L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rinnovato la collaborazione iniziata nel 2014 per la strongiloidosi e le malattie tropicali neglette, la cui ricerca caratterizza il neonato IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria

Il Dipartimento Malattie infettive e tropicali dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è stato confermato Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dopo quattro anni dalla designazione da parte del Direttore generale dell’OMS, l’Organizzazione che ha sede a Ginevra ha effettuato le verifiche periodiche e ha rinnovato la collaborazione all’Unità Operativa Complessa, diretta dal professor Zeno Bisoffi, per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette, i cui studi contraddistinguono il neonato Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

I Centri collaboratori affiancano l’OMS in svariati ambiti: per esempio nella ricerca, nella stesura delle linee guida, nella raccolta e analisi di dati, nella diffusione delle informazioni scientifico-sanitarie, nel fornire pareri tecnici alla stessa OMS. “Nel nostro piano di attività avanziamo delle proposte e rispondiamo a delle richieste specifiche fatte dal Dipartimento delle malattie tropicali neglette dell’OMS che si occupa dei programmi di controllo di queste patologie nei Paesi in cui sono endemiche. Queste attività spesso riguardano lo sviluppo di test diagnostici da impiegare ‘sul campo’ o studi sui farmaci”, spiega la dottoressa Dora Buonfrate che assieme al professor Bisoffi dirige il Centro collaboratore di Negrar.

Sono 276 i Centri collaboratori dell’Oms in Europa, 28 in Italia, ed ogni Centro, oltre ad essere sottoposto a verifica ogni quattro anni, deve fornire annualmente un report sull’attività svolta. “Quello di Negrar è l’unico Centro collaboratore dell’OMS che si occupa di strongiloidosi: tra i nostri obiettivi vi è anche quello di fornire dati scientifici all’Organizzazione per dimostrare quanto sia fondamentale iniziare ad implementare sistemi di controllo per lo Strongyloides, il parassita responsabile della malattia”, sottolinea l’infettivologa.

Maggiormente diffusa in aree tropicali e subtropicali, la strongiloidosi è una malattia presente anche in Italia sebbene spesso misconosciuta. Negli ultimi dieci anni il Dipartimento di Malattie infettive e tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria” ha diagnosticato diverse centinaia di casi (la più alta casistica in Italia), ma si stima che nel mondo siano almeno 360 milioni le persone infette e uno studio del 2006 ha dimostrato che nella parte settentrionale del nostro Paese sono migliaia i soggetti ammalati. Si tratta in gran parte di anziani, che si sono infettati, magari in gioventù o da bambini, camminando in campagna a piedi scalzi, o toccando con le mani terriccio contaminato da feci umane. Il sintomi possono essere banali (come un intenso prurito), ma in caso di immunodepressione la parassitosi può svilupparsi nella forma nota come disseminata, quasi sempre mortale. Fondamentale quindi la diagnosi precoce, da proporre prima di tutto a soggetti sintomatici o con aumento dei globuli bianchi eosinofili nel sangue.

Sempre per quanto riguarda la strongiloidosi, il Dipartimento del “Sacro Cuore Don Calabria” gestisce la Strongyloides Sharing Platform, una piattaforma informatica all’interno del sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che riunisce i ricercatori di tutto il mondo interessati alla malattia parassitaria, per lo scambio di informazioni e di dati e per azioni comuni di sensibilizzazione verso questa patologia.

E’ di fatto una malattia negletta, cioè trascurata dalla ricerca pubblica e anche dalle case farmaceutiche in quanto non ha attrazione commerciale – afferma la dottoressa Buonfrate – . Una delle nostre proposte all’OMS condivisa da altri ricercatori è di inserirla nell’elenco delle neglected tropical diseases con l’obiettivo che venga così inclusa nei programmi di controllo nelle aree endemiche”.

Le malattie tropicali neglette sono una delle aree principali di ricerca dell’IRCCS di Negrar, tra queste la Schistosomiasi, la Malattia di Chagas e le filarie. L’ampia casistica e le ricerche effettuate dal Dipartimento hanno indotto l’Oms ad ampliare l’area di collaborazione con il “Sacro Cuore Don Calabria” rispetto a quattro anni fa, includendo assieme alla strongiloidosi non solo le altre parassitosi intestinali ma anche le patologie tropicali neglette.