Dal 7 all’8 marzo si è tenuto alla Gran Guardia di Verona il IX Congresso nazionale della Società Italiana Riprotesizzazione (AIR), la cui organizzazione è stata affidata quest’anno all’Ortopedia e Traumatologia dell’IRCCS di Negrar.  Trecento e trenta esperti nazionali e internazionali a confronto sulla complessa chirurgia di sostituzione delle protesi articolari per cui l’ortopedia diretta dal dottor Claudio Zorzi è uno del centri italiani con la più alta casistica e struttura di riferimento regionale per ginocchio e anca

 

Dal 7 all’8 marzo si è tenuto alla Gran Guardia di Verona il IX Congresso nazionale della Società Italiana Riprotesizzazione (AIR), la cui organizzazione è stata affidata quest’anno all’Ortopedia e Traumatologia dell’IRCCS di Negrar.

Oltre 330 ortopedici da tutta Italia hanno approfondito per due giorni le tecniche, le difficoltà e le possibili soluzioni di quella che è considerata la più grande sfida per i chirurghi del settore: l’intervento di revisione di protesi articolare (ginocchio, anca e spalla), necessario quando il primo impianto deve essere sostituito a causa dell’usura del dispositivo o dell’osso, per infezione o per mobilizzazione della protesi stessa.

A fare gli onori di casa il presidente del congresso, dottor Claudio Zorzi, direttore dell’Ortopedia e traumatologia dell’IRCCS di Negrar, affiancato alla vicepresidenza dai colleghi Paolo Avanzi e Antonio Campacci responsabili rispettivamente della Chirurgia della spalla e di quella dell’anca. Alla cerimonia di apertura del 7 marzo sono intervenuti anche il presidente dell’AIR, professor Giuseppe Solarino, quello della Società Italiana Ortopedia e Traumatologia, dottor Alberto Momoli, l’amministratore delegato dell’IRCCS di Negrar, Claudio Cracco, il direttore generale per la ricerca con delega all’Università sempre del Sacro Cuore, Mario Piccinini, e il sindaco di Verona, Damiano Tommasi.

Negli ultimi 20 anni si è assistito a una crescita esponenziale del numero degli impianti di protesi delle maggiori articolazioni: in Italia solo nel 2022 sono stati 235mila, 20mila in più rispetto al periodo pre-covid. Un trend in crescita dovuto a una popolazione sempre più anziana che chiede una condizione fisica performante a prescindere dall’età e a un aumento di pazienti sotto i 60 anni. Ma le protesi non sono eterne: in media hanno un’emivita di circa 15-20 anni, dopo di che devono essere sostituite. Quindi è ipotizzabile che nei prossimi anni gli ortopedici si troveranno di fronte a un boom di interventi di sostituzione, circa il 10% degli impianti effettuati.

da sinistra: il professor Giuseppe Solarino, presidente AIR, il dottor Alberto Momoli, presidente SIOT,il dottor Claudio Zorzi, il dottor Paolo Avanzi e il dottor Antonio Campacc

Quella di revisione protesica è una chirurgia complessa, spesso accompagnata da trapianto di osso, e rappresenta la più grande sfida per i chirurghi ortopedici in quanto l’obiettivo di restituire al paziente la piena autosufficienza viene perseguito operando su un osso il più delle volte compromesso dal primo impianto. Il successo dell’intervento richiede centri ad alta specializzazione e chirurghi esperti che si auspica aumentino in tutta Italia alla luce dell’incremento esponenziale delle revisioni. Una eventuale carenza rischia di creare migliaia di disabili, se la revisione fallisce, con importanti oneri per il Servizio Sanitario Nazionale. Non a caso durante la due giorni scientifica, sono state riservate alcune sessioni agli specializzandi, gli ortopedici del futuro.

L’Ortopedia dell’IRCCS di Negrar si occupa di revisione protesica da circa 20 anni e proprio per l’eccellenza in questo campo è tra i centri con la più alta casistica in Italia e struttura di riferimento regionale per revisione di ginocchio e anca. All’anno l’équipe del dottor Zorzi effettua complessivamente più di 1.700 impianti protesici di cui 200 interventi di revisione.