Colite ulcerosa e Morbo di Crohn: incontro tra medici e pazienti

Sabato 29 ottobre il “Sacro Cuore Don Calabria” ospiterà l’incontro autunnale promosso dal Centro per le malattie retto-intestinali e l’associazione AMICI. Tra i temi affrontati la sostenibilità economica per il Ssn dei farmaci biologici
Si tiene questo sabato 29 ottobre l’appuntamento autunnale che vede insieme il Centro multispecialistico per le malattie retto-intestinali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, il cui responsabile è il dottor Andrea Geccherle, e l‘Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (AMICI).
Nella sala convegni Fr. Perez, a partire dalle 9.30, medici e farmacisti faranno il punto sul trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali (colite ulcerosa e morbo di Crohn) che colpiscono in Italia circa 200mila persone, duemila solo nel Veronese con un’incidenza annua di 80 nuovi casi ogni milione di abitanti.
Si tratta soprattutto di pazienti molto giovani (dai 15 ai 45 anni) che a causa della patologia intestinale vedono compromessa pesantemente la loro vita personale e professionale con risvolti sul piano sociale e sul Sistema sanitario nazionale.
Sia la colite ulcerosa che il morbo di Crohn si manifestano con diarrea, forti dolori addominali, febbre, anemia, malassorbimento e quindi dimagrimento. Tutti sintomi di un’abnorme reazione immunologica da parte dell’intestino nei confronti di antigeni, come per esempio i batteri normalmente presenti nell’intestino stesso. Tuttavia la causa di questa reazione è ancora sconosciuta.
A migliorare la vita dei pazienti sono intervenuti negli ultimi anni i farmaci biologici, ottenuti dall’ingegneria genetica, che saranno al centro dell’incontro di sabato. “Stiamo vivendo un paradosso – commenta Nadia Lippa, delegata provinciale di AMICI, che aprirà il convegno in sala Perez -. Da una parte aumentano i pazienti che necessitano di un trattamento biologico. Ma dall’altra a causa dell’alto costo dei farmaci, i Centri veneti autorizzati al trattamento si trovano a fronteggiare con fatica un tetto di spesa fissato dalla Regione che rischia di non garantire le cure adeguate ad ogni paziente“. Tutto questo, mentre sul mercato stanno arrivando nuovi farmaci che potrebbero migliorare ulteriormente la vita di coloro che sono affetti dalle patologie croniche intestinali, come spiegheranno durante l’incontro le specialiste in Gastroenterologia Angela Variola e Arianna Massella.
Un’alternativa meno costosa sono i biosimilari, cioè farmaci che hanno la stessa sicurezza e la stessa efficacia del farmaco biologico originatore precedentemente brevettato e messo in commercio. Il brevetto ha una durata di 20 anni, dopo di che tutte le conoscenze sono a disposizione di altri produttori per realizzare, appunto, i biosimilari. Di questi farmaci parlerà la dottoressa Teresa Zuppini, direttore della Farmacia dell’ospedale di Negrar.
Seguirà l’intervento del dottor Antonio Marchetta, responsabile del Servizio di Reumatologia, che tratterà del tema delle malattie reumatiche come una delle conseguenze delle patologie infiammatorie croniche dell’intestino che spesso oltre a colpire l’apparato gastrointestinale interessano altri distretti.
Infatti quello multidisciplinare resta l’approccio vincente per la diagnosi e la cura di queste malattie. Il Centro di Negrar, che segue circa 1.300 pazienti, vede la collaborazione di un gastroenterologo, di un chirurgo, di un reumatologo, di un oculista e di un dermatologo.
Cancro al seno: quando è un test genetico a prevenirlo

Abbiamo imparato il loro nome dopo il caso di Angelina Jolie. Alle alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 sono imputabili i due terzi delle forme di tumore mammario ereditario. Al Sacro Cuore è possibile sottoporsi al test genetico: ecco per chi è indicato
Il mese di ottobre è tradizionalmente dedicato alla prevenzione del tumore al seno, che nei Paesi occidentali è la neoplasia più frequente nel sesso femminile. In Italia colpisce circa una donna su dieci (si stima che siano 50mila i nuovi casi in Italia per il 2016).
Prevenzione significa stile di vita sano e adesione ai programmi di screening (dai 50 ai 69 anni) o esami periodici nelle fascia di età giovanile. Ma prevenzione significa anche test genetico, là dove vi siano indicazioni che il tumore non è frutto della casualità, ma deriva da una storia familiare.
Presso il Dipartimento di Oncologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dalla dottoressa Stefania Gori, è operativo un Servizio di consulenza genetica oncologica, la cui responsabile è il medico genetista Silvia Mazzola.
Il Servizio di counseling genetico
Lo scopo del Servizio è quello di individuare l’eventuale natura ereditaria del tumore e quindi di proporre il test alla paziente al fine, se dovesse risultare positivo, di pianificare il trattamento futuro della neoplasia e di considerare la possibilità di estendere l’indagine ad altri membri della famiglia. Il Servizio si avvale, nel caso di richiesta da parte della paziente, della consulenza del Servizio di Psicologia clinica, diretto dal dottor Giuseppe Deledda.
I geni BRCA1 e BRCA2
Si valuta che circa il 5-7% di tutti i casi di cancro mammario siano ereditari, cioè dovuti a mutazioni ereditate da uno o da entrambi i genitori. Gli studi finora condotti hanno portato alla conoscenza che l’alterazione dei geni BRCA1 e BRCA2 sono responsabili dei due terzi delle forme di tumore mammario ereditario. E’ nota la vicenda dell’attrice Angelina Jolie, la quale essendo portatrice di questa mutazione si è sottoposta annessectomia bilaterale (cioè all’asportazione di tube ed ovaie) e a mastectomia bilaterale, pur essendo sana, per non ammalarsi di tumore in queste sedi come era avvenuto ad alcune donne della sua famiglia.
Cosa comporta la mutazione di questi geni
Una donna sana con la mutazione di questi geni ha il rischio stimato del 50-80% di sviluppare cancro mammario e del 20-40% di ammalarsi di tumore alle ovaie durante la sua vita. Da questo rischio non sono esenti gli uomini portatori della mutazione, sebbene l’incidenza del cancro mammario maschile sia molto bassa. Anche gli uomini, però, possono trasmette l’alterazione genetica alle figlie femmine. Avere una mutazione dei geni BRCA1 e/o BRCA2 significa avere un rischio aumentato di ammalarsi durante la propria vita, ma NON la certezza di ammalarsi: questo concetto deve essere ben chiaro.
A chi è rivolta l’indagine genetica
Il test genetico viene effettuato su un campione di sangue della paziente affetta da carcinoma mammario, di cui viene analizzato il DNA. L’indagine è indicata per le pazienti che appartengono a una famiglia in cui sono numerosi i casi di cancro mammario oppure in cui siano stati diagnosticati carcinomi mammari in giovane età. Se il test evidenzia una mutazione dei geni BRCA1 e/o BRCA2, allora viene esteso anche ai familiari sani. L’indagine è sempre preceduta da un colloquio con il medico genetista, che informa la paziente sull’utilità di eseguire il test sia per lei sia per le sue familiari al fine di raggiungere una decisione del tutto consapevole.
Se il test identifica la mutazione
In pazienti con diagnosi di carcinoma mammario oppure in donne sane con mutazione dei geni BRCA1 e/o BRCA2, vengono proposti percorsi adeguati per la gestione del singolo caso. Può essere indicato un programma di stretta sorveglianza, con una serie di esami periodici, per identificare l’eventuale insorgere del tumore in fase precoce. Oppure la chirurgia profilattica con l’asportazione degli organi che potrebbero essere colpiti (mammella e ovaie).
Per ulteriori informazioni è disponibile il numero verde del Cancer Care Center: 800 143 143.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Non solo Zika: le sfide della medicina per chi viaggia

Gli aggiornamenti sul virus Zika e sul vaccino contro la Dengue saranno al centro del corso di Medicina dei Viaggiatori in programma dal 24 al 28 ottobre, organizzato dal Centro per le Malattie Tropicali
Quali sono i reali rischi che corrono i viaggiatori recandosi nei Paesi dove è presente il virus Zika? A che punto siamo con i vaccini contro malattie che stanno provocando vere e proprie pandemie come la dengue o la West Nile? E ancora, come seguire a livello sanitario i migranti che tornano in patria a visitare amici e parenti dopo molto tempo trascorso in Italia?
Sono questi alcuni dei temi che verranno affrontati nel corso di Medicina dei Viaggi e dei Viaggiatori, rivolto a chi lavora in questo settore, che si terrà dal 24 al 28 ottobre all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Il corso, organizzato dal Centro per le Malattie Tropicali diretto dal dottor Zeno Bisoffi, è giunto alla nona edizione e vedrà la partecipazione tra gli altri di Leo Visser, presidente eletto della prestigiosa “International Society of Travel Medicine” (vedi programma corso).
“Sul virus Zika l’attenzione resta molto alta – dice il dottor Andrea Rossanese, coordinatore scientifico del corso e responsabile dell’ambulatorio di Medicina dei Viaggiatori del Sacro Cuore -. In particolare si è scoperto che questo virus, dopo aver contagiato un uomo, può restare nel suo liquido seminale per due mesi. Ciò significa che un viaggiatore, dopo essere tornato da una zona a rischio, può contagiare la sua compagna anche dopo molte settimane e questo rappresenta un problema se la donna resta incinta perché Zika può provocare gravi danni al feto”. Gli studi hanno stabilito infatti una correlazione tra il virus e la microcefalia nei neonati.
Il problema, sottolinea il dottor Rossanese, richiede ancora più attenzione perché nella maggioranza dei casi la persona contagiata da Zika resta asintomatica. “Per tale motivo l’OMS consiglia di attendere sei mesi per un eventuale concepimento dopo un’esposizione al virus da parte dell’uomo, mentre la donna si libera del virus in tempi un po’ più rapidi e due mesi sono sufficienti”.
Per quanto riguarda il tema dei vaccini, l’attenzione sarà puntata sulla dengue. Il dottor Visser parlerà infatti dei risultati dell’utilizzo su larga scala del vaccino contro questa malattia, attuato per la prima volta in Messico.
Nei cinque giorni di corso saranno affrontati molti altri temi legati alla medicina dei viaggi. Si parlerà ad esempio di quali attenzioni mediche vanno dedicate a particolari categorie di viaggiatori, come gli sportivi di alto livello che si spostano per una competizione, le donne in gravidanza e allattamento o i soggetti immunodepressi. Una sorta di medicina dei viaggiatori “su misura”, in linea con l’esigenza di rispondere a bisogni sempre più precisi e specifici a seconda del viaggio che si va a intraprendere.
Proprio l’attenzione “personalizzata” al viaggiatore e al tipo di viaggio è al centro del lavoro effettuato dall’ambulatorio di Medicina dei Viaggiatori del Sacro Cuore, che ogni anno fornisce circa mille consulenze a viaggiatori di vario tipo: turisti, lavoratori, missionari, cooperanti, studenti in partenza per un periodo all’estero, migranti che tornano temporaneamente in patria.
Al corso saranno presenti anche i rappresentanti della Società Italiana di Medicina dei Viaggi e della Faculty of Travel Medicine di Glasgow. “Dobbiamo puntare ad un dialogo in rete sempre più efficace tra gli enti scientifici che operano in questo settore – conclude il dott. Rossanese – e questo corso è un’occasione in tal senso. Anche perché la sfida, nella medicina dei viaggiatori come in altri settori, è avere un approccio definito “One Health”, ovvero una visione complessiva sul tema della salute, capace di mettere in relazione la persona con la società, il clima e l’ambiente nel quale si trova a vivere e interagire”.
matteo.cavejari@sacrocuore.it
Nascere al Sacro Cuore: Open Day di Ostetricia

Sabato 22 ottobre al Centro diagnostico-terapeutico Ospedale Sacro Cuore (Verona) le ostetriche del Punto Nascita di Negrar saranno a disposizione delle future e neomamme per un’intera giornata dedicata al meraviglioso evento della nascita
Sarà una giornata dedicata al meraviglioso evento della nascita e alle prime settimane di vita del bambino quello che si svolgerà sabato 22 ottobre dalle 10-17 al Centro diagnostico terapeutico Ospedale Sacro Cuore di via San Marco 121, a Verona.
Le ostetriche dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria saranno a disposizione dei futuri e dei neogenitori per illustrare i servizi del Centro dedicati alla mamma e al neonato e il Punto Nascita di Negrar, dove all’anno vengono alla luce circa mille bambini.
L’Unità operativa di Ginecologia e Ostetricia, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, dispone di quattro accoglienti sale travaglio-parto, di cui una dotata della vasca per il travaglio e il parto in acqua. Durante l’assistenza viene posta particolare attenzione alle posizioni preferite dalla partoriente e si può effettuare, gratuitamente, 24 ore su 24, per tutto l’arco dell’anno, il parto indolore (anestesia epidurale). Adiacenti al reparto si trovano le sale operatorie di cui una dedicata al parto cesareo.
Durante l’Open Day di Ostetricia, sarà possibile visitare gli spazi allestiti in via San Marco dove si svolgono i corsi di accompagnamento alla nascita, i gruppi e la ginnastica dopo-parto e il massaggio infantile.
La maternità protagonista anche dell’arte. Il percorso dei visitatori sarà accompagnato dalla mostra fotografica di Livia Salviati e dall’esibizione, a fine giornata, delle ballerine Camilla Ferrarese, Michela Oldin e Ginetta Mercati della compagnia di danza Sisina Augusta.
