Dalla litotrissia extracorporea a quella percutanea: tutte le procedure non e mini-invasive impiegate dall’Urologia di Negrar per il trattamento della calcolosi renale: la chirurgia viene adottata solo in rari casi

La calcolosi renale – nefrolitiasi o litiasi renale – è una delle malattie più diffuse delle vie urinarie ed è caratterizzata dalla presenza di sassolini, calcoli appunto, nel rene, nell’uretere e nella vescica.

 

Si stima che in Italia si verifichino circa 100mila nuovi casi all’anno, con un tasso di recidiva dal 25% al 50% dopo cinque anni. Numeri rilevanti confermati anche dall’attività dell’Urologia del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dal dottor Stefano Cavalleri (nella Photo Gallery), che registra circa tre interventi alla settimana per calcolosi, condotti quasi esclusivamente con metodologie non invasive e mininvasive.

 

Ma cosa sono i calcoli renali? “Sono formati dall’aggregazioni di cristalli presenti nella matrice organica dell’urina che si verifica, per esempio, in soggetti che per predisposizione genetica hanno ridotti meccanismi di difesa contro questo fenomeno”, risponde il dottor Cavalleri. “Influiscono anche una dieta povera di liquidi e il verificarsi di infezioni”.

 

I sintomi della calcolosi renale sono noti e chi ne ha sofferto non li dimentica facilmente. La colica renale è caratterizzata da un dolore acuto localizzato nella zona addominale che si irradia fino all’inguine e coinvolge anche la parte bassa della schiena e i fianchi. Esso è dovuto agli spasmi dell’uretere per espellere il calcolo.

 

“E’ diffusa l’idea che durante la colica si debba bere per facilitare l’espulsione – riprende il dottor Cavalleri -. Nulla di più sbagliato. Se si sovraccarica la via urinaria di liquidi, gli spasmi invece di diminuire aumentano, con effetti ancora più dolorosi. E’ invece necessario assumere farmaci antispastici e antinfiammatori. Molto utile è il calore (borsa dell’acqua calda o anche un bagno caldo), che ha effetto miorilassante”.

 

Ma se il dolore è un sintomo della calcolosi, lo è anche il non dolore. “Passata la colica si pensa che il problema sia superato – sottolinea il medico -. Invece può capitare che il calcolo si blocchi lungo il percorso che lo porta alla vescica mettendo in sofferenza il rene che, dilatandosi, può perdere nel tempo la sua funzionalità. Per questo dopo una colica è bene rivolgersi sempre all’urologo”.

 

Non molti anni fa le uniche terapie per la calcolosi renale erano l’espulsione spontanea del calcolo o la chirurgia open a cui invece oggi si ricorre in rari casi e in associazione ad un intervento per altre patologie, come le malformazioni renali. L’Urologia attuale infatti dispone di metodologie non invasive o mini-invasive, che consentono al paziente di ritornare alla vita di tutti i giorni in breve tempo. Ecco quelle utilizzate dall’Urologia di Negrar “in base alle dimensioni del calcolo, alla sua posizione e alla configurazione anatomica delle vie urinarie del paziente”, spiega ancora il dottor Cavalleri.

 

La litotrissia extracorporea a onde d’urto è la procedura non invasiva per eccellenza ed è indicata quando il calcolo è posizionato nel rene e ha piccole dimensioni (inferiore a 1,5 – 2 centimetri). Il paziente viene fatto sdraiare sulla macchina (litotritore) appoggiando il fianco su un cuscino riempito d’acqua. Il calcolo viene frantumato grazie alle onde d’urto generate dalla macchina e veicolate tutte sul calcolo. Il trattamento non prevede anestesia, non necessita di ricovero e ha la durata è di 45-60 minuti. I frammenti del calcolo vengono poi espulsi attraverso le urine nei giorni successivi.

 

La litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda (RIRS-Retrograde Intrarenal Surgey) è indicata per calcoli inferiori a 2 centimetri ed è la metodica più innovativa per la terapia della calcolosi renale. Grazie ad un endoscopio molto flessibile è possibile arrivare al rene per vie naturali e una volta individuato il calcolo polverizzarlo con un laser ad olmio. I frammenti più piccoli vengono espulsi spontaneamente mentre i più grossi vengono asportati con appositi cestelli che intrappolano il calcolo e ne permettono l’estrazione. Il trattamento è effettuato in anestesia generale e prevede il ricovero di una notte.

 

La litrotrissia percutanea (PCNL- Percutaneous nephrolithotomy) è il gold standard per i calcoli superiori a 2 centimetri di diametro in quanto permette una totale bonifica del calcolo, senza lasciare frammenti. La procedura consiste nella creazione sul fianco di un accesso percutaneo al rene di circa 1 centimetro. Dall’accesso è introdotto un nefroscopio (strumento ottico) all’interno delle quale viene posizionata una sonda ad ultrasuoni in grado di frantumare il calcolo. I frammenti vengono aspirati o rimossi con la pinza. E’ un intervento che si effettua in anestesia generale e richiede un ricovero 1-3 notti

elena.zuppini@sacrocuore.it