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Si parlerà di appropriatezza clinica e farmacologica venerdì 13 ottobre al “Sacro Cuore”: il rispetto delle indicazioni di prescrizione del farmaco ha come unico obiettivo la salute del paziente

Appropriatezza e razionalizzazione delle risorse, insieme a lotta agli sprechi, sono termini entrati ormai nel lessico della politica e dell’informazione quando il tema è la sanità, sempre più costosa e sempre con meno finanziamenti a disposizione. Spesso sono parole che vengono interpretate come “tagli”, soprattutto quando il cittadino di fronte alla richiesta di un esame o di un farmaco, si sente rispondere: “Non è indicato”, ovvero non è appropriato.

Di appropriatezza clinica e farmacologica si parlerà venerdì 13 ottobre all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, in un convegno organizzato dal Servizio di Farmacia, diretto dalla dottoressa Teresa Zuppini, e rivolto a medici, farmacisti e infermieri (in allegato il programma).

Ma cosa significa appropriatezza? “Quando si parla di scelte appropriate nella terapia medica – risponde la farmacista Lorenza Cipriano, responsabile scientifico dell’incontro – abbiamo da un lato il paziente con le sue esigenze di salute e dall’altro il rispetto delle regole del Sistema Sanitario Nazionale che prevedono la prescrivibilità dei farmaci secondo precise indicazioni. In mezzo a questi due estremi ci sono i medici e i farmacisti, con un ruolo ben definito: quello di collaborare, ciascuno con la propria professionalità e competenza, per garantire l’efficacia e la sicurezza delle terapie prescritte al paziente”. Una “combinazione virtuosa” che determina la sostenibilità del sistema-Sanità.

Se il farmaco è prescritto al di fuori delle indicazioni e dei dosaggi per i quali ne è stata valutata l’efficacia può indurre tossicità ed effetti avversi che vanno a gravare sulla salute del paziente stesso esponendolo a rischi ingiustificati – prosegue la dottoressa Cipriano -. Questo avviene soprattutto nel caso di assunzione di più farmaci che creano interazione tra di loro e con farmaci di facile accessibilità”.

Tra questi gli inibitori di pompa protonica (pantoprazolo, omeprazolo, lansoprazolo…) di cui si parlerà durante il convegno. Sono farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale per la cura/prevenzione di importanti patologie quali la gastropatia da FANS (Farmaci anti-infiammatori non Steroidei) e il trattamento delle patologie acido-correlate. La solida evidenza a supporto dell’efficacia degli inibitori di pompa protonica e il loro elevato profilo di sicurezza, almeno nel breve termine, hanno contribuito nel tempo ad un’eccessiva prescrizione di questi farmaci. Il loro impiego anche per diagnosi non documentate o non coerenti con le note dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) determinano annualmente rilevanti ricadute sul SSN.

“Per coniugare efficacia, sicurezza e sostenibilità del sistema – conclude la farmacista – rimane quindi fondamentale il rispetto delle linee guida prescrittive indicate da AIFA e dalla Regione Veneto. Ma anche la de-prescrizione e la Slow Medicine, cioè la condivisione del percorso di cura da parte di tutti gli attori in gioco: professionisti sanitari e lo stesso paziente, che deve aderire alla terapia affinché sia più efficace possibile”.