Sarà offerto un buffet.
Per informazioni: 045.6014844; e-mail: ostetriche.sanmarco@sacrocuore.it
Inaugurate le nuove degenze di Geriatria e Malattie Tropicali

Questa mattina in occasione della festa di S. Giovanni Calabria sono stati inaugurati i lavori di ristrutturazione del quarto piano dello stabile dedicato al Santo veronese. La Medicina Tropicale è stata dotata di stanze a medio e alto isolamento
Due reparti completamente rinnovati, pensati per il benessere e per il comfort del paziente e dotati di tutti i dispositivi tecnologici necessari per il tipo di assistenza a cui sono dedicati. E’ questo il risultato della ristrutturazione del quarto piano dell’ospedale Don Calabria di Negrar, che ospita l’Unità Operativa di Geriatria e le degenze del Centro per le Malattie Tropicali.
Ad inaugurarli questa mattina è stata la benedizione del superiore generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, padre Miguel Tofful, in occasione della tradizionale Festa di San Giovanni Calabria fondatore della Cittadella della Carità, di cui fa parte l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria (vedi video dell’inaugurazione e interviste).
“Credo che questo piano, dove ci troviamo, sarebbe stato particolarmente caro a don Calabria – ha detto il presidente dell’ospedale, fratel Gedovar Nazzari -. La Medicina Tropicale si occupa delle malattie originarie dei Paesi in via di sviluppo, quindi dei poveri del mondo e dei migranti. Le cosiddette malattie dimenticate dall’opinione pubblica e dagli investimenti della scienza e dell’industria farmaceutica. La Geriatria tratta altre povertà: la fragilità dei nostri anziani che spesso, oltre a essere colpiti dai mali della vecchiaia, soffrono di un’altra brutta malattia, la solitudine. Vengono anche loro dimenticati, anche se potrebbero dare ancora molto alla nostra comunità”.
Ad illustrare i contenuti della ristrutturazione è stato l’amministrazione delegato Mario Piccinini, che ha sottolineato in particolare la realizzazione di un reparto di Malattie Tropicali dotato di stanze a medio e alto isolamento. “Le nove stanze sono predisposte per l’isolamento respiratorio, cioè possono diventare a pressione negativa, ovvero più bassa rispetto ai locali adiacenti, impedendo così all’agente patogeno di diffondersi all’esterno della stanza stessa – ha illustrato – Inoltre è stata realizzata per ogni stanza di degenza un’anticamera-filtro che separa l’esterno dal locale dove si trova il paziente”. Due stanze singole sono riservate per l’alto isolamento, cioè predisposte per malattie virali ad elevata contagiosità anche da contatto. Si differenziano per l’ampia anticamera-filtro che dispone di un’entrata e di un’uscita separate. L’operatore entra nello “spazio pulito” per le procedure igieniche e per la vestizione. Uscito dalla stanza del paziente, il medico o l’infermiere entra nello “spazio sporco” dove si sveste prima di ritornare in reparto.
“La maggior parte dei casi che trattiamo non sono contagiosi – ha detto il dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro delle Malattie Tropicali, una delle eccellenze italiane in questo campo -. Allora qualcuno potrebbe chiedersi perché un investimento simile nel nostro ospedale. La spiegazione si trova nel fatto che esiste un rischio, seppur remoto di infezioni gravi ad alta contagiosità. Ebola ci ha insegnato che malattie simili possono arrivare anche in Europa. Magari non si presenteranno mai da noi, ma è necessario essere preparati a questa evenienza. E ritengo che questo investimento qualifichi ulteriormente il “Sacro Cuore Don Calabria” come servizio pubblico”.
Per il reparto di Geriatria la ristrutturazione ha realizzato 14 stanze completamente rinnovate (una sola da tre letti) e alcuni spazi comuni, come un soggiorno dove i familiari possono incontrare i degenti e aiutarli a camminare, grazie alla presenza di attrezzature dedicate. “Voglio pensare questi nuovi ambienti– ha affermato la dottoressa Emanuela Turcato, responsabile dell’Unità Operativa – come l’immagine di una geriatria, in senso di specialità medica, rinnovata. Oggi il geriatra non è più il “medico dei vecchi”, che si prende cura esclusivamente del paziente fragile arrivato nella fase finale della sua vita. Con l’aumento della vita media e con una chirurgia che interviene con successo anche su coloro che un tempo erano considerati i grandi vecchi, il geriatra assume, con la sua peculiarità di saper valutare in modo multidimensionale il paziente, un ruolo di stretto collaboratore di altri specialisti per supportali nel processo di cura dell’anziano e aiutarlo a recuperare il benessere e l’autonomia che aveva prima della malattia”.
