Oltre 600 partecipanti, 78 prestigiosi relatori provenienti da 18 Paesi del mondo, 7 sale operatorie collegate in diretta tra Europa e Asia: sono solo alcuni dei numeri del congresso internazionale di chirurgia vitroretinica, che si è tenuto da giovedì 2 a sabato 4 maggio alla Gran Guardia sotto la direzione scientifica della dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Oculistica dell’IRCCS di Negrar, e del professor Siegfried Priglinger, direttore del Dipartimento di Oftalmologia dell’ospedale universitario di Monaco di Baviera. 

Una tre giorni di confronto su vari argomenti, tra cui gli innovativi trattamenti chirurgici delle patologie della retina con discussione attiva di casi clinici e delle tecniche chirurgiche. Confronto che si è esteso anche allo stato dell’arte della ricerca clinica e applicata, i cui risultati potrebbero avere ricadute di enorme valore e di interesse per i pazienti

Dr.ssa Grazia Pertile e il professor Siegfried Priglinger

Oltre 600 partecipanti, 78 prestigiosi relatori provenienti da 18 Paesi del mondo, 7 sale operatorie collegate in diretta tra Europa e Asia: sono solo alcuni dei numeri del congresso internazionale di chirurgia vitroretinica, che si è tenuto da giovedì 2 a sabato 4 maggio alla Gran Guardia sotto la direzione scientifica della dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Oculistica dell’IRCCS di Negrar, e del professor Siegfried Priglinger, direttore del Dipartimento di Oftalmologia dell’ospedale universitario di Monaco di Baviera.

E’ stata la prima edizione di VM Retina Meeting, dove V e M stanno per Verona e Monaco, città nella quale fra due anni si terrà lo stesso appuntamento, e che prosegue una tradizione congressuale nata oltre 30 anni fa a Francoforte, con il professor Claus Eckardt.

Il gemellaggio anche scientifico tra Verona e Monaco di Baviera

“Le due città sono legate da un gemellaggio culturale che risale al 1960, simboleggiato anche dalla statua di Giulietta che si trova ai piedi del palazzo comunale di Marienplatz a Monaco di Baviera. Un dono di Verona, che è stato ricambiato dalla municipalità monacense con la Fontana delle Alpi di Piazza Bra”, ha spiegato la dottoressa Pertile. “Con questo evento il gemellaggio si traduce in un sodalizio tra gli organizzatori scientifici che ha come obiettivo quello di costituire, con lo scambio di conoscenze ed esperienze, una rete di dinamismo culturale, destinata ad influire sul futuro dell’oftalmologia”.

Non a caso il meeting è stato strutturato come una tre giorni di confronto su vari argomenti, tra cui gli innovativi trattamenti chirurgici delle patologie della retina con discussione attiva di casi clinici e delle tecniche chirurgiche. Confronto che si è esteso anche allo stato dell’arte della ricerca clinica e applicata, i cui risultati potrebbero avere ricadute di enorme valore e di interesse per i pazienti. “Numerosissimi sono infatti i quadri patologici congeniti, acquisiti e traumatici che ogni giorno i chirurghi retinici affrontano nella loro routine professionale. Situazioni che richiedono soluzioni non solo anatomiche, ma principalmente funzionali per il bene del paziente”, sottolinea la dottoressa.

Sette sale operatorie tra Europa e Asia collegate in diretta

Il cuore del congresso è stata la sessione di chirurgia dal vivo, con la partecipazione di 11 chirurghi impegnati in 7 sale operatorie tra Asia ed Europa. Gli interventi eseguiti a Negrar, Ankara, Barcellona, Lovanio, Mumbai, Roma e Sulzbach sono stati tramessi in diretta nella sala congressuale con immagini di altissima qualità per facilitare il confronto e la discussione tra i partecipanti sui vari approcci chirurgici.

Oculistica di Negrar: 1500 interventi di retina all’anno con il 60% dei pazienti da fuori regione

L’intervento dalla sala operatoria di Negrar è stato eseguito dalla stessa dottoressa Pertile, prima donna a ricevere nel 2018 il premio “Reja Zivojnovic”, conferito annualmente ad uno specialista oftalmologo che a livello mondiale si è distinto nell’ambito della chirurgia vitreoretinica. Con lei, sempre dell’équipe del Sacro Cuore, anche il dottor Guido Prigione a conferma del valore riconosciuto a livello internazionale nel campo dell’Oculistica al centro di Negrar che è anche struttura di riferimento regionale per le gravi patologie della retina, con circa 1.500 interventi di retina all’anno e oltre 60% dei pazienti provenienti da altre regioni italiane.

La retina artificiale liquida

La dottoressa Pertile fa parte anche del team tutto “made in Italy” che lavora da tempo sulla retina artificiale liquida sulla cui sperimentazione è stato fatto il punto nella sessione di venerdì pomeriggio, dedicata alla ricerca sulla cura di patologie che ancora oggi sono giudicate irreversibili e non curabili in maniera efficace. “I tempi della scienza purtroppo non sono i tempi né dei clinici né dei pazienti – ha precisato la dottoressa Pertile – Per quanto riguarda la sperimentazione della retina artificiale liquida sull’uomo dovremo attendere ancora, ma i primi risultati in vitro e sugli animali sono molto incoraggianti soprattutto riguardo la cura della retinite pigmentosa, anche in fase clinica avanzata, una grave patologia eredo-familiare che porta alla cecità in età giovanile”.

Sistemi ottici innovativi per il trattamento delle maculopatie

Sono invece iniziati in alcuni centri italiani i primi impianti sull’uomo di sistemi ottici innovativi, come il Sing Imto, una lente intraoculare con effetto di ingrandimento dell’immagine, e l’EyesON, una retina artificiale di dimensioni ridotte. Questi sistemi sono entrambi indicati per la degenerazione maculare senile, una malattia degenerativa della macula, la parte centrale della retina, che impedisce una visione di qualità, specie da vicino. “Siamo ancora nel campo della sperimentazione – ha puntualizzato la dottoressa Pertile – e dobbiamo aspettare i risultati degli studi sui primi pazienti per stabilire l’efficacia e la sicurezza di questi dispositivi sicuramente innovativi, ma ancora oggetto di studio e di ricerca”.

La terapia genica è già realtà

Sul fronte della terapia genica, è invece in commercio dal 2021 un farmaco, il Luxturna, per la cura della retinite pigmentosa legata all’alterazione del gene RTE65, quadro clinico che si manifesta con gravi problemi della vista fin dall’infanzia. “La terapia consiste in un’unica iniezione nell’occhio malato di un prodotto contenente un adenovirus modificato che ha il compito di veicolare all’interno della cellula una copia del gene funzionante. Una metodica che potrebbe trovare applicazione anche per altre malattie congenite”.

La retina del futuro? Prodotta da biostampanti in 3D

E il futuro cosa potrebbe riservarci?  “Negli Stati Uniti sono in corso studi per la realizzazione con l’uso di biostampanti 3D dei 10 strati di tessuto di cui è composta la nostra retina – ha risposto la dottoressa Pertile -. Sembra fantascienza, ma intorno all’utilizzo delle biostampanti è in corso un grande fermento di studi in tutto il mondo, anche per la creazione di organi o parte di essi da trapiantare, come è già avvenuto per la trachea, per esempio. Non sono esclusi risultati anche sul fronte della retina”.

Qui sotto l’intervista della dottoressa Grazia Pertile al TgR Veneto