L’ernia del disco è responsabile solo di una quota limitata di episodi di mal di schiena. Inoltre, spesso l’ernia è asintomatica e si risolve spontaneamente: l’intervento chirurgico è indicato solo per casi selezionati”, precisa il dottor Gerardo Serra, responsabile del Servizio di Terapia Antalgica. “Casi per cui sono disponibili interventi mini-invasivi, totalmente rispettosi dell’anatomia della colonna”, come la discectomia di cui dell’IRCCS di Negrar si effettuano circa 200 procedure all’anno
Un colpo di tosse, il sollevamento di un peso, ma a volte anche spontaneamente, ed improvvisamente ecco comparire un dolore alla schiena e alla gamba. La diagnosi tanto affrettata quanto popolare è presto fatta: ernia del disco. E la prospettiva dell’intervento chirurgico è già all’orizzonte.
“E’ importante sottolineare che l’ernia del disco è responsabile solo di una quota limitata di episodi di mal di schiena, essendo la patologia vertebrale generalmente complessa e multifattoriale. Inoltre, spesso l’ernia è asintomatica e si risolve spontaneamente: l’intervento chirurgico è indicato solo per casi selezionati”, precisa il dottor Gerardo Serra, responsabile del Servizio di Terapia Antalgica. “Casi per cui sono disponibili interventi mini-invasivi, totalmente rispettosi dell’anatomia della colonna”.
Dottor Serra, ma cosa si intende per ernia del disco?
La nostra colonna vertebrale è costituita da ossa (vertebre), separate da cuscinetti che fungono da ammortizzatori: i dischi vertebrali. Quest’ultimi sono formati da una parte interna morbida (nucleo polposo) avvolto da una corona fibrosa resistente (anulus fibroso). Quando l’anulus si rompe, una piccola porzione del nucleo fuoriesce nel canale spinale, determinando la cosiddetta “ernia del disco”.
Quali sono i sintomi?
Nella maggior parte dei casi non compaiono sintomi. Tante persone scoprono casualmente di avere una o più ernie discali senza mai aver sofferto di alcun dolore. Quando si manifesta con segni e/o sintomi questi sono l’espressione di infiammazione o compressione di una radice nervosa. Il dolore può manifestarsi nel territorio di innervazione del nervo sciatico (lombosciatalgia) coinvolgendo il gluteo e la parte posteriore della coscia e postero-laterale della gamba fino alla caviglia o il territorio di innervazione del nervo crurale (lombocruralgia) coinvolgendo la regione antero-laterale della coscia.
Di fronte ad una sciatalgia, come si deve procedere?
Un’accurata visita medica serve a riconoscere eventuali segni e sintomi indicativi di malattie sistemiche, infiammatorie, neoplastiche, infettive e neurologiche. Escluse queste cause, il corretto modo di procedere è di attendere almeno 4-6 settimane dall’insorgenza dei sintomi prima di eseguire esami radiologici. La Risonanza Nucleare Magnetica della colonna lombosacrale deve essere prescritto dopo solo 4-6 settimane di trattamento farmacologico, in pazienti con sintomi e segni di compressione radicolare sufficientemente gravi da far considerare la possibilità dell’intervento chirurgico.
Per quanto riguarda la terapia?
E’ importante mettere in atto delle strategie terapeutiche che permettano, controllando adeguatamente il dolore, di mantenere una vita attiva. La terapia conservativa prevede quindi l’utilizzo di farmaci antinfiammatori, steroidi e analgesici. Estremamente efficace si rileva l’iniezione di corticosteroidi per via epidurale. Con guida radiologica si inietta una miscela di farmaco anestetico e cortisone in prossimità della radice nervosa infiammata. Questa procedura è eseguita quotidianamente presso il nostro Centro. Una-due infiltrazioni, nell’80 per cento dei pazienti, sono sufficienti a risolvere la sintomatologia dolorosa radicolare.
Quando è indicato l’intervento chirurgico?
A parte la rara situazione in cui l’ernia del disco comprimendo e danneggiando le radici nervose della cauda determina deficit neurologici gravi (Sindrome della cauda), che quindi richiede un trattamento chirurgico urgente (24-48 ore), viene considerato l’intervento chirurgico nei seguenti casi: durata dei sintomi superiore a sei settimane; dolore persistente, non rispondente al trattamento farmacologico, e comparsa di deficit motorio progressivo.
L’intervento in cosa consiste?
Dallo storico intervento di laminectomia eseguito il 31 dicembre del 1932 da William Mixter, di strada ne è stata fatta parecchia, passando dagli interventi di discectomia standard alla microdiscectomia con microscopio alla più recente discectomia endoscopica. Il concetto è quello di evitare il più possibile di alterare l’anatomia della colonna e di creare esiti cicatriziali (fibrosi) con dissezioni chirurgiche. L’intervento di discectomia endoscopica è quello praticato maggiormente. Il Servizio di Terapia Antalgica dell’IRCCS di Negrar effettua circa 200 procedure all’anno
Cos’è la discectomia endoscopica?
La discectomia endoscopica trans-foraminale è sicuramente la procedura chirurgica meno invasiva per rimuovere l’ernia del disco lombare. Eseguibile in anestesia locale, permette con approccio mini invasivo endoscopico la rimozione del materiale erniato. Il chirurgo, servendosi di strumentazione specifica entra in contatto con il materiale erniato passando attraverso un foro anatomicamente già esistente, il forame di coniugazione, evitando quindi di dover lesionare strutture ossee e muscolari.
Quali sono i vantaggi del trattamento endoscopico?
Prima di tutto il trattamento mini invasivo percutaneo mantiene la totale integrità della strutture anatomiche della colonna, non creando instabilità ed evitando formazioni di dolorose esiti cicatriziali spinali (aderenze post operatorie). E’ possibile, inoltre, trattare pazienti già operati con tecnica tradizionale (recidiva di ernia) e il dolore post operatorio è inesistente, permettendo una dimissione precoce (24 ore). Infine la possibilità di eseguire la procedura in anestesia locale consente di trattare anche pazienti con gravi patologie concomitanti (malattie respiratorie, cardiovascolari, grandi obesi).
Mentre quali sono i limiti?
Come tutti gli interventi chirurgici esistono dei limiti all’esecuzione della procedura. Gravi deformazioni anatomiche, quali la spondilolistesi e la stenosi del canale spinale, ernie L5 S1 con migrazione craniale o con creste iliache “alte” sono contronidicano l’utilizzo di questa metodica.