La variante Omicron XBB.1.5 “in arte Kraken” è meno patogena di quanto sembrava dal boom di ricoveri per Covid 19 registrato intorno a Natale in alcuni Stati americani, dove è prevalente. Con le ripetute mutazioni del SARS-CoV-2 dobbiamo convivere anche con una certa serenità, perché tutte le varianti di Omicron, e sono tantissime, presentano delle mutazioni che non si discostano di molto una dall’altra. Questo farebbe pensare che sia meno probabile, anche se non si può escludere, la nascita di una nuova variante più patogena.
Kraken è il gigantesco mostro marino protagonista delle leggende dei Paesi nordici. Ma nonostante il nome poco tranquillizzante con cui è stata chiamata, la “new entry” della grande famiglia del SARS-CoV-2, ennesima variante di Omicron, sembra non mordere, contrariamente alle prime ipotesi fatte alla luce dell’aumento dei ricoveri per Covid-19 negli Stati Uniti, dove in alcuni Stati è prevalente. Per ora XBB.1.5 (nome scientifico di Kraken) è poco presente in Italia –12 casi in tutto, secondo quanto rilevato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal ministero della Salute – mentre a farla da padrona è Omicron con la sottovariante BA.5.
“Come ogni organismo, anche i virus mutano”, sottolinea la dottoressa Concetta Castilletti, responsabile del Laboratorio di virologia dell’IRCCS di Negrar. “Replicandosi velocemente danno origine a moltissime mutazioni dell’RNA. Si tratta di una sorta di ‘errori’ di replicazione, alcuni dei quali si affermano rispetto agli altri quando sono convenienti al virus stesso, cioè quando si traducono in maggior contagiosità. La sopravvivenza del virus è garantita dalla sua trasmissibilità, non dalla patogenicità, perché l’ospite, l’uomo nel caso del SARS- CoV-2, è fondamentale per la sopravvivenza del virus stesso”.
La variante Omicron risponde ad entrambe queste caratteristiche, rispetto non solo al ceppo originario del SARS-CoV-2 (Whuan), ma anche all’altra variante, la Delta. Nulla esclude, tuttavia, che l’attività di replicazione dia origine a una super variante più contagiosa ma anche più pericolosa per la salute dell’uomo. “In un primo momento Kraken sembrava più patogena – riprende Castilletti -. I dati provenienti dagli Stati Uniti, dove è prevalente in alcuni Stati, mostravano un picco di infezioni e di ricoveri intorno a Natale, poi la situazione si è normalizzata: se la variante fosse più patogena avremmo avuto un costante aumento di persone ricoverate a causa del Covid”. Un dato molto rassicurante, come è rassicurante il fatto “che tutte le varianti di Omicron, e sono tantissime, presentino delle mutazioni che non si discostano di molto una dall’altra. Questo farebbe pensare che sia meno probabile, anche se non si può escludere, la nascita di una nuova variante del SARS-CoV-2”.
Che il SARS-CoV-2 sia un virus endemico, è ormai assodato per la sua presenza in tutto il mondo. “Grazie ai vaccini e se il virus non subisce mutazioni rilevanti in senso patogeno, con il SARS-CoV-2 possiamo convivere con una certa serenità, come ci dimostrano gli attuali dati epidemiologici in costante calo. Naturalmente è necessario continuare a monitorare le varianti”, afferma la virologa.
La situazione in Cina può favorire la nascita di nuove varianti? “Le notizie che provengono dalla Cina, sicuramente parziali, descrivono le condizioni tragiche in cui si trova una popolazione non immune a causa di un lockdown draconiano seguito da improvvise aperture totali e della scarsa vaccinazione – sottolinea -. Ritengo che il problema relativo alla nascita di nuove varainti sia non tanto la elevata circolazione del virus ma il fatto che, almeno sino ad oggi e per quel che ne sappiamo, non si stia facendo un attento monitoraggio delle sequenze dell’RNA virale per valutare la comparsa di nuove varianti come invece si sta facendo in buona parte del mondo. Questo attento monitoraggio è l’unica arma che abbiamo, oltre ai vaccini, per cercare di prevenire i danni che potrebbe causare una nuova variante”