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“Fare riabilitazione oggi”, tra i robot e la necessità di mantenere e, per qualche aspetto, recuperare una storia da cui non si può prescindere. Convegno alla Gran Guardia il 5 e il 6 novembre.

“Ritorno al futuro”. E’ un titolo emblematico quello del convegno organizzato dal Dipartimento di Medicina fisica e Riabilitazione dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria e dal Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università di Verona che si terrà alla Gran Guardia il 5 e il 6 novembre. Al centro della due giorni scientifica il “fare riabilitazione oggi”, tra le spinte in avanti della tecnologia e la necessità di mantenere e, per qualche aspetto, recuperare una storia da cui non si può prescindere. (vedi programma completo)

“La tecnologia e l’innovazione robotica sono strumenti utili e formidabili, ma il cervello ha i suoi tempi per riprendersi da un trauma o dalle conseguenze di una malattia e la riabilitazione, per essere efficace, non può prescindere dal lavoro necessario e quotidiano dei terapisti sul paziente. La riabilitazione è e sarà sempre fatta da uomini, nonostante i robot”, spiega il dottor Renato Avesani, direttore del Dipartimento dell’ospedale di Negrar. Dipartimento che da pochi mesi ha acquisito l’Ekso, l’esoscheletro robotico, l’ultima frontiera della riabilitazione per coloro che hanno perso totalmente o parzialmente la capacità di deambulare.(https://www.sacrocuore.it/lesoscheletro-robotico-lultima-frontiera-della-riabilitazione/)

L’esoscheletro sarà “protagonista” dell’ultima parte del simposio (il pomeriggio di venerdì 6 novembre) con le relazioni di Antonio Frisoli (professore associato di ingegneria meccanica e di robotica presso la Scuola Superiore S. Anna di Pisa) e del dottor Franco Molteni (direttore dell’Unità di Medicina riabilitativa dell’ospedale Valduce “Villa Beretta” di Costa Masnaga). Ci sarà anche la testimonianza come utente del primo maresciallo della Folgore, Simone Careddu, che ha perso l’uso delle gambe nel 2009 a causa di un attentato subito in Afghanistan.

La prima giornata del convegno, che si aprirà alle 9, si concentrerà in mattinata sulle più recenti tecniche di neuro immagine che utilizzano la Risonanza magnetica e la Pet per comprendere come si presenta il cervello dopo una lesione.

Ad aprire le relazioni sarà Martin Monti, docente all’ University of California Los Angeles, studioso della coscienza e del rapporto tra linguaggio e pensiero. A lui sarà dato il delicato compito di rispondere alla domanda: “Misurare la coscienza: si può?”, un interrogativo di particolare interesse soprattutto in presenza di stati vegetativi.

Nel pomeriggio invece, con la presentazione di pubblicazioni scientifiche, sarà trattato il tema della riabilitazione neuropsicologica e degli effetti positivi su persone con lesioni cerebrali, che comportano disturbi della memoria o difficoltà di riconoscimento di visi o oggetti.

La prima parte di venerdì 6 novembre sarà dedicata a “Il tempo della riabilitazione” con un’incursione nel rapporto tra riabilitazione e neuroscienze grazie alla relazione del dottor Adriano Ferrari, dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Mentre Luigi Perdon, fisiatra dell’ospedale di Vicenza, parlerà di “slow rehabilitation” accostandola alla “slow medicine”, il movimento che ha come principio: fare di più non significa fare meglio.

Nel pomeriggio sarà quindi la volta della robotica, sempre più presente nella riabilitazione non solo delle persone con lesione midollare ma di tutti coloro che presentano un disordine del cammino di origine neurologica (da stroke, esiti di trauma cranico, ecc.). “In questa sessione ci occuperemo delle grandi potenzialità e dei limiti dell’utilizzo di questa tecnologia, ascoltando anche le impressioni e le attese che nutre chi ha perso l’uso della deambulazione e magari vede nella robotica la possibilità di tornare a camminare nella quotidianità – prosegue il dottor Avesani -. Ma abbiamo voluto riservare uno spazio anche a una riflessione sulle implicazioni antropologiche ed etiche dell’avvento dei robot in riabilitazione. Se in un futuro non molto lontano si potrà muovere un braccio o camminare grazie a un dispositivo bionico, cambierà l’attuale definizione di uomo?”. Le relazioni su questo tema saranno tenute da Leonardo Piasere e Gianluca Solla entrambi docenti dell’Università di Verona.