Facciamo chiarezza sul nuovo coronavirus nato in Cina che sta diffondendo preoccupazione in tutto il mondo. Quali sono i rischi in Europa? Come si manifesta? Cosa dobbiamo fare se abbiamo in programma un viaggio all’estero? Rispondono alle domande il prof. Zeno Bisoffi e il dottor Andrea Angheben infettivologi del nostro Ospedale

Che cos’è il coronavirus 2019-nCov
Il coronavirus 2019-nCoV appartiene alla vasta famiglia dei coronavirus, chiamati così perché hanno la forma visibile al microscopio simile a una coroncina. I coronavirus sono noti in quanto sono causa di patologie banali come il raffreddore, ma anche molto gravi e contagiose come la Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS) e la Sindrome Acuta Grave (SARS). Il 2019 nCoV è un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo.

Come nasce?
I coronavirus vengono veicolati all’uomo dagli animali. Per la SARS, nel 2002 sempre in Cina, sono stati gli zibetti. La MERS, invece, ha avuto come ospite intermedio il dromedario (Arabia Saudita 2012). Per il nuovo CoV il punto di partenza è stato identificato con il mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi della città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Qui il 31 dicembre del 2019 sono stati segnalati all’OMS dei casi di polmonite da causa ignota. Il virus è stato identificato dal punto di vista genetico poco dopo dal CDC ( Centers for Disease Control) cinese.

Ha affinità con la SARS?
Essendo un coronavirus, geneticamente è simile, ma non uguale, al virus della SARS e a quello della MERS.

Come si trasmette?
Per via respiratoria come accade sostanzialmente per l’influenza.

Quali danni provoca?
Come tutti i coronavirus, il nuovo si presenta con febbre. Nei casi più gravi il paziente può andare incontro a complicazioni respiratorie che possono rivelarsi anche mortali.

Ci sono farmaci per curare questa infezione?
La malattia può essere trattata come i gravi casi di influenza, con terapie di supporto per combattere i sintomi e le complicanze. Ma contrariamente a quanto accade per l’influenza, non disponiamo per il momento di antivirali specifici.

Che rischi corriamo?
Il rischio che il virus si diffonda in Europa non può essere escluso a priori. Per questo sono state adottate anche in Italia dal ministero della Salute – su indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – misure sanitarie di prevenzione. A cominciare dagli aeroporti. Tra le misure preventive sono comprese anche quelle che devono adottare le Unità di Pronto Soccorso di ogni ospedale.

Quale procedura ha adottato il “Sacro Cuore Don Calabria”?
Al Pronto Soccorso sono disponibili in sala d’aspetto delle mascherine che devono essere indossate dal paziente che lamenti febbre o sintomi respiratori. Questo a prescindere che sia stato in Cina, perché, non dimentichiamo, che siamo in periodo di influenza e anche l’influenza è contagiosa e può comportare delle complicanze. Se invece il paziente presenta febbre, sintomatologia respiratoria ed è stato nelle zone a rischio negli ultimi 14 giorni o è stato esposto a un caso del nuovo coronavirus viene interpellato l’infettivologo e attivato immediatamente il processo di isolamento e cura nelle stanze apposite a pressione negativa. Diversamente se lo stesso paziente presenta un’infezione polmonare severa (SARI), sempre secondo le indicazioni del Ministero della Salute recepite dalla Regione, deve essere trasferito in terapia intensiva e appena possibile per quanto riguarda il Veneto nella terapia intensiva dell’Azienda Ospedaliera di Padova.

Come comportarsi quando si deve viaggiare?
Ci sono delle regole igieniche che dovrebbero essere rispettate sempre e in particolare quando si viaggia. La prima regola è lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche. Poi coprirsi sempre la bocca quando si tossisce e si starnutisce e una volta gettato il fazzoletto lavarsi le mani. Per ridurre l’esposizione alle malattie respiratorie, è bene evitare il contatto ravvicinato quando è possibile con chiunque mostri sintomi inerenti a queste patologie.

E per chi deve andare nelle zone a rischio?
In questo momento sarebbe opportuno posticipare i viaggi. Se questo non è possibile, è raccomandabile vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima della partenza per abbassare il rischio di contrarre il virus influenzale ed evitare di recarsi in mercati in cui si vendono animali vivi e prodotti alimentari sempre di origine animale. Nel caso di insorgenza dei sintomi rivolgersi – durante il viaggio o entro 14 giorni dal rientro – subito a un medico

Esiste un vaccino?
Il virus è stato isolato da pochi mesi, serve del tempo per sviluppare un vaccino

 

Prof. Zeno Bisoffi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia e associato all’Università di Verona
Dottor Andrea Angheben, responsabile delle degenze del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia