Se confrontati con i numeri dei mesi più duri ovviamente il confronto non regge, ma dobbiamo stare molto allertati poiché potremmo essere difronte ad un nuovo inizio: i segnali, dovuti anche alla  ripresa a pieni ritmi di scuola, lavoro ed attività del tempo libero, vanno in questa direzione. Tuttavia grazie alle conoscenze accumulate possiamo scongiurare il ripresentarsi di una stagione così sofferta.

A livello mondiale, dai dati diffusi dal Coronavirus Resource Center della Johns Hopkins University & Medicine, alla data dell’11 settembre 2020 i casi cumulativi di SARS-CoV-2 sono poco più di 28 milioni con quasi 910mila morti. In questo triste primato l’Italia risulta essere attualmente al sesto posto con circa 36mila decessi preceduta dal Regno Unito a quota 42mila morti e seguita dalla Francia che sfiora i 31mila.

In Italia in questi ultimi giorni si è tornati pesantemente a parlare di Covid19 sia a causa di una ripresa del numero dei contagi sia perché i periodi vacanzieri sono ormai alle spalle.

Chiariamo subito che dal punto di vista epidemiologico i numeri che stiamo osservando sono da ritenersi del tutto “normali” e non allarmanti se consideriamo la ripresa di una vita sociale quasi normale, per molti, e del tutto normale per altri – per fortuna pochi e sostanzialmente giovani.

Se confrontati con i numeri dei mesi più duri ovviamente il confronto non regge (si veda il grafico temporale relativo alla provincia di Verona) ma dobbiamo stare molto allertati poiché potremmo essere difronte ad un nuovo inizio: i segnali, dovuti anche  alla ripresa a pieni ritmi di scuola, lavoro ed attività del tempo libero, vanno in questa direzione. Tuttavia grazie alle conoscenze accumulate possiamo scongiurare il ripresentarsi di una stagione così sofferta.

LA MASCHERINA… QUELLA IRRINUNCIABILE ALLEATA

Ricordando infatti che i meccanismi principali di trasmissione del SARS-CoV-2 sono per via aerea (saliva e aerosol) e per contatto diretto ravvicinato (con le mani) si capisce perché non possiamo ancora abbandonare le misure di distanziamento sociale e di protezione individuale (mascherine e detersione frequente delle mani).

Inoltre la carica virale presente in un individuo positivo al virus gioca un ruolo fondamentale poiché maggiore è la carica tanto maggiore sarà la probabilità che tale individuo divenga un diffusore. I cosiddetti cluster di malattia, cioè gruppi di persone positive a SARS-CoV-2, possono essere causati anche da una singola persona, specie se possiede una carica virale molto elevata. Ciò ormai è stato ampiamente dimostrato dalla distribuzione spaziale del virus per nulla omogenea nei territori a differenza, ad esempio, dei virus influenzali.

L’utilizzo delle mascherine diviene quindi fondamentale: limitando la “quantità di virus” che viene emessa da un soggetto positivo si limita anche la probabilità di contagio. Si tratta di una barriera meccanica fondamentale. Similmente per la detersione delle mani. E ancor più se si considera che in questa particolare fase dell’epidemia in Italia i contagi riguardano generalmente soggetti giovani e asintomatici cioè che non presentano segni di malattia. Questi soggetti, ignorando il loro stato di positivi al virus, credono di non essere contagiosi e di potersi quindi permettere qualche “libertà” in più con conseguenze ben note a tutti.

IL VIRUS E’ MUTATO?

Non ci sono evidenze scientifiche che il virus sia mutato e permangono casi di soggetti positivi sia ad alta che a bassa carica virale. Sono mutati piuttosto i nostri comportamenti e un immediato ritorno ad un maggior rigore è auspicabile visto che il tanto sofferto periodo di lockdown ha insegnato chiaramente a tutti noi come tenere sotto controllo la diffusione del virus.

