"Cure sicure per ogni neonato e ogni bambino": anche l'IRCCS di Negrar si illumina di arancione

Mercoledì 17 settembre si celebra la settima Giornata Mondiale della Sicurezza del Paziente, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dedicata quest’anno ai pazienti più piccoli. Anche l’IRCCS di Negrar aderisce alla giornata con la distribuzione di materiale per sensibilizzare genitori, personale sanitario, educatori e caregiver e con la realizzazione di un video informativo sulle manovre di emergenza da eseguire per la disostruzione delle vie aeree in età pediatrica.

Si illumina di arancione la facciata della palazzina d’ingresso dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. A partire dalla sera di martedì 16 settembre, e nelle due sere successive, la luce colorata servirà a sottolineare che il 17 settembre ricorre la settima Giornata Mondiale della sicurezza del paziente, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dedicata quest’anno ai pazienti più piccoli con il tema “Cure sicure per ogni neonato e ogni bambino” (vedi sito dedicato).

Con lo slogan “Patient safety from the start!” (la sicurezza del paziente fin dall’inizio), l’OMS intende invitare i genitori, i caregiver, gli operatori sanitari, i leader sanitari, gli educatori e le comunità a unirsi in azioni atte a prevenire danni evitabili nelle cure pediatriche e neonatali. Danni che possono risultare particolarmente gravi nei piccoli pazienti in quanto rischiano di avere conseguenze sulla loro salute lungo tutta la vita. Tanti sono gli ambiti nei quali va prestata attenzione a livello globale per raggiungere questi obiettivi, come il parto sicuro e le cure postnatali, la sicurezza dei farmaci, la sicurezza diagnostica, la sicurezza delle vaccinazioni, la prevenzione delle infezioni, la capacità di riconoscere segnali di allarme e intervenire correttamente.

Anche l’ospedale di Negrar aderisce alla Giornata, non solo colorandosi di arancione ma attraverso la traduzione e divulgazione di materiale informativo dell’OMS rivolto a famiglie, operatori sanitari, educatori e agli stessi piccoli pazienti (nella foto qui sotto l’equipe della direzione sanitaria, Pediatria e Ostetricia che ha organizzato le iniziative).

Proprio la sensibilizzazione e la corretta informazione di tutti coloro che si prendono cura dei bambini sono fondamentali per comprendere tempestivamente eventuali problemi di salute e per evitare comportamenti scorretti o errori che, soprattutto nel caso dei più giovani, possono pregiudicare il loro futuro. Il materiale verrà distribuito presso i reparti di Pediatria/Ostetricia-Ginecologia, i Poliambulatori, l’area dei Pre-ricoveri, l’ORL e l’ingresso generale dell’ospedale.

Oltre all’impegno divulgativo, l’ospedale ha realizzato un video nel quale il dottor Paolo Bonetti, direttore della Pediatria, spiega le manovre da praticare per disostruire le vie aeree di un lattante o di un bambino a seguito dell’ingerimento di un corpo estraneo. Si tratta di un evento piuttosto frequente, soprattutto nell’età che va dai 6 mesi ai due anni quando i piccoli iniziano a muoversi autonomamente e ad esplorare il mondo. “Fare in modo che l’ambiente in cui i bambini svolgono le loro attività sia un ambiente sicuro è una grande responsabilità degli adulti – afferma il dottor Bonetti – così come saper intervenire in caso di pericolo con alcuni semplici gesti che possono fare la differenza e davvero salvare la vita”.

In accordo con la Regione Veneto, sia il video sia i poster tradotti in italiano sono stati messi a disposizione di tutte le strutture sanitarie regionali per la Giornata del 17 settembre.


Campagna di prevenzione dermatologica rivolta alle persone con fattori di rischio

“Non fare tardi” è il titolo della campagna di screening dermatologico dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria che prenderà il via il prossimo mese di ottobre, ma a cui si può aderire già da oggi, 15 settembre. L’iniziativa, senza scopo di lucro, è promossa da  Pietro Lazzarini e dalla sua famiglia ed è rivolta a uomini e donne dai 18 ai 55 anni con fattori di rischio. Ecco perché e come aderire

“Non fare tardi” è il titolo della campagna di screening dermatologico dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria che prenderà il via il prossimo mese di ottobre, ma a cui si può aderire già da oggi, 15 settembre. L’iniziativa, senza scopo di lucro, è promossa da Pietro Lazzarini e dalla sua famiglia ed è rivolta a uomini e donne dai 18 ai 55 anni con fattori di rischio.

Le visite dermatologiche si terranno al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 – sede di Verona dell’Ospedale di Negrar – e saranno effettuate dalla dottoressa Federica Tomelleri, responsabile del Servizio di Dermatologia, e dalle colleghe dottoresse Federica Arginelli, Ilaria Coati, Silvia Medri e Silvia Pugliarello.

Per aderire alla campagna è sufficiente cliccare QUI e compilare il modulo di candidatura. La disponibilità è soggetta ad esaurimento.

Clicca qui per aderire alla campagna

Dr.ssa Federica Tomelleri

La prevenzione è la prima arma di cui noi disponiamo per combattere le malattie – spiega la dottoressa Tomelleri – Più precoce è la diagnosi, maggiori sono le possibilità di guarigione. Anche nell’ambito delle patologie oncologiche della pelle. Un nevo nuovo o già esistente che si trasforma nel colore e nella forma o una macchia che persiste meritano sempre una valutazione perché possono essere nulla, ma anche l’esordio del tumore più temibile della pelle, cioè il melanoma. Ricordiamo che se questo tumore viene diagnosticato precocemente ha una percentuale di guarigione di oltre il 90%.”.

Il melanoma è attualmente in Italia il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni di età. In 20 anni i casi sono passati da 6mila nel 2004 a 15mila degli ultimi anni, con una crescita del 250% (dati Fondazione Melanoma).

“Le cause sono molteplici, ma prevale, soprattutto fra le fasce di età più giovani, la scarsa attenzione alla prevenzione (visite dermatologiche periodiche) e la poca adesione alle semplici regole per proteggere la pelle dai raggi UV:  l’impiego di creme solari e di evitare di esporsi nelle ore di maggiore irraggiamento solare”, sottolinea la dottoressa Tomelleri.

Le persone più a rischio di contrarre il melanoma sono quelle con pelle, occhi e capelli chiari (fototipi I e II) perché più esposte a scottature solari; coloro che hanno familiari di primo grado a cui è stato diagnosticato un melanoma o altri tumori; soggetti con una storia di frequente di esposizione solare o uso di lettini abbronzanti.


Insufficienza mitralica: quando non è possibile l'intervento interviene la "clip"

Nelle scorse settimane l’équipe di Cardiologia, diretta dal dottor Giulio Molon, ha eseguito le prime due procedure per il trattamento non chirurgico dell’insufficienza della valvola mitralica. Si tratta della “Clip mitralica”, un intervento mini-invasivo indicato per i pazienti che, per età e/o per patologie concomitanti, non possono essere sottoposti alla sostituzione o alla riparazione cardiochirurgica della valvola.

Nelle scorse settimane l’équipe di Cardiologia, diretta dal dottor Giulio Molon, ha eseguito le prime due procedure per il trattamento non chirurgico dell’insufficienza della valvola mitralica. Si tratta della “Clip mitralica”, un intervento mini-invasivo indicato per i pazienti che, per età e/o per patologie concomitanti, non possono essere sottoposti alla sostituzione o alla riparazione cardiochirurgica della valvola. Un’opzione terapeutica che consente a soggetti con insufficienza mitralica e scompenso cardiaco cronico grave di migliorare i propri sintomi, evitando episodi di riacutizzazione dello scompenso che incidono pesantemente sulla qualità di vita, peggiorandone la prognosi. I primi due pazienti sottoposti alla metodica sono stati un uomo e una donna ultraottantenni; a settembre sono in programma altri due interventi.

La procedura ha richiesto una lavoro di squadra, con la presenza in sala di cardiologi emodinamisti (la dr.ssa Esther Campopiano ed il dr. Paolo Tosi), elettrofisiologi (il dr. Molon) ed ecocardiografisti (la dr.ssa Laura Lanzoni ed il dr. Andrea Chiampan) che hanno sostenuto una formazione specifica finalizzata all’esecuzione di questa metodica.

Il dr. Giulio Molon

“La valvola mitrale è quella valvola cardiaca che si trova tra l’atrio e il ventricolo sinistro. La sua funzione è di aprirsi per permettere al sangue ossigenato proveniente dai polmoni di fluire dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro e da lì all’aorta; la sua chiusura impedisce al flusso sanguigno di ritornare all’indietro durante la contrazione ventricolare”, spiega il dottor Molon. “Quando per motivi funzionali o strutturali questa chiusura è compromessa si parla di insufficienza mitralica – sottolinea -. L’obiettivo della “Clip mitrale” è proprio quello di ridurre l’insufficienza della valvola, e quindi riportarla alla sua funzione, ‘clippando’ i due lembi”.

La procedura si esegue con il paziente in anestesia generale e sotto guida ecocardiografica transesofagea. “La qualità delle immagini è fondamentale per la precisione dell’intervento – sottolinea Molon – Attraverso un accesso venoso femorale si giunge, pungendo il setto interatriale, in atrio sinistro e quindi alla valvola mitrale per l’applicazione della clip. Se non ci sono complicazioni, il paziente viene dimesso il giorno dopo”.

Si stima che l’insufficienza mitralica colpisca 1,7% della popolazione generale con aumento significativo dell’incidenza con l’età, superando il 5% dopo i 65 anni. È la seconda più frequente patologia valvolare nei Paesi occidentali, subito dopo la stenosi aortica. A causa della congestione del circolo polmonare e la ridotta gittata di sangue nell’aorta, l’insufficienza mitralica si manifesta soprattutto con difficoltà respiratorie (dispnea), polmoni congesti (edema), impossibilità di dormire sdraiati per una sensazione di soffocamento o di effettuare sforzi anche modesti come salire solo due gradini. Essa è causata principalmente da malattie degenerative della valvola, da esiti infartuali, da endocarditi o dal malfunzionamento del ventricolo sinistro. Un’altra causa è la rottura delle corde tendinee, cioè i filamenti di tessuto connettivo che forniscono il supporto necessario per la chiusura e l’apertura della valvola.

