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All’IRCCS di Negrar esperti da tutta Italia si confronteranno il 30 ottobre sulle novità terapeutiche relative al tumore polmonare avanzato come i farmaci a bersaglio molecolare e quelli immunoterapici

Il carcinoma del polmone con 41.500 nuovi casii rappresenta in Italia la terza neoplasia più frequentemente diagnosticata sia nel sesso maschile che in quello femminile. I dati riguardanti le aree coperte dai Registri Tumori indicano il carcinoma polmonare come prima causa di morte oncologica nella popolazione (19%). Infatti la sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari al 16%. In considerazione della frequente diagnosi in stadio avanzato e della limitata efficacia dei trattamenti (solo nel 30% dei casi è possibile l’intervento chirurgico a scopo curativo), il cancro al polmone rimane quindi ancora oggi una neoplasia a prognosi sfavorevole.

Tuttavia nell’ultimo decennio sono stati registrati progressi molto importanti per quanto riguarda il carcinoma polmonare non a piccole cellule o non microcitoma (NSCLC- Non Small Cell Lung Cancer) che rappresenta l’85% delle forme tumorali al polmone.

Proprio alle novità diagnostiche e terapeutiche del NSCLC è dedicato il II Congresso nazionale sul tema, in programma all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, martedì 30 ottobre, organizzato dalla dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento Oncologico di Negrar e presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). Tra i relatori il professor Mauro Truini, presidente SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica), il professor Antonello Marchetti, direttore del Centro di Medicina Molecolare Predittiva dell’Università degli Studi di Chieti-Pescara e il professor Romano Danesi, consigliere nazionale della SIF (Società Italiana di Farmacologia).

Interverranno anche gli specialisti del Gruppo Oncologico del tumore al polmone di Negrar, composto da anatomopatologi, chirurghi toracici, radiologi, geriatri, medici nucleari, oncologi, pneumologi e medici radioterapisti. La complessità della patologia neoplastica polmonare richiede una presa in carico multidisciplinare del paziente al fine di garantirgli una terapia il più possibile personalizzata anche alla luce dell’introduzione dei farmaci a bersaglio molecolare e più recentemente dell’immunoterapia, armi terapeutiche che si sono aggiunte alla chirurgia, alla chemioterapia e alla radioterapia oncologica. (programma in allegato).

La recente ricerca sul carcinoma polmonare non a piccole cellule ha permesso di aumentare le conoscenze relative alle caratteristiche molecolari di questo tumore.

L’anatomopatologo oggi è in grado non solo di confermare la diagnosi e di stabilire la stadiazione del tumore su cui si basa la prognosi, ma anche di conoscere la caratterizzazione molecolare necessaria per determinare i casi per cui sono efficaci i farmaci a bersaglio molecolare. La cosiddetta “target therapy” infatti ha sensibilmente migliorato la prognosi in presenza di mutazione del gene EGFR oppure di traslocazioni di ALK o di ROS 1, fattori responsabili della crescita e della diffusione incontrollata delle cellule tumorali. Questi farmaci possono essere usati da soli o associati alla chemioterapia, e hanno effetti collaterali minori rispetto a quest’ultima. Tuttavia le mutazioni per cui questi farmaci migliorano sensibilmente la prognosi nel NSCLC avanzato sono presenti in una minima percentuale di carcinomi polmonari.

 

Negli ultimi anni è stato dimostrato che il meccanismo principale mediante il quale i tumori riescono ad eludere il sistema immunitario è l’impiego di “checkpoint” immunologici, che vengono utilizzati dal tumore stesso al fine di vanificare i tentativi delle nostre difese immunitarie di controllare la sua crescita. La scoperta di questi checkpoint, e del loro meccanismo di azione, è stato un vero e proprio punto di svolta per la definizione delle più innovative strategie di immunoterapia contro il cancro. I farmaci immuterapici non stimolano l’immunità antitumorale (come i vaccini), bensì “tolgono il freno” a una risposta già esistente e completamente paralizzata dai meccanismi inibitori del sistema immunitario messi in campo dal tumore.
Nella terapia dei NSCLC sono stati recentemente introdotti degli anticorpi monoclonali diretti contro le proteine del “checkpoint” immunitario PD-L1. La rilevanza clinica della terapia con immunoterapici rispetto ai farmaci a bersaglio molecolare è data dal fatto che può essere utilizzata in una proporzione maggiore di pazienti. Tuttavia l’introduzione di farmaci immunoterapici comporta non solo la necessità di identificare i pazienti nei quali potrebbero essere più efficaci, ma a anche di ampliare la conoscenza sulle tossicità specifiche e sulla loro gestione.

In tale scenario è importante, per un aggiornamento scientifico continuo, un confronto tra esperti che tenga conto anche delle Linee guida internazionali e nazionali (AIOM).
Il congresso di Negrar è stato pensato appunto per offrire ai partecipanti un agile e utile apprendimento delle novità scientifiche emerse relativamente al trattamento del carcinoma del polmone non microcitoma avanzato. Oltre a un confronto nella gestione clinica del paziente.