All’inaugurazione è intervenuto anche Pietro Girardi, direttore generale dell’Ulss 20 e commissario straordinario della Ulss 21 e 22. “Ringrazio questo ospedale come dirigente sanitario per l’attività che svolge, ma anche come cittadino. Perché questi due reparti rappresentano il futuro dell’assistenza sanitaria. La nostra società sta invecchiando e con le migrazioni è inevitabile dover trattare anche malattie non endemiche”.
Un convegno e visite gratuite per l'Obesity Day 2016

Anche l’ospedale di Negrar aderisce alla Giornata di sensibilizzazione e informazione sull’obesità promossa dall’ADI il 10 ottobre. Due gli eventi: un convegno sulla chirurgia bariatrica e visite gratuite su prenotazione
Anche l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar aderisce con due eventi all’Obesity Day 2016, un’iniziativa di sensibilizzazione e di informazione sull’obesità promossa ogni anno il 10 ottobre dall’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).
E’ ormai opinione generale che l’obesità abbia assunto i caratteri di una vera pandemia, che sta preoccupando anche i responsabili della salute pubblica. Si stima che solo in Italia siano circa 6 milioni le persone affette da obesità, il 10% della popolazione. Un dato che ci pone tra i Paesi con il maggior numero di abitanti che superano di almeno il 40% il proprio peso ideale. Si calcola, sempre in Italia, che i costi diretti dell’obesità ammontino a oltre 22 miliardi di euro all’anno, il 64% dovuti all’ospedalizzazione.
L‘obesità non è una questione estetica, ma una vera e propria patologia cronica: la persona obesa ha un’aspettativa di vita inferiore di almeno dieci anni rispetto a un coetaneo con peso normale e ha, per esempio, un rischio maggiore di ammalarsi delle più gravi patologie. Per questo l’obesità deve essere trattata con interventi mirati effettuati da team specialistici.
Alimentazione corretta e movimento sono le regole fondamentali per abbattere i chili in accesso. Ma quando le “regole d’oro” non bastano, seppur accompagnate da una terapia farmacologica e psicologica, può essere risolutiva la chirurgia.
Proprio di obesità e chirurgia si parlerà in sala Perez sabato 8 ottobre (a partire dalle 9) in un convegno aperto alla cittadinanza.Nel corso della mattinata interverrà il team di specialisti sull’obesità dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. L’intervento fine a se stesso, infatti, non è risolutivo, ma deve essere accompagnato da uno studio multidisciplinare. Psicologo, dietista, chirurgo, ed eventuali altri specialisti a seconda delle comorbilità che si presentano, verificano l’idoneità del paziente prima e successivamente all’intervento, e accompagnano la persona verso il raggiungimento del proprio obiettivo.
Al convegno è stato invitato anche il dottor Riccardo Dalla Grave,responsabile dell’Unità funzionale di Riabilitazione Nutrizionale della Casa di Cura Villa Garda. La struttura è leader a livello nazionale per quanto riguarda la riabilitazione dei disturbi dell’alimentazione e collabora con l’ospedale di Negrar. Sarà presente anche il dottor Mirto Foletto, docente di Chirurgia all’Università di Padova e responsabile della rete dei centri del Veneto che si occupano di chirurgia bariatrica.
Lunedì 10 ottobre, giornata dell’Obesity day, la gastroenterologa Manuela Fortuna, la psicologa Eleonora Geccherle, il chirurgo Roberto Rossini e la dietista Federica Scali incontrano al Centro di Formazione e Solidarietà (vicino ai Poliambulatori) le persone affette da obesità, ma anche medici di medicina generale e tutti coloro che sono interessati a maggiori informazioni sul problema.
Le visite, che avranno inizio alle 9 e si concluderanno alle 17, sono gratuite. Non è richiesta l’impegnativa medica, ma è obbligatoria la prenotazione che si può effettuare al numero 045.6013493, dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.
All’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria vengono effettuati due tipi d’intervento. Il bypass gastrico condotto tramite il robot Da Vinci, consiste nella creazione di una piccola sacca gastrica collegata direttamente al piccolo intestino. Riducendosi drasticamente l’ampiezza dello stomaco, il paziente avverte subito una sensazione di sazietà e contemporaneamente viene ridotto anche l’assorbimento del cibo. In laparoscopia viene invece eseguita la sleeve gastrectomy che consiste nell’asportazione di gran parte dello stomaco. Questo assume la forma di un tubo collegato al duodeno. Anche la sleeve gastrectomy ha come risultato maggior senso di sazietà, non solo per la riduzione dello spazio di contenimento del cibo, ma anche perché viene asportata quella parte dello stomaco deputata alla produzione di un ormone che favorisce l’appetito. Entrambi gli interventi sono indicati per pazienti con Indice di Massa Corporea (BMI, il rapporto tra peso e altezza) superiore a 40, ma anche per le persone con BMI superiore a 35 in presenza di altre patologie.
La fibrillazione atriale la scopre un... bastoncino

Impugnando un sensore il paziente può sapere in pochi minuti se è affetto da fibrillazione atriale, una patologia asintomatica ma che può avere gravi conseguenze. Il cardiologo Giulio Molon avvia uno screening con i medici di famiglia
Ad un primo sguardo sembra un manubrio, di quelli che si usano, senza tante pretese, per allenare e rinforzare i muscoli delle braccia. Invece è un sensore che in pochi istanti è in grado di rilevare nei pazienti la fibrillazione atriale, un disturbo del ritmo che se trascurato può essere causa di ictus, quindi di grave invalidità o addirittura di morte.
La caratteristica principale della maggior parte delle fibrillazioni atriali è quella di essere asintomatiche, quindi diagnosticabili solo intraprendendo progetti di screening su larga scala e per lunghi periodi. A dare un aiuto in questo è stato progettato Mydiagnostick, un dispositivo molto semplice, già sul mercato, in corso di utilizzo per lo screening promosso dal dottor Giulio Molon, responsabile della Struttura semplice di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria in collaborazione con sei medici di medicina generale del territorio dell’Ulss 22.
“Il paziente deve solo rilassarsi ed afferrare il Mydiagnostick dalle impugnature per circa un minuto – spiega il dottor Molon -. In questo arco di tempo il sensore registra il ritmo cardiaco e contemporaneamente un algoritmo, confrontando le distanze tra battito e battito, riesce a stabilire se siamo in presenza di un’aritmia atriale (luce rossa) o se tutto è nella norma (luce verde). Nel caso di responso positivo, il test viene ripetuto una seconda volta e se il risultato è lo stesso si invita il paziente a sottoporsi ad un elettrocardiogramma. Il margine di errore del dispositivo è veramente basso”. Mydiagnostick è in grado di registrare in modo del tutto anonimo, rimangono registrati solamente giorno ed ora, fino a 100 test.
Lo screening proseguirà fino al 15 ottobre e saranno sottoposti alla prova i pazienti con un’età superiore ai 40 anni. “Non faremo grandi numeri – sottolinea il cardiologo – ma è un buon inizio per sensibilizzare i medici e la popolazione su una patologia che può veramente avere dei risvolti drammatici senza che il paziente si renda conto di esserne affetto”.
Le aritmie cardiache sono tra i fattori di rischio cardiovascolare più importanti. Vi sono le aritmie di origine ventricolare che generalmente sono associate a cardiopatie già note. Possono infatti essere diagnosticate dopo un infarto.
Quelle atriali, invece, possono avere come fattori di rischio l’ipertensione o il diabete e in circa il 60% dei casi non presentano sintomi specifici, che potrebbero essere individuati solo attraverso un elettrocardiogramma (eventualmente ripetuto più volte) o un monitoraggio elettrocardiografico di lunga durata.
“L’atrio contraendosi in maniera irregolare – prosegue il medico – provoca un ristagno di sangue soprattutto nell’auricola sinistra (l’appendice cieca dell’atrio, ndr) che può evolversi nella formazione di trombi. I coaguli, una volta entrati in circolo, possono occludere un vaso arterioso cerebrale dando luogo ad ictus. Per questo è importante che l’aritmia venga diagnosticata in tempi rapidi”.
Un ruolo chiave nella diagnosi lo hanno i medici di medicina generale, che conoscendo la storia clinica del paziente e vedendolo frequentemente possono sensibilizzare l’attenzione del loro assistito verso queste aritmie e i sintomi correlati. “Ma soprattutto – conclude Molon – diagnosticare le aritmie, sottoponendo il paziente agli esami indicati in collaborazione con lo specialista aritmologo”.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Una tassa sul fumo per dare respiro alla Sanità

La proposta dell’AIOM di tassare di un centesimo ogni sigaretta per coprire il costo dei nuovi farmaci antitumorali. Il presidente eletto Stefania Gori: “Solo così potremmo garantire a tutti i malati italiani le terapie adeguate”
Sono dati incoraggianti quelli che emergono dal “censimento” annuale sulla situazione dell’oncologia nel nostro Paese, raccolto nel volume “I numeri del cancro” in Italia 2016. Realizzato, ormai da sei anni, da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) in collaborazione con AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori), il documento è un’importante fotografia sull’andamento dei tumori in Italia e sull’efficienza del nostro Sistema sanitario nazionale.
