Il 31 marzo il dottor Antonio Deganello ha passato il testimone di direttore della Pediatria al dottor Paolo Bonetti.  Ventisei anni di primariato al “Sacro Cuore Don Calabria” e 50 anni di professione medica, che continuerà ad esercitare in libera professione. “Lascio al mio successore un reparto di eccellenza”.

Dr. Antonio Deganello

Lo scorso 31 marzo il dottor Antonio Deganello ha varcato per l’ultima volta come primario la porta della Pediatria, al quarto piano del “Sacro Cuore”, dopo 26 anni di servizio all’IRCCS di Negrar. Ma il giorno in cui il famoso chiodo lo vedrà appendere il camice bianco è ancora lontano: i bambini e la loro salute sono da 50 anni le sue grandi passioni professionali, che continuerà a coltivare nel suo studio privato.

Veronese, classe 1949, il dottor Deganello vanta tre specializzazioni: Pediatria, Gastroenterologia e Igiene e Medicina preventiva. Ha iniziato ad esercitare nel 1973 presso la Clinica pediatrica di Borgo Roma (Verona) che ha lasciato nel 1992 per assumere l’incarico di primario della Pediatria dell’Ospedale di Isola della Scala e di Villafranca. Nel 1997 è approdato a Negrar fino a quando ha passato il testimone al dottor Paolo Bonetti, dirigente medico della Terapia Intensiva pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona dal 2004.

L’ingresso della Pediatria al IV piano del “Sacro Cuore”
La pediatria? Un amore da sempre

“Quando ho iniziato l’Università nutrivo già un certo interesse per la pediatria – racconta – tanto che al quinto anno ho deciso di lavorare nel reparto dell’Ospedale di Borgo Trento, come era possibile 50 anni fa. Quando si è presentato il momento della specializzazione mi è sembrato naturale proseguire sulla stessa strada. Ho avuto la fortuna di avere due grandi maestri: il professor Dino Gaburro e il professor Giuseppe Zoppi”.

Cinquant’anni fa eravamo nella “preistoria” della medicina

Sono gli anni Settanta del secolo scorso, ma dai racconti del dottor Deganello si ha l’impressione di fare un viaggio in un’era preistorica, come lui definisce quell’epoca ridendo. Erano tempi in cui un medico si basava prevalentemente sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Non avevano ancora inventato l’ecografia, la neuroradiologia, l’endoscopia e i test di laboratorio si contavano su poche dita…

Quelle biopsie gastriche sotto raggi X…

“A Verona siamo stati tra i primi ad interessarci di celiachia, ma le diagnosi non erano molte, perché non erano stati

La Patologia neonatale

ancora sviluppati test indicativi di laboratorio – racconta – Quando la clinica faceva emergere un sospetto effettuavamo la biopsia. L’esame endoscopico tuttavia non aveva nulla a che fare con quello di oggi. Introducevamo attraverso la bocca una capsula speciale (definita di Crosby Kugler) attaccata a un lungo tubo. Quando la capsula raggiungeva la sezione dello stomaco desiderata, si innescava una sorta di aspirazione che apriva la capsula da dove usciva un piccolo bisturi per biopsia. Il tutto avveniva sotto scopia (raggi X): ho smesso quando mi sono accorto che la mano destra, con cui tenevo il tubo, era diventata completamente glabra!”.

Le malattie infettive scomparse grazie ai vaccini e i nuovi virus

Lontani erano anche molti vaccini il cui avvento ha radicalmente cambiato l’ambito delle malattie infettive pediatriche. “Oggi sono del tutto scomparse o fortemente diminuite le malattie virali come il morbillo, la rosolia, alcune meningiti, la pertosse… – spiega -. Sono invece comparse patologie da virus che non si conoscevano come il West Nile virus, lo Zika e il Chikungunya… Durante l’anno accedono al nostro reparto diversi casi di bambini migranti arrivati in Italia per la prima volta o tornati dopo aver fatto visita ai parenti o bambini italiani andati in viaggio all’estero. Ricordo che la Pediatria di Negrar comprende anche un Centro per la salute del bambino adottato, tra i più accreditati in Italia, reso possibile grazie al grande lavoro del collega Giorgio Zavarise e alla collaborazione con il reparto di Malattie Infettive e Tropicali”.

La collaborazione tra reparti? Una caratteristica strutturale di questo ospedale

La collaborazione tra i vari reparti, sottolinea Deganello, “è una caratteristica strutturale di questo ospedale, improntata dall’amministrazione. E ha avuto la sua massima espressione durante le fasi acute della pandemia da Covid. Fortunatamente i bambini e gli adolescenti non hanno avuto gravi manifestazioni provocate dal Sars Cov2, così tre medici e altrettanti infermieri del mio reparto si sono resi disponibili volontariamente per dare supporto nei reparti Covid. La Pediatria è stata ricambiata dell’aiuto nel corso dell’emergenza Citrobacter che ha portato la chiusura dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona. Al “Sacro Cuore Don Calabria” vi è stato un afflusso di bambini anche critici notevolmente superiore alla media, per rispondere al quale gli altri reparti ci hanno concesso posti letto ed attrezzature”.

Lascio al dottor Paolo Bonetti un reparto di eccellenza

Dottor Deganello, che reparto lascia al suo successore? “Una Pediatria che ha raggiunto livelli di eccellenza  innegabili, grazie al supporto dell’amministrazione e al lavoro di tutti i miei colleghi – risponde -. Il reparto, di 22 posti letto con Sezione di Patologia Neonatale, ricovera mediamente dai 1.600 ai 2mila pazienti pediatrici che vanno dagli zero ai 18 anni. L’anno scorso gli accessi diretti al Pronto Soccorso pediatrico sono stati circa 5mila. Nel 2018 abbiamo ottenuto il riconoscimento Unicef di Ospedale Amico dei Bambini che ha richiesto un percorso di sei anni da parte di un’ottantina di persone di reparti e servizi diversi. E’ stato un lavoro complesso, ma che mi ha reso particolarmente orgoglioso perché ci ha permesso di uniformare la metodologia operativa nella cura dei piccoli pazienti. Direi che in questi 26 anni non mi sono fatto mancato nulla – conclude – grandi soddisfazioni, tanto lavoro e pure due epidemie. Ora lascio l’Ospedale, ma per lasciare la pediatria c’è ancora tempo e tanto entusiasmo”.

Nella foto da sinistra: il dottor Antonio Deganello e il dottor Paolo Bonetti
(foto Luigi Pecora)