Il direttore del Pronto Soccorso, dottor Flavio Stefanini, ci spiega cosa fare quando si è punti da un imenottero: il più delle volte non è necessario recarsi in Pronto Soccorso ma solo in determinati casi. Ecco quali

Non solo zanzare e zecche. La primavera e l’estate portano con loro la spiacevole presenza di altri insetti e con essi il rischio di punture dolorose, soprattutto da parte di imenotteri, famiglia a cui appartengono le vespe, le api e i calabroni.
Dal 1 gennaio di quest’anno ad oggi, sono stati 300 i pazienti che si sono recati al Pronto Soccorso dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria a causa di una puntura di insetto. In netto aumento rispetto al 2018, durante il quale in 12 mesi si sono verificati per lo stesso motivo 478 accessi.

Ma è sempre necessario recarsi al Pronto Soccorso per una puntura di un’ape o di un insetto simile?

 

Cosa fare in caso di puntura

“Nel 90% dei casi la puntura causa una banale reazione locale, che si risolve senza problemi”, spiega il dottor Flavio Stefanini, direttore del Pronto Soccorso di Negrar (nella Photo Gallery). “Infatti può insorgere dolore e arrossamento ai quali si può far fronte mettendo sulla zona del ghiaccio, che ha anche la proprietà non solo di calmare la sintomatologia dolorosa, ma anche di fermare la diffusione del veleno – sottolinea il medico -. Se il pungiglione è rimasto nella cute, è meglio toglierlo, servendosi di un ago sterile da siringa. Inoltre si può applicare una pomata cortisonica o antistaminica, se compare del prurito. Può anche capitare – sottolinea – che il gonfiore si estenda progressivamente oltre la sede della puntura: in questi casi il cortisone per via orale è la terapia più indicata e può essere prescritta dal medico di famiglia”.

 

 

Quando compare un’infezione

Agli antibiotici, invece, si deve ricorrere solo quando si manifesta un’infezione. “La sede della puntura si infetta il più delle volte perché si strofina la zona per alleviare il prurito, trascinando i normali germi della cute sulla ‘ferita’. L‘infezione è facilmente riconoscibile in quanto si manifesta talora con febbre, dolore, un forte arrossamento circostante la sede di iniezione. Puoò comparire anche una linfangite, cioè un cordone rosso sulla cute che si estende dalla puntura dell’insetto lungo l’arto interessato“.

 

 

Quando rivolgersi al Pronto Soccorso

Necessitano invece di cure del Pronto Soccorso, i casi in cui l’insetto punga sul collo o all’interno della bocca. “Soprattutto in soggetti particolarmente sensibili alle punture di insetti – precisa il dottor Stefanini – una puntura in quelle zone può comportare l’alto rischio di gonfiore e quindi di ostruzione delle vie aeree. E’ necessario rivolgersi al Pronto Soccorso anche quando si è punti da più insetti, perché la quantità di veleno inoculato può essere tale da provocare una reazione importante, anche se non si è allergici”. In tal caso si deve intervenire con somministrazione intra muscolare o endovenosa di cortisonici e antiistaminici.

 

Lo shock anafilattico: come agire

Un capitolo a parte merita lo shock anafilattico in persone allergiche al veleno degli imenotteri. “Sono eventi rari e purtroppo il soggetto viene a conoscenza della sua allergia solo una volta punto – prosegue il direttore del PS -. Se dopo una puntura insorge orticaria diffusa, copiosa sudorazione, ipotensione, difficoltà di respiro o senso di chiusura della gola è fondamentale chiamare 1l 118 o rivolgersi d’urgenza al Pronto Soccorso perché è in atto uno shock anafilattico”. In attesa dei soccorritori la persona deve essere stesa a terra con le gambe sollevate di circa 30 centimetri. Questo favorisce il ritorno venoso agli organi vitali.

“In genere a chi è a conoscenza di questa allergia, lo specialista allergologo prescrive un kit per l’autosomministrazione dell’adrenalina per via intramuscolare, ma il ricorso al Pronto Soccorso è sempre necessario”, conclude il medico.

elena.zuppini@sacrocuore.it