La sostituzione o la riparazione chirurgica resta sempre il gold standard per il trattamento dell’insufficienza mitralica – rileva il dottor Molon – Ma quando l’intervento non è praticabile o si presenta a rischio elevato, la “Clip mitralica” restituisce qualità di vita a pazienti altrimenti destinati a continui accessi al pronto soccorso e ospedalizzazioni per episodi acuti di scompenso cardiaco sempre più ravvicinati. Episodi che, anche se risolti farmacologicamente, restituiscono un soggetto sempre più debilitato”.


Conto alla rovescia per il meeting annuale di Alleanza Contro il Cancro

La decima edizione del meeting annuale di Alleanza Contro il Cancro, in programma a Verona dal 18 al 20 settembre, sarà da record per il numero di contributi scientifici. Sono infatti 288 gli abstract inviati dai ricercatori per essere presentati all’incontro, numero mai raggiunto in precedenza. L’organizzazione dell’evento è a cura dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.

Conto alla rovescia per il meeting annuale di Alleanza Contro il Cancro (ACC), la rete degli IRCCS oncologici sostenuta dal Ministero della Salute, che quest’anno si terrà a Verona dal 18 al 20 settembre e vedrà come presidente del congresso la dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento oncologico del “Sacro Cuore Don Calabria”, IRCCS a cui è stata affidata l’organizzazione dell’evento (clicca per il programma).

Durante la tre giorni, presso la Camera di Commercio, un centinaio di relatori provenienti dai maggiori centri oncologici d’Italia e qualificate presenze dall’estero faranno il punto sulle nuove tecnologie e strategie nella lotta contro il cancro.

Il congresso in terra scaligera, il decimo nella storia di ACC, registra già un record: sono 288 i contributi scientifici (abstract) inviati dai ricercatori per essere presentati al meeting, numero mai raggiunto nelle scorse nove edizioni.

Alleanza Contro il Cancro, presieduta da Ruggero De Maria, Professore Ordinario e Direttore dell’Istituto di Patologia Generale dell’Università Cattolica di Roma, è il più grande network italiano di ricerca oncologica, al quale aderiscono 27 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Superiore della Sanità, che a Roma ne ospita gli uffici.

L’IRCCS di Negrar, che fa parte di questa rete dal 2021, è uno dei pochi Istituti di ricovero e Cura a Carattere scientifico non oncologici presenti in ACC- afferma la dottoressa Gori-  e la sua adesione è stata possibile in quanto il “Sacro Cuore Don Calabria” risponde a tutti i requisiti richiesti agli IRCCS che si occupano esclusivamente di tumori: dall’attività di ricovero alla dotazione tecnologica, dalla ricerca alle pubblicazioni scientifiche”.

Tradotto in numeri, la rete di Alleanza contro il Cancro comprende 9.400 ricercatori, 6.600 pubblicazioni, 237mila ricoveri all’anno e 5.500 studi clinici attivi. Attualmente sono 14 i progetti nazionali ed internazionali in corso su cui stanno lavorando i professionisti che collaborano con ACC. “ L’intento è di portare l’innovazione tecnologica, organizzativa, diagnostica e terapeutica dalla ricerca di base alla pratica clinica-continua la dottoressa Gori- migliorando e uniformando il livello di assistenza dei pazienti oncologici su tutto il territorio nazionale”.

Il meeting annuale di ACC rappresenta uno dei più rilevanti appuntamenti scientifici dell’Oncologia italiana durante il quale ricercatori provenienti da tutta Italia e anche dall’estero si confrontano sull’avanzamento della ricerca nella lotta contro i tumori . “Quest’anno, a differenza delle precedenti edizioni- afferma la dottoressa Gori- sono numerosi anche gli interventi di oncologi clinici, a dimostrazione della sempre più stretta collaborazione tra ricerca e pratica clinica finalizzata alla migliore gestione del paziente.  Identificare le caratteristiche molecolari di ogni tumore permette infatti oggi di prescrivere terapie personalizzate che, in molti casi, determinano lunghissime sopravvivenze anche in pazienti con malattia metastatica.

Inoltre verrà dato ampio spazio ai giovani ricercatori che potranno presentare i risultati della ricerca effettuata negli IRCCS di Alleanza Contro il Cancro”.

 


West Nile: infezioni in linea con le estati precedenti, non è in atto un'emergenza di salute pubblica

Il West Nile è un virus, trasmesso dalle zanzare, presente nel nostro Paese dal 2008, quindi può definirsi endemico. In Italia si stanno registrando alcuni decessi, ma i numeri in linea con le estati precedenti. Purtroppo non abbiamo a disposizione né un farmaco specifico né un vaccino. E’ importante quindi proteggersi dalle punture di zanzare e ridurne il numero con le periodiche disinfestazioni. Ecco tutto ciò che si deve sapere sul virus.

La cronaca registra casi di febbre West Nile, tra cui anche alcuni decessi. Federico Gobbi, direttore scientifico dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, dove dirige anche il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. E’ professore associato all’Università di Brescia:

Prof. Federico Gobbi

“I numeri delle infezioni registrate sono in linea con gli anni passati. Nulla a che vedere con quanto è accaduto per esempio nel 2022, quando in Veneto ci furono 531 casi diagnosticati: 150 pazienti avevano sviluppato la forma neuro invasiva e sono stati 22 i decessi. In base alle proiezioni questa estate non raggiungeremo mai le cifre di tre anni fa. Quindi non è in atto nessuna emergenza di salute pubblca. Non siamo di fronte al Covid, che a differenza del West Nile era trasmissibile da uomo a uomo per via aerea.  Ci vuole comunque consapevolezza che il West Nile è un virus presente nel nostro Paese dal 2008, che non esistono farmaci né vaccini e che l’unica via è la prevenzione, in questo caso la protezione dalle punture di zanzare”.

L’origine e la natura del virus West Nile

West Nile Disease (WND) o malattia del Nilo Occidentale è causata da un virus a RNA appartenente al genere Flavivirus. Il West Nile Virus (WNV) prende il nome dal distretto dell’Uganda (West Nile) dove nel 1937 è stato isolato per la prima volta il patogeno nel sangue di una donna colpita da febbre. Si è poi diffuso in Africa, Medio Oriente, Nord America, Asia Occidentale ed Europa, dove è stato segnalato a partire dal 1958. In Italia è endemico. I primi casi si sono registrati nel 2008 sul territorio della Pianura Padana.

Trasmissione solo attraverso la puntura di zanzara

Il WNV non si trasmette da uomo a uomo, né per via aerea né per contatto. Il virus sopravvive in natura grazie a un ciclo primario di trasmissione: zanzara-uccello-zanzara. Le zanzare Culex di specie modestus e pipiens si infettano pungendo uccelli migratori (serbatoio del virus), trasmettendo a loro volta il virus ad altri uccelli. Tuttavia le stesse zanzare sono in grado di infettare ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo, ma né negli equini né negli esseri umani il WNV raggiunge nel sangue una concentrazione sufficientemente elevata da infettare altre le zanzare. La ragione per cui il WNV è diventato endemico in Italia è dovuta alla presenza sul territorio della Culex pipiens, la zanzara che punge dal tramonto fino alle prime luci dell’alba, e al passaggio di uccelli migratori.

Trasfusioni di sangue: donatori controllati e sacche di sangue testate

L’unica via di trasmissione da uomo a uomo sono le trasfusioni di sangue. Ma in Italia i Centri trasfusionali eseguono di routine su ogni sacca il test NAT per escludere la presenza del virus e i donatori sono controllati.

L’infezione: 1 persona su 150 sviluppa la forma grave

La West Nile Disease è caratterizzata da 2-14 giorni di incubazione. Su 150 persone infettate 120 non presentano sintomi e 30 sviluppano una sindrome simil-influenzale: febbre, mal di testa, mal di gola, dolori muscolari e alle articolazioni, congiuntivite, rash cutanei (tronco, estremità e testa), ingrossamento dei linfonodi, nausea, dolori addominali… Solo una persona su 150 va incontro alla forma neuro-invasiva: meningite, encefalite e paralisi flaccida acuta. Nel 15% dei casi la forma meningitica porta al decesso.

Persone più a rischio

I soggetti più a rischio per la forma più grave sono gli anziani, gli immunodepressi, i pazienti cronici o pluripatologici in quanto il loro sistema immunitario è indebolito fisiologicamente dall’età o per causa di malattia.

Diagnosi: serve un test di laboratorio

Una febbre simile all’influenza deve sempre destare sospetti in piena estate. A causa di sintomi aspecifici, l’infezione è difficile da diagnosticare con un solo esame obiettivo del medico. Per arrivare alla diagnosi è necessario fare un test specifico di laboratorio disponibile in ospedale.

Quando preoccuparsi

Una febbre in estate deve sempre destare sospetto in assenza di sintomi come raffreddore o mal di gola. Sarebbe quindi opportuno sottoporsi al test di laboratorio per individuare l’origine di un’evetuale infezione. Se invece inseime alla febbre, sorgono sintomi neurologici come forte mal di testa. rigidità nucale, nausea, vomito, fastidio alla luce… è necessario rivolgersi d’urgenza in ospedale.

Terapia: non esiste un farmaco anti-virale per l’infezione da West Nile

Per la WND non esiste una terapia specifica, ma solo farmaci per alleviare i sintomi (antipiretici e antinfiammatori). Nei casi più gravi è necessario il ricovero in ospedale, dove si procede alla somministrazione di fluidi intravenosi e a respirazione assistita.

Prevenzione: protezione dalle punture di zanzare

Non esiste un vaccino contro il West Nile VirusIl metodo più efficace di prevenzione è la protezione dalle punture di zanzare usando, in particolare dopo il tramonto, repellenti cutanei, zanzariere alle finestre e diffusori di insetticidi ad uso domestico. E’ fondamentale, inoltre, la collaborazione di tutti affinché non vengano a crearsi ambienti favorevoli al deposito delle uova e allo sviluppo delle larve di zanzare come i serbatoi di acqua stagnante (anche un semplice sottovaso) che devono essere eliminati o trattati con larvicidi

Nel 2010 la Regione Veneto ha istituito un progetto pilota per la sorveglianza delle arbovirosi (malattie trasmesse dalle zanzare) il cui responsabile scientifico è l’IRCSS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e a cui collaborano l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e l’Istituto di Microbiologia e Virologia di Padova. Per le patologie di importazione (Zika, Dengue e Chikungunya) al fine di evitare che diventino endemiche, esso prevede la segnalazione del caso di infezione entro le 12 ore dal sospetto diagnostico al Servizio Igiene Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Ulss competente per il territorio che può attivarsi, attraverso i Comuni, per la disinfezione della zona limitrofa all’abitazione del paziente o nel luogo dove si è probabilmente infettato.

Per il West Nile Virus la disinfezione deve avvenire periodicamente soprattutto nelle aree in cui le trappole dell’Istituto Zooprofilattico hanno raccolto zanzare infette o dove il virus è stato isolato nei cavalli.


Progetto di pet therapy per gli ospiti dell'area socio-sanitaria della Cittadella della Carità

Le cagnoline Mapi e Darma dell’associazione “Le impronte di Zara” hanno trascorso alcune ore con gli anziani di Casa Perez e con i degenti della speciale Unità “Stati Vegetativi”. Dopo l’estate gli animali faranno visita a tutti gli ospiti delle strutture socio-sanitarie adiacenti all’IRCCS di Negrar. L’interazione con l’animale è in grado di stimolare la sfera delle emozioni, attraverso la vista e le sensazioni tattili delle carezze anche per pazienti che hanno un basso grado di responsività. Stimola inoltre i ricordi del legame affettivo con un animale di famiglia.

Mapi è un deliziosa Jack Russel Terrier di 10 anni, ma l’età è solo un numero per questa instancabile ‘cacciatrice’ di palline. A lanciarle, grazie a una sorta di scivolo di cartone e l’aiuto degli operatori, è Fabiano, un ospite della speciale Unità di Accoglienza Permanente “Stati Vegetativi” e a bassa responsività della Cittadella della Carità di Negrar.

Per Fabiano è la sua prima seduta di pet therapy con “Impronte di Zara”, l’associazione, con sede a Marzana, che si occupa di interventi assistiti con gli animali rivolti a bambini, anziani e disabili.  Con lui altri ospiti della stessa Unità di Accoglienza, i quali durante una mattinata hanno goduto della presenza di Mapi e poi anche di Darma, una femmina di lagotto romagnolo diventata da poco mamma di otto cuccioli. Questo è solo il secondo degli incontri previsti di un progetto di pet therapy che continuerà anche dopo l’estate. Il primo ha visto protagonisti con i cani gli ospiti di Casa Perez (struttura adiacente all’Ospedale di Negrar dedicata a persone anziane non autosufficienti), che non hanno nascosto il loro entusiasmo per i nuovi amici a quattro zampe

“L’idea è nata dal gruppo delle educatrici dell’area socio-sanitaria stimolate dal racconto dei familiari degli ospiti che più volte hanno riferito sul forte legame tra il loro congiunto e il cane di casa”, spiega la dottoressa Martina Brigo, dirigente dei Servizi dell’Area socio-sanitaria della Cittadella della Carità. “L’ideale sarebbe l’accesso degli animali da compagnia degli ospiti all’interno della struttura, ma questo, per varie ragioni, non è possibile. Abbiamo pensato che la presenza di cani addestrati per la pet therapy fosse il giusto compromesso”.  “Sono molto felice di questa iniziativa: è un momento di gioia per i pazienti come mio figlio – afferma Luigi, papà di Fabiano -. Anche noi avevamo un cane, Pepe, che consideravamo come uno di famiglia e a cui Fabiano era molto affezionato. Quando Pepe è venuto a mancare è stato molto doloroso, tanto che non abbiamo voluto prendere un altro animale”.

“L’effetto benefico del rapporto unico che si viene ad instaurare tra una persona e un cane oramai è consolidato anche da numerosi studi scientifici”, afferma Matteo Favaretto, educatore cinofilo delle “Impronte di Zara”, associazione legata alla Comunità di recupero San Patrignano, dove Matteo si è formato professionalmente. “L’interazione è in grado di stimolare la sfera delle emozioni, attraverso la vista e le sensazioni tattili delle carezze anche per pazienti che hanno un basso grado di responsività – prosegue -. Stimola inoltre i ricordi del legame affettivo con un animale di famiglia.

Il nome dell’associazione, con cui “collaborano” quattro cani, è dedicato a Zara, un labrador color miele scomparso pochi anni fa, lasciando un’impronta nel cuore di coloro che lo hanno conosciuto e hanno potuto godere del suo amore incondizionato. Come hanno lasciato un’impronta Mapi e Darma nel cuore degli ospiti della Cittadella della Carità.


Affidata all'IRCCS di Negrar la bandiera dell'OECI: sarà presente al meeting di Verona di Alleanza Contro il Cancro

Anche il “Sacro Cuore Don Calabria” era prensente alle Giornate Oncologiche dell’OECI ad Atene. Il Direttivo della più importante rete europea dei Centri Oncologici ha consegnato all’IRCCS di Negrar la bandiera dell’OECI perché sia presente al Meeting Annuale di Alleanza Contro il Cancro che si terrà a Verona dal 18 al 20 settembre.

