il National Institute for Clinical Excellence (NICE) “premia” il modello di psicoterapia applicato da sempre dal servizio di Pasicologia clinica per la gestione del dolore cronico oncologico, emicranico o causato dall’endometriosi

Giuseppe Deledda, responsabile Psicologia Clinica IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dr. Giuseppe Deledda

Il modello ACT – Acceptance and Commitment Therapy – è la psicoterapia più efficace per la gestione del dolore cronico. A dirlo è il National Institute for Clinical Excellence (NICE), l’agenzia indipendente britannica il cui mandato è quello di fornire, su evidenze scientifiche, linee guida agli operatori sanitari al fine del raggiungimento dei migliori standard possibili nella cura dei pazienti. Una grande soddisfazione per il Servizio di Psicologia Clinica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, di cui è responsabile il dottor Giuseppe Deledda, che da sempre applica il modello ACT nella presa in carico dei pazienti affetti da dolore cronico.

“Si tratta di una prestigiosa conferma della bontà del nostro approccio terapeutico al dolore cronico come per esempio il dolore oncologico, quello emicranico o causato dall’endometriosi, solo per citare la tipologia dei pazienti che segue il nostro Servizio – spiega il dottor Deledda -. Le linee guida di NICE si basano su trial clinici, che hanno dimostrato quanto il modello ACT agisca positivamente, non tanto sul dolore ‘puro’, quello causato dalla patologia, quanto su quello ‘sporco’”.

Un termine usato quest’ultimo per indicare la sofferenza psicologica che viene ad innestarsi quando la sofferenza fisica condiziona la qualità di vita. “Il paziente affetto da dolore cronico in genere soffre di depressione, ansia, disturbi del sonno, rabbia che amplificano inevitabilmente il dolore fisico, abbassando la soglia di sopportazione – riprende lo psicologo – ACT agisce su questi aspetti portando il paziente ad abbandonare quelle strategie di evitamento che l’essere umano mette in atto istintivamente di fronte a qualcosa che non sa come controllare, ma che esse stesse sono fonti di sofferenza. Un esempio? Evito di frequentare le persone perché a causa del dolore io sono un peso. Questo non fa altro che aumentare il mio senso di solitudine, di non essere amato, esacerbando anche la sofferenza fisica. Ma spesso sono i nostri pensieri che ci attribuiscono il ruolo di ‘peso’ non la realtà dei fatti”.

Come indica l’acronimo ACT, la terapia vuole portare all’accettazione, una parola difficile da affermare di fronte a una persona che soffre. “Accettazione non significa rassegnazione o fatalismo, ma consapevolezza del nostro presente che comprende il dolore ma non deve essere visto attraverso di esso. Aiutare il paziente a muoversi verso ciò che è importante, verso ciò che ha valore per la persona stessa nonostante il dolore, è ciò che si prefigge questo modello di psicoterapia”.

Un modello che secondo le line guida NICE aiuta anche il paziente a una maggiore adesione terapeutica e aumenta l’efficacia del farmaco. “La depressione o la rabbia innestano anche un senso di sfiducia nei confronti della terapia che si sta seguendo: ‘Il dolore rimane quindi a cosa serve?’. La psicoterapia agendo sul dolore sporco, agisce sulla percezione del dolore primario e aumenta la consapevolezza sulla necessità di aderire correttamente alla terapia. Se i farmaci vengono assunti correttamente, aumentano la loro efficacia”, afferma il dottor Deledda.

“La malattia, come il dolore, possono rappresentare momenti in cui sperimentiamo emozioni indesiderate, pensieri inquietanti, vissuti d’impotenza e di perdita delle autonomie, per cui non è sempre facile vivere e muoversi coerentemente con i propri valori – riprede il psicologo -. Il percorso terapeutico si ripropone di rimanere in una posizione d’ascolto e di accoglienza della sofferenza, per poi ricercare un nuovo repertorio di azioni, psicologiche e fisiche, coerenti con i valori identificati. La terapia si snoda, quindi, attraverso un percorso che si sviluppa mediante i sei processi del modello ACT (accettazione dell’esperienza, defusione, contatto con il momento presente, senso di continuità con il sé, contatto con i propri valori e azione impegnata), applicati nel contesto del dolore cronico.