Trentotto sono gli anni di carriera di cui ventotto trascorsi al “Sacro Cuore Don Calabria”: il dottor Mauro Pastorello ha vissuto l’evoluzione dell’Urologia, sia diagnostica che interventistica

Nei trentotto anni di professione medica (o come lui sottolinea: “40 meno 2”), ha vissuto da protagonista l’evolversi dell’Urologia, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Ora per il dottor Mauro Pastorello (nella foto di copertina), responsabile del Servizio di Urodinamica e medico-chirurgo dell’Urologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, è arrivato il momento di appendere il “camice al chiodo”.

In totale serenità, sottolinea, “nella consapevolezza di aver vissuto un’esperienza che mi ha dato molto e che, soprattutto a Negrar, mi ha fatto crescere e mi ha offerto la possibilità di un’empatia straordinaria con i pazienti e con i miei colleghi”. Il tempo libero che ha davanti non lo spaventa. Anzi “finalmente potrò dedicarmi ai miei tanti hobby, in particolare allo sci alpinistico”, racconta a pochi giorni dall’inizio della sua nuova vita da “pensionato”. Inoltre, dice, “nella mia ‘terza età’ manterrò comunque uno stretto rapporto con il mondo urologico, non solo proseguendo la consulenza ambulatoriale presso il nostro Ospedale ma anche come Consigliere nazionale della Società italiana di Urodinamica”.

Non le mancherà nulla quindi della sua ‘precedente vita’? “Mi manca già… la sala operatoria – risponde – E’ un mondo tutto particolare, dove nascono sinergie, amicizie e fidelizzazioni molto forti tra colleghi, infermieri fino agli operatori. Si sviluppano e si consolidano rapporti davvero significativi. Proprio alla sala operatoria è legato uno dei miei ricordi più belli ed emozionanti: la prima volta che realizzai (era il 1993) da solo un intervento di neovescica ileale ortotopica, cioè la ricostruzione della vescica tramite un segmento dell’intestino, una metodica ancora oggi validissima”.

La storia del dottor Pastorello al “Sacro Cuore Don Calabria” inizia nel 1989, a migliaia di chilometri dalla Valpolicella. “Ero ad Atene per un corso internazionale – racconta – e venni avvicinato dal dottor Ivano Sigillino, allora primario dell’Urologia di Negrar. Mi disse: ‘E’ lei il Pastorello che si occupa di Urologia funzionale e Urodinamica?’. A quei tempi la specializzazione in Urodinamica (il settore dell’Urologia che studia la funzionalità delle vie urinarie inferiori, cioè vescica, uretra e pavimento pelvico, ndr) non era molto diffusa. Io mi sono formato a Modena, dove ho frequentato anche l’Università. Il professor Umberto Musiani, uno dei big di sempre dell’Urologia italiana, mi avviò a questa branca nel 1979, ancora prima che mi specializzassi. In pratica sono urologo da sempre”.

Poco dopo quell’incontro, l’ospedale di Negrar avviò un Centro di Urodinamica, sotto la responsabilità del dottor Pastorello, che ancora oggi è tra quelli veneti con maggiore attività. “In questi 28 anni ho assistito al passaggio da un’urologia tradizionale a un’urologia digitale – prosegue- . E’ stata un’evoluzione rapida che da parte di chi opera ha imposto un costante aggiornamento, ma nello stesso tempo ha offerto ampie possibilità di crescita professionale”.

Negli anni Novanta l’esame urodinamico era una procedura puramente manuale. Consisteva in una boccia d’acqua posta in alto e in un’infusione di soluzione fisiologica nella vescica, regolata manualmente per mimare artificialmente quello che avviene nel nostro corpo. “Oggi – spiega il medico – l’esame è gestito da un software avanzato che controlla l’input, cioè l’erogazione dei fluidi, e nello stesso tempo registra le risposte detrusoriali e mioelettriche del pavimento pelvico e fornisce tante altre importanti informazioni. L’esame consente risultati scientificamente perfetti: si possono verificare degli errori, ma sono errori di sistema che possono accadere quando l’esame non è impostato correttamente e ben condotto”.

L’evoluzione della diagnostica è avvenuta di pari passo con quella della terapia chirurgica. “Si è partiti da una chirurgia open per arrivare alla robotica, passando per la laparoscopia e per la chirurgia endoscopica – prosegue il dottor Pastorello -. Soprattutto nell’endoscopia, di cui mi sono occupato particolarmente, ho vissuto una vera rivoluzione tecnologica. Ricordo che all’inizio dovevo cambiare gli occhiali almeno una volta all’anno, in quanto disponevo di ottiche che si appoggiavano alle lenti creando un fastidioso cerchio. Poi le cose sono cambiate. A Negrar sono stato il primo ad utilizzare la telecamera, con uno schermo che era poco più grande di un francobollo. Oggi si dispone di strumenti con magnificazioni fantastiche, grazie ai quali abbiamo una visione ottimale all’interno del sistema urinario”.

Ma i grandi risultati avvengono raramente per caso e soprattutto non si ottengono mai da soli. “In questo ospedale ho sempre sperimentato un clima di grande collaborazione – sottolinea -. Quando il “Sacro Cuore Don Calabria” era una struttura relativamente piccola la sinergia tra colleghi medici, chirurghi, fisiatri era fisicamente evidente perché eravamo in pochi. Oggi, per la legge dei numeri, la collaborazione deve essere coordinata, ma è sempre molto forte e ha dato a ciascuno la possibilità di crescere”.

Il dottor Pastorello passa in rassegna ad uno a uno le figure più significative della sua carriera al “Sacro Cuore Don Calabria”, con il timore, come accade in queste occasioni, di dimenticare qualcuno: “Ho provato un’empatia particolare con il dottor Sigillino e con il dottor Angelo Molon, il mio penultimo direttore. Angelo è stato un fratello, oltre che un sodale e un collega molto apprezzato. Insieme abbiamo sviluppato una serie di innovazioni gestionali che hanno coinvolto sia il reparto che la sala operatoria. Ma ricordo con molta simpatia e gratitudine tutti i colleghi con cui ho trascorso la vita di reparto e anche quelli della Chirurgia generale, dal professor Corrado Castelli al dottor Rolando Lughezzani e al dottor Giacomo Ruffo. Non da ultimo, il professor Stefano Cavalleri, attuale direttore dell’Urologia, con il quale ho condiviso negli anni più recenti l’evoluzione scientifica nella disciplina urologica, in uno spirito di piena e armonica collaborazione non disgiunto da un rapporto di stima e sincera amicizia”.

 

elena.zuppini@sacrocuore.it