L'Ottobre in Rosa si conclude all'IRCCS di Negrar con i "Ciclamini dell'ANDOS"

Il mese di ottobre, dedicato tradizionalmente alla prevenzione e alla diagnosi precoce del tumore del seno, si concluderà all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria con la vendita da parte dell’ANDOS -Associazione nazionale donne operate al seno (Comitato di Verona) dei ciclamini, la cui offerta libera andrà a sostegno dell’attività dell’Associazione. Venerdì 31 ottobre le volontarie saranno presenti in mattinata all’ingresso dell’ospedale: è un’occasione anche per informarsi sui progetti di questa organizzazione di volontariato che storicamente lavora a supporto delle pazienti oncologiche.
La collaborazione tra l’IRCCS di Negrar e l’ANDOS ha preso avvio proprio in occasione dell’Ottobre in Rosa: periodicamente una volontaria sarà presente nel reparto di Oncologia Medica (quinto piano dell’Ospedale Don Calabria) a disposizione di tutti pazienti. L’ANDOS, inoltre, ha promosso insieme al Sacro Cuore Don Calabria e il Comune di Negrar una serata di sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore del seno e di spettacolo con ErsiliaDanza a Villa Rizzardi, che per l’occasione si è accesa di rosa come l’ingresso dell’ospedale. Dopo lo spettacolo, la Direzione dell’IRCCS, l’équipe della Breast Unit, le volotarie ANDOS, i rappresentanti del Comune di Negrar e i responsabili di Villa Rizzardi si sono recati davanti al “Sacro Cuore Don Calabria” per la foto di rito.
Incontro dei medici "neoassunti" della Cittadella della Carità

Sono 21 i medici “neoassunti” della Cittadella della Carità che hanno partecipato a un incontro formativo dedicato loro lo scorso sabato 18 ottobre a San Zeno in Monte, nella splendida cornice della Casa Madre dell’Istituto Don Calabria.
In un clima cordiale e informale, i partecipanti durante la mattinata hanno potuto conoscere meglio la figura di san Giovanni Calabria e le radici dell’ospedale dove ora svolgono la loro professione. Dopo le presentazioni e il saluto del presidente della Cittadella, fratel Gedovar Nazzari, è stato don Giacomo Cordioli, rettore del Santuario dedicato a don Calabria, a fare gli onori di casa raccontando la storia della Casa Madre e incuriosendo i presenti con tanti aneddoti sulla vita del fondatore.
A seguire don Miguel Tofful, vicepresidente dell’ospedale, ha parlato dell’impegno di don Calabria a favore degli ammalati e del grande rispetto che egli aveva per la figura del medico, al punto da dire che “Cristo ha nel medico la mano potente che protrae la vita, il dito divino che ridona la salute” (Messaggio di don Calabria ai medici, 1949). Il direttore sanitario, dottor Fabrizio Nicolis, ha ripercorso l’evoluzione dell’ospedale dalla nascita del ricovero nel 1922 fino ai più recenti sviluppi, offrendo un quadro molto preciso di come si presenta oggi la Cittadella della Carità.
Infine il dottor Claudio Bianconi, responsabile dei progetti sanitari internazionali dell’Opera Don Calabria, ha presentato la rete degli ospedali calabriani nel mondo, che oltre a Negrar comprendono Marituba, Luanda e Manila.
La giornata si è conclusa con la foto di rito dalla magnifica terrazza di San Zeno in Monte e con il pranzo. Un secondo gruppo di medici assunti di recente alla Cittadella della Carità farà l’incontro con le stesse modalità il prossimo 15 novembre.
L'importanza della nutrizione per la prevenzione e la cura delle malattie croniche dell'intestino

La nutrizione come prevenzione e terapia affiancata ai trattamenti convenzionali. E’ il tema dell’ottava edizione del congresso annuale del Centro malattie infiammatorie croniche dell’intestino -IBD Unit, che si tiene venerdì 17 ottobre a Verona Ormai molti studi documentano il ruolo dell’alimentazione sia come con-causa dell’esordio della malattia e efficace fattore del controllo dei sintomi nella fase acuta della patologia.
Nella foto di copertina l’équipe dell’IBD Unit dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Da sinistra dr. Giuliano Barugola, dr. Andrea Geccherle, dr. Alberto Zorzi. dr.ssa Alessia Todeschini, dr.ssa Angela Variola e dr.ssa Anna Burelli
E’ la nutrizione il tema scelto per il tradizionale convegno autunnale del Centro IBD dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Un appuntamento arrivato all’ottava edizione e ogni anno dedicato a un argomento di rilievo inerente alle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn e colite ulcerosa).

Venerdì 17 ottobre al Crowne Plaza Hotel a Verona (clicca qui per il programma) medici di differenti specialità si confronteranno sull’importanza della nutrizione dal punto di vista preventivo e terapeutico. “Affronteremo questo tema attraverso un’ottica multidisciplinare, perché la gestione del paziente con IBD richiede, dalla diagnosi alla cura, l’intervento in team di più specialisti”, sottolinea la dottoressa Angela Variola responsabile dell’IBD Unit, Centro che segue circa 4mila pazienti con 300 nuovi casi all’anno. “Vogliamo anche ‘andare oltre ai farmaci’ per una valutazione olistica del paziente”.
Dottoressa Variola, il termine nutrizione in ambito sanitario non ha un solo significato…
Il linguaggio comune associa il termine nutrizione alla dieta e con dieta un regime ipocalorico che ha come obiettivo la perdita di peso. Ma nutrizione significa innanzitutto un regime alimentare sano: sono innumerevoli gli studi che dimostrano che quella mediterranea è l’unica dieta in grado di prevenire moltissime patologie, tra cui le IBD. Al contrario, la malnutrizione è un introito di nutrienti non adeguato e questo non vale solo per il difetto (denutrizione) ma anche per l’eccesso (obesità).
Perché l’alimentazione viene considerata una con-causa delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino?
L’eziologia di queste patologie non è stata ancora scoperta e comunque rimane ad oggi multifattoriale. L’ipotesi più accreditata è quella di una reazione abnorme del sistema immunitario dell’intestino (sono infatti malattie autoimmuni) nei confronti di agenti esterni. Questo squilibrio immunologico può accadere solo quando si verifica un’alterata interazione tra i fattori genetici dell’individuo e il cosiddetto esposoma (l’insieme di tutti i fattori ambientali, chimici, sociali e biologici a cui un individuo è esposto nel corso della vita, fin dal concepimento, ndr) che ha un ruolo fondamentale nella composizione del nostro microbiota. Da qui l’importanza di ciò che mangiamo. Naturalmente uno stile di vita sano non comprende solo l’alimentazione…”
Attività fisica costante, poco alcol e niente fumo
Il fumo è un fattore di rischio ben documentato per quanto riguarda la malattia di Crohn, perché corresponsabile dell’infiammazione intestinale e fattore limitante l’efficacia delle terapia. E per fumo intendo anche il fumo da sigaretta elettronica. Ci sono molti studi riguardo a un possibile impiego di questi dispositivi nel percorso di disassuefazione dal fumo di sigaretta, che hanno rilevato che anche la sigaretta elettronica “alimenta” l’infiammazione e con questa i sintomi.
Nutrizione come prevenzione e nutrizione come terapia
La nutrizione è uno strumento preventivo, ma anche terapeutico per il controllo dei sintomi, in affiancamento ai trattamenti convenzionali. Ai nostri pazienti consigliamo una dieta sana in generale, con particolari indicazioni in specifiche fasi di malattia. Per esempio nella fase acuta – quando i sintomi come dolore addominale e diarrea peggiorano – consigliamo una dieta povera di scorie per non stimolare la peristalsi intestinale o per poter affrontare la presenza di stenosi intestinali in alcuni casi di complicanze di malattia. Sono in corso diversi studi, alcuni dei quali al centro anche del nostro congresso, che valutano l’efficacia di alcuni specifici regimi dietetici anche dal punto di vista antinfiammatorio.
Durante il convegno si parlerà anche di chirurgia
Affronteremo, per esempio, il ruolo della nutrizione nella prevenzione e nel trattamento della pouchite, la complicanza che si verifica in una piccola percentuale di pazienti con colite ulcerosa sottoposti a rimozione del colon e del retto. Ma parleremo anche del protocollo ERAS, che nel percorso di ottimizzazione del paziente prima dell’intervento chirurgico valorizza in modo particolare l’aspetto nutrizionale, alla luce delle forti evidenze sulla correlazione tra un ottimale stato nutrizionale e la riduzione delle complicanze post-operatorie. Il protocollo ERAS è applicato dal 2018 dalla nostra chirurgia colorettale, tanto da aver ottenuto nel 2024 da ERAS Society la Certificazione di Centro formatore, l’unico in Italia.
Per la Festa di Don Calabria premiati oltre 90 collaboratori “storici”

In occasione della tradizionale ricorrenza è stato dato un riconoscimento al personale con 35, e oltre, anni di lavoro. Quattro i riconoscimenti “speciali” ad altrettante persone che hanno lasciato un’impronta tangibile nello sviluppo della Cittadella della Carità. L’AD Cracco: “I collaboratori, come diceva don Calabria, sono la prima Provvidenza, e la vera eccellenza di questo ospedale”.
E’ stata una festa di San Giovanni Calabria dedicata esclusivamente ai collaboratori, quella che si è celebrata come da tradizione mercoledì 8 ottobre all’IRCCS di Negrar, nel giorno in cui ricorre la nascita del sacerdote veronese.

“Non dipendenti, ma collaboratori – ha sottolineato il presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari -. Così don Calabria ha voluto che venissero chiamati tutti coloro che lavorano nelle varie case calabriane, in quanto ciascuno, con le sue specificità, collabora alla realizzazione dell’Opera, espressione dell’amore di Dio verso gli ultimi”.
Nelle strutture che compongono la Cittadella della Carità – IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, case di riposo, Rsa, hospice, ospedale di Comunità – lavorano 2.300 collaboratori, di cui circa 300 medici e 700 infermieri. Il 65% è rappresentato da personale femminile.

La Festa patronale è stata l’occasione per ringraziare in particolare i collaboratori con 35, o oltre, anni di servizio, nel corso di una cerimonia dove non sono mancati momenti di commozione. Dopo la Messa, celebrata nei giardini della struttura e presieduta dal Casante dell’Opera, don Massimiliano Parella (clicca qui per leggere l’omelia) una novantina tra medici, infermieri, amministrativi, tecnici e operatori socio-sanitari, sono stati chiamati uno ad uno per ricevere dalla Direzione e dal Casante un segno di riconoscenza per la professionalità e la dedizione esercitate nel loro lavoro.
Un particolare riconoscimento è stato conferito a quattro “persone speciali che hanno lasciato un’impronta tangibile nello sviluppo della Cittadella della Carità”. Sono fratel Carlo Desiderati, religioso dell’Opera Don Calabria e infermiere, entrato all’Ospedale di Negrar nel 1962, caposala in vari reparti; il confratello Mario Bonora, presidente della Cittadella della Carità per 24 anni, dal 1990 al 2014; Mario Piccinini, assunto al Sacro Cuore Don Calabria nel 1975 come impiegato di concetto, e diventato nel corso di 50 anni direttore del personale, direttore amministrativo e amministratore delegato fino al 2024 quando gli è stato conferito l’incarico di direttore generale per la ricerca e i rapporti con l’Università. Infine Gastone Orio, scomparso il 7 aprile di quest’anno, anche lui presenza costante in ospedale per 50 anni, durante i quali è stato primario di Anestesia e Direttore sanitario.


“La speciale relazione tra personale e paziente è l’aspetto più rilevante che viene sottolineato dalle persone ricoverate nei questionari di gradimento – ha sottolineato l’amministratore delegato Claudio Cracco – Questo è un tratto distintivo che ci caratterizza e deve continuare a caratterizzarci”. In un contesto nazionale che presenta varie criticità, ha proseguito, “il Sacro Cuore Don Calabria vuole rimanere all’altezza dei tempi attraverso una strategia di crescita. Questo comprende investimenti tecnologici e strutturali, ma anche in professionalità, competenza e formazione. I collaboratori, come diceva don Calabria sono la prima Provvidenza e la vera eccellenza di questo ospedale“.
Ottobre in Rosa: l'IRCCS di Negrar e l'ANDOS insieme per le donne colpite dal tumore del seno

Periodicamente una volontarie dell’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno sarà presente presso il reparto di Oncologia Medica per incontrare le donne colpite da tumore al seno, e in generale tutti i pazienti. Un sostegno e un aiuto anche per problemi di carattere pratico che la malattia porta con sè
Nella foto: da sinistra le oncologhe Monica Turazza e Stefania Gori, Wally Grandi, Maria Stella Laveneziana e Paola Schiro rispettivamente volontaria, presidente e vicepresidente dell’ANDOS Comitato di Verona
In occasione del mese di ottobre dedicato tradizionalmente alla prevenzione e alla diagnosi precoce del tumore alla mammella, l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria si accende di rosa e avvia la collaborazione con l’ANDOS- Associazione Nazionale Donne Operate al Seno (comitato di Verona): una volontaria sarà presente periodicamente presso l’Oncologia Medica (quinto piano dell’Ospedale Don Calabria) per incontrare le pazienti e offrire loro un supporto anche per la soluzione di problemi di vita pratica che porta con sé la malattia.
Sono più di mille le pazienti che transitano ogni anno dalla Breast Unit dell’Ospedale di Negrar composta da Oncologia Medica, Chirurgia Senologica, Radiologia, Radioterapia, Chirurgia Plastica, Genetica Medica, Anatomia Patologica e Biologia Molecolare, Medicina Nucleare e Riabilitazione.
“Per l’ANDOS di Verona è motivo di soddisfazione aggiungere alle realtà sanitarie in cui siamo già attive anche l’Ospedale di Negrar”, afferma la presidente Maria Stella Laveneziana accompagnata dalla vicepresidente Paola Schiro. “La nostra mission come organizzazione di volontariato è quella di essere fisicamente tra le donne – sottolinea – Innanzitutto per invitarle alla prevenzione, per accompagnarle e aiutarle sulle questioni pratiche, come per esempio i loro diritti di lavoratrici, durante il percorso di cura e successivamente nel periodo di follow-up”, prosegue. “Vorrei inoltre sottolineare che noi ci rivolgiamo anche agli uomini che sono affetti da patologia mammaria, sebbene i casi maschili di questo tumore in Italia siano una piccola parte, circa 600 su un totale di 52mila. Ed essendo quello dell’ANDOS un servizio per la popolazione, stiamo cercando di allargare il nostro contributo a tutti i pazienti, non solo a quelli con malattia oncologica. Noi crediamo fermamente che insieme è sempre meglio”.
“Con molto piacere iniziamo questa collaborazione con l’ANDOS, un’associazione storica da sempre impegnata a dare risposte alle pazienti con carcinoma mammario affinché possano affrontare in maniera più serena e adeguata il loro percorso di cura”, sottolinea la dottoressa Stefania Gori direttrice del Dipartimento Oncologico e dell’Oncologia Medica di Negrar. “Auspichiamo che questa collaborazione sia la prima di tante altre: le associazioni dei pazienti sono molto importanti perché con il loro impegno rendono consapevoli i pazienti stessi delle loro esigenze e delle modalità attraverso le quali possono soddisfarle”.
La prima volontaria ANDOS che ha “preso servizio” presso l’Oncologia Medica è la signora Wally Grandi, che lo scorso mercoledì ha incontrato le pazienti nell’area relax del reparto. “Sono una fisioterapista in pensione – racconta – Nel mio lavoro, mi sono sempre occupata di donne operate al seno, trattando per esempio le complicanze chirurgiche come il linfedema. Ora metto a disposizione come volontaria le mie conoscenze a chi ne ha bisogno”.
L’ANDOS offre alle associate (sono circa 600 quelle a Verona) un ampio ventaglio di opportunità. Come il “Progetto benessere” con la possibilità di avere un contributo per l’acquisto della parrucca o del bracciale elastocompressivo per il trattamento del linfedema. Oppure iniziative anche di svago come le proposte culturali. Inoltre nella sede di via Santa Chiara 14 a Verona è disponibile un medico legale per la domanda di invalidità, per l’ottenimento dei benefici della legge 104 o per avere informazioni sui diritti del paziente oncologico in ambito lavorativo. “Sul fronte della prevenzione, grazie alla disponibilità delle strutture sanitarie, tra cui l’IRCCS di Negrar, durante l’Ottobre rosa offriamo la possibilità di prenotare presso i nostri gazebo esami mammografici con l’impegnativa medica”.
Nuova ricerca del prof. Targher sulla malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD)

Il professor Giovanni Targher, direttore dell’UOC di Malattie del Metabolismo dell’IRCCS di Negrar, è primo autore di una review sulla steatosi epatica a genesi dismetabolica (Metabolic Dysfunction-associated Steatotic Liver Disease, MASLD) pubblicata recentemente dal New England Journal of Medicine. La MASLD è la malattia del fegato più diffusa al mondo e la sua diffusione è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Ecco di cosa si tratta e le terapie per curarla.
New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, ha pubblicato recentemente una rassegna (review) sulla steatosi epatica a genesi dismetabolica (nota con il termine inglese di Metabolic Dysfunction-associated Steatotic Liver Disease, MASLD), la malattia cronica del fegato più diffusa al mondo.
Lo studio porta la firma di Giovanni Targher, professore ordinario di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina e Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università di Verona, e direttore dell’UOC di Malattie Metaboliche dell’IRCCS di Negrar. Targher è primo autore e autore corrispondente della pubblicazione, insieme a Luca Valenti dell’Università di Milano e Christopher D. Byrne dell’Università di Southampton (Regno Unito).
La Masld colpisce oltre un terzo della popolazione adulta mondiale e, secondo le stime, la sua frequenza è destinata ad aumentare nei prossimi anni, trainata dall’incremento di obesità, diabete e sindrome metabolica. In Italia si calcola che circa un adulto su cinque sia già interessato dalla patologia, con un impatto economico stimato in 7,7 miliardi di euro annui. Nei pazienti con diabete di tipo 2, la prevalenza può superare il 60%.
La review fornisce un quadro aggiornato su epidemiologia, diagnosi, prognosi e trattamento della Masld, sottolineando come la malattia non solo aumenti il rischio di cirrosi, insufficienza epatica ed epatocarcinoma, ma rappresenti anche un importante fattore di rischio sistemico per complicanze cardiometaboliche, tra cui infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica e diabete di tipo 2, oltre che per lo sviluppo di altre neoplasie extraepatiche, come il cancro del colon e della mammella.
“La Masld rappresenta la più comune epatopatia cronica al mondo e la sua diffusione è destinata a crescere ulteriormente – spiega il professor Targher –. È una patologia che richiede grande attenzione da parte della comunità scientifica e clinica, perché coinvolge milioni di persone e ha ricadute importanti sulla salute pubblica”.
Prof. Targher quali sono i sintomi di questa patologia?
Purtroppo la MASLD è spesso asintomatica. Quando i sintomi si manifestano possono includere affaticamento e fastidio o dolenzia nella parte superiore destra dell’addome. In alcuni casi, si può notare un aumento del volume del fegato (epatomegalia).
Come viene effettuata la diagnosi?
La diagnosi della MASLD si basa sulla combinazione di fattori di rischio cardiometabolico (come obesità, diabete tipo 2, ipertensione arteriosa e dislipidemia), l’evidenza di steatosi epatica (accumulo di grasso nel fegato) attraverso esami di imaging come l’ecografia epatica, e l’esclusione di altre cause di steatosi epatica, quali l’eccessivo consumo di alcol e altre epatopatie.
Come viene curata?
La terapia della MASLD è un approccio multimodale che include interventi sullo stile di vita come il controllo del peso e una dieta sana, oltre a farmaci specifici. In particolare, due farmaci, il Resmetirom e la Semaglutide, sono stati recentemente approvati per il trattamento della steatoepatite (la forma infiammatoria della MASLD) negli USA ed Europa, agendo sulla riduzione di lipidi nel fegato.
Non succedeva da tempo all'IRCCS di Negrar: nascita di due gemellini con parto naturale

Un parto gemellare naturale non capita spesso, perché è possibile solo in determinate condizioni, ma presenta sempre dei vantaggi rispetto al cesareo. Noemi e Noah, questi i nomi dei due gemellni stanno bene, ed è in piena forma anche la mamma Mariana, che è stata seguita fin dall’inizio della gravidanza dall’Ambulatorio Gemelli. L’evento ha richiesto un’équipe numerosa per garantire la sicurezza della mamma e dei bambini
Nella notte tra martedì 24 e mercoledì 25 settembre la cicogna all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha fatto gli straordinari. Era da tempo che nel reparto di Ginecologia e Ostetricia, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, non si assisteva a un parto gemellare per via naturale.

Dopo una gravidanza a termine e più di 5 ore di travaglio, alle 2.40 del 25 settembre è nata Noemi di 2 chili e 250 grammi, seguita 10 minuti dopo dal fratellino Noah, di 2 chili e 700 grammi. Entrambi stanno bene, tanto che non si è reso necessario alcun supporto respiratorio e dormono indisturbati stretti uno all’altra, come nel grembo materno, accanto al letto della mamma.
Anche lei, la signora Mariana Ghemis, 29 anni, è in buona forma: a poche ore dal lieto evento si muove in tutta agilità, stupendo perfino il personale sanitario che l’ha assistita durante la notte. Papà Gregorii Poghirca, 36 anni, al momento della foto di rito era tornato nella loro casa di Borgo Roma per accudire gli altri due figli, Andreea di 6 anni, e Leonardo di 2 e mezzo. La famiglia è di origine moldava con cittadinanza rumena e sono a Verona dal 2016.
“Sono bellissimi”, afferma con orgoglio mamma Mariana guardando i suoi bimbi. che indossano due completini realizzati a mano dall’associazione “Mani di mamma“. “E’ andato tutto bene e anche in tempi abbastanza rapidi. Ringrazio tutti coloro che erano con me durante la notte, in particolare le ostetriche che non mi hanno mai lasciato nemmeno per un momento”.

“La signora è stata seguita fin dall’inizio della gravidanza nel nostro “Ambulatorio Gemelli” ed ha manifestato da subito il desiderio, se non ci fossero state controindicazioni, di avere un parto vaginale e non cesareo, come per i figli precedenti”, spiega la dottoressa Alessandra Ghidini, responsabile dell’Ostetricia, che ha assistito Mariana durante le nascite insieme al collega Francesco Cracco.

Il lieto evento ha richiesto una numerosa équipe per la sicurezza della mamma e dei bambini. Oltre ai due ginecologi, erano presenti le ostetriche Giorgia Baietta, Nicole Marconi, Chiara Renoffio e Claudia Rossi. Sono anche intervenuti il dottor Paolo Bonetti, direttore della Pediatria, e la collega Erica Dal Bon, l’anestesista Enrico Mantovani con l’infermiera Cristina Sona e l’operatrice del nido Cristina Aggio.
“Il parto naturale anche quando ci sono dei gemelli presenta vantaggi rispetto a quello cesareo, in termini di ripresa più rapida, con meno rischi di infezioni e di perdita di sangue. Il cesareo è a tutti gli effetti un intervento chirurgico”, prosegue la dottoressa Ghidini. “Tuttavia non è sempre possibile, ma solo in determinate condizioni. Innanzitutto quando durante il travaglio non sorgono particolari complicanze e il primo bambino sia in posizione cefalica. Se anche il secondo gemello si presenta a testa in giù o può essere ruotato in posizione favorevole, si può procedere per via vaginale, altrimenti si interviene con il cesareo. Fondamentale inoltre è che la futura mamma sia molto motivata, come è stata Mariana, perché la fatica, non trascurabile, è doppia”, conclude la dottoressa Ghidini.
Alleanza Contro il Cancro: record di presenze per il Meeting organizzato con l'IRCCS di Negrar

Si è tenuto da 18 al 20 settembre alla Camera di Commercio uno degli appuntamenti più rilevanti del panorama dell’oncologia nazionale ed internazionale. Un evento dai grandi numeri: oltre 500 gli iscritti al meeting; più di un centinaio i relatori; 300 gli abstract di lavori scientifici che saranno presentati, un numero mai raggiunto nelle scorse edizioni. Durante la tre giorni gli esperti hanno fatto il punto sullo sviluppo di nuove strategie integrate tra ricerca e applicazioni tecnologiche avanzate con l’obiettivo di aprire una nuova stagione nella cura dei tumori.
Dal 18 al 20 settembre si è tenuto alla Camera di Commercio il decimo Annual Meeting di Alleanza contro il Cancro (ACC), la rete di ricerca sui tumori del Ministero della Salute. Si tratta uno degli appuntamenti più rilevanti del panorama dell’oncologia nazionale ed internazionale in quanto al network aderiscono 27 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Superiore della Sanità. Tradotta in numeri questa rete comprende 9.400 ricercatori, 6.600 pubblicazioni, 237mila ricoveri oncologici all’anno e 5.500 studi clinici attivi (vedi interviste e video in fondo a questo articolo).
PARTECIPAZIONE SENZA PRECEDENTI

