Le zanzare ci sono, e se ne registra un certo aumento, ma in Italia non sono segnalati casi di West Nile Virus, la febbre estiva che aveva suscitato preoccupazioni nelle scorse estati. E a causa della grande riduzione dei voli in Paesi Tropicali, è diminuito drasticamente il rischio di casi di importazione di Dengue, Chikungunya e Zikavirus.

Nonostante il caldo non eccessivo (almeno per ora), questa estate si presenta popolata di zanzare. La nostra percezione “fastidiosa e dolorosa” viene confermata anche dagli entomologi e dal sito “Meteo Zanzare”, realizzato da Vape Fondation in collaborazione con l’Istituto di Biometerologia del Cnr di Firenze. Secondo il bollettino di luglio, la regione più infestata è la Campania con aumento del 50% di questi insetti rispetto al periodo dello scorso anno. Per la Lombardia, il Piemonte e il Veneto si assesta al 27%.

La buona notizia è che nessuna specie di zanzare trasmette il SARS Cov2, il virus responsabile del Covid 19. L’altra buona notizia è che finora non si sono registrati casi né animali né umani di West Nile Virus, la febbre estiva del Nilo Occidentale trasmessa dalla puntura della zanzara più comune Aedes caspius o Culex, quella che punge prevalentemente nelle ore notturne.

L’anno scorso da giugno a novembre in Italia sono stati segnalati 56 casi umani confermati di infezione da WNV, di questi 25 si sono manifestati nella forma neuroinvasiva, di cui 5 deceduti, 24 casi con febbre confermata, 7 casi identificati in donatori di sangue. Ma è il 2018 l’anno che sarà ricordato per “l’emergenza West Nile” con 606 infezioni, di queste 239 si sono manifestate nella forma neuro-invasiva, 299 casi con febbre e 68 identificati in donatori di sangue asintomatici. I decessi sono stati in totale 49.

 “Per ora il sistema di sorveglianza ha segnalato solo casi di positività per West Nile nelle zanzare nelle provincie di Lodi e di Cremona. Ma nessun caso animale (quasi sempre cavalli) e umano”, spiega il dottor Federico Gobbi, infettivologo del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia. “Quest’anno la sorveglianza sulle febbri estive è particolarmente attenta – sottolinea – in quanto a causa della pandemia da Covid 19 le persone con sintomi febbrili fanno ricorso quasi sempre al Pronto Soccorso, mentre gli altri anni per poche linee restavano a casa”.

La guardia comunque resta sempre alta, anche se è bene ricordare che nonostante il termine esotico, dal circa 20 anni il West Nile Virus è endemico in Italia e che nell’80% dei casi le persone infettate non presentano nessun sintomo. I casi più gravi si registrano in persone anziane defedate o in immunodepressi o in chi soffre di gravi patologie.

Se il West Nile Virus è ormai diventato endemico in Italia, continua la sorveglianza per evitare casi autoctoni di Dengue, Chikungunya e Zikavirus. “A causa della pandemia di Covid-19 i viaggi all’estero sono sensibilmente diminuiti e quindi è drasticamente diminuito il rischio di importare in Italia casi di Dengue, Chikungunya e Zika. – sottolinea il dottor Gobbi -. Queste sono arbovirosi, trasmesse dalla zanzara Aedes albopictus, detta comunemente “tigre” presente anche da noi – sottolinea il dottor Gobbi –. Per queste patologie virali la sorveglianza assume cruciale importanza al fine di impedire la formazione di focolai endemici, anche perché, a differenza del West Nile, la zanzara diventa potenziale veicolo di infezione pungendo una persona infetta”.

Nel 2010 la Regione Veneto ha redatto, con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali di Negrar, un sistema di sorveglianza delle febbri estive. Non a caso questo sistema prevede che per ogni caso importato di Dengue, Chikungunya e Zika venga attivata l’autorità sanitaria locale per la disinfestazione dalle zanzare in un’area di circa 200 metri attorno all’abitazione della persona infetta.