Diminuiscono i decessi per tumore
Un Sistema che complessivamente è efficace, seppur con differenze tra regione e regione, nella diagnosi precoce e nel trattamento adeguato delle neoplasie. “Negli ultimi 15 anni si sta verificando una riduzione dei decessi causati dai tumori, ma quest’anno siamo in grado di dire che nel 2013 (ultimi dati Istat disponibili) sono morte mille persone in meno di cancro rispetto al 2012”, afferma la dottoressa Stefania Gori, presidente eletto dell’AIOM, la Società scientifica che riunisce circa 3mila oncologi, e direttore dell’Oncologia medica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Cancer Care Center.
Un milione di persone sono guarite
Altro dato rilevante che emerge dal rapporto riguarda il crescente numero di persone che vivono con una diagnosi di tumore. “Si stima che siano 3 milioni e 100mila gli uomini e le donne che hanno avuto una diagnosi di cancro, hanno superato il trattamento antitumorale e sono ancora in vita – prosegue la dottoressa -. E grazie a modelli matematici possiamo stimare che un terzo di queste possano essere considerate guarite, cioè hanno la stessa aspettativa di vita dei loro coetanei dello stesso sesso che non si sono ammalati. E’ un dato estremamente incoraggiante per i pazienti e positivo per gli operatori sanitari che vedono una ricaduta importante del loro lavoro”.
Nuove armi ma onerose per la Sanità
Campagne di prevenzione primaria, la diffusione degli screening su base nazionale, trattamenti combinati di chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia e chirurgia stanno sempre più trasformando questa patologia da “brutto male”, di cui non si pronunciava nemmeno il nome, a una malattia da cui si può guarire o con cui si può convivere. A contribuire ad affilare le armi contro il cancro è stato l’arrivo dei farmaci oncologici innovativi, come quelli immunologici e a bersaglio molecolare. Altri approderanno sul mercato in breve tempo, ma c’è il rischio che il loro alto costo (si parla di trattamenti in alcuni casi che sfiorano i 100mila euro per paziente) non siano sostenibili dalle casse della Sanità pubblica. Nel 2015 la spesa per gli antiblastici è stata di 4,2 miliardi di euro, il 7% in più rispetto all’anno prima. Non è difficile prevedere cosa succederà con l’ingresso delle nuove molecole in attesa di approvazione.
Un Fondo nazionale per i farmaci innovativi
Proprio per coprire il loro costo, AIOM, in attesa di misure strutturali, ha lanciato la campagna per la costituzione di un Fondo oncologico nazionale, da finanziare applicando sui pacchetti di sigarette una tassa di 20 centesimi. Un centesimo per ogni sigaretta fumata, che si traduce, sempre secondo l’Associazione scientifica, in un contributo da parte dei 10 milioni di fumatori italiani di circa 700 milioni di euro. In pratica lo stesso impatto economico che avrebbero all’anno sul Ssn i farmaci che entreranno in commercio.
… da finanziare con una tassa di scopo sulle sigarette
“La proposta di istituire un Fondo oncologico nazionale per i farmaci innovativi ha come obiettivo il migliore trattamento possibile per ogni paziente su tutto il territorio italiano, all’interno di linee guida nazionali che garantiscano l’appropriatezza delle cure”. Inoltre “la tassa sulle sigarette vorrebbe dissuadere chi fuma a rinunciare a una delle principali cause delle patologie oncologiche. Nonostante le campagne anti-fumo, che pur hanno dato dei risultati riguardo alla diminuzione dell’incidenza complessiva del tumore al polmone, il 28% della popolazione italiana tra i 18 e i 69 anni fuma. E la classe di età in cui si registra la più alta percentuale di fumatori (34%) è quella tra i 25 e i 34 anni, con conseguenze sull’aumento nei prossimi anni di casi di neoplasie legate al fumo”.
Mille diagnosi di tumore al giorno
La prevenzione rimane per gli oncologi l’obiettivo principale, sottolinea Gori, perché se da un lato diminuisce la mortalità e aumenta il numero delle persone che guariscono, dall’altro sono state 365mila le nuove diagnosi di cancro nel 2016. La neoplasia più frequente è quella del colon-retto (52mila casi), seguita da quella del seno (50mila), del polmone (42mila), della prostata (35mila) e della vescica (26.600). Per il cancro alla mammella e alla prostata la sopravvivenza a 5 anni arriva fino al 90%, con percentuali più alte se la diagnosi è stata precoce.
LA RIVOLUZIONE DELL’IMMUNO-ONCOLOGIA
Il meccanismo è completamente diverso da quello dei farmaci chemioterapici tradizionali o da quello dei più recenti a bersaglio molecolare. Se questi hanno come obiettivo la distruzione della cellula maligna, i farmaci immuterapici lasciano il “lavoro sporco” al sistema immunitario, dopo aver dato ad esso la sveglia. Infatti se un un batterio, un virus o un antigene tumorale invadono un organismo il sistema immunitario, riconoscendolo come estraneo, lo aggredisce immediatamente e lo distrugge. Nel caso del cancro, le cellule riescono ad evadere attraverso vari meccanismi il controllo immunitario e continuano a replicarsi. L’azione dei farmaci immunoterapici è proprio quella di rinforzare il sistema e bloccare i meccanismi che permettono al tumore di “salvarsi”. Ma non solo. Il loro beneficio clinico – seppur non immediato, tanto che si può assistere a un peggioramento della malattia – perdura anche dopo che il trattamento è stato sospeso, come se si instaurasse una memoria immunologica. Una vera e propria rivoluzione nella cura dei tumori. I farmaci immunoterapici disponibili in Italia sono impiegati per il trattamento del melanoma maligno e del tumore polmonare metastatico.
elena.zuppini@sacrocuore.it
E' morto don Lorenzetti, già cappellano dell'ospedale

Martedì 27 settembre è scomparso don Ferruccio Lorenzetti, cappellano in diversi periodi a Negrar. I funerali saranno celebrati venerdì 30 settembre alle 10 a San Zeno in Monte
Martedì 27 settembre ci ha lasciato don Ferruccio Lorenzetti, in più periodi cappellano dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
Nato il 3 maggio 1931 a Salizzole (Verona), da tempo risiedeva con i religiosi e i sacerdoti a Casa Clero, dopo aver speso la sua vita a servizio della Congregazione e degli ammalati.
Entrato nel 1944 nella Casa di Maguzzano, fece la prima professione religiosa il 7 ottobre 1954 e la prima triennale il giorno 8 dicembre 1957. Venne ordinato sacerdote il 22 marzo 1958. Come prima obbedienza era stato a Ferrara per 4 anni prima dell’ordinazione, poi a Grottaferrata (Roma), una breve tappa in Casa Madre e nella parrocchia di Borgo Nuovo (Verona). Dal 1965 al 1973 è stato cappellano al Geriatrico di Negrar, per poi alternare alcuni anni tra San Giacomo (Vago di Lavagno), Casa San Pio V (Roma) e parrocchia di Gordiani (Roma). Dal novembre 1988 fino a quando le forze glielo hanno permesso si è dedicato agli ammalati, ancora come cappellano dell’ospedale calabriano.
“Nutriva verso i fratelli sofferenti grande dedizione e amorevolezza – dice don Waldemar Longo, vicepresidente dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria ricordando don Ferruccio -. Era conosciuto anche come un bravo confessore: erano in molti, e non solo gli ammalati, a cercarlo per accostarsi al sacramento della riconciliazione”.
I funerali di don Lorenzetti saranno celebrati venerdì 30 alle 10 nella chiesa della Casa Madre di san Zeno in Monte. La cara salma sarà poi tumulata nel cimitero dell’Abbazia di Maguzzano (Lonato-Brescia).
Apertura della Porta Santa: le immagini

Il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti ha aperto la Porta Santa nella chiesa dell’ospedale Sacro Cuore. Nei prossimi giorni tutte le cappelle della Cittadella della Carità ospiteranno a turno la Porta Santa fino al 7 ottobre
La Porta Santa è stata aperta solennemente alla Cittadella della Carità nel pomeriggio di martedì 27 settembre dal vescovo di Verona Giuseppe Zenti (vedi foto e video dell’apertura).
La porta di ogni cappella dell’ospedale sarà Porta Santa nei prossimi giorni, con il seguente calendario: Sacro Cuore (28-29 settembre), Casa Nogarè (30 settembre e 1 ottobre), Casa Clero (3-4 ottobre), Casa Perez (5-6 ottobre), Don Calabria (2 e 7 ottobre). La chiusura verrà fatta il 7 ottobre, nel giorno in cui l’ospedale celebra la festa liturgica di San Giovanni Calabria.