Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha dallo scorso aprile ha avviato uno studio clinico (Ticktoc) che ha come obiettivo la mappatura epidemiologica del territorio per quanto riguarda la tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici. E’ importante partecipare, visto il proliferare delle zecche e la presenza di tipologie che non appartengono alle zone del Veronese
Il nome richiama per assonanza il popolare social network, ma, come accade spesso, sono i particolari a fare la differenza. In questo caso una lettera, perché Ticktoc è il nome dello studio clinico avviato dallo scorso aprile dal Dipartimento di Malattie infettive e tropicali e ha come oggetto le zecche (tick in inglese) e le patologie correlate. “Più precisamente, l’indagine ha come obiettivo la mappatura epidemiologica del territorio per quanto riguarda la tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici”, sottolinea l’infettivologo Andrea Tedesco, referente dello studio. Per la realizzazione della ricerca – che richiede un campione statistico di circa 400 pazienti morsi da zecca – è fondamentale la partecipazione attiva della cittadinanza. “Invitiamo chiunque venga morso a conservare la zecca una volta rimossa, e consegnarla all’IRCCS di Negrar per l’identificazione. – prosegue il medico – Entro una settimana provvederemo a contattarlo per la partecipazione allo studio”.
Da alcuni anni la diffusione di questo tipo di antropoide è in progressivo aumento. Il pronto soccorso dell’IRCCS di Negrar dal 1 gennaio al 12 giugno di quest’anno ha registrato 101 accessi per morso di zecca, contro i 73 dello stesso periodo del 2023, nonostante un clima primaverile che di certo non ha invitato alle passeggiate nei boschi.
“Gli inverni miti sono sicuramente la prima causa dell’incremento del numero di zecche, favorendone la sopravvivenza in una stagione in cui normalmente terminano il loro ciclo vitale per il freddo – spiega il dottor Tedesco -. Ma accanto a questo fenomeno quantitativo abbiamo registrato da un lato l’ingresso nel nostro territorio di nuove specie di zecche, più frequenti nel centro Italia, come per esempio la Dermacentor. E dall’altro, il riscontro di patogeni, pericolosi per l’uomo, in passato non presenti nelle nostre zone”.
I più frequenti sono il virus TBE (Tick Borne Encephalitis), che provoca la meningoencefalite, e la Borrelia burgdorferi, causa della malattia di Lyme o Borreliosi. “A differenza del Trentino Alto Adige, della zona di Belluno e del Friuli Venezia Giulia le nostre montagne (Lessinia e Baldo) sono a bassa endemia di questi patogeni, eppure sempre più spesso diagnostichiamo infezioni da TBE o malattia di Lyme. Non solo: il 34% delle 40 zecche finora analizzate nell’ambito dello studio Ticktoc è risultato positivo a microrganismi. E tra i batteri rilevati al primo posto ci sono le rickettsie seguite dall’Ehrlichia, le prime sono causa di malattie diffuse in particolare nell’area mediterranea dell’Italia, mentre la seconda non è stata ancora ben descritta in Italia.
La migrazione delle zecche da un’area all’altra è necessariamente associata alla migrazione dei loro “vettori”, gli animali selvatici. “Il cambiamento climatico anche in questo caso rimane un fattore favorente, come lo è stato il lockdown imposto dal Covid che ha spinto la fauna selvatica, indisturbata dall’uomo, a scendere dalla montagna in pianura. Non dimentichiamo, infine, l’aumento di animali selvatici, come per esempio i cinghiali, dovuto a politiche di popolamento spesso discutibili”, sottolinea il dottor Tedesco. Diventa quindi importante “tracciare una fotografia della popolazione di zecche del nostro territorio, anche ai fini della diagnosi tempestiva relativa alla tipologia delle varie infezioni che possono essere trasmesse da questi parassiti, oltre che descrivere e analizzare nuovi patogeni emergenti”.
Come partecipare allo studio Ticktoc
Una volta rimossa la zecca – utilizzando una pinzetta senza premere il corpo e senza usare alcun disinfettante -, conservarla in frigorifero in un contenitore pulito (meglio se è sterile), annotando il giorno in cui è avvenuta la rimozione.
Successivamente consegnare la zecca all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria prenotando il giorno e l’ora sul sito www.sacrocuore.it (prelievo senza coda –consegna campione) oppure recandosi direttamente al sesto piano dell’Ospedale Don Calabria (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13).
Se non si riesce a rimuovere la zecca autonomamente, rivolgersi al Pronto Soccorso di Negrar, il cui personale si occuperà di consegnare il campione.
Dopo pochi giorni dalla consegna, si verrà contattati per partecipare allo studio clinico Ticktoc, che consiste in due prelievi di sangue a distanza di tre mesi uno dall’altro e uno stretto monitoraggio durante tutto il tempo (per informazioni: ticktoc@sacrocuore.it)
In ogni caso per almeno sei settimane dalla rimozione è fondamentale osservare quotidianamente la zona interessata dal morso. L’arrossamento cutaneo che può insorgere di solito regredisce dopo 1-2 giorni dopo dalla rimozione e se non si manifesta alcun disturbo non è indicato effettuare ulteriori indagini. E’ necessario invece rivolgersi tempestivamente al Pronto Soccorso per la valutazione infettivologica nel caso di comparsa entro sei settimane dal morso dei seguenti sintomi:
- Eruzione cutanea circolare che si allarga nei giorni successivi (superando i 5 cm di diametro.
- Febbre con temperatura superiore ai 37,8°, dolori muscolari diffusi (simil influenzali), stanchezza intensa
- Cefalea forte e persistente, tremori, vertigine.
Prevenzione dal morso di zecca
Le zecche prediligano un ambiente umido e ombroso, come i boschi e i pascoli (in genere le zone verdi con erba alta). Per le escursioni in queste zone è bene indossare sempre pantaloni lunghi e maglie con le maniche lunghe. Può essere utile cospargere inoltre sui vestiti e sulle calzature uno spray insetticida a base di permetrina. Una volta a casa, controllare attentamente i vestiti e la pelle di tutto il corpo, con particolare attenzione ad ascelle, inguine, gambe, ombelico, collo e testa.
L’unico vaccino esistente è quello contro il virus TBE, raccomandabile a tutti coloro che frequentano spesso zone a rischio, come per esempio gli scout. Proprio da una vicenda che ha coinvolto l’anno scorso 11 scout è nata l’idea dello studio Ticktoc. “Sono giunti al Pronto Soccorso alle 23. Erano stati sul monte Pastelletto e complessivamente abbiamo contato 310 zecche, considerando solo quelle che erano ancora attaccate. Uno dei ragazzi ha poi sviluppato la malattia di Lyme, per la quale non esiste vaccino, ma è curabile farmacologicamente e con ottimi risultati se diagnosticata tempestivamente”, conclude il dottor Tedesco.