Molti i temi affontati sotto l’acropoli ateneise. Tra questi le terapie domiciliari rivolte ai pazienti oncologici e il ruolo dell’intelligenza artificiale nelle diagnosi e nella cura delle neoplasie.

Un’ideale staffetta collega Atene con Verona. Le Olimpiadi non c’entrano, anche se si tratta sempre di una bandiera. Quella di OECI, la più importante rete europea degli Istituti oncologici. A margine degli “Oncology Days”, che si sono tenuti ad Atene lo scorso giugno, il Direttivo dell’Organizzazione ha consegnato il vessillo all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria con il compito di ‘issarlo’ al meeting annuale di Alleanza contro il Cancro in programma dal 18 al 20 settembre a Verona, organizzato dall’Ospedale di Negrar (clicca per il programma). Inoltre sarà dovere del “Sacro Cuore Don Calabria” riconsegnare la bandiera ad OECI in occasione delle “Giornate Oncologiche” 2026 che avranno luogo a Varsavia.

“Da parte di OECI è stato un gesto significativo verso il nostro Ospedale e sottolinea la rilevanza dell’appuntamento scientifico del prossimo settembre a cui parteciperanno i più importanti Istituti oncologici italiani, molti dei quali sono affiliati alla rete europea”, afferma il dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Con lui ad Atene anche la dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento Oncologico, e il dottor Matteo Verzè, medico della direzione sanitaria.

Da sinistra: Alfredo Budillon (Tesoriere OECI), Matteo Verzé, Claudio Lombardo (General Manager OECI), Stefania Gori, Giovanni Apolone (Presidente OECI) e Fabrizio Nicolis

Ad OECI (Organisation of European Cancer Institutes) aderiscono 200 centri oncologici, la gran parte europei, “ma cresce il numero degli Istituti di altri Continenti che chiedono di farne parte e quindi di allinearsi alle modalità qualitative e organizzative richieste dall’Organizzazione”, sottolinea il dottor Nicolis. “OECI, nata come rete europea, sta travalicando sempre più l’Europa, ‘esportando’ le sue linee guida sulla migliore assistenza del paziente oncologico in Sudamerica, ma anche Cina e Vietnam”.

Durante il congresso internazionale di Atene, sono stati toccati diversi temi sulla lotta contro il cancro. “In particolare si è parlato di terapie domiciliari rivolte al paziente oncologico cronico – sottolinea la dottoressa Gori – La cura del paziente presso la propria casa e nell’ambito del proprio ambiente è una realtà già presente nelle organizzazioni sanitarie del nord Europa, anche grazie all’avvento di trattamenti antitumorali che possono essere gestiti anche fuori dall’ospedale”. 

L’esperienza in Svezia rileva tra i pazienti trattati a domicilio minori complicazioni, ricoveri in ospedale meno frequenti, con una durata molto breve quando si rendono necessari. Tutto questo ha ricadute positive sulla qualità di vita del paziente e dei suoi familiari e anche, economicamente, sul sistema sanitario sebbene la gestione domiciliare dei pazienti comporti costi rilevanti.

Riorganizzare l’assistenza oncologica, riservando l’ospedale alla fase acuta della malattia, è fondamentale e in Italia ci si sta avviando attraverso il rafforzamento della sanità territoriale – riprende la dottoressa Gori – Grazie ai progressi della ricerca, il numero degli italiani che vivono con una diagnosi di tumore è destinato ad aumentare e si stima che nel 2030 raggiungerà i 4 milioni, cioè il 7% della popolazione. E’ quindi ipotizzabile un aumento della domanda da parte dei pazienti di supporto medico, infermieristico e psicologico direttamente a domicilio, migliorando così la loro qualità di vita e riducendo contemporaneamente la pressione sugli ospedali”.

Tra i temi affrontati ad Atene anche il ruolo dell’intelligenza artificiale nel trattamento dei tumori. “Ciò che è emerso è l’urgenza della condivisione dei dati da parte dei Centri oncologici – afferma il dottor Nicolis –. I dispositivi diagnostici (TC, RM, acceleratori lineari) dotati di AI sono sicuramente un valido supporto per il medico, ma l’intelligenza artificiale può imprimere un miglioramento significativo nella gestione del paziente solo avvalendosi di dati quantitativamente e qualitativamente rilevanti. Solo così l’elaborazione di un tale data base effettuata dall’intelligenza artificiale potrà garantire diagnosi più precise e in tempi più brevi, trattamenti appropriati e mirati, e  un uso sostenibile delle risorse”.


Endometriosi: Alice racconta del sogno di diventare mamma realizzato grazie alla ricerca

In questo video, Alice racconta la sua lotta contro l’endometriosi severa e come, grazie all’intervento dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, abbia realizzato il suo sogno di diventare mamma. Al suo fianco, la dott.ssa Anna Stepniewska, medico del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, spiega come grazie alla ricerca oggi la chirurgia possa non solo incidere sul benessere della donna colpita da endometriosi, ma possa favorire una gravidanza nonostante la malattia.

