Perché si sviene? E quali sono gli esami che ne determinano le cause? Il cardiologo Molon spiega cosa provoca la sincope, come prevenirla e perché è bene rivolgersi sempre al medico quando si sviene per la prima volta

La testa gira, la vista si annebbia e le gambe non reggono. Ci si risveglia dopo pochi secondi a terra, il più delle volte con qualcuno che a suon di schiaffi “benevoli” ci riporta nel mondo reale. E’ il classico svenimento, ovvero, in termini medici, la sincope.

Soprattutto in estate – a causa delle alte temperature e della disidratazione – sono frequenti gli accessi al Pronto Soccorso di pazienti colpiti da questo evento, non grave di per sé, ma che però non deve essere banalizzato in quanto potrebbe essere un campanello di allarme di gravi patologie, in primo luogo cardiache.

“Sono le circostante in cui è avvenuto lo svenimento a darci indicazioni molto importati, cioè se siamo di fronte a una sincope a basso rischio oppure al sintomo di qualcosa di più serio”, spiega il dottor Giulio Molon che, con il dottor Alessandro Costa, si occupa della “Syncope Unit”, ambulatorio polispecialistico (prevede infatti la collaborazione di altri medici specialisti, come il neurologo) della Cardiologia del “Sacro Cuore Don Calabria” diretta dal professor Enrico Barbieri.

“Per sincope a basso rischio intendiamo lo svenimento causato da un brusco calo di pressione, accompagnato, o meno, da un rallentamento del battito cardiaco – sottolinea il cardiologo -. Sono le sincopi neuromediate, cioè provocate da un repentino cambiamento del sistema nervoso autonomo o vegetativo. Paradossalmente la sincope è un fattore protettivo del nostro cervello. Quando esso non riceve sangue a sufficienza, per proteggersi ‘spegne l’interruttore’. Con la caduta, infatti, il soggetto riequilibria la pressione e porta la perfusione cerebrale a livelli ottimali”.

In genere le sincopi neuromediate si manifestano in donne giovani ipotese, in anziani con la pressione molto bassa anche a causa del fatto che bevono poco o in adolescenti in fase di crescita. I fattori scatenanti possono essere forti emozioni, ansia, ambienti caldi, un dolore molto forte o semplici circostanze come, per esempio, un prelievo di sangue o la visita a un parente ammalato in ospedale. In questi casi il rischio maggiore è rappresentato dalle conseguenze della caduta a volte anche gravi.

Di altra gravità sono le sincopi in persone affette da malattie cardiache, come la cardiopatia ipertrofica o quella dilatativa. “Si stima che in questi pazienti, se non adeguatamente seguiti, gli episodi sincopali aumentano fino al 24% l’incidenza di morte improvvisa entro un anno dalla sincope”, precisa il dottor Molon.

Come viene effettuata la diagnosi differenziale della sincope? “L’esame elettivo per la diagnosi delle cause della sincope è l’Head Up Tilt Test (foto di copertina e Photo Gallery)- risponde il medico – La maggior parte dei pazienti che arriva a questo test ha già una probabile diagnosi di sincope neuromediata, in quanto è già stato sottoposto, in genere al Pronto Soccorso, alla visita cardiologica, agli esami del sangue e a un elettrocardiogramma che hanno escluso patologie importanti a livello cardiaco. Tuttavia può rimanere il dubbio che lo svenimento possa essere stato provocato, per esempio, da un difetto elettrico del muscolo cardiaco. In questi casi durante il Tilt Test e in concomitanza della sincope si manifesta, evidenziato dall’elettrocardiogramma, una sospensione del ritmo cardiaco che può durare anche decine di secondi. Sono i casi più gravi per i quali bisogna intervenire con terapie farmacologiche mirate o con un impianto di pacemaker o defibrillatore”.

Il Tilt Test ha lo scopo di riprodurre, in un ambiente protetto e sotto monitoraggio continuo della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, un eventuale episodio sincopale e comprendere le cause che lo determinano. Il paziente viene posizionato su un lettino e messo in sicurezza tramite delle apposite imbragature. Il lettino viene poi alzato in verticale fino a raggiungere i 60°.

“In quella posizione il nostro organismo tende a reagire bene e a compensare il pulling venoso che si concentra agli arti inferiori – spiega ancora Molon -. Tuttavia nella gran parte dei pazienti che hanno avuto episodi sincopali, questi sistemi di compensazione cedono: la pressione crolla improvvisamente e si rallenta anche il ritmo cardiaco, causando la tipica sincope neuromediata”. Al contrario, se dopo 20 minuti nella posizione ortostatica, non si verifica nessuna sintomatologia significativa viene somministrata una compressa sublinguale di nitroglicerina che ha l’effetto rapidissimo di abbassare la pressione.

“Se anche con il farmaco il paziente resta cosciente e non riferisce particolari sintomi, è improbabile che si manifestino altri episodi sincopali. Se il dubbio diagnostico rimane e si verificano altre sincopi, si può decidere per l’impianto di ‘loop recorder’ (piccoli registratori sottocutanei per il monitoraggio, con durata fino a tre anni, del comportamento del cuore, ndr) per escludere importanti aritmie di cui il paziente non si accorge”.

Una volta diagnosticata la sincope neuromediata, la terapia consiste in semplici consigli di come prevenire o far “abortire” la sincope. “Se per esempio la causa dello svenimento è il prelievo di sangue – specifica il cardiologo – è sufficiente effettuare il prelievo in posizione supina e attendere alcuni muniti prima di alzarsi. La cosa più importante è non ignorare i sintomi che precedono la sincope: se la testa inizia a girare e la vista ad ingrigirsi è fondamentale sdraiarsi dove si è per non incorrere in brutte cadute. Infine, soprattutto d’estate, è necessario assumere molti liquidi per mantenere la pressione ai giusti livelli. Se il paziente mette in pratica questi piccoli accorgimenti, di solito la sincope resta un ricordo”.


elena.zuppini@sacrocuore.it