La tre giorni è stata organizzata quest’anno in collaborazione con l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, membro del network dal 2021, e la presidenza è stata affidata alla dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica e del Dipartimento Oncologico dell’Ospedale di Negrar.
“L’edizione scaligera si è distinta da una partecipazione senza precedenti: oltre 500 gli iscritti al meeting; più di un centinaio i relatori, provenienti dai maggiori Istituti oncologici italiani e dall’estero; infine sono stati 300 gli abstract di lavori scientifici che sono stati presentati dai ricercatori, un numero mai raggiunto nelle scorse edizioni”, è il bilancio della dottoressa Gori.
NTERVENTI SCIENTIFICI SU TUTTI GLI AMBITI ONCOLOGICI
L’incontro ha fatto il punto sullo sviluppo di nuove strategie integrate tra ricerca traslazionale, trial clinici e applicazioni tecnologiche avanzate, con l’obiettivo di aprire una nuova stagione nella cura dei tumori. Il programma comprendeva lectio magistralis, sessioni plenarie e parallele dedicate ai principali ambiti oncologici (mammella, polmone, ovaio e altri), con focus su immunoterapia, microbiota e oncologia di precisione, cioè trattamenti, non più standard, ma personalizzati per ogni paziente in base alle specifiche caratteristiche molecolari e genetiche del suo tumore.
SESSIONI SPECIALI SU NUOVE TECNOLOGIE E VACCINI E CANCRO
Tra le sessioni speciali si è distinta quella su “New Technologies in cancer treatment, con le relazioni del professor Filippo Alongi, direttore del Dipartimento di Radioterapia Oncologica dell’IRCCS di Negrar sulle nuove frontiere della Radioterapia, e del professor Stefano Fanti, direttore della Medicina Nucleare del Sant’Orsola di Bologna che ha parlato dei nuovi radiofarmaci terapeutici per il tumore della prostata. Un’altra sessione speciale è stata dedicata a “Vaccines and Cancer”, moderata dalla dottoressa Gori e dal prof. Federico Gobbi, direttore scientifico dell’IRCCS di Negrar e primario del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. Sono intervenuti: il dottor Alessandro Inno e la dottoressa Chiara Piubelli, rispettivamente oncologo e responsabile della ricerca biomedica del Sacro Cuore Don Calabria; la dottoressa Angioletta Lasagna, oncologa della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.
ACC: LA RETE PER TRASFORMARE LA CONOSCENZA IN CURA

“Alleanza contro il Cancro è nata per trasformare conoscenza in cura, facendo da ponte tra pazienti, ricerca e istituzioni. Oggi quel ponte è diventato un’infrastruttura che si estende dall’Italia al mondo”, ha detto il Presidente di ACC, Ruggero De Maria, aprendo i lavori e ribandendo il ruolo internazionale della Rete.
“Il nostro obiettivo è che l’Italia, attraverso Alleanza contro il Cancro, diventi il cuore di una strategia europea e globale sull’oncologia di precisione, portando i pazienti dentro l’agenda delle istituzioni internazionali”.
I SALUTI DA PARTE DEL MINISTERO E DEL PRESIDENTE ZAIA
Alla cerimonia di inaugurazione è intervenuta, tramite video-messaggio, Maria Rosaria Campitello, Capo Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute secondo la quale “il contrasto alle neoplasie richiede un approccio integrato che unisca prevenzione, ricerca, innovazione tecnologica, formazione continua e soprattutto il trasferimento rapido della conoscenza scientifica in percorsi di cura efficaci. ACC ha guidato quattro progetti di rilievo finanziati con 10 milioni di euro, sviluppando piattaforme clinico-scientifiche di oncologia di precisione e raccogliendo dati fondamentali di analisi molecolari – ha aggiunto – Sono risultati che hanno già rafforzato la capacità di diagnosi tempestive e terapie personalizzate”.
La lotta contro le neoplasie come impegno collettivo era al centro del messaggio del Presidente della Regione, Luca Zaia: “Si tratta di una missione che coinvolge tutti senza alcuna distinzione. Ed è proprio da questa consapevolezza diffusa che emerge per le Istituzioni l’obbligo di rispondere alla chiamata dei cittadini, mostrando senso di responsabilità, mettendo in atto azioni concrete per accelerare la ricerca scientifica e, di fatto, consegnare ai pazienti coinvolti un iter di guarigione che possa avvalersi delle migliori tecnologie disponibili. Permettetemi inoltre di rammentare l’impegno assunto dalla Regione del Veneto in materia di ricerca scientifica e supporto all’ambito oncologico. Impegno che anche l’IRCCS di Negrar ha fatto proprio in modo rilevante in questi anni”.
Sono seguiti poi gli interventi di Paola Poli, consigliera del Comune di Verona, Pola Poli, che ha portato i saluti del sindaco Damiano Tommasi, del professor Michele Milella, direttore del Dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione dell’Università di Verona, in rappresentanza del Pierfrancesco Nocini, e dell’amministratore delegato dell’IRCCS di Negrar, Claudio Cracco.
GRAZIE ALLA RICERCA IN ITALIA QUASI QUATTRO MILIONI DI PERSONE VIVE NONOSTANTE UNA DIAGNOSI DI CANCRO
«Sono 3,7 milioni le persone che in Italia oggi vive nonostante una diagnosi di tumore, con un incremento dell’1,5% nell’ultimo decennio. Diminuisce anche la mortalità fra i giovani adulti”, ha detto la dottoressa Gori a margine del meeting per sottolineare quanto i progressi della ricerca abbiano cambiato la storia dei pazienti oncologici. “Di fatto, oggi, la metà di coloro a cui viene diagnosticato un cancro guarisce, con punte del 90% per il tumore della mammella e della prostata in fase iniziale, ma si registrano lunghissime sopravvivenze anche in molte forme metastatiche. Obiettivi impensati fino a pochi anni fa, ma resi possibili soprattutto grazie allo sviluppo della ricerca: l’ampliamento delle conoscenze sulle caratteristiche genomiche di ogni neoplasia ha consentito di mettere a punto farmaci innovativi e trattamenti personalizzati sempre più efficaci anche nella fase avanzata della malattia».
ONCOLOGIA DI PRECISIONE: LO STUDIO BE-ROME