Dai primi sintomi, alla difficoltà di respirare a causa del gonfiore, fino all’intervento e alla gioia di tenere tra le braccia la sua piccola Sofia, Alice racconta come un centro qualificato, dove la ricerca si affianca alla clinica, sia stato fondamentale per superare le complicanze e coronare il suo sogno.

Per scoprire di più su come sostenere la ricerca dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria: https://5xmille.sacrocuore.it/

 


Intervento all'IRCCS di Negrar per un bimbo di Gaza: tolta dall'occhio destro una grossa scheggia dovuta all'esplosione di un ordigno

La dottoressa Grazia Pertile ha rimosso la grossa scheggia e ricostruita l’integrità anatomica dell’occhio. Il bimbo di 7 anni proviene dall’Azienda ospedaliera di Padova dove è stato curato da fratture e ustioni a una gamba provocate da un ordigno lo scorso 15 aprile nel campo profughi di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza. Se l’evoluzione sarà favorevole per un parziale recupero della capacità visiva dell’occhio, il bambino dovrà affrontare altri interventi

La dottoressa Grazia Pertile e il dottor Paolo Bonetti

È stato molto lungo, quasi sette ore, e delicato l’intervento chirurgico che ha coinvolto il piccolo Abdelrahman, il bambino palestinese di 7 anni, trasferito il 1° luglio dall’Ospedale di Padova all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar per essere sottoposto ad un complesso intervento all’occhio destro, gravemente danneggiato dall’esplosione di un ordigno il 15 aprile a Gaza.

L’équipe guidata dalla dottoressa Grazia Pertile, direttore di Oculistica, assieme alla dottoressa Elisa Bottega, il 2 luglio ha rimosso una grossa scheggia e ha ricostruito l’integrità anatomica dell’occhio (vedi servizio del TG1 in fondo a questo articolo).

“È stato un intervento molto complesso – spiega la dottoressa Pertile –. La scheggia occupava circa un terzo del volume dell’occhio e aveva provocato un’intensa reazione cicatriziale, anche a causa del tempo trascorso dal trauma, più di due mesi. Normalmente, in questi casi si interviene entro 24 ore per rimuovere il corpo estraneo e suturare la ferita. Inoltre, entro poche settimane è fondamentale riattaccare la retina nel caso si sia staccata. In questa situazione, alla gravità del trauma si è aggiunto il danno dovuto al ritardo nell’intervento. Nonostante tutto, siamo riusciti a riattaccare la retina, che si presentava accartocciata, e a ripristinare la struttura anatomica dell’occhio”.

Abdelrahman è stato già dimesso dal reparto di Pediatria, diretto dal dottor Paolo Bonetti, ed è ritornato a Padova. Il decorso post-operatorio sarà attentamente monitorato. Se l’evoluzione sarà favorevole per un parziale recupero della capacità visiva dell’occhio, il bambino dovrà affrontare altri interventi per trattare le cicatrici che si formeranno nei prossimi mesi e raggiungere la completa stabilizzazione della retina.

Abderahman è arrivato in Italia lo scorso 12 giugno nell’ambito di una missione umanitaria sostenuta da diverse organizzazioni ed è stato preso in carico dal sistema sanitario veneto insieme ad altri tre bambini palestinesi. I piccoli pazienti, accompagnati dai loro familiari, sono stati accolti presso l’Azienda Ospedaliera di Verona e di Padova.

Nella città del Santo Abdelrahman ha ricevuto le prime cure per le fratture e le ustioni riportate a una gamba. Accanto a lui ci sono la mamma, Amna, e la sorellina Batool, di 5 anni. Sono ciò che rimane della famiglia originaria di Rafah: l’esplosione in piena notte ha ucciso il papà, il fratellino di un anno e mezzo e uno zio, che vivevano con loro nella stessa tenda nel campo profughi di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza. Nella città patavina a prendersi cura di loro oltre ai sanitari, l’Associazione “Padova abbraccia i bambini”, che ha seguito anche la fase del ricovero a Negrar.

Un plauso ai medici dell’IRCCS di Negrar è arrivato anche dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana (clicca qui) e dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia (clicca qui)


Festa Sacro Cuore: nuova TC, tecnologia rivoluzionaria per la diagnosi delle malattie cardio-vascolari

Inaugurata in occasione della Festa patronale del Sacro Cuore, la nuova TC Naeotom Alpha.Pro, uno dei modelli più avanzati di tomografo dotato di tecnologia “photon counting”. Grazie alla produzione di immagini ad altissima risoluzione e l’utilizzo efficiente delle radiazioni, trova impiego nella diagnostica cardio-vascolare ma anche di tante altre patologie, tra cui quelle oncologiche. Foto e video dell’evento

 

 

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria adotta la più avanzata e recente evoluzione tecnologica applicata alla Tomografia Computerizzata – TC o conosciuta più comunemente come TAC – le cui caratteristiche rivoluzioneranno lo studio diagnostico, in particolare del sistema cardiovascolare, ma anche di altri distretti corporei.

In occasione della festa patronale del Sacro Cuore di Gesù, venerdì 26 giugno all’ospedale di Negrar si è svolta la benedizione inaugurale della nuova TC Naeotom Alpha.Pro, uno dei modelli più avanzati di tomografo dotato di tecnologia “photon counting”: letteralmente a “conta fotonica”.

