, dei tre licei scientifici dell’Istituto Salesiano Don Bosco, dell’IIS Calabrese-Levi e dell’IISS Copernico-Pasoli, che hanno esposto le 16 soluzioni tecnologiche in concorso, rivolte ai bisogni reali delle persone disabili.

Tutti lavori che si sono distinti per creatività, originalità e grande empatia per il mondo della disabilità. Molti erano correlati anche da analisi di mercato finalizzate a stabilire i potenziali fruitori delle loro invenzioni, i costi e i possibili ricavi economici.

I vincitori della “Miglior invenzione”

Alla fine, non senza difficoltà di scelta, la giuria di esperti ha assegnato il premio “Migliore Invenzione” al progetto “RAFA” (Realistic Alzheimer’s Focused Assistant), realizzato da cinque studenti della 4E Scienze Applicate del Calabrese-Levi di San Pietro In Cariano: Jacopo Cabrini, Riccardo Gaiardoni, Gaia Murari, Sofia Passalacqua e Alessandro Veronese.

I vincitori del premio “Migliore esposizione”

Altri sei ragazzi della stessa classe sono stati premiati per la migliore presentazione. Pietro Arcangeli, Andrea Chieppe, Federico Conte, Melania Grigoli, Chiara Simeoni e Leonardo Sommacampagna hanno presentato il sistema “SoundWay”, ideato per facilitare gli spostamenti autonomi in autobus delle persone non vedenti e ipovedenti integrando un sistema più efficace per l’annuncio di arrivo e destinazione del bus.

Oltre a un trofeo, entrambi i gruppi hanno avuto in premio i biglietti d’ingresso per la fiera dell’innovazione “We Make Future” che si terrà a Bologna dal 4 al 6 giugno.

La giuria: Elena Rossato (IRCCS di Negrar), Carlotta Gamberini (Fondazione Don Gnocchi), Paola Burioli (Policlinico di Sant’Orsola), Sofia Pettene (IRCCS di Negrar), Alessia Quaranta (IRCCS De Bellis), Chiara Gilli (Fondazione Don Gnocchi)

Le organizzatrici: Sofia Pettene (IRCCS di Negrar), Alessia Quaranta (IRCCS De Bellis), Carlotta Gamberini (Fondazione Don Gnocchi), Elena Pomari (IRCCS di Negrar), Chiara Gilli (Fondazione Don Gnocchi)

 

 

 

 

 

 

 

Bio-Hackathon rientra nelle attività del network PerfeTTO, la rete italiana di centri di trasferimento tecnologico nell’ambito delle Scienze della Vita finanziata dal Ministero della Salute”, hanno spiegato gli organizzatori tra cui Elena Pomari e Sofia Pettene, rispettivamente referente trasferimento tecnologico e technology transfer manager junior dell’IRCCS di Negrar. “A questa rete aderiscono 54 associati, tra cui Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Università, Enti pubblici e privati. L’intento è quello di valorizzare i risultati della ricerca scientifica e dell’innovazione, affinché escano dai laboratori e trovino interesse da parte dell’industria per la realizzazione di nuove tecnologie. Con l’iniziativa rivolta alle scuole abbiamo voluto stimolare la creatività dei ragazzi e promuovere l’importanza dello sviluppo della tecnologia in un settore che ha un forte impatto sociale, come la disabilità”.

Le premiazioni sono state l’ultima fase di un programma iniziato lo scorso gennaio con incontri tenuti nelle scuole dalla dottoressa Pomari, da Francesca Caronna, designer di prodotto, e Alessio Sansò, fondatore e Ceo di un’azienda produttrice di dispositivi per disabili. “Acquisiti dagli esperti gli elementi in base ai quali un’idea si trasforma in un’innovazione tecnologica – hanno proseguito gli organizzatori – i ragazzi, sotto il tutoraggio degli stessi esperti e degli insegnanti, sono stati invitati a sviluppare soluzioni concrete per rispondere ai bisogni della disabilità. Ne sono nati 16 progetti di grande interesse che potrebbero avere uno sviluppo futuro”.

Federico Crosara

Prof. Paolo Fiorini

 

 

 

 

 

 

Alla mattinata sono intervenuti anche due ospiti d’eccezione. Attraverso un video, perché in Slovenia per una gara, Federico Crosara, campione paralimpico di tennistavolo, ha raccontato come la tecnologia lo abbia aiutato a sviluppare la sua passione sportiva, ma anche quanto sia di supporto nella vita di tutti i giorni. “Siete tutti vincitori – ha detto ai ragazzi – poiché lavorando a questi progetti avete conosciuto da vicino il mondo della disabilità, raffinando la vostra sensibilità nei confronti dei nostri bisogni e delle nostre difficoltà”. Paolo Fiorini, già professore ordinario Dipartimento di Medicina dell’Innovazione dell’Università di Verona, fondatore e Ceo di Needleye Robotics, start up che si occupa di robotica chirurgica associata all’intelligenza artificiale, ha esortato gli studenti ad inseguire i sogni, anche al di là degli studi intrapresi, perché ciò che sembra impossibile oggi si può avverare domani: “Io ho iniziato progettando lavatrici e poi sono stato per 15 anni alla Nasa occupandomi di progettazione di robot spaziali, oggi progetto robot chirurgici”.


