Vengono individuati come la svolta terapeutica per il trattamento del Covid 19. Sono gli anticorpi monoclonali già usati contro altre patologie, ma ancora in fase di sperimentazione per il SARS COV 2. Ecco cosa sono e come funzionano

I riflettori sugli anticorpi monoclonali per la cura del COVID-19 si sono accesi quando l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha contratto la malattia ed è stato sottoposto alla cura sperimentale e dai costi proibitivi. Ma gli anticorpi monoclonali sono una realtà da tempo nel trattamento di alcune patologie (tra cui quelle oncologiche). Contro il virus SARS COV2, responsabile del COVID-19, attualmente ci sono 11 anticorpi in fase sperimentale più o meno avanzata nell’uomo, ma non sono stati ancora approvati come trattamento. E circa 150 in fase di ricerca contro il virus SARS COV 2. Vediamo come funzionano.

COS’E’ UN ANTICORPO

Gli anticorpi, detti anche immunoglobuline, sono proteine prodotte dalle cellule del plasma quando il nostro organismo riconosce un agente, ad esempio un virus, estraneo al nostro corpo. Essi agiscono riconoscendo una o più molecole caratteristiche dell’agente infettivo, dette antigeni. Legandosi saldamente ad esse, inattivano il microorganismo, portandolo poi ad essere distrutto dal nostro sistema di difesa immunitario.
Quando viene somministrato un vaccino, nel nostro organismo viene indotta la produzione di anticorpi, contro il microorganismo che si vuole contrastare, che saranno l’arma di difesa immunitaria nel caso si incontri l’agente patogeno. L’immunizzazione di questo tipo viene definita “attiva” perché stimola il nostro sistema immunitario.

IN CASO DI INFEZIONE DA SARS COV2 QUALI ANTICORPI VENGONO PRODOTTI DAL NOSTRO ORGANISMO?

Quando il virus attacca il nostro oeganismo, il nostro sistema immunitario reagisce producendo una serie di anticorpi diretti verso differenti proteine del virus. Questi anticorpi sono diversi sia per classi che per antigene. Le classi di anticorpi si distinguono in base alla loro struttura in immunoglobuline denominate IgA, IgM e IgG.
Le IgA sono le prime a formarsi in risposta all’infezione, seguite poi dalle IgM e IgG. Una volta guariti dall’infezione, le IgM e ancor più le IgG permangono nel nostro organismo per diverse settimane per continuare a difenderci da nuovi attacchi virali; gli “esami sierologici” sfruttano la loro presenza in circolo per valutare se un soggetto è stato precedente a contatto con il virus.
Le diverse classi di anticorpi hanno poi diversi antigeni virali bersaglio: attualmente sono state identificate quattro proteine bersaglio denominate S, M, E ed N.

COS’E’ UN ANTICORPO MONOCLONALE?

Gli anticorpi monoclonali sono proteine create in laboratorio che hanno le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che si legano ad un solo antigene dell’agente che si vuole combattere. Dato che gli anticorpi monoclonali agiscono direttamente sull’agente patogeno, ma non sono in grado di stimolare il nostro sistema immunitario, la temporanea immunizzazione data dalla loro somministrazione viene detta “passiva”.

GLI ANTICORPI MONOCLONALI SONO GIA’ UTILIZZATI IN MEDICINA?

Le somministrazioni nell’uomo di anticorpi monoclonali sono parte essenziale di molte terapie mediche dato che sono ormai da diversi anni trattamenti di consolidata efficacia soprattutto per la cura di alcuni tumori e di malattie infiammatorie croniche (reumatologiche o dell’intestino, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa)
Per quanto riguarda le patologie infettive virali, sono due gli anticorpi approvati per il trattamento: il Palivizumab (Synagis) contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) – responsabile della polmonite e della bronchiolite nei bambini – e il REGN-EB3 (costituito da 3 anticorpi monoclonali diversi) approvato molto recentemente contro il virus Ebola.

COME FUNZIONANO GLI ANTICORPI MONOCLONALI NELLA TERAPIA ANTI COVID 19?

La maggior parte degli anticorpi monoclonali sviluppati appartiene alla classe delle IgG e sono in grado di riconoscere la proteina espressa dal virus denominata “Spike” o “S” presente sulla sua superficie. Questa proteina, che decora la superficie formando protuberanze caratteristiche dando l’aspetto di una corona al virus, contiene una porzione che è in grado di ancorarsi alla proteina umana ACE2 presente nelle nostre cellule. In questo modo permette l’ingresso del virus all’interno della cellula umana dando il via all’infezione. L’anticorpo legandosi alla proteina S del virus, crea un ingombro spaziale che inizialmente non consente più al virus di ancorarsi alla cellula e successivamente di essere riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario, che procede alla distruzione.

QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA L’USO DEL VACCINO E L’USO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI?

Come spiegato prima, la somministrazione di un vaccino determina una “immunizzazione attiva” che stimola quindi la produzione di anticorpi da parte del nostro organismo. Per far ciò però l’organismo ha bisogno di un po’ di tempo e quindi la sua efficacia è generalmente visibile solo dopo circa 3-4 settimane. La somministrazione di anticorpi monoclonali è invece una “immunizzazione passiva” in grado di difendere istantaneamente un soggetto dall’attacco del virus in quanto ciò che viene somministrato è pronto all’uso.

L’ANTICORPO MONOCLONALE PUO’ ESSERE UN’ALTERNATIVA AL VACCINO

Sebbene la vaccinazione rimanga il metodo migliore per la profilassi del COVID-19, gli anticorpi monoclonali potrebbero avere un importante ruolo nelle profilassi in caso di soggetti che non siano in grado di sviluppare anticorpi dopo vaccinazione (es. soggetti immuno-compromessi) oppure soggetti non ancora vaccinati con alto rischio di infezione (es. operatori sanitari, operatori di primo intervento, soggetti che vengono a contatto con persone positive al virus). Inoltre, l’uso degli anticorpi monoclonali potrebbe dimostrarsi efficace in caso di malattia acuta, soprattutto se somministrati precocemente, in soggetti con malattia lieve o moderata ad alto rischio di malattia grave e, forse, anche in caso di soggetti con malattia grave se associati ad altre terapie (antivirali, terapie di supporto).

COME VIENE SOMMINISTRATO L’ANTICORPO MONOCLONALE PER IL COVID 19?

Gli anticorpi monoclonali per il COVID-19 sono studiati per essere somministrati per via sottocutanea o intramuscolare. Ciò ne permetterebbe una facile somministrazione da personale non specializzato anche a domicilio.

QUANTO DURA L’IMMUNIZZAZIONE PASSIVA MONOCLONALE?

Generalmente un anticorpo viene eliminato dall’organismo in circa 3-4 settimane. Questa è quindi una problematica importante che i ricercatori stanno affrontando al fine di far durare l’immunizzazione il più a lungo possibile ed evitare quindi che si debbano fare somministrazioni ripetute con brevi intervalli di tempo. L’anticorpo monoclonale può infatti essere modificato in una parte della sua struttura al fine di rallentarne l’eliminazione. L’obiettivo attuale dei ricercatori è quello di far durare l’immunizzazione per almeno 6 mesi.

Hanno collaborato il dottor Antonio Conti, direttore del Laboratorio di Analisi Cliniche e il dottor Gianluigi Lunardi, farmacologo clinico