Tutte le case dell’Opera Don Calabria, tra cui anche la Cittadella della Carità di Negrar, partecipano alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si svolge in questi giorni (18-25 gennaio). Un impegno che il fondatore stesso richiese ai suoi fin dal 1926. Don Calabria stesso, infatti, fu un pioniere dell’ecumenismo e si adoperò con passione per il dialogo e il riavvicinamento con i “fratelli separati”.

Anche la Cittadella della Carità di Negrar sta partecipando in questi giorni alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (vedi programma). Si tratta di un appuntamento che era molto caro al fondatore San Giovanni Calabria, il quale fu per molti aspetti un vero e proprio pioniere dell’ecumenismo. Fin dal 1926 egli aveva chiesto a tutte le comunità della sua Opera di unirsi a quella che già allora veniva chiamata “Ottava di preghiera per l’unità dei cristiani”. Ma tale desiderio di dialogo e riavvicinamento con i “fratelli separati” venne espresso da don Calabria in molte altre occasioni sia a parole sia con i fatti.

Il manifesto ecumenico di don Calabria

Il manifesto del suo ecumenismo è l’articolo “Ut unum sint, scritto nel 1945 con la collaborazione del biblista mons. Giovanni Ongaro. Tale articolo nelle sue intenzioni avrebbe dovuto uscire sull’Osservatore Romano, ma per vari motivi questo non accadde.

Per don Calabria, da quanto si legge nel testo, la guerra 1940-45 che aveva causato tanti lutti e immani tragedie, aveva comunque finito per infrangere molte barriere tra popolo e popolo ed aveva portato alla fine di alcune ideologie. Gli sembrava che: «Questo accostamento di popoli su aree di pacificazione … [fossero] preludi di una generale pacificazione».

Era un fenomeno che avveniva sul piano sociale e nel rapporto fra le diverse nazioni, ma che avrebbe potuto e dovuto riverberarsi anche sul piano religioso inducendo i cristiani, divisi in varie confessioni religiose, all’unificazione tra loro: «Dobbiamo approfittare di quest’ora del Satana, divenuta provvidenzialmente l’ora di Dio: che ha accostato a Cristo, alla sua Chiesa, al suo vicario, anime fino a ieri ritenute distare agli antipodi…».

Per favorire questo auspicato ritorno dei Fratelli separati don Calabria suggeriva nell’articolo alcune modalità. Anzitutto lui era convinto che occorresse una nuova Pentecoste perché la moltitudine dei credenti potesse divenire un cuor solo ed un’anima sola (At 4, 32) e che questa grazia bisognasse chiederla con la preghiera.

Il chiostro dell’abbazia di Maguzzano oggi

Si trattava poi di: «Lanciare fraternamente ai capi di religione dei fratelli separati, ma in perfetta buona fede, un appello, invitandoli a porgere orecchio attento a questo conclamato bisogno di ritorno, […] a questo bisogno di preghiera con il raccogliersi in preghiera per una Novena allo Spirito Santo, invitando i loro sudditi a secondarli …».

E inoltre di «Offrire praticamente a questi capi dei fratelli separati, portati a noi vicini dal turbine della guerra, il luogo adatto per questa comune preghiera, per una intesa fraterna, senza discussioni e senza partiti, con il solo intento di ritrovare la verità». Per questo don Calabria si spingeva ad offrire a tanto scopo l’Abbazia di Maguzzano, che era entrata a far parte dell’Opera nel 1938.

L’amicizia con i fratelli separati

Anche in campo ecumenico, don Calabria accompagnò sempre le sue idee con gesti concreti. Ad esempio nel dicembre 1945 diede accoglienza nella Casa di Maguzzano al metropolita ortodosso rumeno Visarion Puiu, esule dal suo Paese perché perseguitato (vedi foto di copertina di questo articolo). Il metropolita restò ospite presso l’abbazia per circa un anno e mezzo, durante il quale sviluppò una profonda amicizia con don Calabria, testimoniata da tanti incontri e successivamente da una fitta corrispondenza epistolare.

In una di queste lettere, scritta dal Metropolita, leggiamo queste parole significative: «La maniera con la quale mi avete ricevuto e trattato mi ha mostrato la grande carità da cui siete animato, carità che sola è la salvezza del tormentato mondo attuale. Tutto mi ha fatto grande impressione e mi ha prodotto una profonda soddisfazione. Per questo Vi ringrazio vivamente e prego Iddio che la

vostra benefica istituzione si diffonda in tutto il mondo per il bene di tutte le anime. Vi mando gli auguri per la Vostra opera, che riguarda nello stesso tempo anche l’Unità della Chiesa. Benedico Voi e tutti e assicuro preghiere».

 

Lo scrittore inglese C.S. Lewis

Ma don Calabria dialogò anche con diverse personalità del mondo protestante. Molto

noto è il fitto scambio di lettere con lo scrittore e accademico inglese C.S. Lewis, autore delle “Cronache di Narnia”. Don Calabria era rimasto colpito dal libro di Lewis intitolato “Le lettere di Berlicche” e gli aveva scritto in latino, non conoscendo lui l’inglese. Lewis aveva risposto e tra i due era nata una vera e propria amicizia epistolare ricca di spunti interessanti, ad esempio riguardo al tema della carità come sorgente dell’unità.

Un’altra importante amicizia epistolare, improntata sempre alla vicinanza spirituale e al dialogo tra fratelli separati, fu quella con il pastore luterano svedese Sune Wiman. Con la sua appassionata ricerca del dialogo e dell’unità, basata prima di tutto sul ritorno al Vangelo, don Calabria entrò in corrispondenza negli anni Quaranta anche con l’arcivescovo di Canterbury e altri vescovi anglicani, oltre che con le personalità del mondo cattolico più autorevoli e profetiche nel campo ecumenico.

 

Per saperne di più:

Articolo di S. Em. Cardinale Claudio Gugerotti sull’ecumenismo di don Calabria: www.doncalabria.it/news/l-ecumenismo-pratico-di-don-calabria-545/

LIBRO

Una gioia insolita. Lettere tra un prete cattolico e un laico anglicano, a cura di Luciano Squizzato, Jaca Book