I VACCINI

Sul fronte dei vaccini la situazione è in forte evoluzione; ve ne sono moltissimi in sperimentazione ma prima della prossima estate 2021 sarà difficile pensare ad una vaccinazione di massa efficace e sicura. Interessante sarà conoscere se gli anticorpi generati dalla vaccinazione avranno una durata nell’organismo di almeno 6 mesi.

L’ARMA DELLA VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE

Per ora l’unica vera arma che abbiamo è quella del vaccino antiinfluenzale che ci aiuterebbe ad escludere, almeno in via preliminare, la presenza di influenza stagionale in un soggetto con tipici sintomi di Covid19. Un unico seppur preliminare studio scientifico americano ha però fornito alcune interessanti informazioni circa i sintomi da Covid19. In una vastissima casistica – poco meno di 60.000 soggetti – applicando avanzati modelli statistici – è stato dimostrato che la febbre è certamente il sintomo più ricorrente ma soprattutto quello iniziale. Questo fornisce un’indicazione molto interessante dal punto di vista della gestione della nostra quotidianità poiché i sintomi come tosse, dispnea, diarrea, astenia, anosmia e ageusia in presenza di Covid19 dovrebbero intervenire in un secondo momento. Fermo restando che il soggetto in questione sia sintomatico.

LA SICUREZZA NON E’ SOLO A SCUOLA

Tema molto caldo in questi giorni. Ci stiamo molto interrogando sui comportamenti da tenere nelle nostre scuole ma il vero problema sono i comportamenti in generale. Poco servirà infatti organizzare le scuole con misure di sicurezza simili a quelle delle sale operatorie ospedaliere se poi nel tempo non scolastico i nostri ragazzi non si proteggeranno da comportamenti a rischio. Cercare di tenere il virus quanto più possibile fuori dalle nostre scuole è un difficile obiettivo ma va perseguito ricordando che generalmente il primo sintomo di Covid19 è la febbre ancor più se in presenza di soggetto vaccinato per l’influenza stagionale.

I NUMERI A VERONA

Tornando alla questione statistica è importante capire che il numero dei contagi nel singolo giorno non è informativo, specie in questa fase in cui ogni giorno si vedono importanti fluttuazioni su numeri di casi piuttosto contenuti, se paragonati a quelli visti nei mesi di marzo e aprile 2020. Meglio è considerare i dati di contagi su base settimanale anche in ragione del numero di tamponi effettuati che su base giornaliera è molto variabile.

I ricoveri in terapia semi intensiva ed intensiva sono molto limitati così come il numero di vittime. Ed è su questa scia che dobbiamo restare e cioè permettere ai nostri sanitari di riuscire a curarci in uno stato non emergenziale.

UNA POSSIBILE SOLUZIONE

Ci attendavamo che il virus sparisse durante l’estate, ma ciò non è avvenuto. Ora ci attende la fase più delicata poiché non saremo più presi di sorpresa e abbiamo accumulato molte conoscenze. Ora non possiamo sbagliare. Non possiamo permettercelo in termini economici, sociali e psicologici. Sarebbe una sconfitta sia come cittadini che come scienziati dopo aver pagato un altissimo conto in termini di vittime e di memoria collettiva.

Poiché dobbiamo convivere con il virus sino all’arrivo di un vaccino e di cure più efficaci, oltre alle più volte richiamate misure di contenimento, dovremmo concentrarci particolarmente nel difendere le persone più fragili nei confronti di SARS-CoV-2: anziani, immunodepressi, pluri patologici cronici, specie cardiovascolari ed oncologici. Per difendere questo gruppo di persone sarà necessario un netto distanziamento, una sorta di isolamento “soft”; emblematico, per il suo potere mediatico, è il caso della famiglia Berlusconi che conferma quanto le relazioni sociali portate in casa possano essere pericolose per chi ci sta vicino, soprattutto per i nostri nonni.

Come desideriamo il nostro prossimo futuro è tutto nelle nostre mani… e nel nostro respiro!

Massimo Guerriero
Epidemiologo e biostatistico
Consulente del Nucleo di Ricerca Clinica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria