La sinergia di attività fisica e stimolazione cognitiva può contrastare l’evoluzione della malattia neurodegenerativa di cui il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale. Le iniziative del “Sacro Cuore” peri propri pazienti

E’ un progetto avviato nel 2015 dal Centro Decadimento Cognitivo e dedicato ai pazienti affetti da demenza, in primo luogo da malattia di Alzheimer di cui si celebra la Giornata mondiale il 21 settembre di ogni anno. Il nome del progetto è emblematico, “Officina della memoria: Mente e Corpo“, e sta ad indicare che nonostante la natura neurodegenerativa della malattia, l’intervento precoce favorisce il mantenimento il più a lungo possibile della propria autonomia. Il nostro cervello, infatti, ha a disposizione una discreta riserva neuronale, che se opportunamente stimolata, con attività fisica e cognitiva, può sopperire alla degenerazione indotta dalla malattia.

 

Per questo motivo il Centro Decadimento Cognitivo, di cui è responsabile la neurologa Zaira Esposito, da quattro anni promuove per i propri pazienti gruppi di stimolazione cognitiva, accompagnata, dallo scorso anno, da attività motoria, in collaborazione con il Centro di Medicina dello Sport, diretto dal dottor Roberto Filippini.

 

Quest’anno il progetto diventerà annuale. La presentazione dell’iniziativa si terrà il 5 ottobre al Centro Diagnostico Terapeutico Ospedale Sacro Cuore Don Calabria (via San Marco 121, Verona), a partire dalle 9.30. All’incontro sono invitati i pazienti seguiti dall’Ospedale di Negrar e i loro familiari.

 

“Dopo i saluti iniziali della dottoressa Esposito, il dottor Filippini illustrerà brevemente l’importanza dell’attività fisica per coloro che sono affetti da decadimento cognitivo – spiega la dottoressa Paola Poiese, psicologa e psicoterapeuta del Centro. “Lo scorso anno abbiamo avuto un buon riscontro da parte dei pazienti – prosegue -. Sono persone che fanno fatica ad inserirsi in una normale palestra, non tanto per limitazioni fisiche, ma principalmente per gli aspetti cognitivi e relazionali. Infatti il terapista che conduce i gruppi usa strategie adeguate per a questa tipologia di pazienti. Molti studi dimostrano l’importanza della sinergia tra attività fisica e stimolazione cognitiva nel contrastare l’evoluzione della malattia – sottolinea -. L’obbiettivo è la presa in carico globale per il benessere della persona malata ed anche del suo familiare.La terapia viene svolta in piccoli gruppi di al massimo 8 persone, seguiti dalla psicologa Cristina Baroni con incontri settimanali.

 

“Il paziente fatica ad accettare le limitazioni conseguenti alla malattia in termini sia di autonomia che di funzionamento – riprende la dottoressa Poiese – Per tali aspetti è particolarmente importante favorire l’uso di strategie di compenso (come l’agenda, il calendario…) e agire sull’ambiente familiare al fine di ridurre i conflitti e favorire la creazioni di un contesto stimolante per il paziente. Per questo motivo una parte dell’incontro del 5 ottobre sarà riservata solo ai parenti dei pazienti con lo scopo di dare informazioni sulla malattia e condividere strategie di gestione, soprattutto dei disturbi comportamentali.

 

Il Centro Decadimento Cognitivo, che afferisce alla Neurologia diretta dal dottor Fabio Marchioretto, nel 2018 ha registrato 650 accessi tra visite mediche e valutazioni neuropsicologiche. L’équipe è formata dalla neurologa Zaira Esposito, dal geriatra Paolo Spagnolli, dalle psicologhe Paola Poiese e Cristina Baroni, e dall’assistente sociale Francesca Martinelli.