Il Meeting di ACC si è concluso con la lectio magistralis del professor Paolo Marchetti, direttore scientifico dell’IDI dell’Immacolata di Roma che ha presentato lo studio BE-ROME. L’oncologia di precisione già nello studio ROME (in corso di pubblicazione) ha evidenziato come una terapia antitumorale personalizzata possa determinare, in pazienti con malattia oncologica metastatica pretrattati, un vantaggio rispetto alla terapia standard. Vantaggi in termini di riduzione della massa tumorale e di aumentata sopravvivenza senza progressione. il trial BE-ROME, che coinvolgerà oltre 70 centri oncologici italiani e 5.000 pazienti e che valuterà in maniera ancor più approfondita l’utilizzo di una terapia personalizzata per ogni malato, in base alle caratteristiche genomiche del tumore e alla decisione di un gruppo di esperti (Molecular Tumor Board).
L’Annual Meeting di ACC del prossimo anno si terrà a Napoli all’Università Partenope. “Continueremo a discutere sui nuovi risultati della ricerca e come questi possano garantire nuove opportunità di cura ai nostri pazienti oncologici”, ha detto il dott. Alfredo Budillon, direttore scientifico della Fondazione Pascale. “Questi risultati sono in particolare le nuove tecnologie della biologia molecolare per una diagnosi sempre più precoce del tumore e una terapia sempre più personalizzata. Ma anche nuovi farmaci soprattutto per quelle neoplasie che attualmente sono difficili da curare”.
Anche la pet therapy con gli asini è prendersi cura del malato di Alzheimer e della sua famiglia

In occasione della Giornata mondiale contro l’Alzheimer, che ricorre il 21 settembre, vi presentiamo il progetto pilota di pet therapy con gli asini che in autunno sarà inserito tra le iniziative dell’Officina della Memoria. Iniziative rivolte alle persone con demenza e alle loro famiglie e proposte dal Centro per i disturbi cognitivi e le demenze della Neurologia dell’ IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.
Si chiama onoterapia, ed è la pet therapy con gli asini, animali derubricati da sempre a simbolo di poca intelligenza, contrariamente alla loro vera natura. Sono infatti quadrupedi molto sensibili e capaci di percepire il disagio o il benessere delle persone che si occupano di loro, sono capaci di far comprendere i propri bisogni e sanno creare canali comunicativi non verbali di incredibile efficacia. Compagni di viaggio ideali per le persone che soffrono di malattia di Alzheimer, di cui il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale.
Non a caso il Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) della Neurologia dell’IRCCS di Negrar, diretta dal dottor Fabio Marchioretto, la scorsa primavera ha stretto una collaborazione con la Cooperativa Onlus “La Città degli Asini”, ente specializzato in interventi assistiti con gli asini, con l’idea di creare occasioni di incontro e partecipazione al di fuori degli ambienti terapeutici abituali. “Per essere vicino alle famiglie con congiunti affetti da demenza occorre anche serenità e leggerezza. La condivisione di esperienze in gruppo è parte integrante del progetto di cura, inteso come “prendersi cura”, sottolinea la dottoressa Zaira Esposito, responsabile del CDCD. .
Nel mese di aprile e maggio sono state organizzate delle gite di gruppo con pazienti e loro familiari per far visita agli animali nel loro contesto naturale. I gruppi sono stati accolti da 3 asini e una decina di grossi conigli che, con l’aiuto delle brave coadiutrici, si sono lasciati accarezzare, pettinare, sfamare con spuntini a base di sedano, carote e finocchi preparati dai pazienti, in un clima di serenità e spontaneità. Ognuno ha partecipato secondo i propri desideri del momento e inclinazioni: chi ha trovato gusto nel tagliare le verdure, chi nello spazzolare il pelo dell’asino, chi nel condurlo per qualche tratto del recinto, chi ha solo osservato e chi non voleva più andare via.
Le due mattinate si sono concluse con una merenda insieme e la volontà da parte di tutti di ripetere l’esperienza. Il ricordo, che spesso è labile e sfuggente per le persone affette da demenza, è rimasto anche a distanza di settimane, con tanto di resoconti scritti e disegni.
La onoterapia è un’attività semplice, ma di provata efficacia, in termini cognitivi, emotivi e relazionali e verrà inclusa nelle iniziative dell’Officina della Memoria, un progetto attivo da una decina di anni che vede la collaborazione di più figure professionali: le neurologhe Zaira Esposito e Federica Vit con le psicologhe Cristina Baroni e Cecilia Delaini del CDCD, con l’apporto dei fisioterapisti della palestra riabilitativa del Centro Diagnostico Terapeutico di via S. Marco, a Verona. I gruppi attivi sono cinque dedicati a pazienti con diagnosi confermata di decadimento cognitivo, o con disturbo cognitivo soggettivo ma non comprovato dalle indagini diagnostiche, ma che possono beneficiare di esercizi mirati in un’ottica “preventiva”.
Per informazioni sui vari percorsi si può inviare un e-mail a: officinadellamemoria@sarocuore.it o chiamando il numero 045.6013775 (dal lunedì al giovedì alla mattina).
"Cure sicure per ogni neonato e ogni bambino": anche l'IRCCS di Negrar si illumina di arancione

Mercoledì 17 settembre si celebra la settima Giornata Mondiale della Sicurezza del Paziente, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dedicata quest’anno ai pazienti più piccoli. Anche l’IRCCS di Negrar aderisce alla giornata con la distribuzione di materiale per sensibilizzare genitori, personale sanitario, educatori e caregiver e con la realizzazione di un video informativo sulle manovre di emergenza da eseguire per la disostruzione delle vie aeree in età pediatrica.
Si illumina di arancione la facciata della palazzina d’ingresso dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. A partire dalla sera di martedì 16 settembre, e nelle due sere successive, la luce colorata servirà a sottolineare che il 17 settembre ricorre la settima Giornata Mondiale della sicurezza del paziente, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dedicata quest’anno ai pazienti più piccoli con il tema “Cure sicure per ogni neonato e ogni bambino” (vedi sito dedicato).
Con lo slogan “Patient safety from the start!” (la sicurezza del paziente fin dall’inizio), l’OMS intende invitare i genitori, i caregiver, gli operatori sanitari, i leader sanitari, gli educatori e le comunità a unirsi in azioni atte a prevenire danni evitabili nelle cure pediatriche e neonatali. Danni che possono risultare particolarmente gravi nei piccoli pazienti in quanto rischiano di avere conseguenze sulla loro salute lungo tutta la vita. Tanti sono gli ambiti nei quali va prestata attenzione a livello globale per raggiungere questi obiettivi, come il parto sicuro e le cure postnatali, la sicurezza dei farmaci, la sicurezza diagnostica, la sicurezza delle vaccinazioni, la prevenzione delle infezioni, la capacità di riconoscere segnali di allarme e intervenire correttamente.
Anche l’ospedale di Negrar aderisce alla Giornata, non solo colorandosi di arancione ma attraverso la traduzione e divulgazione di materiale informativo dell’OMS rivolto a famiglie, operatori sanitari, educatori e agli stessi piccoli pazienti (nella foto qui sotto l’equipe della direzione sanitaria, Pediatria e Ostetricia che ha organizzato le iniziative).

Proprio la sensibilizzazione e la corretta informazione di tutti coloro che si prendono cura dei bambini sono fondamentali per comprendere tempestivamente eventuali problemi di salute e per evitare comportamenti scorretti o errori che, soprattutto nel caso dei più giovani, possono pregiudicare il loro futuro. Il materiale verrà distribuito presso i reparti di Pediatria/Ostetricia-Ginecologia, i Poliambulatori, l’area dei Pre-ricoveri, l’ORL e l’ingresso generale dell’ospedale.
Oltre all’impegno divulgativo, l’ospedale ha realizzato un video nel quale il dottor Paolo Bonetti, direttore della Pediatria, spiega le manovre da praticare per disostruire le vie aeree di un lattante o di un bambino a seguito dell’ingerimento di un corpo estraneo. Si tratta di un evento piuttosto frequente, soprattutto nell’età che va dai 6 mesi ai due anni quando i piccoli iniziano a muoversi autonomamente e ad esplorare il mondo. “Fare in modo che l’ambiente in cui i bambini svolgono le loro attività sia un ambiente sicuro è una grande responsabilità degli adulti – afferma il dottor Bonetti – così come saper intervenire in caso di pericolo con alcuni semplici gesti che possono fare la differenza e davvero salvare la vita”.
In accordo con la Regione Veneto, sia il video sia i poster tradotti in italiano sono stati messi a disposizione di tutte le strutture sanitarie regionali per la Giornata del 17 settembre.

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