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Crescono i casi di patologie d’importazione nel nostro Paese, ma i farmaci per curarle devono essere richiesti all’estero per ogni paziente. Un congresso a Verona dove si confronteranno gli specialisti e le istituzioni per trovare possibili soluzioni

Sono 17 le malattie che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato come neglette. Rientrano nello stesso elenco non tanto perché sono clinicamente simili, ma perché godono di “scarso interesse”. Da parte dei ricercatori, delle autorità politiche e sanitarie competenti, di chi sovvenziona la ricerca e l’innovazione.

 

 

Crescono i casi di Malattie Tropicali

Sono patologie che gravitano nel Sud del mondo o meglio gravitavano solo nel Sud del mondo, perché con l’incremento dei viaggi internazionali e l’intensificarsi del fenomeno migratorio, si moltiplicano anche in Occidente i casi di patologie d’importazione. E l’Italia non fa eccezione.

 

Ma in Italia non ci sono i farmaci

Eppure, nonostante il quadro epidemiologico nel nostro Paese sia fortemente cambiato, in Italia (ma la situazione è simile anche in altri Paesi europei), i farmaci per la cura di queste patologie non godono dell’autorizzazione per l’immissione in commercio. Si tratta di farmaci dichiarati “essenziali” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ma non fanno parte dei farmaci che nel prontuario nazionale sono a disposizione dei cittadiniIl che significa che per curare un paziente è necessario importare il farmaco dall’estero. La normativa lo permette, ma l’iter non è semplice e la tempistica non è di certo breve. Così a cimentarsi sono i più importanti centri di Malattie Tropicali o Infettive, per i piccoli ospedali è molto più complicato.

 

Gli specialisti in un congresso a Verona

L’accesso ai farmaci essenziali per le malattie tropicali in Italia, è il tema sul quale i maggiori specialisti di Medicina Tropicale si confronteranno a Verona con le istituzioni sanitarie in un convegno promosso dal Centro per le Malattie Tropicali dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal professor Zeno Bisoffi. L’appuntamento è per lunedì 27 e martedì 28 novembre(vedi programma in allegato).

Le proposte alle istituzioni del farmaco

Ci rivolgiamo al ministero della Salute, all’Istituto Superiore della Sanità, all’AIFA e ai Servizi di Assistenza Farmaceutica Regionali, che sono stati invitati al convegno, avanzando delle possibili soluzioni – afferma il professor Bisoffi -. La soluzione migliore rimane l’autorizzazione dell’immissione in commercio di questi farmaci. Poiché oggi la richiesta può essere fatta solo dall’Azienda produttrice, chiediamo venga resa possibile anche al singolo medico o ad altre istituzioni sanitarie. In alternativa siano autorizzati alcuni Centri per l’approvvigionamento, la detenzione e la distribuzione dei farmaci. Oppure, infine, il tutto sia affidato all’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze“.

Ivermectina, “wonder drug”

Il titolo della due giorni veronese è emblematico:” Invermectin days”, dal nome del farmaco che due anni fa valse il Nobel della Medicina all’irlandese Campbell e al giapponese Omura, ma che in Italia non è registrato, nonostante sia indicato per molte malattie, tanto da essere definito “wonder drug”.

La strongiloidosi, endemica in Italia

Tra queste la strongiloidosi diffusa in area tropicale, ma endemica anche in Italia. E’ dovuta a un parassita presente nei terreni agricoli prima che fosse proibito concimarli con feci umane. Si stima che solo nelle regioni del Nord siano migliaia i casi presenti nella popolazione anziana nata dopo la seconda guerra mondiale e che era solita camminare a piedi scalzi nell’infanzia. A questi si sommano i casi dei giovani migranti che arrivano in Italia. La strongiloidosi può essere asintomatica o presentare sintomi banali, come il prurito, ma quando per qualsiasi motivo le difese immunitarie vengono compromesse favorendo la proliferazione del parassita, la malattia, se non viene trattata correttamente, è quasi sempre mortale.

La scabbia, basterebbe una pillola…

L’Ivermectina è efficace anche contro la scabbia: è sufficiente una sola dose, ripetuta sue volte per debellare la banale, ma contagiosa infestazione della pelle. Attualmente vengono usate delle lozioni cutanee, di difficile gestione in ambienti come i centri di accoglienza dei migranti, dove la scabbia, per questioni igieniche, è particolarmente diffusa.

La schistosomiasi, 80 casi all’anno a Negrar

Ma il problema non riguarda solo l’Ivermectina. Non è registrato in Italia il Praziquantel per la cura della schistosomiasi, patologia di cui al mondo soffrono 240 milioni di persone. Da essa non è indenne nemmeno il viaggiatore che incautamente si bagna in fiumi o in laghi nelle regioni tropicali. In queste acque vive un parassita che una volta penetrato nel corpo del malcapitato continua a liberare uova che vengono espulse con le feci e con le urine, irritando gravemente gli organi interessati. Il Centro di Negrar negli ultimi sette anni ha seguito circa 500 casi di schistosomiasi, un’ottantina all’anno. “Solo il 10% sviluppa complicanze molto gravi – afferma il dottor Andrea Angheben della segreteria scientifica del convegno – Ma si tratta nella forma complicata, di ragazzi anche giovanissimi che si ritrovano con un cancro alla vescica o con un quadro simile alla cirrosi epatica. Malattie altamente invalidanti e costose per il sistema sanitario nazionale“.

L’Artesunato più efficace del Chinino per la malaria grave

Capitolo a parte gode l’Artesunato. Non interessa una malattia negletta, ma è il farmaco per eccellenza della malaria grave, quando cioè vi è un coinvolgimento cerebrale o un alto livello di parassitosi. L’Artesunato rispetto al Chinino abbatte il rischio di mortalità del 20% come dimostrano diversi studi di efficacia. Eppure non solo non è registrato in Italia, ma anche in altri Paesi europei in quanto l’Artesunato, prodotto solo in Cina, non riporta la certificazione di Good Manufacturing Practice (GMP) che attesta l’avvenuta produzione secondo determinati criteri vigenti a livello internazionale. Questo induce molti medici a non utilizzarlo, per non esporre il paziente ad eventuali rischi, esclusi tuttavia dalla letteratura medica. Alla malaria sarà dedicata un’intera sessione del congresso anche alla luce dei recenti casi.

“La normativa che consente l’importazione dall’estero – specifica Bisoffi – non risponde alla domanda in termini disponibilità, tempestività e diffusione del farmaco. Infatti il farmaco può essere richiesto unicamente per ogni singolo paziente sotto assunzione di responsabilità da parte del medico e a totale carico dell’ospedale richiedente. Un iter a cui si sottopongono i centri più importanti che vedono centinaia di casi all’anno di queste patologie. Ma è molto complicato per un piccolo ospedale. Inoltre là dove non è disponibile il farmaco, c’è poca sensibilità per la malattia e molti casi non vengono riconosciuti”.

elena.zuppini@sacrocuore.it