 

Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Verona

Prima del “taglio del nastro”, il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, ha presieduto la Messa nei giardini interni dell’ospedale. A concelebrarla anche il Casante dell’Opera Don Calabria, don Massimiliano Parrella. Erano presenti oltre a tutta la direzione dell’Ospedale con il presidente fr. Gedovar Nazzari, la vicepresidente della Regione Veneto, Elisa De Berti, il Prefetto di Verona, Demetrio Martino, il sindaco di Negrar, Fausto Rossignoli la direttrice generale e quella sanitaria dell’Ulss 9, rispettivamente Patrizia Benini e Denise Signorelli.

Elisa De Berti

“L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria è una struttura di eccellenza non solo regionale – ha detto la vicepresidente De Berti Girando un po’ tutta l’Italia per gli impegni istituzionali ho incontrato molte persone che mi hanno riferito di essersi rivolte all’Ospedale di Negrar, definendolo una garanzia. Tuttavia – ha sottolineato – ciascuno di noi riguardo all’esperienza in ospedale alla fine ricorda il rapporto che ha avuto con le persone che ha incontrato: dal medico, all’infermiere agli addetti alla cura dell’ambiente. L’innovazione tecnologica può esserci se dietro c’è un’eccellenza umana del personale, che qui ha radici lontane, nel suo Fondatore, S. Giovanni Calabria”.

Dr. Giovanni Foti

La photon counting è una tecnologia in grado di superare la gran parte dei limiti storici della TC nello studio radiologico del cuore, tanto che anche nei casi più complessi può essere una valida alternativa alla coronarografia diagnostica, procedura invasiva e non priva di rischi”, ha spiegato il dottor Giovanni Foti, direttore della Diagnostica per immagini dell’IRCCS di Negrar. “Avvantaggiandosi di una risoluzione spaziale in media 3-4 volte superiore ai più comuni tomografi e di un efficiente utilizzo delle radiazioni, può essere impiegata anche per la diagnosi accurata di numerose patologie, dalle malattie neuro-vascolari, a quelle osteoarticolari, polmonari ed oncologiche”.

Dr. Carmine Cicciò

Il vero punto di svolta della tecnologia photon counting, rispetto alle TC precedenti, è nel funzionamento del detettore, il pannello che raccoglie i raggi X attenuati dal passaggio attraverso il corpo del paziente. Tale dispositivo è a “conta fotonica”, esso infatti non si limita a contare i fotoni (particella elementare dei raggi X) che arrivano al detettore, ma ne misura anche ogni singola energia). Questo in presenza di un’elevata risoluzione temporale (produce immagini ogni 66 millisecondi) e con un’esposizione a basse dosi di radiazioni.

“Tali caratteristiche ci permettono di ottenere da una parte immagini che rilevano anche il più piccolo dettaglio, fino a 100 micron (Ultra High Definition). E dall’altra, l’eliminazione degli artefatti, cioè quegli elementi che spesso compromettono la qualità diagnostica delle immagini dei vasi coronarici fornite dalle TC di precedente generazione”, ha illustrato il dottor Carmelo Cicciò, medico radiologo esperto in radiologia cardio-vascolare.

“Con la TC photon counting, invece, disponendo di immagini ad altissima definizione e ‘pulite’ da artefatti, possiamo raccogliere informazioni sulla composizione della placca aterosclerotica, che ne determina la stabilità, e quantificare con maggiore accuratezza il grado di restringimento del vaso, le cosiddette stenosi. Questo anche in pazienti con “alto rischio” di patologia coronarica o con patologia coronarica complessa già nota o già trattata con angioplastica – sottolinea il dottor Cicciò -. Sono tutte informazioni, di cui prima non potevamo disporre in maniera così accurata, importanti per orientare il cardiologo a una gestione personalizzata del paziente, limitando la coronarografia, procedura invasiva e non priva di rischi, ai casi in cui la stenosi necessita di essere trattata, avviando gli altri a una terapia farmacologica”.

Claudio Cracco

“L’innovazione tecnologica è da sempre una direttrice strategica dell’IRCCS di Negrar” ha detto l’amministratore delegato Claudio Cracco. “Il fine ultimo del nostro operato quotidiano è prendersi cura del paziente assicurando le migliori opzioni diagnostiche e terapeutiche. La nuova TC rientra in questa visione. Questa tecnologia di ultima generazione consentirà un percorso diagnostico per il paziente più sicuro e personalizzato e permetterà un approccio più sostenibile e appropriato, essendo una valida alternativa a una indagine invasiva come la coronarografia diagnostica”.

Patrizia Benini

“E’ importante valorizzare questa dinamicità, che sicuramente il privato ha e mette in campo, all’interno di una collaborazione strutturale e strutturata con il servizio pubblico”, ha commentato Patrizia Benini, direttrice generale dell’Ulss 9. “Credo che oggi sia questo il vero messaggio: continuare su questa strada dove pubblico e privato sono all’interno di una rete, grazie alla quale, con possibilità e capacità diverse, ciascuno può differenziare l’offerta e avere un ruolo paritario per offrire un servizio all’utenza. Qui non è una gara, ma è una collaborazione per dare il meglio a chi si rivolge a noi”.