Ritornano presso il Dipartimento di Riabilitazione le iniziative dedicate allo sport con il Comitato Italiano Paralimpico, una collaborazione nata nel 2018. Si è iniziato con il tiro con l’arco, ma seguiranno altre discipline sportive. Perché lo sport è parte integrante del processo riabilitativo e un’occasione di reinserimento nella vita sociale
Luigi in gioventù ha giocato a calcio ed era un appassionato di nuoto. Mai si sarebbe immaginato che a 68 anni avrebbe provato anche il tiro con l’arco e per lo più mentre si trovava ricoverato in ospedale. Invece è accaduto e non per un regalo di Natale, ma grazie alle ripresa dell’attività sportivo-riabilitativa all’interno del Dipartimento di Riabilitazione in convenzione con il Cip, il Comitato italiano paralimpico, interrotta a causa della pandemia.
La giornata “sportiva” si è svolta poco prima di Natale negli spazi del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa, diretto dalla dottoressa Elena Rossato, dove ogni giorno i pazienti, degenti e non, con lesioni midollari o cerebrali, dovute a traumi oppure a patologie, svolgono attività riabilitativa. Sei di loro hanno aderito all’iniziativa con l’istruttrice Carla Pravato degli “Arcieri Sanbonifacesi”, Società sportiva di tiro con l’arco della provincia di Verona. Carla è istruttore di secondo livello, iscritta all’albo, con specializzazione per il settore giovanile e paralimpico. “Le modalità di insegnamento sono le stesse sia per un normodotato sia per un disabile. Anche la posizione è la stessa. La sola differenza è che nel secondo caso utilizziamo degli ausili per adattare il gesto alla condizione della persona”, sottolinea Pravato. “Il tiro con l’arco è una disciplina sportiva considerata riabilitativa per il reinserimento non solo nel mondo dello sport ma anche in quello sociale. Questo in ospedale è un primo approccio, una volta dimesso il paziente può continuare l’attività presso una delle tante società sportive esistenti”.
La convenzione tra il Dipartimento di Riabilitazione dell’IRCCS di Negrar e il Cip è stata stipulata nel 2018. “Grazie ad essa istruttori del Comitato si affiancano ai terapisti nel far sperimentare nella fase ospedaliera lo scenario dello sport adattato alla loro disabilità”, afferma la dottoressa Rossato. “Inoltre, dove è necessario, il Cip fornisce anche la strumentazione necessaria per la pratica sportiva scelta. Lo sport diventa così elemento del processo riabilitativo sia dal punto di vista motorio che relazionale”.
Il connubio sport e riabilitazione ha una lunga tradizione a Negrar, anche prima della convenzione con il Cip, tanto che l’ospedale è stato in molti casi una fucina di campioni. Per fare solo alcuni nomi: Federico Falco (campione mondiale di tennis tavolo), Michela Brunelli (campione europeo di tennis tavolo e medaglia di bronzo alle ultime paralimpiadi), Sofia Forneris (nazionale di tiro con l’arco), Federico Crosara (nazionale di tennistavolo), Stefano Pasini (handbike)… e tanti altri, che, nonostante le lesioni che li hanno resi paraplegici o tetraplegici, sono riusciti ad affermarsi nello sport.
“Abbiamo iniziato con il tiro con l’arco, ma è nostra intenzione è proseguire con altri sport quando avremo individuato gli ambienti idonei” sottolinea Giovanni Brunelli, fisioterapista del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa. “Il tiro con l’arco è ideale per esercitare il controllo del tronco, rafforzare gli arti superiori e la capacità oculo-motoria rispetto al gesto atletico. Tra i nostri pazienti ci sono molte persone giovani: per loro lo sport significa ritorno alla vita, l’opportunità di esprimersi fisicamente andando oltre i loro presunti limiti”.