Il morbo di Crohn e la colite ulcerosa hanno un pesante impatto sulla vita privata delle persone che ne vengono colpite, la gran parte giovani. L’eccellenza del Centro IBD di Negrar che segue circa 3mila pazienti ed è un punto di riferimento anche nell’ambito della ricerca clinica, con la sperimentazione di nuove molecole di farmaci biologici

Il 19 maggio in tutto il mondo è la Giornata dedicata alle Malattie Infiammatorie Croniche dell’intestino (MICI) o, in inglese, Inflammatory Bowel Disease (IBD) al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste patologie autoimmuni – morbo di Crohn e Colite ulcerosa – di cui in Italia soffrono 250mila persone.

Si tratta di uomini e donne prevalentemente giovani – la fascia più colpita va dai 15 ai 40 anni – la cui vita privata e lavorativa è pesantemente condizionata da sintomi – come dolori e frequenti scariche intestinali – che suscitano ansia e imbarazzo. Non a caso le IBD sono associate a numerose comorbilità fisiche e psicologiche, come la depressione e lo stress. Riunioni di lavoro, pianificazione della giornata, stare a tavola con la famiglia possono essere attività incredibilmente difficili per chi ne soffre, che non di rado rischia il posto di lavoro o un demansionamento a causa della malattia. Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino hanno quindi un impatto anche economico sul singolo e non da ultimo sul Sistema Sanitario Nazionale.

L’équipe del Centro IBD con il dottor Andrea Geccherle (il primo sinistra)

Se da un lato la ricerca medica non ha ancora scoperto le cause scatenanti delle IBD – si ritiene che concorrano fattori genetici e ambientali -, dall’altro con i farmaci biologici ha segnato progressi terapeutici che, associati a stili di vita adeguati, consentono a pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn, moderate o gravi, di raggiungere la remissione completa, cioè clinica, radiologica ed endoscopica della patologia. Un panorama sempre in evoluzione, quello dei farmaci nati  dall’ingegneria biotecnologica, anche al Centro per le malattie retto-intestinali-IBD Unit dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, dove sono attivi 17 studi clinici   di fase 2 e fase 3 che riguardano nuove molecole.

“I farmaci biologici hanno impresso una svolta fondamentale nella cura di questi pazienti. Ma rimane importante sensibilizzare l’opinione pubblica, e anche la classe medica, sull’importanza della diagnosi precoce della malattia, non trascurando determinati sintomi (dolore addominale, diarrea, vomito, sangue nelle feci…) che, se persistenti, devono essere valutati da uno specialista”, afferma il dottor Andrea Geccherle, responsabile del Centro.  “Ben vengano dunque queste Giornate che hanno l’obiettivo di formare e informare il pubblico su queste patologie e sul loro impatto nella vita dei pazienti – prosegue il medico –  Occorre creare una diffusa cultura ‘di gruppo’ della malattia, e questo può essere fatto realizzando una Rete efficiente di attori che coinvolga tutte le forze interessate, dai rappresentanti dei pazienti in primis, alle istituzioni, ai medici fino all’impresa farmaceutica”.

Il Centro di Negrar ha in cura circa 3mila pazienti (provenienti anche da fuori provincia e regione) con un incremento nel solo ultimo anno di oltre il 20%. Ben 480 sono trattati con i farmaci biologici.

“L’aumento del numero degli assistiti e la pandemia da Covid 19 ci hanno imposto l’attivazione di modalità alternative di contatto con i nostri pazienti per non costringerli a recarsi in ospedale – prosegue il dottor Geccherle -. Abbiamo così avviato la telemedicina, con visite a distanza dove è possibile, e consulti on line (clicca qui) per il controllo periodico degli esami e delle condizioni di salute. Si tratta di pazienti molto complessi che richiedono risposte rapide a problematiche che spesso insorgono quotidianamente”.

Proprio la complessità del paziente IBD è all’origine di un modello di presa in carico basato sulla multidisciplinarietà riguardo il quale il Centro di Negrar è stato un precursore. “Il morbo di Crohn e la Colite ulcerosa sono patologie autoimmuni, cioè caratterizzate da una reazione scorretta del sistema immunitario, che attacca cellule sane del nostro organismo come fossero estranee – spiega ancora il dottor Geccherle -. Pertanto i bersagli di questo meccanismo possono essere contemporaneamente più distretti del corpo: per questo è fondamentale per la buona riuscita della cura, che il paziente sia seguito dal gastroenterologo, dall’endoscopista, dal chirurgo generale, dal radiologo e ma anche da altri specialisti come per esempio il reumatologo, l’oculista e l’endocrinologo”.