All’IRCCS di Negrar opera un’unità semplice per la prevenzione e la cura delle infezioni ortopediche, la cui responsabile è l’infettivologa dottoressa Stefania Marocco che lavora a stretto contatto con l’Ortopedia. I  pazienti che hanno dispositivi protesici devono sempre allertarsi nel caso di infezioni urinarie, tonsilliti, polmoniti o in generale di febbre elevata, perché l’infezione potrebbe intaccare la protesi se non viene curata prontamente. Tuttavia, proprio nel caso delle protesi articolari, capita spesso che l’infezione sia sostenuta da batteri meno aggressivi e pertanto non si manifesta con sintomi sistemici, come la febbre elevata, ma con dolore, problemi di tipo meccanico e mobilizzazione della protesi stessa. 

Da sinistra: dr.ssa Stefania Marocco, dr. Leonardo Motta e dr. Andrea Tedesco

All’IRCCS di Negrar opera un’unità semplice per la prevenzione e la cura delle infezioni ortopediche, la cui responsabile è l’infettivologa dottoressa Stefania Marocco. Il team (composto anche dai dottori Leonardo Motta, Giulia Bertoli e Andrea Tedesco) lavora a stretto contatto con l’Ortopedia, reparto che ogni anno esegue oltre 4.000 interventi tra cui 1584 impianti di protesi delle maggiori articolazioni (dati 2023). Dal 2019, inoltre, il reparto, diretto dal dottor Claudio Zorzi, è Centro di riferimento regionale per la revisione delle protesi di ginocchio e anca, interventi (lo scorso anno oltre 200) necessari nel 20% dei casi a causa di infezioni che aggrediscono il dispositivo protesico.

 “Il nostro compito è innanzitutto quello di gestire in prevenzione tutte le tappe del pre-intervento per evitare lo sviluppo di infezioni post chirurgiche, anticamera delle infezioni protesiche – spiega la dottoressa Marocco -.  In particolare, tutti i pazienti vengono sottoposti a tampone nasale per la ricerca dello Stafilococco aureus, uno dei principali fattori di rischio di infezione della ferita post chirurgica. Inoltre effettuiamo lo studio dei pazienti che devono essere sottoposti a revisione protesica, per escludere, ed eventualmente curare, in collaborazione con gli ortopedici , la presenza di infezioni quale causa della revisione stessa”.

Dottoressa Marocco, cosa si intende per infezioni ortopediche?

Si suddividono in due grandi famiglie: le infezioni primitive e quelle post chirurgiche. Le prime vengono definite ‘ematogene”, cioè provocate da un batterio presente nel sangue – già causa di infezione urinaria, polmonite o mal di gola – che vanno a localizzarsi nell’osso. Possono verificarsi anche quando l’osso viene a contatto con i batteri, nel caso, per esempio, delle fratture esposte.

Mentre le infezioni post chirurgiche?

Le infezioni post chirurgiche più rilevanti sono quelle conseguenti alla presenza di mezzi di sintesi (placche e viti impiantate per fratture oppure per correzioni di difetti, come il ginocchio valgo e varo) o che si sviluppano dopo impianto di protesi articolari. In entrambi i casi il batterio può arrivare quale conseguenza dell’atto chirurgico (infezioni peri-operatorie) oppure per via ematica e  a localizzarsi sui mezzi di sintesi o sulle protesi. La discriminante è il tempo: se sono già trascorsi più di due anni dall’intervento senza che si siano verificati precedentemente problemi locali, si ritiene che sia un’infezione di origine ematogena.

Perché questo si verifica anche a distanza di tempo, nel caso della chirurgia protesica?

Sui dispositivi medicali, non solo le protesi ortopediche, in caso di infezione, i batteri sono in grado di formare il biofilm, una sorta di pellicola  dove si sviluppano e che li protegge dal sistema immunitario e dagli antibiotici.  Per questo tutti i pazienti che hanno dispositivi protesici devono sempre allertarsi nel caso di infezioni urinarie, tonsilliti, polmoniti o in generale di febbre elevata, perché l’infezione potrebbe intaccare la protesi se non viene curata prontamente. Tuttavia, proprio nel caso delle protesi articolari, capita spesso che l’infezione sia sostenuta da batteri meno aggressivi e pertanto non si manifesta con sintomi sistemici, come la febbre elevata, ma con dolore, problemi di tipo meccanico e mobilizzazione della protesi stessa. Da qui la necessità di un’indagine infettivologica prima dell’intervento (esami del sangue, radiografie e, quando è possibile, analisi del liquido articolare) per quantificare il rischio di infezione che può essere improbabile, possibile o certa.

Come si cura un’infezione ortopedica causa di revisione?

L’approccio integrato medico-chirurgico è quello che dà maggiori possibilità di risoluzione. La letteratura parla di guarigione nel 95% dei casi con la chirurgia in due tempi: espianto della protesi e collocazione di uno spaziatore impregnato di antibiotico. Quando l’osso è completamente guarito, in genere dopo 6-8 settimane, viene effettuato un nuovo impianto protesico. Le probabilità di guarigione invece diminuiscono (80%) con la chirurgia “in un solo tempo”, nel corso della quale la protesi infetta viene sostituita subito con una nuova protesi. Questo tipo di approccio presenta peraltro un vantaggio dal punto di vista funzionale e viene effettuata in pazienti con germi non resistenti agli antibiotici, che non hanno controindicazioni locali o particolari patologie concomitanti. E’ indicato anche per chi ha controindicazioni all’esecuzione di due interventi chirurgici, a causa di molteplici morbilità.  In entrambi i casi viene associata una terapia antibiotica prolungata, solitamente di 12-14 settimane.
La gestione dell’infezione protesica senza concomitante trattamento chirurgico ha una più bassa probabilità di guarigione (20% circa) e viene effettuata quanto l’intervento non è fattibile per motivi tecnici, quando il paziente è in età molto avanzata o affetto da gravi patologie o quando lo stesso rifiuta l’intervento.

Come si deve procedere, invece, nel caso di infezione conseguente ai mezzi di sintesi?

Nella maggioranza dei casi si procede cercando di controllare l’infezione tramite terapia antibiotica fino a che il consolidamento dell’osso sia tale da non aver più bisogno dei mezzi di sintesi, quindi si procede alla rimozione degli stessi. In caso di mancato controllo dell’infezione i mezzi di sintesi dovranno essere rimossi/sostituiti subito.

Ci sono accorgimenti a cui il paziente deve sottostare per prevenire infezioni che possono compromettere la protesi?

Nulla di particolare, in quanto il paziente è seguito nella fase post chirurgica per la medicazione della ferita. Naturalmente deve evitare, se la ferita non è del tutto guarita, il contatto con l’acqua o occasioni di infezione come i bagni in piscina, solo per fare un esempio. Importante, come ho già detto, nel caso di infiammazione della ferita o mancata chiusura della stessa, bisogna giungere nel minor tempo possibile alla soluzione per evitare che i batteri vadano ad intaccare la protesi.