Giornata internazionale delle ostetriche: al Sacro Cuore Don Calabria porte aperte alle future mamme

Le ostetriche del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS di Negrar, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, accoglieranno le future mamme (ma anche i papà e i fratellini) proponendo momenti di informazione sul Punto nascita dell’Ospedale di Negrar, oltre a varie iniziative creative. L’appuntamento è presso il Centro Formazione della struttura ospedaliera dalle ore 10 alle ore 15. L’ingresso è libero (per informazioni: ostetriche@sacrocuore.it). clicca qui per il programma

Accompagnano la donna nel corso della gravidanza, durante il parto e nelle prime settimane di vita del bambino. Se non sono le migliori amiche delle future mamme, sono sicuramente un punto di riferimento sanitario prezioso per chi sta vivendo un’esperienza meravigliosa, come l’attesa di un bimbo, ma non priva di ansie e di timori. Stiamo parlando delle ostetriche a cui il 5 maggio è dedicata dal 1991 la Giornata internazionale: figure sanitaria con un ruolo importante per la salute della donna in tutte le fasi della vita.

In occasione di questa ricorrenza, le ostetriche del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS di Negrar, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, accoglieranno le future mamme (ma anche i papà e i fratellini) proponendo momenti di informazione sul Punto nascita dell’Ospedale di Negrar, oltre a varie iniziative creative. L’appuntamento è presso il Centro Formazione della struttura ospedaliera dalle ore 10 alle ore 15. L’ingresso è libero (per informazioni: ostetriche@sacrocuore.it). clicca qui per il programma

Durante la giornata le ostetriche saranno a disposizione per ogni dubbio o domanda riguardo la gravidanza e il parto. Sono in programma laboratori dove saranno mostrate le tecniche dolci per vivere serenamente il travaglio e condivise le modalità migliori per prendersi cura del neonato. Spazio anche alla creatività con il laboratorio di “Belly-painting”, la tecnica di pittura temporanea del corpo, in particolare del “pancione”, e di creazione del fiocco nascita.

Il Punto nascita dell’Ospedale di Negrar segue la donna in gravidanza fin dalle prime settimane con la possibilità di accedere ad ambulatori dedicati e di partecipare a incontri sull’organizzazione della struttura, sull’importanza dell’allattamento materno, con il pediatra e con l’anestesista sulla partoanalgesia, servizio disponibile h24 e in tutti i giorni dell’anno. Dopo il parto, è possibile accedere all’ambulatorio puerperio e allattamento.


Quando ad ammalarsi sono le ghiandole paratiroidi: diagnosi e cura dell'iperparatiroidismo

Dietro la tiroide ci sono quattro piccolissime ghiandole denominate paratiroidi, la cui funzione è di produrre il paratormone (PTH) che regola il livello di calcio nel sangue e nei tessuti. Talvolta succede che una o più di queste ghiandole si ammalino, causando un aumento del PTH e di conseguenza un aumento del livello di calcio nel sangue (ipercalcemia). In questi casi si parla di iperparatiroidismo primario. Viene invece definito secondario quando l’aumento di produzione dell’ormone deriva da una carenza di vitamina D.

In ogni caso la patologia che ne deriva può provocare disturbi di una certa entità, ad esempio causando una maggior predisposizione all’osteoporosi o aumentando il rischio di calcoli renali. Più tanti altri sintomi meno specifici, quali mal di pancia, stanchezza diffusa o disturbi dell’umore.

Quali sono dunque le cause di questa condizione? Come si procede alla diagnosi e quali terapie possibili sono a disposizione? A queste e altre domande ha risposto la dottoressa Maria Pina Iagulli, responsabile dell’Endocrinologia, durante la trasmissione di Telearena “Dica 33”.


Gli auguri del Casante: "Non accontentiamoci di una fede tiepida! La Pasqua ci invita a vivere da risorti"

In questo video don Massimiliano Parrella, Casante dell’Opera Don Calabria, rivolge il suo messaggio con gli auguri di buona Pasqua a tutte le Case e Comunità calabriane nel mondo, tra cui anche la Cittadella della Carità di Negrar. Ecco un passaggio particolarmente significativo del suo intervento:

“Non accontentiamoci di una fede tiepida! La Pasqua ci provoca a una scelta radicale: vivere da risorti o rimanere nei nostri sepolcri di paura e mediocrità. Don Calabria ci insegna che la Provvidenza non è un concetto astratto, ma una Presenza viva che trasforma l’impossibile in possibile”.

Come ufficio stampa, che cura la redazione del sito, ci uniamo al messaggio del Casante e auguriamo a tutti gli operatori, ai pazienti e alle loro famiglie una buona Pasqua all’insegna del coraggio e di una rinnovata speranza.


Giornata mondiale della malattia di Chagas: tutti possiamo contribuire a combatterla

Dal 2020 il 14 aprile si celebra la Giornata mondiale della malattia di Chagas, una delle patologia parassitarie che più gravemente colpiscono l’umanità. Endemica in tutta l’America Latina, dal sud degli Stati Uniti fino alla Terra del Fuoco, si stima che colpisca dai 6 agli 8 milioni di persone, con circa 10-12.000 nuovi casi ogni anno. Quest’anno il motto che accompagna la campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è “Prevenire, Controllare, Curare: il ruolo di tutti nella lotta contro la malattia di Chagas”. Ma perché dovremmo avere tutti un ruolo nella lotta contro questa patologia, se è endemica solo in America Latina?

Dal 2020 il 14 aprile si celebra la Giornata mondiale della malattia di Chagas, una delle patologia parassitarie che più gravemente colpiscono l’umanità. Endemica in tutta l’America Latina, dal sud degli Stati Uniti fino alla Terra del Fuoco, si stima che colpisca dai 6 agli 8 milioni di persone, con circa 10-12.000 nuovi casi ogni anno.

Scoperta nel 1909 dal dottor Carlos Chagas, che le ha dato il nome, in circa un terzo delle persone colpite, la malattia si cronicizza interessando il cuore o l’intestino, determinando l’ingrossamento di questi organi o lo sviluppo di alterazioni del ritmo cardiaco. Non è raro che, in particolare nella malattia cardiaca, il paziente possa morire o avere gravi conseguenze per il Chagas.

Prevenire, Controllare, Curare: il ruolo di tutti nella lotta contro la malattia di Chagas

Quest’anno il motto che accompagna la campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è “Prevenire, Controllare, Curare: il ruolo di tutti nella lotta contro la malattia di Chagas”. Ma perché dovremmo avere tutti un ruolo nella lotta contro questa patologia, se è endemica solo in America Latina?

Malattia asintomatica: per questo è fondametale sottoporsi a screening se si proviene da zone endemiche

La malattia di Chagas è spesso asintomatica, ovvero la persona colpita non sa di averla. L’inf ezione viene trasmessa in area endemica (quindi non in Europa) attraverso un insetto vettore. Tuttavia nelle zone non interessate (quindi anche nel nostro Paese) è possibile la trasmissione dalla mamma (malata) al bambino attraverso la gravidanza e il parto oppure tramite la donazione di sangue, organi o tessuti. Per questa ragione in Italia, come in molti Paesi europei, i donatori che provengono dalle zone endemiche vengono sottoposti a rigoroso screening per escludere la possibilità che il loro sangue, tessuti o organi (donati) siano veicoli di trasmissione dell’infezione.

Test gratuito per le donne in età fertile o in gravidanza

Da anni alcuni centri in Italia, tra cui l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, sono impegnati contro questa malattia effettuando campagne di screening presso le comunità Latino-Americane e offrendo alle donne in età fertile o alle donne in gravidanza che abbiano vissuto o siano nate in America Latina il test gratuito per la diagnosi. In questo modo la malattia esce dall’invisibilità e si interrompe la catena del contagio.

Infatti esiste una terapia che non solo risolve l’infezione nel neonato o nel bambino, ma somministrandola alla madre interrompe la possibilità di trasmissione.

Rischio di infezione con le trasfuzioni, impianto di tessuti o organi? Nullo

Se in Italia il rischio di acquisire la malattia attraverso trasfusioni di sangue o trapianto di organo è nullo già da tempo grazie alle normative poste in essere, rimaneva da costruire un percorso di prevenzione per la gravidanza sicura. Ebbene dalla fine del 2023, le nuove Linee guida per la gravidanza fisiologica pubblicate dal Sistema Nazionale Linee Guida raccomandano ufficialmente lo screening per la malattia di Chagas nelle donne in gravidanza provenienti da Paesi a rischio.

Il ruolo di ciascuno di noi

Cosa possiamo fare dunque noi tutti per contribuire alla campagna lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità? Grazie alle informazioni acquisite, possiamo indirizzare al medico le donne, in età fertile o in gravidanza, provenienti dall’America Latina affinché abbiano accesso allo screening. Molti sono peraltro gli italiani che hanno un legame di famiglia con i Paesi dell’America Latina, vista la storia di migrazione che il nostro Paese ha avuto con l’Argentina, Brasile, Venezuela, Cile.

Fare turismo in America Latina è un rischio? Dipende

Ma il viaggio, ovvero il soggiorno per turismo nei Paesi endemici, costituisce un fattore di rischio per questa malattia? In realtà in linea generale no, anche se, in caso di viaggi particolarmente a rischio ovvero prolungati ed in aree remote e con storia di contatto con ambienti selvatici o rurali, potrebbe essere utile consultare il medico per valutare l’opportunità di un esame di screening.

Dottor Andrea Angheben
responsabile clinico del Dipartimento di Mattie Infettive e Tropicali – IRCCS di Negrar