Un corpetto in grado di salvare le persone a rischio di arresto cardiaco. Si tratta del defibrillatore indossabile, una versione innovativa del dispositivo impiantabile che ha il compito di erogare uno shock elettrico quando registra un’aritmia cardiaca potenzialmente fatale o un vero e proprio arresto del cuore. La Cardiologia dell’IRCCS di Negrar lo utilizza temporaneamente per quei pazienti che, seppur critici, potrebbero recuperare attraverso terapia farmacologica una funzione cardiaca tale da non dover necessitare dell’impianto definitivo di un defibrillatore.
“Sono in genere persone affette da recentissimo infarto miocardico oppure da cardiopatia dilatativa o da scompenso cardiaco con severa perdita della funzione contrattile del cuore”, spiega il direttore Giulio Molon. “Una categoria particolare sono i pazienti reduci da infarto acuto con grave danno cardiaco per i quali, secondo le linee guida internazionali, non è indicato l’impianto del defibrillatore nei primi 40 giorni dopo la diagnosi – prosegue – Trascorso questo periodo il paziente viene rivalutato e se la contrattilità cardiaca non ha avuto un decisivo recupero viene avviato ad impianto di defibrillatore. Senza la disponibilità del defibrillatore indossabile questi pazienti sarebbero costretti ad una prolungata degenza ospedaliera sotto stretto monitoraggio, invece possono condurre una vita del tutto normale”.
Il defibrillatore indossabile è costituito da un corpetto di stoffa all’interno del quale sono inserite tre piastre, due posteriori e una anteriore, quest’ultima posizionata sotto l’emitorace sinistro. Il tutto è collegato al defibrillatore vero e proprio che registra l’attività cardiaca ed è in grado di erogare la scossa elettrica in caso di necessità attraverso, appunto, le piastre. Grande quanto una borsetta, da portare a tracolla o in cintura, è fondamentale che il dispositivo venga indossato per tutto l’arco della giornata, ad eccezione del momento del bagno o della doccia. Le due batterie, intercambiabili, si ricaricano come un comune cellulare.
“Quando il defibrillatore intercetta l’aritmia – continua il dottor Molon – emette un allarme sonoro e una vibrazione. Se il paziente è cosciente, egli stesso interrompe autonomamente la terapia, schiacciando i due pulsanti situati sul defibrillatore. Se invece ha perso conoscenza, il defibrillatore eroga la scossa elettrica per risolvere l’aritmia. Con questo sistema il rischio che l’apparecchio possa emettere una scarica senza che sia necessario è veramente bassissimo”. Un’ulteriore sicurezza è data dal collegamento in telemetria. “Il defibrillatore è inoltre controllabile da remoto, esattamente come un defibrillatore impiantabile, e questo è utile perché possiamo sapere se ci sono problemi tecnici o erogazione di scariche, ma anche se il paziente lo utilizza per un tempo inferiore a quello che dovrebbe; ovviamente in entrambi questi casi interveniamo, contattando il paziente telefonicamente oppure invitandolo ad un controllo in ospedale per chiarire questi problemi”
Ogni anno sono molti i pazienti che si rivolgono alla Cardiologia dell’IRCCS di Negrar per anomalie elettriche o rischio di aritmie potenzialmente pericolose. Nel 2023 sono stati effettuati 70 impianti di defibrillatori e 239 di pace maker.